venerdì 21 ottobre 2011

respiri lenti (e profondissima quiete)

di lo Scorfano

Entro in prima e c'è una faccia nuova: nessuno mi ha nemmeno avvertito, nessuno (lo scopro dopo) ha avvertito nessuno dei miei colleghi, tutti siamo entrati nella solita aula, con la solita classe, e ce lo siamo trovato davanti, come fosse piovuto da chissà quale luogo dello spazio scolastico interstellare. Ma la faccia nuova non è solo una faccia, ovviamente: è tutto un corpo, un ragazzo nuovo che sembra molto più grande degli altri (ma scoprirò dopo che non lo è), stravaccato sulla sedia come se fosse la poltrona di casa sua, con una penna in bocca come fosse uno stuzzicadenti.

Mi siedo anch'io alla cattedra, ma compostamente, come si conviene al mio più prestigioso ruolo, e poi gli chiedo chi sia, come si chiami, da dove venga. Lui mi dice chi è, come si chiama e che viene dall'istituto tecnico. E io allora gli domando: «E come mai hai deciso di cambiare e di venire al liceo scientifico?» Lui mi risponde, senza mai togliersi la penna a mo' di stuzzicadenti dalla bocca: «Ho deciso di cambiare perché là c'erano troppe materie, e io gioco a calcio e non ho molto tempo per studiare così tante materie».

Io rimango zitto, muto. Respiro un attimo, poi lo invito a togliersi la penna dalla bocca e a sedersi come se fosse se quella su cui è seduto fosse una sedia, come in effetti è. E poi, con moltissima calma, gli dico: «Ma lo sai che hai scelto una scuola più impegnativa, vero?»
Lui mi dice, con un sorrisetto un po' beffardo che non riesco a decifrare: «Sì, ma le materie sono di meno». E gli dico: «E però c'è il latino, e tu hai perso un mese di lezioni, lo sai?» E lui: «Sì, ma è una materia sola, il latino».

Io resto di nuovo un po' zitto. Conosco e scopro dentro di me, improvvisamente, sentimenti che non sapevo che il mio stanco cuore invecchiato potesse ancora contenere. Il furore, per esempio. Respiro un'altra volta, poi sorrido agli altri ragazzi, che restano indecisi tra il riso e la paura. Penso che dirò qualcosa di orribile e indimenticabile. Ma so che devo prima di tutto mantenere la calma: è il mio assai prestigioso ruolo, che me lo impone.

E infatti non dico niente. Compilo il registro, raccolgo le verifiche che ho consegnato il giorno prima, rispondo ad alcune domande sugli esercizi che c'erano da fare e che non tutti sono riusciti a fare agevolmente. Chiarisco e rispiego, come si conviene al mio mestiere. Poi, quando ho risposto e chiarito e respirato a sufficienza, mi alzo e vado vicino il nuovo alunno e gli faccio vedere, sul libro, gli argomenti che abbiamo già studiato e che lui si è perso, in questo primo mese di scuola: gli indico le pagine, le priorità e quello che dovrà sapere al più presto. Gli dico che non lo interrogherò per almeno due settimane, su niente: ma lui deve farsi avanti e chiedermi qualunque cosa non capisca. Gli dico di non preoccuparsi del tempo che ci vorrà, che agli altri servirà comunque come miniripasso. Gli dico che mi aspetto da lui grande impegno e determinazione, perché la scelta che ha fatto non è facile. Aggiungo che saranno importantissime queste prime settimane e che non deve mai vergognarsi di farmi sapere, subito, quello che non capisce. Poi respiro di nuovo.

La sua risposta al mio discorso consiste nel rimettersi la penna in bocca, come uno stuzzicadenti, e nel dirmi che comunque lui va a lezione privata e che ha anche il suo «professore privato» (cit.) a cui chiedere. Io gli dico: «Chiedi a me: è meglio». Lui non mi risponde.

Poi torno verso la cattedra (nel frattempo, dico di nuovo: «Togli la penna dalla bocca, per favore») e mi preparo a interrogare un paio degli altri, che conosco già. E mentre cammino per quei tre o quattro passi necessari per giungere al prestigioso scranno su cui consumo la mia debole esistenza, penso che sì, sarà un appassionante anno di scuola anche questo, che fortuna. E poi respiro.

21 commenti:

  1. Caro Prof,

    quando il gioco si fa duro, allora è il momento che i prof duri entrano in gioco!

    Buon anno scolastico!

    Marco

    http://www.youtube.com/watch?v=H7mO3JxMoek&feature=results_video&playnext=1&list=PL444D93ED87123915

    .

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  2. siediti sulla sponda della cattedra e aspetta che passi il cadavere di questo presuntuoso. e che dalle sue ceneri nasca un alunno degno di questo nome... ma la vedo dura.

