martedì 19 aprile 2011

Ognuno verso i suoi scaffali

di Sempre un po' a disagio

La vostra storia d'amore è finita e le scappatelle mano nella mano in libreria ora sono solo un «prima». Dopo avete cominciato a cambiare passo, quartieri, mani e bocche. Poi avete dato altro materiale all’amore. Ma prima venivate qua, in libreria, a ingombrare spazio e togliere polvere ai libri. Entravate come si entra in casa propria, di venerdì e di sabato, di pomeriggio o verso sera. La vostra era la geometria d’amore di chi sa dove mettere lo sguardo, di chi sa cosa afferrare e leggere; insieme, senza mai allontanarvi uno dall’altro. Prima guardavate i romanzi tascabili e poi quelli rilegati. Non mi avete mai chiesto nulla, nemmeno un titolo. Mai. Gli innamorati non chiedono, prendono la rincorsa da soli e con il sorriso di chi ce l’ha fatta, finalmente.

Le storie d’amore hanno sempre a che fare con i libri e talvolta con le librerie. Vedo i mariti annoiati, gli uomini pesantemente appoggiati al carrello della spesa fuori dal negozio, piegati dalla stanchezza di una settimana di lavoro. Attendono le mogli o le compagne un po’ curiose, che cercano libri su come dimagrire, su come cucinare piatti giapponesi, su come cucire, su come addormentare un bambino e su come amare. Cercano un «come» mentre qualcuno fuori del negozio le aspetta. Le storie d’amore iniziano e continuano nelle librerie. Finiscono però distanti dai libri di una libreria, tra oggetti di casa, calendari che non voltano pagina da mesi, vicino alle lettiere di un gatto e tazzine sbeccate.

In libreria voi due parlavate sempre a bassa voce, cercavate la poesia adatta al momento, l’aforisma prima della cena e del cinema.         
       Vi ho visti quella volta che vi siete baciati dopo un’emozionata lettura di una poesia di Salinas, là nell’angolo più nascosto e protetto del negozio. Vi spiavo con la bava alla bocca, con invidia che non voleva saperne di andarsene fuori dal centro commerciale. Maledetti. Una poesia, un bacio in punta di piedi, una mano nei capelli e poi via a pesare e sbirciare altre pagine e altre figure. Eravate così belli che quasi quasi volevo dar di gomito alla cara collega per dirle quello che stava succedendo nella nostra libreria. Ma la collega era impegnata e quindi mi sono abbuffato da solo, tra un cliente e un pagamento, grazie e alla prossima.

Posso elencare anche i vostri viaggi, sapete? Istanbul, Granada, Egitto, Marocco, Norvegia e, se non sbaglio, l’ultimo che avete fatto è stato quello a Parigi. Ho un amico un po’ stupido che una volta mi ha detto questa cosa: «Tutte le storie d’amore si sciupano dopo un viaggio a Parigi. Gli innamorati non dovrebbero mai andare a Parigi». Io non ho mai dato alcun credito a questa stramba teoria, però, se i conti sono giusti, il vostro ultimo viaggio è stato davvero a Parigi. O comunque l’ultima volta che vi ho visto in libreria è stata quando avete comprato una guida turistica di quella città. Coincidenze, altro che teorie.

Poi è finita. Avete latitato per settimane o mesi, che qui dentro il tempo passa e non so dire esattamente. Non ho visto più il vostro incedere, la vostra intima entrata tra questi scaffali, tra i commessi abbruttiti dal lavoro compiuto e da compiere. Poi ho visto te entrare da solo, e te entrare accompagnata da un altro ragazzo. Avete cominciato a vestirvi in modo diverso, a camminare più lentamente, ad allontanarvi dalle poesie di una volta, dalle guide turistiche e dai romanzi rilegati. Avete cominciato anche a parlarmi: «Scusa, dove si trovano i libri sullo yoga?», «Scusa, dovrei fare un regalo, potresti consigliarmi qualcosa?». E allora io sono uscito dalla cassa, oppure ho mollato i libri che stavo impilando e vi ho accompagnati dove dovevo accompagnarvi, ho speso due o tre parole su un libro che «quando lo consiglio, poi il cliente viene sempre a dirmi che andava bene, che il libro è piaciuto». Non è vero, ovviamente, i clienti non tornano per ringraziare, si dimenticano. Però la dico sempre questa cosa ai clienti banali e noiosi. Tecniche di vendita, le chiama qualcuno. Balle, le chiamo io.

