È sabato mattina. E come ogni sabato mattina degli ultimi diciassette anni, io sono uscito di casa per arrivare a scuola, in tempo per l'apertura delle 8. Ho parcheggiato la macchina in mezzo ai gruppi vocianti di ragazzi, alcuni ancora tredicenni, altri già ventenni, ma tutti, indistintamente, in mezzo alla strada, a rischio di investimento. Poi, una volta parcheggiata decentemente l'automobile, ho spento il motore e tirato il freno a mano e un sospiro di sollievo. E poi, come ogni sabato mattina e, a dire il vero, come tutte le mattine di tutti i giorni della settimana, ho pensato che sarei uscito e mi sarei fumato una sigaretta, prima di entrare. Ma poi no.
Poi ho pensato che me la fumavo in macchina, la sigaretta, ascoltando ancora un po' di musica, e ho abbassato un po' il finestrino, anche se pioveva dentro. E poi, mentre fumavo la sigaretta, ho pensato che non ce la facevo. «Non ci entro mica a scuola, stamattina» ho pensato. E non erano la fatica, il lavoro, la stanchezza, la voglia di scappare in Polinesia, la nausea per tutto e tutti, il desiderio di fuggire in nessun posto, e tutte quelle cose lì. No, era proprio la letteratura, questa volta.
Era semplicemente che ho pensato: «Adesso entro in quarta e spiego Tasso, la Gerusalemme liberata». Ho pensato a quello che avrei detto e a come era importante che lo dicessi, puntando su quali aspetti ed evidenziando quali temi. E poi mi è venuto il vomito.
E non era il mal di denti, o la colazione, o il freddo che entrava dal finestrino, o la prima sigaretta del mattino che un po' avvelena sempre, non era nessuna di quelle cose lì. No, era la letteratura, questa volta. Era proprio la letteratura. Era lei a farmi schifo e a darmi quel senso di nausea. E ho pensato chissenefrega di Tasso, francamente; chissenefrega dei grandi autori e della bellezza e delle grandi scritture e della tradizione e della retorica e della comprensione del testo, e di tutta quella roba lì.
Ho pensato che tanto è assolutamente tutto inutile. Che anche se io ci riuscissi, a farli appassionare un po' a Tasso (che tra l'altro riscuote sempre ben più successo di Ariosto, chissà perché) in ogni caso sarebbe stato tutto inutile. «Che influenza avrà questa lettura nelle loro vite future?» mi sono chiesto, nel parcheggio della scuola, alle 8 di mattina di un piovoso sabato mattina invernale. Nessuna, mi sono risposto: nessuna mai. E quindi, tanto vale, oggi non entro. Chissenefrega. Non serve a niente, né la letteratura, né che io entri in classe a spiegarla con la nausea e il mal di denti. Non entro, mi faccio licenziare e la chiudiamo qui, che è meglio.
E poi, cercando un buon motivo per non farmi licenziare e per arrivare fino alla pensione (tra 125 anni), mi sono domandato quali dei testi che avevo letto io al liceo, tanti anni fa, avessero in qualche modo influenzato (non dico cambiato, ma almeno un po' inciso) la mia vita. E non mi è venuto in mente niente, nessun testo, nessun poeta, nessuno scrittore. Eppure io ho studiato Lettere. E però non mi ricordo niente. Ma forse il problema è proprio che ho studiato Lettere: e quindi mi si accavallano le letture e le passioni, non riesco a ricordarmi quando ho amato una poesia o un romanzo, se prima o se dopo, se già al liceo o se molti anni più tardi, mi pare che sia successo tutto dopo... Se ci penso adesso, seduto in macchina con la voglia di scappare non so dove, mi sembra che tutto quello che ho imparato al liceo non mi i sia servito a niente. Ed è per questo, forse anche per questo, che mi viene voglia di restare chiuso qui dentro e di non uscire mai più.
Ma forse, ho pensato, forse dovrei chiedere a qualcun altro: qualcuno che dopo è andato a lavorare, oppure ha studiato ingegneria o medicina. Loro si ricorderanno di qualche lettura liceale o scolastica che ha inciso sulla loro vita, loro mi sapranno aiutare, loro potranno farmi un nome, due nomi. E quindi mi siete venuti in mente voi, diciannove lettori del blog del Disagiato e dello Scorfano: e ho pensato che magari voi potevate darmi una mano, e dirmi che invece no, che invece c'è qualcosa che resta, che a volte i testi sono un incontro, e che lo sono anche la bellezza e la tradizione. E dirmi anche quali autori sono stati per voi importanti, al liceo: perché li avete amati, apprezzati, o anche solo perché oggi ve li ricordate.
Fatemi qualche nome, per favore: datemi qualche metro in più rispetto al fiato corto che sento di avere in questi mesi. Perché sabato, alla fine, ho aperto la portiera, ho chiuso la portiera e sono entrato in classe e ho spiegato Tasso, meglio che potevo (ma non tanto bene, onestamente, perché l'umore conta). Ma sento, in questo momento, di avere bisogno da voi di qualche nome, magari proprio di un suggerimento. Non dico un sondaggio, ché siamo troppo pochi, ma un'idea, almeno quella. Un'idea su quello che vi ha appassionati, in letteratura, quando avevate diciassette anni; un'idea che mi possa far fumare la mia sigaretta del sabato mattina, la prossima settimana, fuori dalla macchina, in mezzo ai ragazzi vocianti, correndo il rischio anch'io di essere investito dal collega un po' assonnato che arriva e non sa bene dove parcheggiare.
(ma questa cosa non l'avevamo già fatta?!?)
