Uno come me, senza troppe pretese, prima di partire per la Danimarca, si fa l’idea che lo Jutland (la penisola principale del territorio danese) finisca a punta, come pare dalle cartine geografiche che ci sono nelle guide. Poi arriva lì, dopo tanti chilometri di auto, prende una piccola camera d’albergo, appoggia le valigie sul pavimento, non si fa nemmeno la doccia ed esce, per andare a vedere. Anche perché la padrona del piccolo albergo gli ha appena detto, l’indice puntato sulla cartina del piccolo luogo, che quella è la strada che porta verso «the end», la fine.
Allora uno come me, senza pretese ma con ansiose curiosità, riprende subito l’auto e va. Raggiunge un parcheggio a pagamento (i danesi si fanno pagare assai per queste cose), chiude la macchina e comincia a camminare sulla spiaggia. La passeggiata è lunga, più di mezz’ora. Ma alla fine c’è la sorpresa:
perché la Danimarca finisce davvero a punta., proprio come uno come me se la immaginava: due lunghe spiagge bianche che convergono, l’acqua del Kattegat e dello Skagerrak, e un punto finale, la «fine», «the end», uno spigolo di sabbia e acqua, oltre il quale non c’è più nulla (c’è Oslo, in realtà, più o meno di fronte, ma non si vede: e uno può far finta che non ci sia davvero più niente).
È un posto bello, quello lì. È un luogo in cui si vedono le correnti del Baltico scontrarsi con quelle del mare del Nord, e creare alte onde al largo, una lunga riga di onde che piegano verso est. È un posto che ha qualcosa, forse quella luce così labile e persistente, che resta in testa, anche quando si è tornati a casa e il lago lombardo è immobile, senza onde, nella calura afosa e accecante di agosto.
Visto che era così bello, io e la mia ragazza, l’ultima sera che eravamo lì, abbiamo deciso di cenare presto e poi di fare la lunga camminata fino alla punta, the end, per vedere il lento tramonto del Nord. La luce era strana e splendida; i colori bellissimi e tenui, fino a molto tardi. Abbiamo camminato e corso ridendo e fatto alcune fotografie e guardato il sole tramontare. E poi abbiamo visto due ragazzi distesi sulla lingua di sabbia, sotto una coperta, con un panino e un sacchetto di patatine e una bottiglia di champagne tenuta in fresco nel mare, da cui bevevano a canna. E ci siamo resi conto che quella era l’idea giusta: e ci siamo promessi che un giorno saremmo tornati lì e avremmo fatto così, come loro. Champagne e luce del Nord, fino a notte inoltrata. Perché, a volte, la bellezza è molto facile.
Questo è uno dei posti dove sono stato meglio al mondo. Le cose che fai da ragazzo ti restano impresse più a lungo, è vero, ma io quella sensazione lì me la ricordo ancora (e di anni ne sono passati molti).
RispondiEliminaRipensandoci ora, colpisce la differenza con un altro posto mitico, Capo Nord. Per Capo Nord la cosa più bella è stata il viaggio, per Skagen la meta.
Luogo indimenticabile, ne convengo.
RispondiElimina