Schiere di pedadogisti e di esperti della didattica e della valutazione riuniti a convegno; libri gonfi e tronfi di paroloni e di spiegazioni dotte e condite dei più recenti studi sul tema; idee geniali che hanno bisogno di duecento pagine per essere descritte e spiegate e poi di circa mezz’ora per essere lietamente dimenticate; discussioni ardite sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento e di tutto il condito contorno che usualmente le accompagna; e poi basta un ex calciatore, allenatore di calciatori e padre di un calciatore che tutti conoscono (e non per meriti scolastici) per dire la verità che tutti non dicono più e forse fanno finta di non sapere. Eccolo, il grande segreto:
C’è però un sistema per sopperire al minor tempo che si può dedicare allo studio: stare attenti in classe. È il segreto dell’apprendimento. Sembra una stupidaggine ma è realmente così. Invito i ragazzi a provare e a dirmi se non ho ragione.
Svelato così, con la naturalezza di non ha il tempo per sparare troppe cazzate. Grazie, signor De Rossi.
Stare attenti in classe rende liberi i pomeriggi.
RispondiEliminaParola di una che non ha (quasi) mai aperto un libro (di scuola).
Ci sono cose così facili. Così facili che uno non ci crede... E invece.
RispondiEliminaE ci sono cose che ho detto pure ieri, ai miei piccoli (che tanto la cosa vale per tutti gli ordini di scuola). Uno ieri m'ha ripoetuto la cronologia dal big beng alla preistoria: sintetico e preciso non ha dimenticato nulla di importante. A casa non ha aperto libro (lo ha confessato la mamma) ha sfruttato tutto ciò che si è praticato a scuola e soprattutto ha ascoltato con attenzione.
RispondiEliminaCi vuole meno di quel che sembra e con i piccoli conta anche la passione dei maestri/e e quella dei genitori per il sapere.
rosalba
certo. la soluzione è sempre la più semplice: se non imparano è colpa loro. Che non stanno attenti in classe, che non studiano, che sono capre...
RispondiEliminaora mi dirai che non la pensi così, che ho travisato, che semplifico troppo il tuo pensiero (e forse quello di de rossi: non ho letto l'intervista).
E io ti rispondo che è proprio questo il problema: semplificare non è mai una buuona soluzione nella vita reale.
d'accordo, ma con qualche distinguo.
RispondiEliminaprimo: la classe non deve esser troppo numerosa;
secondo: meglio esser nelle prime file (se stai in fondo ci son troppe distrazioni);
terzo: se sei innamorato o hai qualche altra fonte interna di distrazione per te in quel momento importante, meglio che poi a casa tu li apra, i libri.
questo vi dona l'esperienza mia.
nick the old
Non riesco a leggere l'intervista.
RispondiEliminaStare attenti in classe è sufficiente se studiare vuol dire semplicemente ripetere quello che dice il maestro-professore. Ma io di un professore che riassume i libri di testo non riesco a pensare granché :-)
Detto da una che fino all'ultimo anno di liceo certi libri non li apriva quasi mai.
Possiamo dire che studiare è altro?
Studiare è ovviamente ben altro, ci mancherebbe. Ma qui si parla di "andare bene a scuola", e cioè prendere la sufficienza (un allenatore di calcio quello vuole): e per quello lo stare attenti in classe fa già da solo l'80% del lavoro. (Se intanto c'è qualcuno che davvero spiega, ça va sans dire).
RispondiEliminaIo avevo la media dell'8 e passa senza mai fare i compiti a casa. Però in classe i professori me li divoravo, tanta era la mia attenzione :)
RispondiEliminaCosì funziona, infatti.
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