RispondiEliminaa me la vita l'ha cambiata calvino
RispondiEliminachissà perché diciannove lettori :-)
RispondiEliminaCiò detto, io al solito vedo le cose in maniera un po' diversa. Non credo che ci debba essere un singolo autore o testo che porti ad amare la letteratura. Anzi, una cosa del genere è deleteria, perché poi si confronta tutto il resto con "er mejo" e si tende a snobbarlo. Credo che la letteratura (o la matematica :-) ) debba essere vista come un tutt'uno, e la bellezza scaturire da questa unità nella diversità di stili e di temi. Se riesci a mostrare ai tuoi allievi questa cosa (e non penso affatto sia facile, anche se tu sei molto più bravo di me a farlo) poi saranno loro autonomamente a scegliersi il proprio autore... (occhei, il solito 25% massimo che può stare davvero attento, ma quello lo sapevamo già)
Io un bel giorno decisi di leggere "Così parlò Zarathustra"...quella fu la mia condanna.
RispondiEliminaMontale in letteratura italiana. T. S. Eliot per quella inglese.
RispondiEliminaI ricordi più belli che ho del liceo sono "I Malavoglia" del Verga e "Norwegian wood - Tokyo blues" di Murakami (naturalmente libri letti in totale autonomia visto che non rientravano nel programma del mio scarsissimo insegnante di lettere).
RispondiEliminaComplimenti per il blog
Montale e Svevo per la letteratura italiana.
RispondiEliminaBeckett e Beckett per quella inglese. Ah, pure Beckett mi piacque.
Comunque il problema è proprio Tasso. Dai tempi del liceo mi ricordo questo: più un autore era antico, meno mi appassionava. Non è che non lo capissi, semplicemente non aveva granchè da dirmi. Sentivo che era lui a non capire me.
Quello che la letteratura ha fatto a te, è evidente, caro scorfano: ti ha reso capace d' avere dubbi, ti ha instillato l' abilità dell' arrovellìo doloroso, la vista dei limiti. Ha scongiurato il pericolo della supponenza.
RispondiEliminaOccorrono tutti i libri del mondo, scritti e da scrivere, per dirsi almeno solo in cammino su questa via.
Non sono un' ex-liceale, e perciò il mio commento avrà dello straniante, ma mi piace riferirti che il primo racconto su cui ho pianto e sentito fonte di consapevolezze, è stato "La morte di Ivan Il'ič" di Tolstoj.
Ahimè, io sono tra quelli che ha iniziato a leggere e farsi una cultura propria, dopo le scuole (benché non abbia studiato in un liceo), quando il programma ministeriale adottato dai proff. demandava certe letture anziché altre.
RispondiEliminaPer me è stato molto significativo Erich Fromm.
Non lo so se la mia opinione conta ai fini del tuo sondaggio, perché io dopo il liceo ho studiato Filosofia.
RispondiEliminaPerò a me a diciassette anni Saffo e Sofocle mi hanno cambiato la vita.
Non so se in meglio, in verità.
Compra un libro di Fabio Volo e brucialo davanti a tutti! Questo sì che smuove la gente!
RispondiEliminaGrazie a tutti, ma siate più precisi, se potete. Un testo, un brano, una poesia... Qualcosa che davvero ha inciso nelle vostre vite. Altrimenti mi licenzio, sono nelle vostre mani!
RispondiElimina@.mau.
RispondiEliminaForse hai ragione tu, ma la tua ragione non è abbastanza consolatoria, per me ;)
E comuqnue, sì: 19 era per non mettermi al livello dei "maestri".
Per me è stato decisivo i Malavoglia di Verga (odiatissimo). Lì penso di aver deciso che non avrei mai studiato lettere dopo il liceo.
RispondiEliminaInvece in tempi recenti ho rispolverato la Divina e I Promessi Sposi. Sono opere che rimangono sotto la cenere per anni per riaccendersi quando meno te lo aspetti.
Il tuo lavoro non è fatto per dare soddisfazioni immediate, anche se è fra i più importanti. Insegna e vivi felice.
ilcomizietto
Più invecchio e più mi viene da pretendere soddisfazioni mmediate. Il lungo termine non mi apprtiene più...
RispondiEliminaMi ricordo Poliziano, "Le stanze della Giostra" ma non mi ricordo perché. E' un qualcosa legato alla leggerezza di avere 17 anni. Non saprei però citarti quale passo. E poi (purtroppo o per fortuna) Leopardi.... quello c'è sempre a 18 anni. A me veramente piaceva "la ginestra" più delle altre. Scelta un po' strana... già. E poi Montale, non può non esserci Montale di "Non chiederci la parola...". Comunque, ora che mi hai costretto a fermarmi e pensare, ti dirò che adoravo leggere a voce alta passi dei "Sepolcri". Al biennio una vecchia (proprio vecchia) prof ci aveva costretto ad impararli a memoria. l'abbiamo odiata! Ma poi In quinto adoravo i Sepolcri. Ora so perché. Grazie prof!
RispondiEliminaEcco, Maria Paola, l'unica cosa che riusciva a venirmi in mente sabato mattina, mentre pensavo ai testi che avevo amato al liceo, erano proprio I Sepolcri. Fa piacere non essere stato l'unico.
RispondiEliminaNon ho fatto il liceo, arrivo da un istituto tecnico. Mi sono strafogata di libri prima e dopo le scuole superiori. Di quel periodo ricordo quanto rimasi colpita dalla Divina Commedia, perchè una cosa del genere non potevo nemmeno immaginare che esistesse.
RispondiEliminaMa secondo me non è quello il punto. Non sono grata al mio professore di italiano per la Divina Commedia, o per un autore, o per un brano. Gli sono grata, e tanto, per avermi insegnato un modo più serio di analizzare quello che leggo, a non leggere solo con la pancia.
