giovedì 1 dicembre 2011

I ladri

del Disagiato

In vita mia ho rubato solo caramelle, e non per modo di dire. Cioè nel senso che tanti anni fa, vicino al liceo che allora frequentavo, c’era un negozio di caramelle e io e un mio compagno di classe entravamo e rubavamo sacchetti di caramelle. Perché ero stupido, oltre che ladro. Perché con la mia magliettina di Kurt Cobain e i jeans strappati volevo fare il ribelle fregando caramelle. Ero solo uno squallido ladro di pecore, invece, e adesso mi dispiace tanto di averlo fatto. Chiedo scusa e mi consegno alle autorità, se volete. Rimane che non ho più rubato e che al solo pensiero di fregarvi qualcosa, oggi, mi sento in colpa. Non si ruba, punto.

In libreria in questi giorni ci hanno rubato due libri: un libro di Marco Travaglio e un libro di ricette di Benedetta Parodi. Abbiamo trovato pezzi di copertina in un angolo del negozio e l’antitaccheggio dei libri (gli antitaccheggio sono quadratini adesivi applicati ai libri) in un altro angolo. Mancavano i libri, appunto. "Bastardi", abbiamo sussurrato noi commessi. E io ho ripensato alle caramelle. Però vorrei dire una cosa: un conto è un adolescente scemo e brufoloso che ruba caramelle gommose e un conto è rubare un libro di Marco Travaglio o di Benedetta Parodi. 


Non che voglia mettervi davanti ad assurde gerarchie (non si deve mai rubare nulla, ripeto), però proprio non capisco come si possa arrivare a rubare un libro di Marco Travaglio (un libro, tra l'altro, in cui si racconta di gente che ruba). Proprio non lo capisco. E poi, mi chiedo, perché rubare un libro di ricette? È davvero così essenziale nella vita avere un libro su come fare piattini ricamati? Perché rischiare per due libri così? Capisco un testo scolastico per i figli (se mancano i soldi per acquistarlo) oppure capisco un dizionario (gli stranieri squattrinati ci provano, credetemi), ma Travaglio no, non lo capisco. E neppure Benedetta Parodi, caspita.

Ecco, queste cose le ho dette anche a una commessa che lavora da Chicco e lei ha fatto una faccia un po’ strana. “Perché fai quella faccia?”, le ho chiesto. E lei mi ha detto che pure nel suo negozio rubano e che non capisce come si possa arrivare a fregare articoli per l’infanzia. “Capisco rubare un libro, ma una bavaglia firmata non lo capisco”, ha aggiunto la commessa che lavora da Chicco. Io invece penso che sia più comprensibile rubare una bavaglia che un libro. Lei invece non lo capisce. Oggi provo a chiedere cosa ne pensa la commessa che vende calze da Calzedonia. Anche se so già cosa mi dirà.

10 commenti:

  1. boh, magari è più facile rubare una bavaglia firmata che una non firmata...

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  2. Io capisco più travaglio che la parodi... Insomma magari non se lo possono permettere... Quello della parodi è del tutto inutile, perché rubarlo?
    La bavaglina la compri a 5 euro al mercato, avercela firmata, cioè rubarla firmata mi sembra peggio che rubare travaglio...

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  3. Io metterei un cartello del tipo: esistono le biblioteche, usatele :)

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  4. io provo tenerezza e una perversa solidarietà per i ladri di libri... credevo che nessuno più si azzadasse a aprire una pagina stampata in questo triste paese. battute a parte (ma neanche troppo), per il furto ringraziate il signor Levi che ha fatto gli interessi della lobby editoriale vietando gli sconti forti sui libri.

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  5. Sono sicuro che la criminalità nulla ha a che vedere con la legge sui prezzi.

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  6. ha a che vedere ha a che vedere...si fidi.

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  7. Magari a rubare il libro di Travaglio è stato Travaglio in persona, tanto per vedere cosa avresti scritto oggi nel blog..

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  8. faustpatrone sa di che parla, sarà mica stato lui a rubare i due libri? :D

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  9. Eh si mi avete beccato! LOL
    Beh ma sono migliorato da quando scappavo con i 57 volumi della Treccani nelle mutande, e la bibliotecaria ha detto: "E' la Treccani o sei contento di vedermi?" (citaz.) au uh uh uh!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)