lunedì 29 agosto 2011

La stupidità

del Disagiato

Pubblicare e far circolare la fotografia, vera o non vera, di uno Steve Jobs sofferente penso sia un gesto indelicato e morboso. Se l’avessi scovata io, prima di molti altri, tra le pagine di un giornale straniero, mi sarei soffermato un attimo per soddisfare una curiosità intima e privata (come si fa davanti alle tette di Elisabetta Gregoracci) e poi avrei tirato dritto. Mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di far circolare quella fotografia. Però dopo aver letto l’articolo di Massimo Mantellini, nel quale si dice che "Quella immagine – anche non fosse stata falsa come probabilmente è – non era informazione, non raccontava nulla di cui non sapessimo già. Era solo un indecente sguardo dal buco della serratura del momento più terribile della malattia altrui: uno di quegli orrori privati che la vita prima o poi ci riserva e che ciascuno di noi vorrebbe mantenere fuori dall’occhio famelico del pubblico pagante. Anche nel caso di persone universalmente note come Steve Jobs", ecco, dopo aver letto il suo articolo avrei da dire alcune cose. 

La mia impressione è che questa morbosità (questo "indecente sguardo dal buco della serratura") che spinge una persona, giornalista o meno, a pubblicare questa fotografia abbia a che fare con la morbosità che la stessa Apple ci ha dato in pasto in questi anni. La Apple non è solo una ditta che fa processori, computer e telefoni, no, la Apple è prima di tutto una filosofia di vita, un modo di stare al mondo, una maniera di prendere le cose: una filosofia, appunto.


La Apple è qualcosa di più. “Essere l'uomo più ricco al cimitero non mi interessa... Andare a letto la notte sapendo che abbiamo fatto qualcosa di meraviglioso, quello mi interessa”, ha detto una volta Steve Jobs. Oppure: “Vuoi trascorre il resto della tua vita vendendo acqua zuccherata, o vuoi una possibilità di cambiare il mondo?”. O ancora: “Quindi continuate a cercare finché non lo trovate (quello che fa per voi). Non accontentatevi. [...] Siate affamati. Siate folli”. Insomma, qui si parla di cose meravigliose, di vita, di possibilità di cambiare il mondo, di follia. A voi, queste parole, non vi sembrano un po’ esagerate? Abbiamo a che fare con una religione o con un’azienda informatica statunitense?

Abbiamo a che fare con un’azienda informatica statunitense. E quello che vado dicendo non è assolutamente una critica o una reazione sdegnata. No, quello che vorrei dire è che la pubblicazione di questa fotografia è un gesto vuoto, senza contenuti intelligenti, proprio come lo sono le frasi di Steve Jobs o gli slogan invadenti (ancora l' "indecente sguardo dal buco della serratura") della Apple. “Presto esisteranno due tipi di persone: quelle che useranno dei computer e quelle che useranno Apple”, recita uno slogan.”Cambiamo il mondo, una persona alla volta”, “Penso, quindi iMac”, “Se non hai un iPhone, beh…non hai un iPhone”.

Ecco, sono parole da invasati queste? Un po' sì. Ma per me sono solo frasi superficiali, studiate a tavolino, con finalità commerciali. Il pubblicare la fotografia di Steve Jobs è ugualmente uno slogan, cioè un gesto superficiale e, nel caso dei giornali che utilizzano questa fotografia, con finalità commerciali. Per fare più soldi, per attirare la gente, per rinnovare l’immagine di un’azienda. Ecco, Apple e i morbosi sono uniti da un collante e cioè dalla frase ad effetto, dalla cosa detta per stupire, per impressionare. Sia che si voglia vendere un telefonino, sia che si voglia ricevere approvazioni su FriendFeed, sia che si voglia vendere un giornale.

Non sono le aziende che devono educare i cittadini, ci mancherebbe, però quando un’azienda pretende di farlo, vestendo i panni del religioso, dell’insegnante o del filosofo, beh, a questo punto ne paghiamo tutti le conseguenze. Lo sguardo indecente verso Steve Jobs l’ha creato Steve Jobs stesso. L’ha detto lui di essere affamati e folli. O sbaglio?

4 commenti:

  1. Mi sembra il classico caso in cui si estrapolano delle frasi da un contesto e poi gli si dà un significato che è l'esatto opposto dell'originale.

    Lo sguardo indecente verso Steve Jobs, con la s :), non l'ha creato lui. E' che la gente pur di far notizia se ne sbatte i c***ni, e quindi invade la privacy delle persone come non mai (tanto per citare SJ, quando Bloomberg ha fatto la gaffe di dire che era morto lui ha risposto "le notizie sulla mia morte sono molto esagerate").

    Jobs è una persona che ha avuto dalla vita tutto quello che voleva. Voleva cambiare la vita delle persone? Ce l'ha fatta. Voleva creare computer? Ce l'ha fatta. Tutto quello che voleva fare l'ha fatto.

    L'essere affamati e folli è riferito a quello che si vuole fare della propria vita, e sicuramente non era riferito a quello che intendi tu. (Che poi magari ho capito male io il senso del post...)

    Alcune delle frasi che hai citato sono di uno SPLENDIDO discorso ai neolaureati di non mi ricordo più quale università del 2005 (e se avete 5 minuti liberi leggetelo perchè vale la pena).

    http://prinyourpajamas.com/steve-jobs-speech/

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  2. Se bastasse dire scemenze o fanfaronate per essere spogliati dei propri diritti (compresi quelly della privacy e del malato), saremmo in un pessimo mondo.

    Uqbal

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  3. Se bastasse dire scemenze o fanfaronate per essere spogliati dei propri diritti, saremmo tutti nudi.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)