E' come chiedere a chi ha fatto lo scientifico e poi è diventato medico se ricorda la dimostrazione di almeno un teorema. Probabilmente non ne ricorderà nemmeno uno. Non significa che la matematica di quegli anni sia stata del tutto inutile, anzi, è stato il percorso attraverso quei teoremi che gli ha permesso di diventare un ottimo (si spera) medico, insegnandogli un metodo prima di un contenuto.
A me piace vederla così.
E in ogni caso non capisco perchè da tutti quei professori che mi sembrano ottimi, di qualunque materia, affiora sempre un senso di inutilità che è, per me, davvero inspiegabile.
Va bene anche se invece del liceo erano le magistrali?
RispondiEliminaA me la letteratura piaceva proprio tanto, ma la prima poesia che mi è venuta in mente è L'infinito, di Leopardi, e poi a ruota Ho sceso dandoti il braccio, di Montale (sarà che ci vedevo proprio poco e una poesia così mi rincuorava), e poi il Re Travicello, di Giusti, e Trilussa, Gozzano, Corazzini... se non bastano posso aggiungere ;-)
@Franca B
RispondiEliminaLo so che hai ragione, lo so. Ma non basta, a volte. Solo a volte... ;)
@anonimo delle magistrali
RispondiEliminaSì, direi che è sufficiente. Rincuorano anche i tuoi testi...
A me delle letture scolastiche e' rimasto poco.
RispondiEliminaSaba perche' facemmo delle lezioni pomeridiane particolari con un altro professore che ci fecero sentire un po' universitari.
Tentai di imparare i Sepolcri a memoria (fallendo del tutto): mi erano filosoficamente affini e li amava mio padre.
Lo stesso con Dante e Boccaccio: quel che ricordo meglio e' quel che m'ha passato mio padre, che recita a memoria i suoi canti preferiti e mi faceva addormentare con Chichibbio (oltre che con Ulisse).
La letteratura e' un fatto emotivo. La nostra scuola e le sue storie letterarie no, e quindi servono a poco o niente.
Uqbal
Leopardi, L'ultimo canto di Saffo: "beltà non luce in disadorno ammanto".
RispondiEliminafu lì che, lettrice comunque appassionata e vorace, capii che la letteratura aveva senso perché attraverso la parola universalizzava l'esperienza del singolo essere umano.
Cerchi un testo che rimanga.
RispondiEliminaMa quello che rimane è più un sapore o magari un retrogusto.
Sarebbe il tuttuno di .mau. incarnato in modo diverso da ogni singolo professore. Come diversi vini di diverse annate.
Gusto della scoperta, piacere della curiosità, sapore della conoscenza sono quelle le cose che rimangono e che tu hai solo contribuito a suscitare. Per il testo poi, come vedi sopra, a ognuno il suo.
Comunque non mi sottraggo:
http://bit.ly/tDklfJ
mi piaceva, adesso non come allora.
Bella. Grazie di non esserti sottratto.
RispondiEliminauomini e no di vittorini, da lì cambiò tutto
RispondiEliminaQualcosa, al liceo, ha davvero cambiato la mia vita.
RispondiEliminaCaro professo', è tutto merito di Padre Dante e della celebrazione struggente del V canto dell'Inferno, del quale tutti, e dico tutti, conoscono almeno una terzina. Ti par poco? :)
Ed è anche un po' merito di Svevo, che, con la sua coscienza, mi fece dannare per un mese intero.
Rug.
P.s.
Forse il Tasso supera l'Ariosto perché è matto da legare. E forse, questo, piace ai tuoi ragazzi.
E fai un bel respiro :)
Sono anni, Rug, che faccio bei respiri... Ora avrei bisogno anche di poter procedere normalmente ;)
RispondiEliminaRoba da diciassette anni non me ne viene in mente molta, al momento.
RispondiEliminaCredo però che 3 libri mi abbiano profondamente segnato a 13 anni circa:
"padre padrone", "la ragazza di Bube" e "noi i ragazzi dello zoo di Berlino". Ce ne sono tanti altri che mi sono piaciuti un sacco (Manzoni, Leopardi e Svevo) e dei soliti classici me ne vengono in mente almeno un paio (e.g. Siddharta) di cui ho sempre sentito parlare come di libri che ti cambiano la vita, ma che leggendoli non mi hanno cambiato proprio niente...
Ah, niente. Devo aver fatto un liceo di schifo :-)
RispondiEliminaLa mia prof ti metteva due se non sapevi spiegare cos'è un blitz e poi prestava i libri rilegati della sua biblioteca sottobanco. A me capitò Stevenson, il Signore di Ballantrae. Ma Stevenson già mi piaceva di mio. Poi l'ultimo anno arrivò un supplente che con aria di sufficienza sosteneva che se non avevi letto Gadda non eri nessuno. E quindi andai religiosamente a comprarmi Quer pasticciaccio brutto. Ma no, il liceo per me era scuola, il piacere era fuori.
L'unica cosa in cui mi ha cambiato la vita Siddharta è che poi non ho mai letto più niente di Herman Hesse...
RispondiEliminaAh, allora posso tirare un sospiro di sollievo... Pensavo di essere la sola a cui Hesse non avesse detto un granché! :)
RispondiEliminaio ho avuto una pessima insegnante, una bravissima persona ma assolutamente inadatta a farti innamorare di qualsiasi testo, la noia imperava mentre lei «Leggeva» la nostra antologia manco un'altra ma quella che saremmo stati in grado di leggere da soli.Io sono una lettrice accanita ma mi mancano i «fondamentali» che credo comunque un corso scolastico di scuola superiore ti debba dare al meglio ma nel senso dell'entusiasmo non del programma ministeriale..non so se mi sono spiegata..
