La consueta e ritualmente agostana denuncia di Federconsumatori sul caro-libri nella scuola italiana ha, quest’anno, qualcosa di ancora meno chiaro e più fumoso del solito. Intendiamoci: giusto protestare con le scuole che sforano i tetti spesa imposti dal ministero (ma sarebbe ancora più giusto protestare con gli editori, che pubblicano libri di testo pieni di esercizi da svolegere sul libro stesso e quindi non riutilizzabili). Ma sarebbe importante anche fare bene i conti, però, in modo trasparente, tenendo ben separati i vari ambiti: altrimenti si fa un po’ di propaganda buona per essere citati dalle agenzie di stampa e dai quotidiani nazionali, ma non si ottiene nulla di davvero utile per i cosiddetti «consumatori».
Parto dal titolo, già comparso su qualche rassegna on line: «1.100 euro per la prima superiore». Un’enormità, in effetti.
L’articolo spiega poi come si arriva ai 1.100 euro: 432 euro sono la spesa per i libri veri e propri, secondo i dati della Federconsumatori; il che è ovviamente molto strano visto che il tetto di spesa imposto dal ministero è di 330 euro al massimo. Cos’è successo? Qualcuno ha sforato? E perché? Io so per certo che noi non abbiamo sforato il tetto in nessuna delle nostre 53 classi; e un aumento di oltre 100 euro mi pare anche poco verosimile, vista la perentorietà delle indicazioni ministeriali di quest’anno. Ma su questo sforamento la Federconsumatori non dice nulla, non spiega, non chiarisce quanto sia o meno un’eccezione.
I 1.100 euro, però, comprendono anche i dizionari: quattro dizionari, secondo Federconsumatori. Uno di italiano, uno di inglese, uno eventuale di latino, e un quarto per un’ulteriore e anch'essa eventuale seconda lingua straniera. Va da sé che si tratta di un caso limite (molto eventuale, infatti): chi si iscrive in una prima superiore avrà già almeno un dizionario di italiano e uno di inglese, visto che la stessa Federconsumatori li conteggia tra gli acquisti necessari per la prima media, e visto che i dizionari non hanno data di scadenza. E in più, naturalmente, si sta parlando soltanto di figli unici, i cui genitori hanno vissuto nell’estrema ignoranza fino all’altro ieri, privi di qualsivoglia strumento domestico di consultazione linguistica. E di scuole del tutto prive di biblioteche attrezzate.
Ma, in ogni caso, saremmo ancora ben lontani dai 1.100 euro totali: perché mancano i 461 euro (la voce più consistente, farei notare) di quello che la Federconsumatori chiama il «corredo scolastico»: vale a dire zaino, astuccio, diario personale, quaderni, penne, matite. Tutte cose nobili e necessarie, ci mancherebbe, ma pare implicito che Federconsumatori ritenga ovvio che anche lo zaino e l’astuccio vadano cambiati ogni anno, e che la spesa debba necessariamente essere la maggiore possibile, giacché la «marca» dello zaino riveste lo stesso identico valore del dizionario di italiano. Ogni anno zaino nuovo, e ogni anno il più caro di tutti.
Insomma, senza farla troppo lunga: 1.100 euro sono la spesa di chi è davvero un incallito «consumatore», a scuola e fuori da scuola. Gli altri possono cavarsela con molto meno denaro, suppongo anche meno della metà se gli insegnanti hanno rispettato (come tutti noi, qui, abbiamo fatto) il tetto spesa imposto da Roma. Anche se mi immagino che, nel caso di cifre con pochi zero, il ruolo di Federconsumatori e delle sue implacabili denunce ne verrebbe leggermente sminuito. E questo magari conviene ai consumatori normali ma a Federconsumatori, tutto sommato, conviene di meno.
Scusa, ma se ogni estate non tirassero fuori la storia delle famiglie che devono spendere uno stipendio a figlio ogni anno per l'inizio della scuola di cosa si parlerebbe? Niente!
RispondiEliminaQuindi è normale (no, non è normale, lo so!) che tirino fuori queste cifre...
Faccio notare che, purtroppo, ci sono i genitori che comprano alla figlia lo zaino di Gucci e l'astuccio di D&G... Vuoi mica che pensino che sono dei morti di fame?
Io, di persona personalmente, quando vedo un alunno con lo zaino Gucci o D&G penso che in qualche modo è un morto di fame... ;)
RispondiEliminaIo considero vessatorio e medievale L'OBBLIGO di indicare i libri da comprare.
RispondiEliminaIo sono perfettamente in grado di impostare la mia didattica senza o comunque con un insieme di testi fondamentali assai più ridotto di quel che il ministero mi impone di indicare.
E senza violazioni di copyright.
Ma no, questo è il paese in cui tutti devono fare le stesse cose nello stesso modo...
E anziché cambiare le cose si preferisce piagnucolare con le case editrici, ottenendo bruscolini, perché "cambiare è difficile, anche quando conviene" (se lo meritano, A. M. Marra).
Uqbal
Quanto all'obbligo di indicare il libro di testo il problema è che uno adotta per la classe in cui sta, che di norma non è quella dove insegnerà l'anno successivo. Io, quando so che con buone probabilità posso tenere una classe, dico sempre di aspettare a comprare, che poi vedremo come e cosa :-)
RispondiEliminaE alla fine ce la farò ad abolire il libro di testo.
E sì, gli esercizi da fare sul libro di testo sono una vera porcata, e infestano soprattutto i libri della scuola media.
Se vale come statistica, ovviamente anche in nessuna delle circa cinquanta classi della mia scuola è stato sforato il tetto. Ma ovviamente il comunicato stampa di Federconsumatori non dice da dove prendono le loro informazioni.
Il segretop sta nell'infilare numeri senza indicare da dove vengono. Sopratutto se i numeri alimentano una rabbia facile e un po' generica.
RispondiEliminaio sono alla prima volta nelle medie e ho fatto il giro delle 7 chiese per cercare libri usati. ne ho trovati 8 su 13 (gli altri mi hanno detto tutti sono nuovi e non si trovano). in ogni caso risparmio stimato di almeno 100 euro su 254. e la maggiorparte dei libri sono nuovi (nel vero senso della parola). in alcuni casi di studenti che poi hanno cambiato scuola e, in alcuni casi,di quelli usati come copia saggio (ma in nessuno di loro c'era quella dicitura, l'ho ipotizzato io, visto che erano praticamente non utilizzati). confesso che, avendoli regolarmente comprati in librerie che vendono l'usato e che credo, pertanto, controllate dal fisco, non mi sono fatta troppe domande sulla loro provenienza (cioè penso che siano di provenienza lecita)
RispondiEliminaE' infatti inutile farsi domande sulla loro provenienza, che è senz'altro lecita. E mi conforta sapere che il mercato dell'usato è ancora ben attivo.
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