Ieri pomeriggio sono andato al centro commerciale che ospita la libreria per la quale lavoro. Mi sono fatto una doccia, sono salito in macchina, ho percorso i dieci chilometri di tangenziale che stanno tra il mio bilocale e il centro commerciale, ho parcheggiato e sono entrato. Il centro commerciale si chiama Le Rondinelle, sta in mezzo a una tangenziale e a un’autostrada, e a Brescia, una quindicina di anni fa, la sua apertura è stata quasi un evento apocalittico. Il popolo, quel giorno, si è accalcato all’ingresso e si è meravigliato di questa struttura allora futuristica che ora è antiquata se paragonata agli ipermercati nuovi di zecca che stanno in zona. Il futuro è già arrivato da tanto tempo, a Brescia, e non ha regalato niente di buono. E allora gli imprenditori si sono inventati altri futuri, futuri anteriori e prospettive.
Le Rondinelle è un concentrato di negozi in franchising, mille volte visti altrove, con le stesse insegne, gli stessi tavoli e le stesse sedie. Dentro i negozi, a lavorarci, ci stanno quelli che per una vita intera forse hanno avuto un reddito molto basso, che non hanno potuto studiare, che non hanno voluto studiare e che , insomma, si sono impantanati, come me, in questa pozzanghera. Qualcuno di questi commessi ha avuto una madre puttana, il padre alcolizzato, altri invece vite banali, composte da due o tre puntini che se uniti danno la figura di questo centro commerciale. Quasi tutti i commessi hanno contratti di lavoro vergognosi, fatti e redatti da imprenditori ricchissimi, che mentre noi lavoriamo pure di domenica stanno sulle loro macchine costosissime o sulle loro barche costosissime e insieme a donne costosissime.
Ma i commessi lavorano in silenzio, si innamorano, si sposano, si accoppiano tra di loro senza essere rappresentati da un dio, da un sindacato o da una gruppetto di intellettuali. Anzi, una volta, alla presentazione di un libro di un amico, mi è capitato di conoscere una signora intellettuale e di sinistra che quando ha saputo che lavoravo in una libreria ha esclamato “Una libreria? Che bello!”, poi quando le ho detto che stava in un centro commerciale ha detto “Ah. Però la Feltrinelli in città ti piacerebbe di più, vero?” Insomma, a lavorare nei centri commerciali ci stanno i poveretti, gli sfigati come me, quelli che se sbagliano un passo non c’è nessuno a rappresentarli.
A me le merci che stanno nel centro commerciale fanno venire il voltastomaco. Però mi piacciano molto le persone che ci stanno dentro, anche se mi sfiniscono e mi esasperano. Mi piacciono sempre per lo stesso motivo di una vita e cioè che sono innamorato degli esseri umani. E’ una fissa la mia, è un errore di fabbrica questo continuo interessarmi alle persone, ai loro destini naufragati e ai loro limiti. Se mi viene da fare una smorfietta leggendo una poesia di Giovanni Giudici è perché ho capito qualcosa di me e della commessa della saracinesca affianco. Se ho un blog è per potervi raccontare senza ironia e disprezzo cosa capita a questa gente che ogni giorno entra e esce dal centro commerciale e così voi magari vi fate un’idea della buchetta che mi sono scavato in una vita e che ogni giorno un poco mi ripara. Queste che riempiono il centro commerciale non sono formiche che fanno brusio, sono esseri umani. Magari peggiori di voi in tutto, ma esseri umani.
A me i centri commerciali non piacciono, ma mi danno da campare, da pagare affitto e comprare libri. Non li vorrei diversi, perché mi sono indifferenti. Le Rondinelle è luogo che frequento per tante ore e tutti i giorni. Qui avvengono molte cose, la gente consuma e si consuma e io lo capisco e lo faccio mio. Poi di sera esco dal negozio, saluto i colleghi stanchi, salgo in macchina, percorro la tangenziale, entro in casa e faccio cose, mangio, leggo un paio di mail e le parole scritte dai bloggers che dovrebbero raccontare di come stanno le cose e di come stanno i loro simili. Leggo Mantellini, ad esempio. A me piace Mantellini, anche se lo vorrei un po’ più alto e un po’ più basso. Però mi piace Mantellini e per lui sono disposto pure a qualche compromesso. Ma solo per poco. E solo ogni tanto.
comunque, volevo dire che io, in quel centro commerciale, ci ho passato un pomeriggio di dodici anni anni fa e si, a quei tempi faceva impressione
RispondiEliminachissà perché mi viene in mente Pasolini
RispondiEliminaCome conferma Peppe il luogo era impressionante, ora invece solo borgataro, con angoli tristi e pasoliniani (sto esagerando un pochino).
RispondiEliminaMi ricordo che, qualche anno dopo l'inaugurazione, mi dissero: "Apriranno un centro commerciale più grande delle Rondinelle!", e io risposi: "No, è impossibile".
RispondiEliminaE invece è successo. Bel post.
Prima o poi anche la grande distribuzione farà a meno delle persone. Ci consumeremo altrove.
RispondiEliminaUn post molto bello, grazie :-)
Anche io sono innamorato degli esseri umani.
RispondiEliminaAbito sull’Appennino, in un posto dove la realizzazione della nuova Variante di valico è l’evento più grande che sia mai capitato dopo la linea gotica.
E qualche volta, il fine settimana, scendo in città a fare la spesa nel centro commerciale.
Da solo.
E mi piace tantissimo, ogni tanto, fermarmi per qualche minuto ad osservare le facce, gli atteggiamenti, le espressioni delle persone.
Coppie, single, persone anziane e sole, bambini indemoniati figli di genitori inermi, c’è veramente un’umanità, la dentro.
Anche a me piace fare mie alcune di quelle persone, alcune di quelle espressioni.
Altre invece, egoisticamente, mi fanno sentire una persona migliore.
Anche a me i centri commerciali lasciano abbastanza indifferente, ormai sono parte della vita di tutti, criticarli adesso sarebbe un po’ come snobbare quelli col cellulare, alla stregua di quelli che deridevano chi portava il telefono a tracolla negli anni ’90.
La prossima volta ti racconto di quando sono andato all’outlet di Barberino del Mugello.
Attento; quella buchetta che ti sei scavato non serve solo proteggerti, ma anche a seppellirti.
RispondiEliminaEsci dalla buchetta! Il mondo vuole un professore sempre un po' a disagno!.
Grazie, bel post ;)
RispondiElimina@gliuommero e LGO
RispondiEliminaGrazie tante
@Pure io trovo assurdo, oggi come oggi,snobbare i centri commerciali e forse perchè ci lavoro e ormai fanno parte della mi vita (è anche vero che mi pagano per starci). Attendo il tuo racconto.
@Stefania
Io ci ho provato a uscire dalla buchetta ma non ne sono stato capace. Riproverò e riproverò ancora (vale anche per te).
Bel post. Se bel è l'aggettivo giusto. Ma ci siamo intesi.
RispondiEliminaGrazie, e ogni aggettivo per me è buono.
RispondiEliminaOttimo post, francamente dei presuntuosi che giudicano la plebe ci siamo un po' rotti le palle tutti. Anche delle mogli che non vanno nei centri commerciali. Sono come le persone che non vanno a teatro, solo a rovescia. Ognuno chiuso nel suo piccolo mondo miope.
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