RispondiEliminaEsiste una probabilità non nulla che la letteratura liceale cambi l'esistenza; possibilità che potrebbe, da sola, valere la fatica.
RispondiEliminaEcco il mio piccolo elenco (limitatamente ai testi letti e studiati a lezione):
-"Chi è questa che ven..."
-Orfeo ed Euridice / Eneide IV
-Inferno XVI
-Epistulae morales ad Lucilium
-In limine
Matteo
In italiano, Calvino: in particolare Se una notte d'inverno un viaggiatore o il Castello dei destini incrociati. Che poi non è che mi piaccia ora o che mi piacesse particolarmente allora, ma era più una faccenda di "interessante" che di "bello".
RispondiEliminaMa la mia vera passione era la letteratura latina: l'insegnante era un po' negligente e ci chiedeva veramente molto poco, qualche traduzione all'impronta (o imparata a memoria, anche se io avrei fatto più fatica così) e due parole di circostanza, ma divoravo manuali ed antologie; ed anche adesso, che sono studente di dottorato in matematica, in libreria "a casa" ho Aulo Gellio e il Seneca tragico, non roba della mia materia...
Ho amato moltissimi degli autori che mi hanno fatto leggere al liceo, sono state porte aperte su quello che poi avrei letto in seguito, magari ritrattando il giudizio adolescenziale. La poesia di Saffo e di Leopardi sono indelebili, per motivi diversi, così come tutto il percorso, fatto al ginnasio, per arrivare a comprendere la nascita del romanzo (dalle novelle alla fiction, partendo dal decameron e arrivando a Marquez e alla fantascienza di Ursula Leguin (e Dick), passando per Anna Karenina e Delitto e castigo, Verga, Poe e il racconto fantastico dell'800). Cent'anni di solitudine, Delitto e castigo, Cuore di tenebra, Le memorie di Adriano continuano a costituire, per me, punti di svolta, legati a quel periodo confuso in cui tutto cambia sembrando immobile. Fai un lavoro meraviglioso, qualcuno se ne renderà conto da subito, altri lo capiranno in seguito, ma è così.
RispondiElimina@labàrbera
RispondiEliminaSì, ti sei spiegata bene, purtroppo...
@Matteo
RispondiEliminaNella speranza che tu abbia ragione. Ma del tuo elenco ci sono due cose che mi lasciano perlesso. La prima è che l'episodio virgiliano di Orfeo e Euridice è nelle Georgiche, libro IV, mi pare. La secondo è Inferno XVI: davvero il XVI? E' un canto che nessuno legge quasi mai, a lezione... Gli altri sono obiettivamente testi bellissimi. Grazie.
@cassa
RispondiEliminaAulo Gellio è veramente una chicca straordinaria...
@emme
RispondiEliminaA giudicare dalle letture, tu hai avuto ottimi insegnanti, invece.
Io sono stata così tanto influenzata e segnata da ciò che ho letto al liceo da volerlo insegnare, dunque certo che la letteratura mi ha cambiato la vita. Però, per essere più precisi: Montale. Leggendo Ossi di seppia e Le occasioni ho pensato che avrei voluto fare, nella vita, la persona che sta dietro la cattedra a spiegare quei versi, che insegna ad amarli. Però capisco bene lo scoramento di certe mattine in cui dici: oddio, devo spiegare letteratura, non serve a nulla. Poi passano. Poi ritornano. E via così.
RispondiEliminaE via così, infatti. A volte credo che non potrò più sopportare che vada sempre via così, ho paura...
RispondiEliminaRispetto alla ricerca della bellezza, al tentativo di cristallizzare sentimenti e emozioni, io ho sempre e di gran lunga preferito la dimensione sociale della letteratura. Ogni opera non trasuda solo le idee e gli ideali della persona che l'ha pensata e scritta, ma anche quelli dell'epoca in cui l'autore è vissuto. Qualsiasi brano può quindi dare un bellissimo spaccato su ciò che siamo stati. Poi ci sono opere letterarie che danno spunti di riflessione fantastici.
RispondiEliminaIo mi ricordo abbastanza bene buona parte dei brani affrontati al liceo, ma gli unici autori per cui sono andato in biblioteca sono Dante e Machiavelli. Anche ora, ogni tanto, mi torna la voglia di rileggerli; perchè sento che mi possono dare ancora tanto.
Anche io ho fatto lettere, quindi forse non conta. Eppure capii grazie a Dickens, in un brumoso pomeriggio a Bournemouth, che probabilmente, alla fine, non avrei fatto matematica o fisica, come avevo sempre creduto, ma appunto lettere moderne. Di Dickens, banalmente, David Copperfield (avevo 16 anni). Scelsi di fare il concorso a Hogwarts probabilmente per colpa di Burchiello (Nominativi fritti) e del secondo principio della termodinamica (come dire che vale anche l'inverso). E comunque ti voglio dire che oggi al Cineforum Educatissimo, mio ex alunno, mi ha parlato di linguaggio 'meta' ed effetto specchio grazie, anche, a ciò che insieme avevamo fatto due anni fa!
RispondiEliminaci son state tante ombre, invece, davvero molte più del normale. ma quelle letture sono state la salvezza, per me. e la cosa davvero bella è stata l'idea di continuità, di penetrare attraverso i testi le diverse epoche, culture, idee. capire i movimenti, la storia e le rivoluzioni, a livello collettivo, e le passioni, le ossessioni, il potere delle parole, a livello individuale. per dirne una, Catullo e Saffo, che scrivono l'amore dolente negli stessi termini in cui, dopo millenni, tu, ragazzino, pensi di provarlo per la prima volta nell'intero universo, è lezione scritta col fuoco sull'universalità delle emozioni, sulla relatività dell'esistenza umana.
