sabato 17 dicembre 2011

selezioni

di lo Scorfano

In ogni aula ci stanno una ventina di persone: ma il totale dei presenti è enorme, diverse migliaia di iscritti, provenienti da tutta la regione. L’inizio era fissato per le 8, ma sono le 10.30 e ancora non si hanno notizie, non si sa quando si potrà davvero cominciare, si è tutti in un limbo senza certezze.

Intanto, le venti persone che sono in quest’aula aspettano, ognuna a suo modo. C’è una ragazza, molto giovane, che non ha mai smesso di leggere: si è portata decine di libri scolastici, e compulsa, cerca, ripassa, con un’isteria quasi disperata. Ci sono altre tre ragazze, meno giovani di lei, tra i venticinque e i trent’anni, che invece continuano a parlare fittamente tra di loro. Non si riesce a capire che cosa si dicano. Ma si sentono distintamente le parole «graduatoria», «provveditorato», «figli», «supplenze». Tutti hanno dei libri appoggiati davanti a loro.

Un altro, seduto in fondo a sinistra, continua a uscire dall’aula, ogni dieci minuti, per fumarsi una sigaretta: ne avrà fumate già quaranta e non è ancora cominciato nulla. Figuriamoci alla fine della giornata. Quando torna nell’aula prende un succo di frutta da un sacchetto e lo beve; e va avanti così, tra succhi di frutta e sigarette. Sembra uno sprovveduto, nel complesso: non legge, ha solo una biro e un documento appoggiati sul banco davanti a sé, non ha nemmeno una borsa.


In molti, giovani uomini e giovani donne, fanno la spola tra l’aula e i bagni: sistemano biglietti, foglietti, li nascondono dietro il termosifone, dietro la vaschetta dell’acqua, sotto i rotoli della carta igienica: serviranno al momento opportuno, si augurano loro; serviranno quando si potrà uscire e andare a cercare qualche informazione che si è dimenticata. Non possono prevedere che sarà invece molto più facile di così.

Altri, è evidente, non conoscono nessuno; d’altronde la divisione è stata attuata secondo l’ordine alfabetico, era probabile ritrovarsi da soli. Cercano di scambiarsi qualche parola, qualche impressione, qualche idea e previsione su quello che potrà accadere. Confrontano i libri che si sono portati dietro, gli appunti, le possibilità di farcela.

Quando finalmente, con tre ore di ritardo, arriva il momento di cominciare, si distribuiscono i fogli fotocopiati e tutti cominciano a lavorare. Si sceglie una traccia, un’analisi di testo, e poi ci si butta a capofitto sul foglio, cercando di essere il più precisi ed esaurienti e convincenti possibile.

Ma dura poco, la tranquillità. Perché le persone preposte a controllare l’aula, che sono due insegnanti di mezza età, un uomo e una donna, se ne fregano visibilmente di quello che può succedere lì dentro; e passano il loro tempo altrove, chissà dove. E nel giro di una mezz’ora tutti cominciano a tirare fuori i libri, a copiare, a scopiazzare, dal libro tenuto aperto sulle ginocchia, senza che nessuno dica niente, senza che nessuno controlli mai. Sembra pazzesco che possa andare così; e invece va proprio così, niente da fare (in altre aule, mi hanno detto, non è andata così: quella era un’aula "fortunata").

La cosa più inquietante è che si copia dai libri scolastici, non dai saggi di qualche grande critico; si prendono pezzi di analisi di testo concepiti per i ragazzini delle scuole e li si infilano in una prova scritta che dovrebbe sessere di livello assolutamente superiore. Si girano pagine in fretta e furia, si cerca qualcosa che possa funzionare, si amalgama il tutto con la pseudopedagogia che fa tanto «motivazione all’insegnamento», e il gioco è fatto, in poche ore.

Alcuni saranno bocciati; altri saranno promossi con un voto appena accettabile; altri ancora saranno promossi con un voto altissimo. Ma i criteri di questi giudizi rimarranno oltre che insindacabili anche incomprensibili. Io, personalmente, ho conosciuto persone dalla preparazione e dalla sensibilità straordinaria che non hanno nemmeno passato il primo scritto; e invece, altre ottime persone, ma sinceramente meno preprate dei miei alunni di quinta, che sono arrivate alla fine dell’iter degli esami con voti molto alti.

