Ho cominciato ad andare allo stadio perché mi ci portava mio padre e mio padre mi ci portava perché quello era l’unico posto dove io e lui riuscivamo a dirci cose da uomini e a tirare fuori brandelli di confidenza. Insomma, io e mio padre abbiamo scoperto di conoscerci lì, in quel brutto stadio che è lo stadio Rigamonti di Brescia, tra un fuorigioco e una rimessa laterale. Poi allo stadio ho continuato ad andarci senza di lui (ci andavo o con la fidanzata o con qualche amico) fino a quando non ci sono più andato per una serie di motivi: pochi soldi, pigrizia dilagante e pochi soldi. Ogni tanto dico “domani vado a vedere il Brescia allo stadio”, ma poi per colpa della pigrizia e della crisi economica non ci vado e così me ne rimango in casa ad ascoltare la partita allo radio o la telecronaca in tv mangiando schiacciatine senza vassoio.
Quindi sono nella situazione di quello che ha dei ricordi. E alcuni di questi ricordi sono intimi e impalpabili, mentre altri ricordi hanno più consistenza per via di quella che si potrebbe chiamare “valenza sociale”. Un ricordo intimo è mio padre che si accorge che io non riesco a vedere la partita perché le persone davanti a me sono più alte (io ero solo un bambino). Allora mio padre mi afferra sotto le ascelle e mi mette sulle sue spalle. Ecco, questo è un ricordo intimo e, appunto perché intimo, toccante. Un ricordo meno intimo, invece? Ricordo un tifoso dare del negro a un giocatore del Parma di cui, scusate, non ricordo più il nome. “Sei solo un negro!”, urlava questo tifoso.
Anzi, ogni volta che andavo allo stadio c’era un tifoso che urlava questa brutta cosa a un giocatore di colore che correva in campo. E quando sentivo urlare queste parole a me veniva da dire “adesso gli dico di smetterla, adesso gli dico di non fare il razzista”, ma poi per paura di prendere le botte me ne stavo fermo e zitto a sentire quel “sei solo un negro”. E poi c’era anche chi imitava il verso della scimmia “u u u u u u u u !” e poi c’era chi urlava “negher de merda!” e poi e poi e poi. E poi ho smesso di andare allo stadio anche perché non ne potevo più dei razzisti e di quelle scenette teatrali, scoprendo più tardi che quella gente torna, che magari puoi non ascoltarla ma non la puoi evitare, e che alla fine l’elettorato è quella gente che stava allo stadio con me e che è quell’elettorato che decide chi deve governare. Quella gente, poi, io la vedo tutti i giorni in libreria.
Un altro ricordo è quello di un signore accanto a me che urla al giocatore dell’Atalanta, che tempo prima era stato un giocatore del Brescia, Cristiano Doni: “Sei una persona di merda!”. E anche questa cosa, insieme alle altre, contribuì ad allontanarmi dallo stadio. Ma poi Cristiano Doni è rientrato nella mia vita dalla porta di servizio. Non lo puoi evitare. Inutile.
Penso fosse Asprilla il giocatore del Parma
RispondiEliminaSì, sì, era Asprilla. Grazie
RispondiEliminaIo non riesco ad avvertire l'identificazione. Fino ad 11 anni ero juventino sfegatato (felicità per la vittoria, difesa ad oltranza della squadra, tutte le partite viste in tv...).
RispondiEliminaPoi m'è semplicemente passata. Forse perché non ero cmq mai andato allo stadio (in una famiglia di indifferenti al calcio), ma chissà.
Oggi sono contento di quella scelta: non so come si possa pensare che la propria squadra porti valori particolari (di fede, perseveranza o tenacia), visto che qualche chilometro più giù fanno lo stesso identico discorso. E tutti hanno dei nemici.
Poi non so come si faccia a passare sopra alla violenza verbale e fisica, alla corruzione, al fatto che anche quando non c'è corruzione è solo una questione di soldi.
Non solo non mi piace, ma ho delle forti ragioni per avversare tutto questo.
Uqbal
EH, il Brescia.
RispondiEliminaIo sono, anzi sarei, perché da anni seguo a malapena i risultati la domenica sera, ma comunque sono interista. Ma mio padre è atalantino da sempre e qualche volta sono andata allo stadio di Bg con lui. Beh, che dire? Qualche bella partita, qualche carica vista che coinvolgeva quei gentiluomini degli ultras dell'Atalanta. E una partita surreale, Atalanta-Lazio, in cui i tifosi atalantini hanno fischiato Beppe Signori per 90 minuti. Senza smettere mai. Volevo ridere e piangere nello stesso momento.
I tifosi dell'Atalanta sono parecchio nervosi, si sa. E quelli del Brescia non sono tanto diversi, si sa anche questo.
RispondiEliminabeh, almeno avrai visto roby baggio dal vivo...
RispondiEliminaio il sabato mattina (quando il divin codino deliziava firenze) andavo a vedere l'allenamento ai campini e vedere Baggio che lasciava stecchiti con le sue giochesse, non tanto noi, ma tutti i compagni era impagabile.
Aver visto giocare Roberto Baggio a Brescia è stato un regalo prezioso della vita. E non sto esagerando.
RispondiEliminaNon ho capito perché Cristiano Doni è rientrato nella tua vita dalla porta di servizio.
RispondiEliminaForse mi sono perso qualche post. O ti riferisci al calcio scommesse?
Ovviamente mi riferivo ai reati, non presunti, compiuti dal giocatore.
RispondiEliminaMi sembra che tu stia denigrando eccessivamente l'ambiente "stadio". I frequentatori dello stadio costituiscono uno spaccato della società, e su questo non penso nessuno abbia di che obiettare. C'è un numero purtroppo non insignificante di imbecilli, e ci sono persone normali. Motivo per cui, se io dovessi scegliere la miglior modalità d'aggregazione al giorno d'oggi, non escluderei a priori lo stadio.
RispondiEliminaCome hai notato in un tuo post precedente, il mondo è pieno di gente che spende soldi per comprarsi vestiti firmati preferendoli ai "tuoi" libri in offerta a tre euro. Allo stadio, tendenzialmente, ci vanno persone che rinunciano a qualcosa (vestiti/discoteca/ecc...) per potersi pagare il biglietto. In questa società "dell'apparenza" secondo me non è poco.
Se hai mezz'oretta libera, ti consiglio di guardarti questo video:
http://www.dailymotion.com/video/xvatb_farebbero-tutti-silenzio_sport
http://www.moviesport.net/movieeasy/it/site.asp?page_id=1000000054
RispondiEliminaAnonimo prova a leggere questo articolo, io l'ho trovato piuttosto inquietante http://www.ilpost.it/stefanonazzi/2011/12/03/genoa-milan-non-e-una-partita-come-le-altre/
RispondiEliminaIn effetti, come la maggior parte degli articoli di cronaca di Nazzi, è parecchio inquietante. Grazie per la segnalazione.
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