lunedì 25 aprile 2011

I gay e il mercato

del Disagiato

Quello che però deve continuare a dare fastidio è questa intrusione violenta del mercato nella sessualità. Che una pubblicità Ikea raffiguri una coppia gay mano nella mano e che questa sottolinei il fatto che anche i gay possono usufruire dei servizi dell’azienda, ecco, questo significa che l’affrancamento dai pregiudizi bigotti e fascisti è avvenuto solamente per arruolare più consumatori. L’accettazione o la tolleranza nei confronti delle coppie gay avviene perché anche queste possano comprare una libreria Billy. Non lo dico io, lo dice la locandina. Le affermazioni di Giovanardi sono il male minore. Anzi, chissenefrega di quello che pensa Giovanardi. Tutte le critiche che sono seguite sono aria fritta, un motivo buono per non guardare in faccia il lato mostruoso e diseducativo (non mi vergogno di mettermi in bocca questa parola) delle logiche di mercato. Il disegno di Makkox sul Post è solo una cosa divertente, una figata, una risatina in queste ore festive e di solitudine e niente di più. Giovanardi è, nella sua ristrettezza mentale, molto più umano e intelligente rispetto alla locandina Ikea che ci dice: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Anche ai gay, nonostante siano diversi.

13 commenti:

  1. Ma dai su ma che e' questa roba due maschi che si tengono per mano se vogliono fare i depravati nessuno gli dice nulla ma si slinguazzassero a casa loro.

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  2. No, mi dispiace. Se per te una pubblicità che tratta i gay alla pari di tutti gli altri e mette in pratica quella uguaglianza di cui molti si riempiono la bocca è peggio di un personaggio come Giovanardi, ti meriti di avere cent'anni di Berlusconi al governo.

    L'Ikea fa quel genere di pubblicità perché sa benissimo quale sia il tuo target di consumatori e lo fa per soldi, non per altro. L'Ikea non viene a casa tua a dirti cosa devi fare. L'Ikea sa che gli omosessuali aprono il portafogli, e non gliene frega di tutto il resto.

    La gente come Giovanardi invece ti entra in casa, ti ordina cosa fare, ti caga sul tappeto, esce e si apposta alla finestra per controllare quello che fai.

    Certo che se siamo arrivati a dire a prendere posizione a favore di Giovanardi solo per poter mantere ridicole posizioni ideologiche contro "il mercato" (che - tra parentesi, nel caso specifico - offre un po' di "normalità" a chi è costretto a nascondersi, e la possibilità di avere qualche mobile a chi non ha molti soldi) mille milioni di anni di governo berlusconi ci aspettano.

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  3. Scusa Tommy, ma io non sono d'accordo. Questo è il discorso di chi ancora pensa che la Chiesa e i bigotti stiano inchiodando il nostro paese al medioevo. L'accettazione dei gay, e la tolleranza verso questa accettazione, è passata solo tramite il mercato e non l'intelligenza. E'un'accettazione calata dall'alto e l'accettazione calata dall'alto è sempre fascista, incomprensibile e facilmente ribaltabile. Si cerca di far entrare tutti al supermercato e non c'è Chiesa che tenga. Io poi non difendo Giovanardi, però trovo più umane e criticabili le sue parole di quelle di uno slogan pubblicitario come questo. Che poi, volendo, è il più innocuo tra i mille che si vedono ogni giorno.

    La Chiesa, Giovanardi e il papa non hanno nessun potere. Sono finiti, schiacciati. Non hanno più alcuna voce in capitolo.

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  4. Se le parole di Giovanardi, riportate da repubblica.it, sono esatte, allora non c'è molto da aggiungere: nella costituzione (per mancanza, per furbizia, per altre questioni) non si parla di matrimonio, inteso come sacramento, ovvero non si parla di quel matrimonio che prevede uno sposo ed una sposa sull'altare.
    E poi, Giovanardi non ha alcun potere su di te, la chiesa idem (insieme al papa, naturalmente), ma, forse, continua ad avere potere su quella fantomatica maggioranza di italiani che votano il cavaliere e compagnia bella, tutte le volte.

    Le parole sono pericolose e hanno potere, tanto quanto chi le pronuncia.

    Sulla pubblicità ikea, bah, l'unica cosa che ho da dire è questa: avrei cambiato il tuo incipit:
    "Quello che però deve continuare a dare fastidio è questa intrusione violenta della sessualità nel mercato."