Si chiamava «il concorso» per l’insegnamento. Era l’anno 2000, credo. C’ero anch’io lì dentro (e probabilmente avete anche capito chi ero: uno che morirà presto, se non smette). Ho avuto la fortuna, nella prova di letteratura italiana, di trovare un testo da analizzare di un autore che conosco alla perfezione e di cui ho letto, tutto e più volte: e ho preso un voto così così; poi ho avuto la sfortuna di trovare un brano in latino, da tradurre e poi commentare, tratto da un’opera che non conoscevo affatto: e ho preso il massimo del massimo dei voti.

Come è stato possibile? Non lo so. O meglio, un po’ lo so: dipende da chi corregge, dipende dalla sua preparazione. Nella seconda prova, di analisi e traduzione, ho scritto cose ovvie, di una banalità che un po’ mi faceva vergognare, ma che hanno ovviamente ben pagato. Sul resto non aggiungo altro, che avete già capito.

E poi c’è stato l’orale: gente che mi interrogava a da cui oggi non mi farei nemmeno consigliare un libro. Mi hanno dato un bel voto anche lì, ma non so perché, visto che non riuscivamo nemmeno a parlare la stessa lingua.

E così sono entrato nella scuola, grazie al «concorsone», senza mai fare nemmeno un’ora di supplenza. E nella scuola mi è stato detto che, per prima cosa, avrei dovuto fare molta attenzione che i miei alunni non copiassero durante le verifiche. Che sono furbi e scorretti, gli alunni.

(Si è parlato di concorsi e di tirocinii, su questo blog, nei giorni scorsi. Allora a me è venuto in mente questo post, scritto alcuni anni fa per il mio vecchio blog, e mi è sembrato opportuno riproporlo, in versione quasi integrale. Il "quasi" dipende dal fatto che ho tagliato un paio di righe che alludevano ai concorsi passati in terra lontana dall'allora ministro Gelmini. E tagliare quelle righe, ve lo assicuro, è stato un sollievo.)

22 commenti:

  1. Ed i succhi di frutta in realtà erano Jack&Cola..?

    RispondiElimina
  2. Anche io ero a Brescia per quel concorso! Nella mia aula non si è copiato né per italiano, né per latino (io non ho passato subito latino, e infatti ho poi frequentato due anni di SSIS). Poi ci hanno falcidiato agli orali (io son passata, ma ho aspettato anni per il ruolo...). So che in altre aule è stato diverso, quanto al copiare.
    Son d'accordo con te: la preparazione non è garantita, attualmente, né da concorsi, né dalle ex SSIS. Ma riguardando indietro, come qualche giorno fa avevo già accennato, son contenta del mio tirocinio SSIS: ho imparato tantissimo da tutte le classi in cui ho svolto la mia funzione di osservatrice. Ché poi, quando si insegna, nessun altro insegnante ti farebbe più entrar in classe sua, e osservare (senza la preoccupazione di "far tu" la lezione) che mondo si nasconde dentro un'aula scolastica...

    RispondiElimina
  3. Io non ero a Brescia, per quel concorso; a Brescia c'erano l'Anziana di Ginevra e lo Storico Saggio, che dormivano a casa di mamma 'povna, e Cattolico, e Thelma e la Professoressa. Avevo amici in Veneto, in Piemonte, in Toscana, in Emilia, in Campania, in Sardegna, in Sicilia e nel Lazio (nessuno, se ben mi ricordo, nelle altre regioni). Facevano il concorso per italiano, latino, greco, storia, filosofia, matemcatica, fisica, scienze (non mi pare, se ben mi ricordo, altre materie). Ho visto nelle aule (anche io ero in una di quelle aule) cose che hai visto tu. Ho visto copiare e far copiare. Eppure ti posso dire - è chiaro che è solo la mia esperienza - che nel mio gruppo, agli orali, non ho visto nessuno di quelli che aveva copiato, né in italiano, né in latino. Così come, tra tutti gli amici di quelle regioni (che complessivamente al massimo fanno un'ottantina di persone, quindi non certo statistica), ho visto, complessivamente, passare i bravi e stangare i meno bravi, con pochissime, pochissime eccezioni. Ho visto l'Anziana di Ginevra, filosofa, passare con il massimo dei voti in storia e filosofia, media in italiano e, pur con la sufficienza allo scritto (come era giusto) non essere ammessa (come era giusto) in latino. Ho visto Thelma, che aveva fortunosamente passato lo scritto, essere (giustamente) bocciata all'orale. Ho visto la Professoressa (come era giusto), che era un po' più preparata, ma non molto, di Thelma, passare in fondo alla graduatoria (e di lì essere chiamata in ruolo dopo 8 anni, ed è quando dico che le graduatorie dovrebbero scadere). Addirittura, ho visto la Bambina, in Campania, apparentemente non passare agli orali e chiedere di vedere le prove scritte. Per scoprire - lei era molto brava e a mio avviso molto adatta - che c'era stato un errore materiale nell'abbinamento nome-scritto. Ricorrezione, voto altissimo, e passata (come era giusto) nei primi 20.
    Insomma, capisco quel che tu dici, e anche io mi scandalizzai di questi sorveglianti che facevano fare tutto. E però - esattamente come noi sappiamo che succede ai nostri alunni nei compiti in classe - sui grandissimi, grandi, ma anche medi numeri - ho visto anche che copiare dai Bignami poco paga. (Insomma, non so come dire: la mia impressione è che il concorsone, alla fine, e ovviamente prescindendo dalle graduatorie eterne, non abbia poi selezionato così male: prendi il tuo caso stesso. E' vero, forse ti aspettavi altro dai tuoi scritti, e però alla fine il risultato è che sei stato selezionato, bravo, preparato e adatto, per insegnare le materie che sapevi. Il resto è accidente, non trovi?)

