L'uomo ha più o meno la mia età, sopra la quarantina, e un marcato accento locale. Quando entro nel suo negozio, gli dico: «Buongiorno. Può cambiarmi la batteria dell'orologio, per favore? Si è fermato di colpo». Lui mi risponde: «Sì, aspetta due minuti, che ho da finire questo lavoro, poi faccio subito il tuo orologio». «Benissimo» dico io, e aspetto. A un certo punto, dopo qualche minuto, mi guarda e dice: «Dammi pure»; io gli do l'orologio e lui sparisce in uno sgabuzzino alle sue spalle. Io aspetto.
Passano i minuti, almeno dieci, e non succede niente. Sento una voce che mi dice, da là dietro: «Un attimo, arrivo. Resta lì ancora un attimo» Io resto lì, infatti. Dopo qualche minuto, l'uomo spunta e mi dice: «Il tuo orologio, però, era rotto». Io spalanco gli occhi e dico: «No, guardi, non era rotto. Aveva solo la batteria scarica...» Lui insiste: «Il tuo orologio aveva il "pirulino" (lui dice così, io non saprei come altro dire) che serve a muovere le lancette del tutto staccato...» «No» insisto anch'io «niente affatto, lei si sbaglia. Il "pirulino" funzionava perfettamente».
Lui guarda prima me poi l'orologio. Ha l'aria perplessa, ma non dice niente. Allora parlo di nuovo io, cercando di non far trapelare l'arrabbiatura, e gli dico: «Mi scusi. Lei mi sta dicendo che l'orologio era rotto. Ma me lo dice solo dopo che se lo è tenuto di là per un quarto d'ora... Io so che l'orologio era perfetto, a parte la batteria. Dunque, il risultato è questo: io le ho portato un orologio funzionante, perché lei cambiasse la batteria, e lei me lo restituisce rotto. È normale?» Lui allora mi sorride: «Ma no guarda, facciamo così. Oggi lo porto dal mio orologiaio e nel giro di un paio di giorni tu vieni qui e te lo riprendi. Lo facciamo riparare. Vedrai che sarà un lavoro da nulla, da pochi euro». Io mi sto innervosendo, sempre di più. Gli dico: «Nemmeno per idea, mi scusi. Io devo supporre, per forza, che sia stato lei, nel suo sgabuzzino, a rompere l'orologio. Sicuramente non l'ha fatto apposta, ma è successo. Io non pago nemmeno pochi euro, mi perdoni». Lo guardo fisso: voglio che si accorga che sono molto nervoso.
Lui allora mi sorride di nuovo, e cambia strategia: «Ah be', se il problema sono i pochi euro, figurati: li pago io...» «No, abbia pazienza. Il problema non sono affatto i pochi euro... Il problema è che lei mi ha rotto l'orologio, tutto qui». «Ma io non ho fatto niente di strano, però... L'ho solo aperto, come ne apro altri cento alla settimana. Solo che questa volta si è rotto. Mi dispiace ma non è colpa mia». «Quindi prima non era rotto?» gli dico io. «Tu mi hai detto che non era rotto...» risponde lui. «Ma lei invece mi aveva detto che era rotto...» rispondo io; e sono molto, molto nervoso. E lui: «Vabbè, ma non importa, guarda. Dopodomani tu passi di qui e io te lo faccio ritrovare come nuovo, senza bisogno che tu paghi niente, non c'è problema, stai tranquillo». «Non sono molto tranquillo» gli dico io «mi scusi, ma non posso essere tranquillo». E poi non mi ricordo cos'altro ci diciamo, ma sta di fatto che esco dal negozio nervoso, arrabbiato e senza orologio. Dico «Buongiorno», ma senza convinzione, con l'aria di chi davvero si è inquietato. Lui lo sa, fa finta di niente, mi dice «Ciao».
E, mentre esco, mi dico che forse non se lo immaginerà mai, l'uomo delle chiavi e degli orologi, che tra tutte le ragioni che ho per essere nervoso con lui, oggi, quella che mi manda più in bestia di tutte è il fatto che non ha mai smesso di darmi del tu, nemmeno per un attimo, nemmeno quando io avevo decisamente perso la calma. Mentre io, con l'orologio rotto che prima di entrare era perfetto, non ho mai smesso di dargli del lei.
