di lo Scorfano
Dato che, per una rara combinazione di eventi, ieri sono tornato a casa alle 12 da poco passate e avevo anche un paio di ore libere, a me è capitato di vederlo proprio in diretta il discorso che Berlusconi ha tenuto alla Sapienza di Roma (che non è stato neppure un discorso, ma una premiazione, in realtà). Il discorso tutto fatto di «battutacce», che ha creato «gelo» e «imbarazzo» nella platea dei giovani neolaureati. E, vi dico la verità, non ho avvertito nessun gelo e nessun imbarazzo: anzi.
La platea dei giovani brillanti rideva molto divertita; anche il rettore della Sapienza rideva piuttosto felice. E sapete perché, secondo me? Per il più semplice dei motivi: perché Berlusconi era assolutamente divertente. Un paio di barzellette le ho sentite in diretta: e ho riso anch’io. Erano carine, poco da dire (l'ultima era obiettivamente triste, è vero: ma càpita a tutti, no?). E poi chiamava tutti i giovani laureati per nome, si informava, dava consigli (certo, dimenticandosi che i laureati in Italia hanno di fronte un futuro di disoccupazione o precariato... ma mica ci si può sempre ricordare di ogni cosa, no?), scherzava con tutti, dava pacche sulle spalle. Si vedeva che gli piacciono le persone, la gente, tutti. O, almeno, io lo vedevo bene: io, che mai gli ho dato e mai gli darò il mio voto, lo vedevo benissimo e l’ho trovato indubbiamente simpatico.
Sì, è così: è questa la parola giusta: simpatico. E poi anche piacevole, un po’ caciarone e prevedibile, ma tutt’altro che sgradevole. E allora mi è venuta in mente una parola che non usavo da tanto tempo, perché è un’espressione savonese, e io a Savona non torno da anni. La parola è «bruciabaracche», spesso abbreviata in «brucia», nell’espressione tipica e ammonitrice: «Stai attento, quello è un brucia». E ho pensato: ecco, Berlusconi è un «brucia», nient’altro.
Perché i «bruciabaracche» sono tutti sempre simpatici: ti salutano cordialmente, ti offrono il caffè quando li incontri, si ricordano il nome di tua madre e della tua fidanzata, fanno battute sulla scollatura della barista, con cui ci provano anche un po’, ma in modo divertente. Poi si chiamano «brucia», perché ti pagano con assegni scoperti, ti vendono macchine usate che fanno schifo, ti fregano appena giri l’angolo e progettano di farlo ancora prima di salutarti calorosamente. Ma, mentre sei al bar con loro e ti stanno offrendo il caffè, sono simpaticissimi, vulcanici, ti fanno ridere e sentire a tuo agio.
E ieri, all’ora di pranzo, ho subito riconosciuto il «bruciabaracche» che si agita indomabile dentro Berlusconi. Mi ha fatto un po’ tenerezza, quando si è lamentato dell'architettura istituzionale cercando consensi con lo sguardo da tutte le parti; mi ha fatto ridere, anche quando ha visibilmente esagerato facendo l'immancabile battuta sul bunga bunga, perché i «brucia» esagerano sempre, è nella loro natura. E quindi ho pensato che è un peccato che non abiti nel mio paese, quel brucia di Berlusconi, che ci saremmo incontrati, avremmo preso un caffè insieme e mi sarei un po’ divertito al bar.
E invece, guarda un po’, Berlusconi è alla guida della nazione: un «bruciabaracche» alla guida di una nazione in cui, mediamente, i giovani neolaureati non trovano lavoro o lo trovano decisamente sottopagato. E questa, alla fin fine, è la barzelletta di Berlusconi (e dell'Italia) che non riesce proprio a farmi nemmeno sorridere. Perché da un «brucia», è bene saperlo, ci si fa offrire il caffè e ci si fa raccontare qualche barzelletta, quando non si ha niente da fare: ma poi, quando lui comincia a parlarvi della macchina che vuole vendervi o dell'affare che vuole assolutamente che facciate insieme, ci si inventa un impegno improvviso e si sparisce alla svelta. Che lo sanno tutti, in paese, che quello è un «brucia».
Non potrei essere più d'accordo. Una delle cose che non mi piacciono proprio dell'Italia è che la gente come Berlusconi, i cialtroni trafficoni simpatici ma un po' furfanti, ce la fanno sempre. Sono loro che fanno carriera, che diventano presidenti del consiglio.
RispondiEliminaGli altri, quelli noiosi e seri, restano manovalanza, a tirar avanti la baracca.
