domenica 21 agosto 2011

giovani vecchi

di lo Scorfano
 
Se poi vogliamo avere un'idea della disastrosa eredità che quelle leggi ci hanno lasciato, basta elaborare i dati del Casellario centrale dei pensionati, aggiornati al primo gennaio 2001. Si scopre che ci trasciniamo ancora più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d'età: 535.752 per la precisione, che costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l'anno. Ancora oggi l'Inpdap, l'ente di previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50 anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano 106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps (regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.
Ecco, a me questa cosa che in Italia esistessero le cosiddette baby-pensioni mi aveva sempre mandato in bestia (sarà perché conoscevo una persona in baby-pensione e mi stava molto antipatica, sarà pure solo per questo);     solo, che tra un commmerciante evasore fiscale e l’altro e un dentista evasore fiscale e l’altro e un carrozziere con la villa al mare e l’altro, me ne ero dimenticato.

Però oggi ho letto l’articolo del Corriere e ho pensato che sì, che tutto sommato ci sono scelte che possono (e dovrebbero) essere fatte nell’interesse di tutti, anche se a scapito di qualcuno. E che un contributo a un «fondo giovani» come quello proposto dal baby-pensionato che ha risollevato la questione con una sua lettera al Corriere non sarebbe una pessima idea. E che qualcosa bisogna pur farla, visto che i vecchi baby-pensionati di ieri (35-40 anni di media, all’epoca) sono ormai quasi più giovani dei giovani in cerca di prima occupazione di oggi.

5 commenti:

  1. Col passar del tempo, per l’esaurirsi dei ricordi scolastici, si legge ‘privilegio’ come una parola che evoca qualcosa fatto in barba alla legge. Non è così, anche se, a pensarci bene, una legge fatta ad personam (eccone il senso) oggi più che mai suscita nient’altro che rabbia. I privilegi andrebbero quindi tolti (…e il Latino rimesso alle medie), soprattutto ora che il disagio aumenta.
    Un esempio di privilegio? Ho amici medici (molti) che ricevono una lauta pensione (3000-4000 E) e cumulano montagne di redditi (magari nemmeno tutti dichiarati) continuando la libera professione. E’ legale (a parte l’evasione, peraltro peccato veniale -la Chiesa l'assolve con meno di tre pater ave e gloria).
    Qual è il senso della pensione? Non dovrebbe essere una civile solidarietà verso chi, anziano, non può più sobbarcarsi l'onere del lavoro.
    Invece, accidenti!

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  2. La penultima frase manca di un punto di domanda.Chiedo scusa.
    Una piccola evasione,la mia: evado un punto.
    Cosa mai sarà, la mia evasione puntale, di fronte al buco nero delle domande senza risposta?

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  3. L'esempio che lei porta, gentile Alan, meriterebbe un lungo post e una lunga riflessione. Per nulla d'evasione, se lei me lo concede.

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  4. e molti di loro lavorano (in nero...)

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  5. Io, però, pur condividendo in generale il senso del post, continuo a chiedermi (qui, come altrove) perché, se devo (e, giustamente, devo) andare in pensione come i dipendenti del privato, continuo a pagare (quasi) il doppio dei contributi del privato.
    Così, per chiedere, eh?

    (per tacer degli impegni di cura domestica che, volenti o nolenti, toccano quasi esclusivamente alla metà del cielo più glabra)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)