RispondiEliminaio al liceo ho adorato la letteratura latina e greca. perchè? indovina indovinello...(la soluzione è davvero troppo facile)
RispondiElimina(ecco, Alessandro l'ha detto prima e meglio di me)
RispondiEliminaAh, la fretta...intendevo Orfeo e Euridice E Eneide IV, mettendo assieme, per far prima, le due opere dello stesso autore. XVI era XXVI, in realtà, dove una X si è persa per strada...
RispondiElimina@stefania
RispondiEliminaTutta colpa dell'insegnante, immagino ;)
perspicace!! :o))
RispondiEliminaPer me la lettura più turbolenta e decisiva negli anni del liceo è stata sicuramente "Il lupo della steppa" di Hesse.
RispondiEliminaLetto spontaneamente, dal momento che purtroppo non ho mai studiato nulla di letteratura straniera, e ho dovuto arrangiarmi.
E poi, secondo me assolutamente un capolavoro autentico, pericoloso per un adolescente, ma tant'è, "Memorie di un pazzo" di Flaubert.
(Perché Siddharta non ti è piaciuto invece, tanto da abbandonare Hesse?)
Marco87
Mah, mi avevano creato aspettative così alte... E poi l'ho trovata una storia scontata. (e poi non sono affatto portato per la spiritualità orientale, in realtà: quella occidentale è molto più nelle mie corde)
RispondiEliminaIn effetti è cambiato anche molto Hesse dopo il suo viaggio spirituale in Oriente.
RispondiEliminaInfatti Il lupo della steppa su tutti, e anche Narciso e Boccadoro li preferisco e credo siano due ottimi romanzi.
Almeno, per me lo sono stati :-)
Marco87
Il primo pensiero è stato "non ricordo nulla di quel che ho letto al liceo ed è strano dato che sono sempre stata una lettrice compulsiva".
RispondiEliminaInvece no, ricordo che scoprii Pirandello e me ne innamorai, che non capii Pavese, che mi piacque "Uomini e Topi" in maniera contorta e un po' dolorosa. Mi divertii a leggere Oscar Wilde ma soprattutto Beckett.
Non ho studiato per niente la poesia e ora me ne rammarico, perché non ho gli strumenti per capirla.
Alla sera, la prima volta che ho capito quanta bellezza può esserci in un testo.
RispondiEliminaIo non ho fatto il Liceo, ma un Istituto Tecnico. Poi Ingegneria. I libri che ho amato in quegli anni sono: Comici Spaventati Guerrieri di Benni, Borges (qualunque cosa), Il pendolo di Foucault di Eco. Libri che con la scuola non c'entravano nulla. Delle lezioni di lettere mi sono Ariosto e Machiavelli. Un po' Calvino.
RispondiEliminaBorges, anch'io, e moltissimo. Però al di là di qualunque lezione scolastica, obiettivamente.
RispondiEliminaPremessa.
RispondiEliminaFrequentavo un liceo del profondo meridione: avevo una prof di italiano e latino cagna (nel senso che spiegava malissimo e metteva passione zero), e una compagna di classe secchiona forte (intelligente e brava quanto inadeguata alla vita). Fine della premessa.
Un sabato la prof chiese se qualcuno volesse essere interrogato come volontario, ovviamente alzò la mano la secchiona e prese la parola.
Io, tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, cominciai a chiacchierare col compagno di banco e amico sulle sorti della nostra squadra del cuore. Vedendoci distratti, la professoressa mi chiese di continuare il discorso che stava facendo la mia compagna.
Io avevo sentito per sbaglio il nome dell'autore e, basandomi solo su quello, cominciai tutto un pippotto filosofico.
Quel voto fu considerato interrogazione, fortunatamente presi 9+, la secchiona-volontaria ebbe 9- (e questo le causò lacrime di delusione).
Ebbene l'autore in questione era Pirandello, avevo appena letto uno, nessuno e centomila, opera che mi è rimasta nel cuore, non certo per merito della professoressa (aveva spiegato male anche quell'argomento) ma per passione personale.
ricordo con precisione alcuni testi che al liceo mi avevano sconvolta e abitata per giorni:
RispondiElimina"verrà la morte e avrà i tuoi occhi" Pavese, l'insoddisfazione febbrile di M.me Bovary, il ritmo allucinato di Giro di vite, la desolazione di Gente di Dublino e la futilità di un certo amore nel Giardino dei Finzi Contini.
Bon courage,
cam
Grazie, cam. Mi sei di conforto.