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  3. Nonostante tutto, Lucia, io non sono così pessimista. Ci sono possbilità di riscatto, quasi sempre (quasi).

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  4. In ogni storia ci dev'essere un problema da affrontare. Tu ne hai trovato uno (o l'ennesimo). Attenderò gli sviluppi ;^)

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  5. E' un tuo nuovo alunno, uno come tutti gli altri.
    Datevi tempo per capirlo entrambi.

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  6. Da un lato ti dico: "coraggio e complimenti", perché io non so se avrei mantenuto la tua stessa olimpica calma.
    Dall'altro invece, da insegnante di istituto tecnico (e pur sapendo che tu hai ragione, sul maggiore impegno), mi faccio portavoce del senso di sconforto che hanno alcuni miei alunni quando percepiscono da parte di insegnanti non loro l'implicita etichetta: "ah, già, voi siete SOLO del tecnico". So che non è il tuo caso, e da quanto dici l'alunno sembra tutto fuorché bendisposto, però, col tempo, magari...

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  7. Benvenuto al neo-Balutello :-D
    P.S. comunque costui in un liceo U.S.A. oltre alla dispensa dallo studio del Latino, avrebbe pure la borsa di studio.

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  8. Gli adolescenti hanno la capacità di mettere alla prova il più convinto dei nonviolenti.

    Complimenti per il sangue freddo.
    ilcomizietto

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  9. @'povna
    Lo so, con il tempo, magari. E ovviamente non è questione di istituto tecnico: direi che il bruciore nello stomaco è stato soprattutto quel "professore privato". La strafottenza, quella è solo una conseguenza.

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  10. ma si riesce a non manifestare la propria antipatia nei confronti degli alunni?

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  11. @plus1
    C'è un trucco: tu fai sembrare che ti stiano tutti molto antipatici, e nessuno si sentirà penalizzato. ;)

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  12. sia chiaro: non credo che il tecnico sia più "facile" dello scientifico... è la strafottenza che innervosisce, il fatto di scegliere una scuola invece di un'altra "perché fai calcio", il sentirsi autorizzato a non stare attento a lezione perché tanto hai un insegnante privato... ecco, queste sono idee sbagliate che sarà difficile sradicare, anche perché evidentemente suggerite da genitori compiacenti (o peggio).

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  13. in una scuola che conosco hanno una sezione apposita per i ragazzi che praticano sport a livello agonistico; i colleghi sono entusiasti di nuotatori, ginnasti e ostacolisti, ma la presenza di calciatori è schiacciante, e pare che la situazione - sotto l'aspetto educativo, come hai avuto modo di "assaggiare" - sia davvero poco gestibile.

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  14. Io poi, senza far arrabbiare nessuno, vorrei dire una cosa a proposito dello sport.
    Io ho nuotato per 10 anni (qui ne ho lasciato traccia, se avete tempo e voglia). Ero bravo e quindi mi allenavo tanto: 3 ore tutti i giorni, dalle 18 alle 21 e poi, nei mesi invernali (da ottobre a marzo) altre tre volte la mattina presto, dalle 6.30 alle 7.30, prima di entrare a scuola. Nella quale scuola andavo bene, molto bene. Ed era un liceo. E io non ero un genio. Insomma, si tratta anche di averne voglia...

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  15. mi ricordo dei tuoi trascorsi di nuotatore... e credoc he non ci sarebbero problemi se il giovine in questione facesse un altro sport. purtroppo è proprio il calcio che fa diventare com'è lui. o forse essere come lui è un prerequisito per diventare calciatore, non so... :-))

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  16. Non lo so, Lucia. Io ho avuto negli anni scorsi un ragazzo che giocava nella primavera dell'Atalanta (una delle formazioni giovanili più prestigiose d'Italia). Lui ha sempre studiato (un po'), non ha mai avuto un debito, è sempre stato educato e gentile, siamo arrivati in quinta senza problemi. Forse era lui un'eccezione, è possibile. Ma mi ostino a credere che le eccezioni siano più di una.

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  17. Diamine che incubo.
    Io non saprei davvero cosa fare. Ma tu sembri una persona in gamba. E paziente. Non so, io lo avrei voluto un professore come te. Io odiavo il mio liceo, me la sono sempre cavata ma ho passato cinque anni d'inferno. Quest'individuo pare pessimo ma forse ti servirà a metterti un po' in gioco, in discussione, ti metterà alla prova. Forse renderà il tuo anno più stimolante.
    Io non saprei cosa fare, ma tu sembri in gamba.

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  18. Non farti inganare dalle apparenze: non so cosa fare nemmeno io... ;)

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  19. Beh, devo dire che invidio il professore privato di quel tuo alunno, che ha sicuramente trovato un bel pollo da spennare.
    Devo dire che invidio un po' meno te, che per questa piccola testa di provola con una penna in bocca non riceverai alcun compenso straordinario...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)