di lo Scorfano
Se davvero Canale 5 manderà in onda il reality show con i precari della scuola, io non mi stupirò più di tanto, ve lo confesso. Anzi, a dirla tutta, non mi stupirò e non mi indignerò per niente; e non mi parrà una grande novità dei tempi nostri. Certo, non lo guarderò: ma non guardo mai i canali Mediaset, non so nemmeno di averli memorizzati sul decoder, per cui non credo che sentiranno la mia mancanza.
Ma reality show è per definizione spettacolo della «realtà», e la realtà è esattamente quella: per esempio la realtà è che 150.000 euro valgono dieci anni di stipendio da insegnante (quando ce l’hai, lo stipendio: perché se sei precario non ce l’hai nemmeno). E poi la cultura, figuriamoci: da quanti anni abbiamo preso atto che la cultura è poco più che spettacolo? Da molti anni, ormai. Tanto che Dante Alighieri va bene ma solo se lo legge un comico; tanto che la mostra su Matisse e Michelangelo (la «mostra dell’anno»!) ti fa gli sconti se hai la tessera Ikea Family; e i musei vanno bene e fanno soldi e clienti solo se assomigliano ai centri commerciali, altrimenti sono vuoti, anche se le opere esposte fossero le stesse medesime.
Insomma, la cultura è spettacolo e consumo, da molto tempo, anch’essa. Per cui niente di cui stupirsi: faremo un po’ di show con la realtà dei precari, persone colte, persone che hanno studiato e che andranno a vendersi (faranno anche bene) per qualche euro, facendo magari figuracce e interpretando la parte dei noiosi di fronte alle star ignorantissime, ma simpaticissime, della tv. Non vedo il problema, e non vedo neppure la novità.
Soprattutto, non vedo la novità:
perché gli autori dei formati televisivi non sono mica dei geni innovatori, no? Loro, come i pubblicitari, raccolgono solo quello che vedono, quello che già c’è: la realtà, appunto. E ne fanno spettacolo, spesso misero: lo show che deve essere. Non sanno nemmeno che cosa sia il genio, quelli; non sanno inventare niente. Poi magari si fanno chiamare creativi, ma sono solo parole: lenti colorate per camuffare se stessi e la propria vanità.
Resta solo un punto da chiarire: ed è quello che ha evidenziato .mau. nelle sue poche righe di qualche giorno fa: sono davvero talmente malmessi gli insegnanti, che debbono essere trattati così da sfigati? Sì, lo sono: parecchio malmessi e assolutamente sfigati. E non fate finta di niente, o voi che leggete (anche se magari avete riconsciuto la movenza da apostrofe dantesca): tutti sappiamo che gli insegnanti sono sfigati, perché l’insegnamento è un mestiere da sfigati; tutti lo pensiamo da tanto tempo (forse da quando la cultura è diventata spettacolo e consumo, può essere), anche se poi, in società, non sta bene dirlo ad alta voce e non lo diciamo; e diciamo magari, e con aria solenne, il contrario.
Lo penso anch’io che siano sfigati, ve lo confesso. E mi tengo serenamente la mia sfiga, e non me ne importa nulla e me la coltivo anche, in certi giorni fortunati. Perché so benissimo che tutti si tengono la loro, anche se fanno finta di niente. E so altrettanto bene, per esempio, che pure gli autori dei format televisivi e dei reality show la vedrebbero nello specchio, la loro sfiga, se sapessero guardarci. È che non lo sanno fare, purtroppo (per loro), non sanno vederla, non sanno nemmeno più riconoscersi allo specchio: e questa strana cecità, in fin dei conti, mi pare davvero l’unica vera novità dei tempi nostri.
Se non altro non sentitevi soli, siamo in tanti sfigati là fuori e consci di esserlo :-)
RispondiEliminaNo. Reality show è la rappresentazione di quello che vogliono farci credere la realtà sia.
RispondiElimina@.mau.: non riesco a essere del tutto convinto di quello che dici. La realtà, in gran parte, è come viene rappresentata: o almeno lo è per la maggioranza delle persone, che non hanno motivo di non fidarsi della sua rappresentazione.
RispondiEliminano, la realtà è molto più banale.
RispondiEliminaLa mia modestissima impressione sui reality show è che siano un palcoscenico concesso a persone che vogliono fare gli attori senza che sia loro assegnato il copione.
RispondiEliminaSe invece parliamo di insegnanti, a me non sembrano particolarmente sfigati. Certo, essere insegnante 50 anni fa portava con sé un diverso livello di riconoscimento sociale. Ma dipende sempre con chi ci si confronta. E comunque, è vero: siamo in tanti sfigati e consci di esserlo.
Intendiamoci Lele, la sfiga è relativa. Però: stipendio risibile, prestigio sociale nullo, sensazione diffusa (negli altri) che chiunque farebbe il nostro mestiere meglio di noi, colpe stratificate e decennali di noi stessi, in tanti e diversi ambiti... Il quadro complessivo che ne esce è disarmante.
RispondiEliminaun'osservazione sola, che al di là delle questioni di merito sul programma, secondo me dice moltissimo:
RispondiEliminaal vincitore del GF vanno 300.000€, al gioco dei pacchi su Rai1 dopo il TG se ne possono vincere 500.000, fino a 1.000.000 da Gery Scotti.
al docente precario vincitore solo 150.000.
ci trattano da pezzenti anche nei quiz, questa è la verità.
Ribadisco un commento che già ti scrissi quando ancora non sapevo chi fossi: valà, che fai il mestiere più bello del mondo.
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