Avete cominciato a frequentare la libreria di lunedì o mercoledì e non più verso il fine settimana. Vi siete fatti seri e rigidi. Una volta vi siete anche incrociati: «Ciao» ti ha detto lui, «Ciao» ti ha risposto lei. E poi ognuno verso i suoi scaffali, come se non fosse mai successo nulla in questa libreria di periferia.

14 commenti:

  1. sentite, tu e il tuo compare: ogni mattina, entro in ufficio, apro il vostro blog subito dopo repubblica, leggo le ultime cose e mi rimetto in pace con la giornata

    RispondiElimina
  2. Eppure,... chissà quante, quante volte hanno detto "per sempre".
    "Per sempre, per sempre, per sempre..."
    Ed era vero; è sempre, sempre vero.
    L' eternità è un attimo. Noi grandi lo sappiamo, dopo le nostre innumerevoli eternità: sappiamo che è il solo modo di sentirci davvero vivi.

    RispondiElimina
  3. E' molto bello quello che hai scritto, e' molto bello perche' e' molto vero.

    RispondiElimina
  4. Però non scrivere queste cose, che io sono a Parigi, lontana dagli affetti, emotivamente fragile, con poche ore di sonno alle spalle e poi mi viene da piangere in mezzo alla biblioteca....
    (comunque bellissimo).

    RispondiElimina
  5. sentite, tu e il tuo compare: ogni mattina, entro in ufficio, apro il vostro blog subito, senza passare da repubblica, leggo le ultime cose e mi rimetto in pace con la giornata.

    (che rimettermi in pace col cervello non mi riesce).

    E però mi hai fatto quasi piangere, dannato te.
    P.s.
    Di amici stupidi, a questo punto, ce ne sono almeno due.

    RispondiElimina
  6. Delizioso come sempre, poetico e malinconico...ma forse questo sei tu. Bello per questo
    Chiara

    RispondiElimina
  7. così vero, che mi ha ucciso l'allegria di questa giornata primaverile!

    mari

    RispondiElimina
  8. Il disagiato, fedele al suo nickname, è stato di nuovo lasciato a piedi dalla sua connessione e dunque è rammaricato di non poter rispondere e/o ringraziare. Lo faccio io al suo posto, per quel che vale.
    Qualcuno, oltre a me che sono voce inascoltata, dovrebbe fargli capire che è ora di cambiare gestore di telefonia fissa.

    RispondiElimina
  9. @professo': digli di trasferirsi in Toscana.
    Qui, posso offrirgli un servizio impeccabile. :D
    (ma ci stiamo organizzando anche per quel di Brescia, dove già abbiamo il servizio di fonia ;))

    RispondiElimina
  10. Da una postazione di fortuna (e a scrocco) ringrazio chi mi dice che questo post è bello e chiedo scusa a chi gli si è guastata la giornata.

    RispondiElimina
  11. Caro Nomade, noi qui si vive sperduti in provincia e ci sono ancora paesi in cui non è disponibile l'adsl. Figurati.
    (E comunque la questione è anche che lui, il disagiato, compie scelte drasticamente irragionevoli, per contratto con l'esistenza credo.)

    RispondiElimina
  12. (una delle scelte è, per citarne una, cercare e trovare una postazione di fortuna)
    Caro "sempre un po' a disagio": a me la giornata non si è guastata, per esempio.

    RispondiElimina
  13. il fatto è che questo post mi ha fatto venire in mente il libro di Philip Roth che dice "Accecato dalla natura spaventosamente provvisoria di ogni cosa." (la macchia umana) ..e fuori c'era il sole, e lo sentivo quasi balsamico...

    mari

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)