è che Lei ha la faccia ggggiovane!
RispondiEliminaè che la gggente sono sempre più maleducati, altrochè!
RispondiEliminala prossima volta che si scarica la batteria, portalo direttamente da un orologiaio :)
RispondiEliminaIo me lo riprendevo e me lo facevo riparare, sia pure a spese mie, da uno fidato. Poi non avrei più messo piede in quel negozio, ma prima gliel'avrei fatto sapere, coloritamente.
RispondiEliminaUqbal
MAI andare da quelli "delle chiavi e degli orologi" (immagino una specie di Mister Minit, come ce ne sono qui). Nel migliore dei casi paghi dal doppio al triplo del dovuto, nel peggiore... l'hai visto anche tu. Per le batterie vado, come suggerisce giustamente l'amico mbuto, dagli orologiai, se non posso cambiarle direttamente io, comprando il ricambio in un negozio che abbia un buon smercio (perché le batterie non siano scadute).
RispondiEliminaE' un buon consiglio, quello che mi date... Ma tardivo (comunque, l'ultima volta che andai da un orologiaio a farmi cambiare la batteria, dovetti buttare l'orologio: sarà anche sfiga, dico io).
RispondiEliminaIo ho fatto cambiare tre batterie e nessun problema. Me li vuoi spedire? ;^)
RispondiEliminaEcco sì, la prossima volta adotterò l'opzione "spedisci a speaker muto" ;)
RispondiEliminaScusate ma non mi è chiaro che tipo di negozio fosse. Io se si scarica l'orologio lo porto dall'orologiaio, ci sono altri tipi di negozi che fanno lo stesso lavoro?
RispondiEliminaNei dintorni del mio paese c'è l'orologiaio: ma mi ha rovinato, anni fa, un orologio a cui tenevo molto e non ci vado più... Resta questo negozio di duplicazioni chiavi e riparazioni, che finora non mi aveva mai tradito: ma ha cambiato gestione, infatti.
RispondiEliminaio uso orologi Casio da 25 euro :-)
RispondiEliminaMi dispiace, sul serio. E, guarda, te lo dico: se tu vivessi a Roma, staresti ogni cinque minuti col culo girato. Tanto per essere diretti.
RispondiEliminaQui, qualsiasi ragione tu abbia, in un negozio, soprattutto di quelli in cui all'esercente è richiesta un minimo di abilità pratica in qualcosa, sarai sempre, e dico sempre, ai suoi occhi, un "fregnone".(E qualora fossi fortunato e non avessero deciso di fregarti, una qualche minima umiliazione, anche velatissima, è tutta tua).E non sai che urto di nervi, ogni volta.
Qui a Roma i commercianti sono una categoria a parte.
Laura.
Mi domando da un po', specie dopo aver vissuto in Inghilterra, se il dare del lei sia davvero testimonianza di maggiore educazione: io dico di no.
RispondiEliminaCertamente in Italia è lo standard, ma hai notato che questa infrazione sia spesso collegata a mancanza d'educazione più di altre? Al di là di questo orologiaio, hai notato che chi si attiene alla norma standard (tu agli sconosciuti) è più educato? Forse nel mio osservare di no c'è il fatto che sia cresciuto a Roma, non so.
Posso commuovervi dicendo che era anche un regalo di compleanno della mia ragazza, o è troppo?
RispondiElimina@Giovanni
RispondiEliminaA me pare di averlo notato, almeno qui dove vivo io, nel bresciano. A parte che lo considero in sé una forma di educazione, visto che è appunto il nostro standard (o dovrebbe esserlo); ma in ogni casao, anche a prescindere da questo, a me pare che ci sia una correlazione tra le due cose; ovvero tra il darti del tu e il trattarti sgarbatamente. Poi, insomma, tu vivi a Roma: dovunque io vada in Italia (e a Roma in particolare) sono tutti più gentili di come sono qui... (fidati).
dwvo proprio starLe sul cazzo, visto che i miei commenti Li elimina sistematicamente. La ringrazio comunque.