RispondiEliminaGli autori che mi hanno cambiato la vita, perché li ho letti molto presto (elementari-medie) e hanno inciso profondamente, sono Foscolo, Montale e Pirandello. Al liceo ho avuto, per un anno uno, una professoressa innamorata di Montale (e di Dante) che me l'ha fatto capire davvero, e lì si è proprio inziccato nella mia testa e addio. Altri autori (rigorosamente nel programma e rigorosamente italiani, sennò è troppo facile) che mi sono rimasti dentro... Petrarca con "Padre del ciel, dopo i perduti giorni". Il Saul di Alfieri. Leopardi, perché solo al liceo l'ho capito; ho amato tutto, ho adorato le Operette morali, è stata una lettura entusiasmante. Svevo, perché prima ero troppo piccola per capirlo, ma al liceo mi ha raggiunta (maledizione a lui). Verga, un altro di cui alle medie non avevo capito un cazzo, e di cui ho letto ogni cosa al liceo (che bello il Mastro Don Gesualdo) e sulla cui scia ho letto quel gioiello de I Viceré, il romanzo più "romanzo" e meno "scolastico" scoperto fino ad allora nei meandri dell'antologia. Però a me piaceva leggere; c'era poco, del programma d'italiano, che mi disgustasse. (mi aveva molto colpita una poesia di Pascoli che non riesco a recuperare, ne approfitto perché qui è pieno di professori: era un dialogo con la sorella, penso, passeggiavano la sera nel giardino, e si accorgeva che un loro albero era in realtà morto, consumato da un rampicante)
RispondiEliminaDecisamente Dostoevskij: le Notti Bianche e l'Idiota soprattutto. Plauto (Aulularia). Direi anche Giacomo da Lentini ("Meravigliosamente", forse il miglior settenario della letteratura). Kierkegaard ("Aut-Aut"). Chrétien de Troyes (tutto, ma forse in particolar modo l'Yvain). Di Leopardi, la Ginestra.
RispondiEliminaMa forse quello che mi ha cambiato di più la vita è stato "Noi" di Zamjatin. In fondo adesso non farei quello che faccio se al liceo non mi avessero indicato quell'opera i suoi rapporti con Orwell.
Oh, e il Doctor Faustus di Marlowe, ma non è esattamente qualcosa che lessi su indicazione di un professore.
RispondiEliminaBukowski e Pennac, mi ero dimenticato Bukowski e Pennac.
RispondiEliminaChe ricordo mi hanno lasciato qualcosa Leopardi, Parini, Pirandello, Pavese e Pasolini.
RispondiEliminaA 14 anni anche "L'amico ritrovato" e "Un'anima non vile".
Grazie anche a voi, per i vostri confortanti ricordi. Sulla poesia di Pascoli che cita Irene adesso provo a scovarla. Così su due piedi non riesco a farmi venire in mente nulla.
RispondiEliminaPer colpa di questo tuo post ho passato la sera a leggere la marmaglia qui citata... E così ti posso dire che la poesia che così imprecisamente ricordavo è Il vischio, nei Primi poemetti. A rileggerla, mi pare intollerabile, cosa che conferma quanto impressionabile io fossi a 17 anni!
RispondiEliminala mia opinione conta poco, ho fatto solo 3anni di segretaria d'azienda (convinta di essermi comunque diplomata, ma la mia azienda pochi mesi fa alla domanda titolo di studio? mi han risposto ah, no il tuo è solo un attestato, il diploma è tale solo 5nnale.. sigh... declassata dall'azienda -.-) a noi fece scegliere il libro il prof.d'italiano, avendo in classe 2ragazze che la droga la usavano, scelsero christiana F. e come film? mery per sempre... ;-) il prof era molto riservato e il gergo del libro lo imbarazzò, anche perchè si decise di leggere qlche pagina a turno in classe... però sinceramente di tanto sottolineare evidenziare imparare a memoria il capire i significati delle odi in determinati momenti storici ne ricordo poche, ma ho sempre "invidiato" i liceali perchè già a 18anni usavano una dialettica che m'incantava... rivedendo alcuni dei miei ex prof mi dicono che oggi è dura insegnare, i ragazzi sono prepotenti e i genitori li spalleggiano... quindi Auguri!! ;-) magra consolazione dirti che purtroppo, un po' ovunque, è più facile essere arroganti.. andrea76
RispondiEliminaLe città invisibili di Calvino se mi posso permettere di dare un consiglio. E poi Montale.
RispondiElimina"Waiting for Godot" mi ha segnato in quarta superiore e non me ne sono mai liberata.
RispondiEliminaAnche le due terzine con Pia de' Tolomei mi inseguono dall'inizio della quarta, ma su queste pesano anche le incredibili e indimenticate doti della mia prof. di lettere.
Niculet
Ah! Io ho avuto la fortuna (o sfortuna?) di vivere il mio primo, sconvolgente e puramente utopico innamoramento giusto a 16 anni, in piena coincidenza con la spiegazione di Catullo. Quindi voto per l'"Odi et amo" (di cui all'epoca non capii sostanzialmente nulla, ma che suonava scandalosamente bene).
RispondiEliminaE in letteratura inglese il monologo di Lady Macbeth e, sempre di Shakespeare il suo "life is only a walking shadow" etc etc. che mi imparai a memoria e in lingua originale (e che ancora mi ricordo).
E per conto mio (e intonata al quel pazzo scatenato di prof che ci proponeva un personale e disilluso "california dreaming", por supuesto molto dreamed), la lettura di quel mattone di On the road di Kerouak, con tanto di cartina degli USA con cerchiati i posti del MIO sognato viaggio.
Ricordati che insegnare letteratura è fare educazione sentimentale; è insegnare a dare un nome a quel magma di sensazioni incomprese e incomprensibili che a quell'età più che in altre sconvolge e travolge. Non abdicare...
perdonami eh... se ti offendo in qualche modo... ho passato un oretta a leggere il tuo blog... io ho sempre pensato che dietro ai professori non ci fosse nulla, o meglio, è ovvio che qualcosa c'è, ma non sono mai riuscito a vederlo... alle cene di classe, in qualsiasi momento, il professore è sempre troppo maturo, sempre troppo formale, sembra un personaggio di un film... fa le battute, ma sono scontate, finte, c'è una morale o un insegnamento. i professori sono troppo perfetti o corretti, sempre. vivono in un telefilm. io ho due parenti molto stretti che sono professori perciò conosco bene la situazione di cui sto parlando. e non ho mai riscontrato questi comportamenti in nessun altra categoria (forse nei baristi). comunque come professore sei piacevolmente umano e mi fa piacere, beati i tuoi studenti. ah, ho lasciato il commento anonimo per pigrizia e per anonimato. non ho voglia di sbattermi a scoprire come posso mettere un nick...