    RispondiElimina
  4. (credevo di aver già lasciato un commento, chissà cos'è successo)
    Io ero a Latina, sede per il Lazio, senza materiali di supporto, in congedo di maternità dal lavoro che poi ho lasciato qualche mese dopo, e riuscivo a pensare solo a quando sarei potuta tornare a casa ad allattare. Credo che nella mia aula abbiano moderatamente copiato, ma poi alla fine non è che siano passati in tanti. Mi infilo nella statistica della 'povna: senza studio preventivo (tra il lavoro precedente e la figlia neonata) ho passato matematica senza infamia, invece ho vinto una cattedra di fisica - e l'anno dopo ho cominciato a insegnare. Ma sono d'accordo anche con Monica: ho fatto anche la SSIS, che non mi è servita ad ottenere il posto, ma mi ha permesso una interazione stretta con tanti colleghi interessanti e divertenti.

    RispondiElimina
  5. @ste
    Detto tra parentesi, io soffro di una vera e propria dipendenza dai succhi di frutta...

    RispondiElimina
  6. @Monica
    Io, nella mia storia di insegnante, ho avuto solo una volta una tirocinante Ssis. Eì stata un'esperienza bellissima, anche per me. E, anche solo dall'avere una persona lì a fianco a me, ho imparato moltissime cose. Tra l'altro era una tua omonima, ma questa credo sia stata solo una coincidenza...

    RispondiElimina
  7. @ 'povna
    Oggi sono io che non posso essere così ottimista, almeno per quello che ho visto, dal mio limitatissimo angolo visuale.
    Ho visto un mio caro amico (la persona più preparata e motivata che io conosca, e che ora lavora solo nel privato e all'università) essere bocciato allo scritto di italiano non so per quali incomprensibili motivi. Ho visto gente, che poi è diventata mia collega, passare sia lo scritto sia l'orale, pur essendo vertiginosamente incapace e dimostrandolo successivamente senza possibilità di smentita. Ho visto esaminatori, i miei all'orale, idioti e supponenti: e non li ho umiliati lì per lì, per quanto la tentazione fosse fortissima, solo perché dovevano valutarmi e daloro dipendeva la mia vita. E questo, insieme a tutto quello che ho raccontato nel post, mi induce a un profondo pessimismo nei confronti di questo tipo di selezione.

    RispondiElimina
  8. Niente niente ti sei convinto che i succhi di frutta ti proteggano dai deleteri effetti del fumo? illuso!
    Dove hai perfettamente ragione è nel pessimismo sulle "selezioni".

    RispondiElimina
  9. Questa schifezza descritta dallo Scorfano oggi è un sogno, per i precari...

    Non per essere tignoso, ma mi sento confermato nella mia idea che il concorso non è un valido strumento di selezione (soprattutto una volta ogni dieci anni).

    Sulla degenerazione e sulla corruttela degli aspiranti insegnanti, mollo qui una riflessione, credo abbastanza banale, ma che sto rimasticando in questi giorni.

    Qual è la prima istituzione che noi, ancora bambini, conosciamo? Quella che per noi sarà l'immagine dello Stato? La scuola, e per 10 lunghi anni almeno (13 se va tutto bene).