RispondiEliminaL'anteprima di quel che succederà con l'abrogazione degli ordini professionali.
RispondiEliminaper me la questione tu/lei, rispetto o meno è ben spiegata dal fatto che spesso vedi gente dare del tu a persone di colore
RispondiEliminase io non conosco qualcuno (a meno che non siamo colleghi) do del lei, non importa occupazione, colore della pelle e ammenicoli vari... eccettuati gli studenti :-)
RispondiEliminaAnch'io faccio così, ma evidentemente è molto fuori moda.
RispondiEliminaio per evitare di farmi girare le scatole come allo scorfano ho adottato una politica: se parlo prima io do del lei, a meno che non sia un ambito palesemente informale e la persona con cui parlo non sia troppo più vecchia di me.
RispondiEliminase parla prima l'interlocutore mi adeguo al suo pronome, a meno che non voglia dimostrare deferenza o disprezzo.
per esempio se entro al bar e parlo prima io dico buongiorno, se mi danno del tu prima loro dipende, se sono in vena buona rispondo col tu, se mi girano calco il lei.
E' la politica che adotto sempre anch'io, compreso il calco del Lei. Non è servita, questa volta...
RispondiEliminaMa allora non sono l'unica che si indispettisce! Meno male, pensavo di essere io quella strana...
RispondiEliminaIn Italia la mia esperienza è limitata a Genova, dove torno per trovare i miei: bene, lì ormai il lei è estinto, non c'è negozio dove io entri, dica "buongiorno" e non mi senta rispondere "ciao" dal diciottenne di turno. Ora, io sembrerò anche più giovane, ma di anni ne ho 34, il tu lo uso coi bambini o le persone che conosco, chiedo troppo a pretendere lo stesso trattamento?
In compenso in Olanda, dove vivo, il lei (e l'appellativo "signora")sono di prammatica. E io lo apprezzo. Secondo me l'educazione è una e una soltanto, se interagiamo lo spazio di un acquisto l'educazione impone il lei reciproco. Fine del discorso.
In bocca al lupo per l'orologio! :-)
Monica
Ogni tanto pare che chiediamo davvero troppo, Monica... Speriamo per l'orologio, tra l'altro. ;)
RispondiElimina"Poi, insomma, tu vivi a Roma: dovunque io vada in Italia (e a Roma in particolare) sono tutti più gentili di come sono qui... (fidati)."
RispondiEliminaNah.
@Laura: per gli orologi allora rivolgiti all'orologiaio della Cecchignola.
@Monica: io ho 36 anni e mi piace quando mi danno del tu. Sarà che ne dimostro di meno, o sarà che sembro un cazzone...
Dal dizionario fiorentino -italiano: pirulino
RispondiEliminas. m. Piccolo cono manufatto di carta, finissimo e appuntito, usato come proiettile della cerbottana.
Ebbene, l'avrei tolto,il pirulino, l'avrei messo in una cerbottana fatta lì al momento, e l'avrei infine sparato nell'occhio dello zotico. Del tu e del lei, cari voi, al momento, e solo al momento, me ne sarei infischiato. E dire che io, da piccolo, davo del voi ai miei genitori.
Questa storia del tu mi fa andare in bestia ogni volta che l'affronto. E mi capita tutti i giorni, più volte al giorno, perché il suo uso indiscriminato non è solo prerogativa del giovane dietro al banco, ma anche del(non sempre) giovane cliente.
RispondiEliminaIo do del lei indistintamente, a meno ché non mi rivolga a preadolescenti o ad amici perchè penso che la possibilità che ci offre la nostra lingua di relazionarsi con le altre persone utilizzando livelli di comunicazione diversi sia unica e vada sfruttata.