RispondiElimina" Il maestro e Margherita", letto in solitudine alle medie (la mia prof era contraria, diceva che a quell'età "mi mancavano le chiavi di lettura") e poi riletto al liceo tra i libri "per le vacanze". Il libro che amo di più in assoluto.
RispondiEliminaLe lettere di Seneca (ma dubito tu possa usarle)
"Gli indifferenti" di Moravia e "La cognizione del dolore" di Gadda tra le letture dell'ultimo anno.
"A rebours" di Huysmans (il mio insegnante di lettere in quinta ginnasio era un adorabile anarchico, e promuoveva di TUTTO (Huysmans, Malaparte, Tolkien) pur di risollevarci il morale dopo la lettura coatta dei Promessi Sposi)
P.S. Il tuo appunto sull'accavallarsi delle passioni mi ha ricordato (chissà poi perché) me stessa alla fine del liceo classico: adoravo leggere e la letteratura, ma avevo paura che farne la base della mia vita lavorativa mi avrebbe portato a perdere la passione per i libri. Fu principalmente per quel motivo che scelsi Chimica anziché Lettere Antiche.
Monica
Libri che mi hanno cambiato più che la vita il modo di vederla ce ne sono tanti, ma tu chiedevi quelli dei diciassette anni... Oltre a quello che ho scritto di là, adesso mi è venuta in mente un'altra cosa. Il nostro professore di lettere era uno che sapeva smuoverti l'anima quanto un lavandino: non mi ricordo una, una sola cosa che mi abbia trasmesso (e avevo otto eh, non è che non gli badassi). Però una volta era assente ed è arrivata una supplente, che ci ha detto che la poesia non è solo sui libri, e ci ha fatto una lezione bellissima in cui parlava della poesia di De Andrè e Bob Dylan, e citava l'Antologia di Spoon River (che sono corsa a cercare) e citava tante di quelle cose che ci ha fatto girare la testa. Non ricordo più come è passata anche da Rimbaud e Saffo e E. Dickinson. Non l'abbiamo più vista ma la settimmana dopo mezza classe scriveva - più o meno in segreto - poesie.
RispondiEliminaio leggevo moltissimo da sempre e per conto mio quindi fare mente locale su cosa mi ha cambiato di quello che ho letto per scuola è difficile (spesso l'avevo già letto), ma direi sicuramente Svevo (lo trovai divertentissimo mentre per tutti era una pizza, e mi insegnò che anche da adolescenti si può non omologarsi) e Pirandello, che con 'Uno, nessuno, centomila' mi folgorò (avevo letto soprattutto grandi classici tradizionali, per me fu la rivoluzione della letteratura).
RispondiEliminaMi rendo conto però, e me ne rendo conto solo ora che mi ci fai pensare, che più di tutto il liceo mi ha 'insegnato' o meglio innestato la poesia: a casa mia si leggeva molto ma pochissima poesia e io mi innamorai dei lirici greci, di Catullo e poi Ungaretti (si sta come d'autunno) e pure Quasimodo che tutti odiano (amo molto E come potevamo noi cantare...).
E poi, più di tutto, Neruda: ma per quello devo ringraziare un libretto nonc erto considerato di alta letteratura, ma che davvero sì cambiò la mia adolescenza: 'Rosso di sera' di Brunella Gasperini. Un po' datato ora, ma gli adolescenti non credo siano così tanto diversi, dentro, da quelli degli anni sessanta o novanta - o avanti Cristo... :)
Da allora comunque per pigrizia non ho più approfondito la poesia, anche se mi incuriosisce molto in seguito ho scoperto solo due autori, Alda Merini e Nazim Hikmet.
È comunque buffo che dal mio professore di italiano del triennio ho imparato tante cose, ma nessuna che avesse anche solo minimamente a che fare con la letteratura :-)
RispondiEliminatu ne quaesieris, scire nefas
RispondiEliminaquem mihi quem tibi, finem di dederint, Leuconoe..
forse un mattino andando in un'aria di vetro..
Orazio e Montale: decisivi tutt'ora.
Anna
Ringrazio tutti, per le loro idee, che a volte hanno confermato le mie, altre volte mi hanno sorpreso. Però è sempre bello vedervi arrivare qui a parlare di libri e di poesie. Lo rifarò. ;)
RispondiElimina(maledetto blogspot che ha cancellato il mio primo commento... riscrivo...)
RispondiEliminaI miei due autori - a 17 anni:
Dante: perché non era 'solo letteratura' ma anche politica, filosofia, religione, scienza. Ho avuto la fortuna di avere una buona prof, che spesso ci lasciava interpretare, discutere e litigare su questo o quel passaggio. E' stata un'ottima scuola non tanto di poesia, quanto di retorica e sintesi. Fondamentale per Dante, credo, sia leggerlo tutti insieme in classe e parlarne, parlarne, parlarne. E' un mattone fondamentale per imparare a far lavorare il cervello, a collegare nozioni, a presentare una tesi, a smontare quella di un altro... Come dicevo, una palestra di retorica - e quindi di pensiero.
Andrea De Carlo: in particolare "Due di due". Perché non mi vergogno di aver avuto 17 anni e di esser stato, come tanti, incazzato e polemico. La cosa che ricordo di questo libro, oltre ad averlo letto e riletto, ai tempi, è stato il senso di 'condivisione'. Infatti l'ho prestato a tanti amici, che l'hanno prestato ad altri... E tanti di quelli che comunque non condividevano con me la passione della lettura, ecco, con questo libro un parere, un commento, glielo strappavo (quasi) sempre.
