In questi giorni, in libreria, c’è parecchio baccano, che un modo un po’ terra terra per dire che i corrieri entrano in negozio non con dieci scatole di libri ma con venti o trenta scatole di libri, che in negozio compaiono anche quelli che durante l’anno non mettono mai piede in una libreria, che le richieste da parte del cliente e le risposte di noi commessi si sono fatte rigide, lapidarie e nervose e che il commercio (e il giro di soldi) si è tarsformato in qualcosa di spesso e sostanzioso. C’è stata Santa Lucia qualche giorno fa e ci sarà il Natale tra non molto e la gente, quindi, spende. Anzi, spende molto. Una boccata d’ossigeno per il titolare del negozio (e quindi anche per noi) e una buona congiuntura, se mi passate il termine, per chi, come me, scrive di quello che accade fra quelle mura. Tante persone, tante parole, tante richieste e, infine, tante scenette più o meno significative da poter mettere qui sopra, in questo blog, che ormai per me è diventato una specie di diario su cui fissare con una puntina quello che è utile non dimenticare o semplicemente raccontare.
Solo che in questi giorni di marasma non solo le richieste e le risposte si sono fatte rigide, lapidarie e nervose, ma anche il tessuto di tutto quanto. E ho notato che in questa posizione diventa più difficile dare luce e movimento agli aneddoti che, credetemi, sono tanti. Ad esempio ieri un cliente quasi si è messo a piangere ma io non ricordo il perché. Ho dimenticato la vicenda. Non ho avuto modo di esserne protagonista, visto che mi sono distaccato da quella scena per andare a fare non so più che cosa. Sono successe anche tante altre cose, che nella mia testa, ora, sono amputate o senza forma.
E badate che queste amnesie non sono il prolungamento della velocità con cui faccio le cose ma della quantità delle cose (informazioni, parole, cifre, facce, saluti, sorrisi eccetera) che mi vengono addosso, che ci vengono addosso. Non sono distratto ma sottomesso, e va bene così. Il Natale poi passa, come passano i raffreddori.
E badate che queste amnesie non sono il prolungamento della velocità con cui faccio le cose ma della quantità delle cose (informazioni, parole, cifre, facce, saluti, sorrisi eccetera) che mi vengono addosso, che ci vengono addosso. Non sono distratto ma sottomesso, e va bene così. Il Natale poi passa, come passano i raffreddori.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaeh ma così ci stuzzichi senza sfamarci... e non va mica bene.
RispondiEliminaverrà il Natale e avrà i tuoi occhi
RispondiEliminaHombre
RispondiEliminaRecupererò con altri post, non preoccuparti ;)
Scrivi nel tuo giorno di riposo..?
RispondiEliminache figata... (frank può dire figata? perchè se il disagiato non vuole che frank dica figata, frank non lo dice...).... lavorare in libreria intendo, vedi un sacco di gente, ti succedono cose diverse, ha un suo senso... dicevi qualche post fa che le librerie di città sono diverse... forse è vero, ma vuoi mettere quella tenera umanità che vaga nei centri commerciali?
RispondiEliminaqualche giorno fa ho dato un'occhiatina ai 100 libri più venduti da feltrinelli in questo periodo e 2 mi hanno colpito più di altri: l'oroscopo 2012 di paolo fox, ma soprattutto viaggio a medjugorje di paolo brosio! ecco... io vorrei lavorare in libreria solo per vedere in faccia una persona che legge paolo brosio...
Mah, guarda che chi legge Paolo Brosio è uno come me e te ;)
RispondiElimina