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  5. Scusa se faccio le pulci al tuo incipit, ma continuo a pensare che sia il mercato che si stia nutrendo di tutte le richieste e di tutti i diritti pretesi nei decenni scorsi. Perchè sono slogan perfetti e che entrano bene nell'intimità, cioè in una dimensione che il mercato ha scoperto in questi ultimi anni.

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  6. Non ti devi scusare, ci mancherebbe.
    Volevo solo offrirti il mio punto di vista, così come tu hai offerto a noi il tuo.
    Come sempre, però, ci devo pensare.
    Tuttavia, ti posso dire subito di non essere d'accordo con i tempi.
    Sarà ovvio, ma in "questi ultimi anni" c'è molta più visibilità: ogni cosa è amplificata molto di più, rispetto al passato.
    Quanto sono banale, ve'?
    Un caro saluto. :)

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  7. se ci fosse stata la foto di una famiglia canonica e lo slogan fosse stato "siamo aperti alla vera famiglia" come sarebbe andata?
    sinceri eh.

    quel che importa, aldilà del sacrosanto movente commerciale, è che il messaggio IKEA è inclusivo e non esclusivo. il discorso di giovanardi è esclusivo. questo fa la differenza tra il bene e il male, per me. Poi l'ipocrisia evidente di un ministro del governo Berlusconi, in questo specifico, è talmente manifesta da non necessitare la mia vigna, effettivamente, ma disegnare una threesome quando se n'offre l'occasione è per me irresistibile.

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  8. Non sono molto d'accordo su quello che pensi della pubblicità Ikea, e quello che dice Giovanardi non c'entra nulla.
    Siamo in Italia, in un posto che vede la famiglia esclusivamente come un gruppo fatto di uomo+donna+bambini, monogami, sposati (meglio se in chiesa) una volta sola e con figli.

    Il poster Ikea - che ovviamente vuole vendere i suoi prodotti - chiama famiglia anche un gruppo umano di un altro tipo. Ovvio che sarebbe meglio che il messaggio del concetto di famiglia allargato anche alle coppie omosessuali passasse attraverso canali senza secondi fini, ma se una pubblicità può iniziare a introdurre questo messaggio nella mentalità della gente (la gente di tutti i giorni, quella che va all'Ikea, anche quella che vota Berlusconi), a me sta bene (anche Macdonald l'ha fatto in Francia: http://www.youtube.com/watch?v=SBuKuA9nHsw). Specie quando la posizione delle istituzioni è così retrograda.
    Al di là dei fini commerciali, la pubblicità secondo me è una forma di espressione che propone un'immagine di come siamo, e di come potremmo essere. Ed ha un potenziale comunicativo che non va sottovalutato, né ridotto solo alle pure finalità commerciali.

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  10. @makkox e Ipazia

    La famigli dovrebbe essere una cosa che neppure la Chiesa dice più: la famiglia dovrebbe essere un luogo riparato dal mercato, uno scudo, una protezione. Questa pubblicità, e prima di questa tante altre, dimostra chiaramente che ormai anche un'altra porta è stata sfondata. La famiglia (gay o eterosessuale, riconosciuta o non riconosciuta) non è più questo riparo, non dà più l'occasione di estraniarsi dalla logica consumistica che sta a qualche metro dal davanzale di casa mia. Siamo fritti, siamo stati divorati. Gay o non gay.

    Il riconoscimento deve, secondo me, avvenire tramite una reale conquista intellettuale e non per mezzo di uno sdoganamento commerciale. Perchè? Perchè la conquista implica una reale e intima consapevolezza mentre lo sdoganamento commerciale no.

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  11. Sono molto d'accordo con Tommy. L'Ikea si fa le pubblicità per il suo interesse, è pacifico.

    Ma nel farlo esprime un principio di civiltà importante. Non saranno Francescani, ma non mi hanno fatto del male. E questo conta.

    Io sono anche convinto che i valori di democrazia, uguaglianza, rispetto e tolleranza si impongano non solo per ragioni teoriche, o astratte o per un empito di buon cuore. Tutto quel che è nel mondo è apertura, diritti civili e rispetto nasce da civiltà aperte i cui membri amano girare per il mondo, generalmente per fare soldi.

    A me piace pensare che la democrazia non è solo giusta, è anche un buon affare.

    Ovvio che soldi&morale non vanno sempre a braccetto, però se un buon vivere civile passa anche per il mercato, bene.

    Gli sdoganamenti commerciali ci hanno risolto un sacco di problemi (il che non vuol dire accettare qualsiasi sdoganamento...): le vie del Signore sono infinite...

    Per come la vedo io, l'integrazione passa anche per la pubblicità dell'Ikea, così come passa dalle buste dell'Esselunga...

    FR

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)