Dopo il Classico dei Classici, e il romanzo generazionale, devo comunque menzionare anche (in ordine sparso): Pirandello, Leopardi, Calvino, John Steinbeck, Heinrich Böll, Samuel Beckett.
Restando in tema diciassettenni: spesso, di fronte alla letteratura (soprattutto quella 'classica', da scuola), la reazione è "non mi va". Ecco - io non saprei dire di preciso come - ma purtroppo il compito di una scuola superiore non è più solo quello di 'formare', è anche quello di 'ricordare' ai ragazzi che "devono avere sete", sete di conoscere, di scoprire. La sete c'era, tutti l'abbiamo, ma a molti l'hanno fatta dimenticare. Forse è per questo che ho menzionato due autori di cui 'parlavo' assieme agli altri - perché avevano una dimensione 'sociale' che nella vita dell'adolescente è la chiave. Erano autori di cui parlare 'in cerchio', non solo autori di cui il prof declama, in una lezione 'frontale'.
"Le città invisibili" di Calvino, questo mi ha cambiato la vita, o meglio è stato uno dei tasselli che alla fine mi ha fatto scegliere la strada da prendere dopo la scuola superiore. Altri titoli che mi vengono in mente pensando ai tempo del liceo sono "Una questione privata" di Beppe Fenoglio, "La storia" di Elsa Morante, "Il signore delle mosche" di Golding e "Mrs Dalloway" della Woolf, questi entrambi in lingua originale. Di altri ho scritto qui http://sullargine.blogspot.com/2011/01/we-try-but-we-didnt-have-long.html , ma non sono quelli dei miei diciassette anni. E poi - giusto a fini statistici - a me l'Orlando Furioso (quel poco che ne leggemmo in classe) piacque molto.
RispondiEliminaE spero che continuerai a uscire dalla macchina, dopo la tua sigaretta mattutina.
Hai visto che un nome l'hai recuperato anche tu?http://sempreunpoadisagio.blogspot.com/2011/12/il-successo-di-don-alessandro.html
RispondiElimina@Maria Paola ;)
RispondiEliminaE' che i pensieri frullano in tetsa per diversi giorni e si cercano da soli delle risposte che uno non sapeva di avere...
a me Yukio Mishima, segnatamente "Cavalli in fuga" ha liberato dal senso di colpa del dover essere "buoni" e insegnato cose come acciaio, onore, fedeltà.
RispondiEliminanon ringrazierò mai abbastaza quell'eroe che un giorno si è ucciso invano per una nobile idea. e i suoi romanzi. questo sì mi ha cambiato le prospettive e a tutt'oggi a 39 anni non riesco con tutti i "se" e i "nonostante" del caso a pentirmene. queste cose ti lasciano da solo, ma tu evitano di sptarti alo specchio ogni mattina.
Per quanto mi riguarda, in assoluto Alessandro Manzoni: c'è qualcosa di più meraviglioso dei Promessi Sposi tra quello che si studia a scuola?
RispondiEliminaGuardavo pure le repliche dello sceneggiato con Paola Pitagora che trasmettevano al pomeriggio in tv.
Come dice Nicola Gardini nel suo ottimo "Per una biblioteca indispensabile" <<..i Promessi sposi insegnano che la violenza e l'impunità vanno bandite dalla vita civile e che per migliorare l'essere umano servono i libri.>>
E poi, anche se me lo avevano fatto leggere prima, in prima superiore per l'esattezza, "Il cavaliere inesistente" di Calvino, perchè mi ha aperto un mondo e fino ad allora non sapevo che i libri potessero essere così belli da leggere.
Sui Promessi sposi ho scritto proprio pochi giorni fa: e sono d'accordo con te, infatti.
RispondiEliminajack kerouac - i vagabondi del dharma
RispondiEliminain ritardissimo (mi scuso) ma ho scoperto ora il blog e non posso resistere. forse non vale, perchè anch'io ho studiato lettere e faccio l'insegnante, però non posso resistere. Io ricordo ancora il timbro di voce della mia insegnante di italiano delle medie, quando leggendo recitava "eeee quando ti corteggian liete le nubi estive e i zefiri sereni eeee quando dal nevoso aere ..." oppure "oh natura oh natura perchè non rendi poi quel che prometti allor?!". Inutile dire che questi poeti non li avevo davvero capiti allora (chissà adesso) ma quello che ricordo mi colpì è che lei sembrava veramente felice e soddisfatta di sé.
RispondiEliminaMagari mia figlia avesse avuto un insegnate così...elementari disastrose (il tempo pieno sabotato con le peggiori insegnanti:alla fine del primo anno non sapeva quasi leggere e men che meno scrivere), medie discrete (anche se le mancavano le basi) e primo anno di ginnasio traumatico (insegnante di italiano da ricoverare per turbe psichiche). Comincia ora ad apprezzare la letteratura e la filosofia, al quarto anno di liceo psicopedagogico. Sono fuori tema, lo so, datemi pure l'insufficenza...però lasciatemi provare a ricollegarmi al discorso di partenza: non cito le mie preferenze (non vale: ho studiato al classico e poi laurea in Lettere), vi racconto invece quelle di mia figlia (liceale diciottenne), che spero intraprenda presto la lettura di questo blog: Boccaccio, Montale, Ungaretti, Calvino, folgorata sulla strada di Damasco da Vittorini, Duras, Saramago e Sepulveda. Può servire lo stesso?
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