    A scuola impariamo che lo Stato è una entità che vuole che tu faccia cose in cambio di numeri, ovvero voti più o meno buoni. Spesso né le cose fatte né i numeri assegnati hanno il benché minimo senso, ma si impara subito che quei numeri sono importati: tuoni e fulmini se sono brutti, sorrisi e carezze (anche dai prof.) se sono buoni.

    Nel nostro sistema approssimativo (l'interrogazione, l'intervento, il tema, il voto punitivo) come si prende il voto non è importante: se riesci ad imbrogliare alla fine la differenza con chi ha davvero studiato non si nota: un sette è un sette è un sette. Quel che conta è il pezzo di carta, e i tuoi compagni non ti metteranno certo il bastone fra le ruote: tanto il punto non è imparare qualcosa, ma offrire alla scuola (lo Stato) quella batteria di numeri che vuole.

    Poi ci si stupisce che se uno che a scuola ha fatto così e all'uni ha fatto anche peggio, al concorsone poi pensa di poter fare i comodacci suoi. E che tenga lo stesso atteggiamento tutte le volte che ha a che fare con lo stato (ad esempio quando gli passa quei compiti chiamati dichiarazione dei redditi...).

    Uqbal

    RispondiElimina
  10. Sì, ci pensavo anche io che tra ieri e oggi siamo a parti invertite (su ottimismo e pessimismo). Non so. Ti dico, io di casi davvero davvero clamorosi ne ho in mente solo uno (ma quell'uno in realtà ha fatto il concorso mentre già aveva la testa, e l'aggrégation, e un amore, e una vita in Francia. Io continuo a pensare che il fatto di avere passato lo scritto, lui, con un voto così basso sia stato bizzarro, ma non dimentichiamoci che, per il giorno degli orari, lui era già qualifié e maitre de conferences alla Sorbonne, quindi probabilmente la testa sul concorsone ce la mise in modo relativo). E non dimentichiamoci che gli errori materiali (Bambina docet) esistono, ma si risolvono, se si è un po' sicuri di sé. L'errore materiale che la Bambina scoprì era che c'era stata un errore di lettura del cognome, per cui risultava che la Bambina aveva fatto storia e la Pambina aveva fatto filosofia e nessuna delle due era passata agli orali. Riviste le prove, trovato l'inganno, promossa a pieni voti. Quanti che non sono passati hanno chiesto di vedere le prove scritte?
    Concordo con Uqbal che un concorsone ogni dieci anni (ma infatti, lo ripeto, le graduatorie rimangono tali in maniera indebita, la loro sopravvivenza è allungata di anno in anno con decreto legge) non serve.
    E anche sulla questione dei voti: ma qui si entra nell'annoso dibattito sul senso della valutazione in Italia e nel resto del mondo, e in specie tra continentali e analitici (magari fossimo in Inghilterra dove il voto è la fotocopia di quel giorno, e non mette in discussione nulla dal punto di vista intellettuale, morale, esistenziale!).

    RispondiElimina
  11. ps. le belle discussioni di questi giorni mi hanno ispirato una semi-iniziativa postarello su Slumberland: http://nemoinslumberland.wordpress.com/2011/12/17/per-insegnare/

    RispondiElimina
  12. Due episodi:
    concorso a cattedra in Sicilia, italiano. Non ho visto copiare, ho visto persone in difficoltà, questo sì, ho sbirciato in qualche compito vicino e ho visto orrori di ortografia, questo sì. Sono entrata tra i primi, lavoro da sempre di ruolo e ricordo bene tanti tantissimi che non hanno partecipato al concorso perché erano sicuri che sarebbero entrati con il corso abilitante o qualche altra sanatoria. Scelte.
    concorso per dirigente scolastico di due giorno fa, sempre Sicilia, perquisizione a campione con la polizia, espulsi circa 30 candidati, di cui uno trovato in possesso di un libro che sotto la copertina di un codice celava un libro di temi! Fatto fare apposta dal tipografo. I temi erano abbordabilissimi, bastava aver studiato. Anche qui, confido negli errori di ortografia degli altri e in una buona capacità di scrittura (mia). Del resto non ho raccomandazioni, spero solo che i temi li leggano e che oltre ai soliti noti rimanga qualche posto per noi spuri...