Ciao ! ;-)
scusate, ma a me sembra che non si sia centrato il punto. lo scorfano alla fine diceva della questione tu-lei, facendo della forma una questione sostanziale. non era l'apertura di un dibattito se dare del lei o del tu, un dibattito tra vecchie signore inglesi. lo scorfano ci racconta di uno sciatto superficiale e paraculo commerciante che ha tentato in tutti i modi di far sentire il cliente un fesso. cosa che come ho detto a roma succede praticamente ovunque. e infine, oltretutto, aggiunge la questione "formale" del lei. come a dire "manco quello. se almeno quello, non me sarebbe roduto così tanto". dunque ripeto non è un dibattito sul quanto sia anacronistico troppo formale giusto sbagliato il lei, piuttosto su come si comporta male certa ggente (che per giunta fa apparire te come lo strano). sbaglio?
RispondiEliminaLaura
Il senso del finale, per quanto mi riguarda, voleva essere la possibilità di una connessione tra i due atteggiamenti: il lei e il "farmi fesso", la confidenza del tutto presunta con la possibilità di approfittarsene, la mancanza di rispetto sotto tutti i punti di vista. Questo, più o meno, secondo me.
RispondiEliminaMi permetta, Chiarissimo Professore: se la Sua ragazza Le avesse regalato un automatico, tutto questo non sarebbe mai accaduto :P
RispondiEliminaIn fede,
quel pirla del Nomade
tuttavia mi sembra d'aver letto qui una richiesta del tu al posto del lei, solo qualche giro d'orologio fa!
RispondiEliminaA volte le circostanze...
Qui, gentile Acacia, è qui. Il blog è terreno di discussione con il tu, per definizione ;)
RispondiElimina...bellissima storia, a me non capitano mai ste robe... sarà perchè non porto l'orologio... vaccalea che bella storia... se capitava a me mi incazzavo un casino... mi sono incazzato pure adesso e sbaglio tutti i tempi verbali... anzi, anzi, mi è capitato una volta, scena da film, che la cameriera alle prime armi mi ha versato il caffè sui pantaloni... ho pranzato gratis... "il tuo orologio PERO' era rotto"... spettacolare...
RispondiEliminaComunque a chiosa di tutto c'è il fatto che porti l'orologio – il più grande age divide è fra i portatori e i non-portatori d'orologio – quindi sei vecchio, quindi ti si deve dare del lei!
RispondiEliminaQui, dopo i primi momenti di sconcerto al sentirmi dar del tu e chiamare "mi niña" da commesse sì e no diciottenni,mi son abituata al "tu" universale, quando vado in Italia mi devo forzare al "lei" nei primi momenti, poi viene spontaneo. Noto che, a Milano e dintorni per lo meno, il "tu" viene dato, oltre che ai ragazzini, alle persone di cui si vuol rimarcare la presunta inferiorità. L'ultima volta che mi è capitato di venir trattata così (ho marcatamente sempre risposto col "lei") è stato con un buzzurro, nei dintorni di piazza del Duomo, cui avevo chiesto un'indicazione stradale: d'accordo, vesto sempre in modo informale e in jeans, avevo inoltre una grande borsa della spesa più adatta a un mercato che a quelle zone, ma ho avuto la netta sensazione che il tizio mi avesse preso per una albanese o simili, e che per questo si permettesse tanta confidenza. Dopo qualche battuta però, forse forzato dal mio gelido formalismo, ha finito col darmi del lei. Ecco, dai buzzurri (anche se elegantemente vestiti lo sono d'animo) non mi piace essere "tuteada", però dove si usa normalmente con chiunque mi sta bene.
RispondiEliminaSignificativo anche il fatto che ti desse del tu, e non del Lei, certo. Però mentre leggevo... ha proprio il respiro del racconto.
RispondiEliminaEcco, secondo me a dargli un finale, dove il narratore il suo orologio non riesce mai a recuperarlo, potrebbe uscirne una bella cosina.
Io avevo voglia di menar le mani al terzo paragrafo.
Ho temuto che il tizio volesse ovviamente spillarti qualche soldo in più... poi mi sono insospettito, ma perchè vuole tenersi l'orologio? Vuole rubartelo?
Non è che per caso domani ti restituisce un orologio diverso, dicendo che il tuo si è rotto definitivamente?
Qual'era il segreto di quell'orologio, e perchè quell'uomo era così determinato ad impadronirsene?
forse era l'orologio della famiglia Coolidge?
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