Ma poi penso che se in America un filosofo pubblica un libro del genere:
http://it.wikipedia.org/wiki/Stronzate._Un_saggio_filosofico
non siamo certo gli unici a questo mondo. È un problema molto vasto.
Né più, né meno.
RispondiEliminaE bravo, professo'!
Grazie a voi. Pensare che sono andato a scuola stamattina pensado che avrei ricevuto un po' di commenti indignati per il fatto che l'ho definito "simpatico"...
RispondiEliminaMah guarda, io l'ho sempre pensato che sicuramente Berlusconi di persona sia una persona simpatica, di quelli che sanno gestirsi in tutte le situazioni.
RispondiEliminaD'altronde, se vuoi fare impresa in Italia è necessario sapersi muovere "socialmente", avere gli agganci giusti, stare simpatico all'assessore quando serve, tenersi buoni tutti.
Ma non solo per fare impresa. Conosco coetanei che non hanno combinato mai niente di buono, a scuola non prendevano la sufficienza nemmeno nei temi, però con la loro bravura a tessere una rete di relazioni se la spassano.
Ovviamente poi quando queste persone rivestono ruoli di un certo tipo, mostrano il loro lato negativo. Perché io se fossi in televisione non racconterei mai barzellette. Ma Berlusconi è diventato l'uomo più ricco d'Italia in questo modo, e non cambierà idea alla soglia degli 80.
Io, invece, conosco uno (benissimo lo conosco) che ha messo a repentaglio sempre tutte le opportunità che ha avuto a causa della sua incapacità a tessere relazioni sociali. Lo vedo tutte le mattine, quando mi lavo la faccia.
RispondiEliminaPerò, e va detto con chiarezza, essere disagiati (ehm) sul piano sociale è un limite grosso, enorme. Per cui non mi lamento nemmeno molto: penso che in fondo, in qualche modo, è giusto così.
A me personalmente sta sul ..... è antipatico.
RispondiEliminaMolto antipatico.
Ma è questione di gusti (come diceva il gatto..), eh? ;-P
Capisco l'antipatia, non credere. Però a volte la evito anche volontariamente. L'avversario deve esserci simpatico, lo batteremo prima.
RispondiElimina@scorfano 09/04/11 17:19
RispondiEliminaPer quanto non ti conosca, non puoi essere incapace di "tessere relazioni sociali" se tutte le mattine entri in una classe di almeno una ventina di persone (e non puoi non gestirne molte dinamiche relazionali).
Forse quello che non sei capace di fare è "tessere relazioni sociali per fare carriera".
Tommy Angelo 09/04/11 16:25
descrive quelle persone che a scuola non prendevano la sufficienza nemmeno nei temi, che ci siamo visti passare davanti, secondo noi ingiustamente.
Eppure per la società di oggi queste persone sono più funzionali, più efficienti, quindi hanno più successo.
Berlusconi è il migliore di questi.
La cultura di massa li apprezza, senza guardare un palmo oltre il naso.
Quindi scorfano, se non ci sono le persone come te a fare il lavoro che fai tu, da questa bagna non ci si schioda più. Ci vogliono generazioni di professori per migliorare la società, ma io credo che tu faccia il lavoro che più ti si confà e che più favorisce lo sviluppo culturale dell'umanità.
Non saresti una persona migliore se raccontassi barzellette agli studenti, come Berlusconi.
Chapeau. Grande post.
RispondiElimina@Lele
RispondiEliminaIo temo che sia vero: che ci vogliano "generazioni di professori", come scrivi tu. Per tante ragioni, temo anche che queste generazioni non ci siano. E poi, aggiungerei, ci vogliono anche genrazioni di genitori... E anche su quelli non riesco a essere molto ottimista.
@Marco D.
Grazie molte.
Le barzellette di Belusconi e le manifestazioni dei precari sono forse due facce della stezza medaglia...
RispondiEliminaA me non pare, onestamente. Sul precariato sono in realtà molto più severo di quanto non sia con le barzellette: nel senso che mi pare fenomeno ben più grave e terribile.
RispondiEliminaNo, caro Scorfano. Non penso proprio le sia stato simpatico, non lo è stato nemmeno per un minuto. Il fatto è che lei ha esaurito il percorso psicologico dell’elaborazione del lutto: rifiuto, rabbia, depressione e rassegnazione. E una volta rassegnati, ecco l’assoluzione. Nient’altro. Lei è buono, caro scorfano, rigoroso ma, sotto sotto, lei è una pasta d’uomo.
RispondiEliminaEgli è simpatico quanto la squadra di calcio di cui è presidente. Direi così.
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