    RispondiElimina
  13. uh, mi avete fatto tornare a Brescia. c'ero anche io. Non mi sono accorta di nulla. Ero lì pacifica a scrivere scrivere scrivere. Un po' come Scorf ma senza succo di frutta.
    p.s. 'Povna: sono stata chiamata in ruolo dopo 6 anni non perché fossi in fondo, piuttosto perché chi passò solo italiano chiese subito il passaggio di cattedra su latino (in possesso di altri corsi abilitanti) e io lì ad aspettare che usassero la mia graduatoria (quella giusta). Ecco, la mia polemica è solo questa: tradurre Euripide al greco al latino non fu come qualche ora pomeridiana in classi da 20. no no. Ho odiato i cosiddetti vecchi abilitanti.

    RispondiElimina
  14. SAL: ma sai che sulla questione corsi abilitanti (che sono un'altra delle numerose metamorfosi del doppio canale) sono pronta al napalm!

    RispondiElimina
  15. Ehi, anch'io ero a Brescia. All'Itis Castelli, se non ricordo male la scuola. Nella mia aula non ho visto gente copiare, eravamo davvero sorvegliati. Però in bagno c'erano persone di 40 o 50 anni che buttati dentro ad un calorifero cercavano le traduzioni della versione di Latino; in italiano non ho visto nessuno copiare. Mi sembra però di non aver visto agli orali quelli che hanno scopiazzato la versione...
    Ho preso un ottimo voto in italiano e un voto medio basso in latino, però senza copiare:-)
    All'orale mi hanno mediamente massacrato in italiano e storia, mentre mi hanno chiesto poco o niente in geografia.
    Mi sono piazzata benino e l'anno dopo ero in ruolo. Ora, io so di aver studiato molto, e di essere stata preparata. E penso, come la povna, che sui grandi numeri siano passati alla fine i più bravi...o i meno peggio.
    L'unica ingiustizia, pesante però, era il fatto che in Lombardia gi orali erano spalmati su tre giorni consecutivi: italiano il primo giorno, latino il secondo, greco il terzo. Non c'era materialmente il tempo non tanto di ripassare ma anche solo di riposare un po'. Invece, inspiegabilmente, in altre regioni (Liguria e Toscana di sicuro, avevo amici e colleghi lì) c'erano dieci-quindici giorni tra un orale e l'altro...

    RispondiElimina
  16. nonostante tutto frank18 dicembre 2011 alle ore 07:31

    è una cosa assurda, io non sono un insegnante, ma di certe cose un po' ne so... e mi rendevo conto già alle superiori e poi all'università che alcuni cosiddetti "professori" ne sanno davvero poco di alcuni ambiti della materia che insegnano... ma questo post mi ha fatto pensare che ci sono persone (non so chi siano, sono prof cintura nera?) che giudicano i futuri professori, come è giusto che sia, ma che anche questi possono completamente ignorare determinate cose... è un gigantesco circolo aleatorio ignoranza-sapienza. solo la statistica ci può salvare! è da sperarsi che almeno il 50% dei professori sappia quello che fa, il problema è che le persone che conosco che insegnano, sono delle tragedie viventi, cosa possono insegnare della vita ai ragazzi? io considero un miracolo il mio essere uscito così dalla scuola, da attribuirsi ai miei prof di inglese, che mi hanno fatto amare la letteratura al contrario di quelli di italiano... il miracolo... pensare con la propria testa e non con quella della società... io io io, egocentrismo, la mia tragedia... no, non faccio l'insegnante... alle 8 di domenica mattina, appena prima di andare a dormire, sto nel mio salotto buio a scrivere su un blog che ho scoperto per caso e che mi piace un sacco... ah...

    RispondiElimina
  17. nonostante tutto frank18 dicembre 2011 alle ore 07:37

    Ma tutti i sogni nell'alba svaniscon perche`

    quando tramonta la luna li porta con se`.

    RispondiElimina
  18. Mi brucia ancora, ma per trasparenza lo dico: io a Brescia venni bocciata.
    Quando le seppi ero in Messico, solo volo, con i libri nello zaino portati sulle spalle per chilometri. Non parlai per tre giorni e pensai di buttarli nell'Oceano.

    RispondiElimina
  19. La storia dei futuri insegnanti che copiano è significativa. Ma forse ancora di più quella degli insegnanti degli insegnanti che lasciano copiare.

    Spingitori di spingitori di cavalieri, su Rieducational Channel!

    RispondiElimina
  20. Ohhh, citazione sontuosa, Mr. Tambourine! Grande!

    RispondiElimina
  21. ma c'è Profumo di nuovo concorsone...

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)