Un breve appunto, per dire questo: che, grazie a un breve sondaggio da me svolto nelle mie classi di quest'anno (due di liceo scientifico, una di liceo tecnologico; età comprese tra i 14 e i 18 anni), e quindi privo di qualsiasi valore statistico (per voi; per me ha un valore più che statistico: è con loro che passo le mie mattine; è a loro che penso spesso durante il pomeriggio), posso rivelarvi quanto segue:
1. La maggior parte dei ragazzi (più dell'80%) non conosce la differenza tra un browser e un motore di ricerca; non solo: alcuni di loro si ostinano anche per dieci minuti consecutivi a negare che qualsivoglia differenza esista. Poi capiscono e fanno un «Aaah!»;
2. Quasi la metà di loro non è in grado di dire (a me) il nome del browser che usa per navigare in rete;
3. La maggior parte di loro (70%) considera Facebook pari a Internet; cioè non fa differenza tra le due cose; Facebook è la rete di cui il resto è soltanto un'occasionale appendice;
4. La grandissima parte di loro (cioè tutti, tranne i pochissimi che usano Apple) pensa che il computer sia Windows, in perfetta coincidenza;
5. Almeno la metà di loro non sa che cosa sia uno smartphone; o almeno, non ha un preciso contenuto da associare mentalmente alla parola «smartphone» (e forse questa è una buona notizia, non lo so);
6. In compenso, tutti hanno una squadra del cuore, tutti sanno chi è Zlatan Ibrahimovic, tutti conoscono il nome del ct della Nazionale, solo un paio sanno chi sia stato Cesare Beccaria (a proposito di cesari).
Volevo dirvelo così, senza trarre conseguenze (perché non saprei nemmeno bene quali trarre) e sapendo che si tratta di un non-campione, per niente indicativo. Però, tra un capitolo di Manzoni e l'altro, tra la prima declinazione e il presente indicativo di sum,es,fui,esse, mi tocca raccontare a loro come funziona uno smartphone e che Facebook non è un'entità virtuale ma un'azienda; e che Mozilla Firefox, per esempio, esiste.
Ma su questa cosa dei nativi digitali, infatti, io ho molti dubbi.
RispondiEliminaIn una mia quinta ginnasio molti hanno cominciato ad usare l'email praticamente con me, perche' dovevo inviar loro dei materiali...
Uqbal
Nella scuola dove mi trovavo io 3 anni fa posso dire che non era così, tranne forse che per il primo punto (inoltre facebook e smartphone non erano ancora in auge). Non so se una delle due scuole sia un'eccezione, ma credo nessuna delle due.
RispondiEliminaSì vede che non sono passati tra le mie mani...
RispondiElimina(A volte immagino emissari della Microsoft che mi aspettano al varco, fuori della scuola, per darmi una lezione. D'informatica)
se poi a qualcuno interessa qualche numero che prescinda dalle proprie esperienze personali, OCSE ha da poco pubblicato un estratto dei dati PISA sulle nuove tecnologie
RispondiEliminaQui un mio commento (che linka anche alla fonte dei dati)
http://www.imille.org/2011/08/sulle-nuove-tecnologie-la-scuola-e-da-bocciare/
Ma, sai, io credo che questi nativi (e lo vedo nei miei figli, per quanto forse un po' più consapevoli di quelli che citi) vivano queste cose appunto da "nativi". Quando ero io una ragazzetta se mi avessero chiesto come funzionava il telefono, o la TV su cui guardavo Happy Days, non avrei saputo dire un granché... a loro come funziona non interessa quasi per niente: c'è, lo usano, punto. Mio padre, per dire, quando si stava cercando di insegnargli qualcosa di internet si bloccava su questioni di lana caprina come "ma la freccina come fa a sapere che lì finisce il monitor e deve fermarsi?"
RispondiEliminaForse, ma dico forse, ogni generazione sente il bisogno di sapere come funzionano le cose tanto più dettagliatamente quanto meno ci è avvezza. Forse. :)
A mia mamma, che ha 76 anni, glien'è voluto un po' a capire, ma adesso mi chiama e mi dice "oggi Mozilla era lentissimo, son dovuta tornare a IE, pensa un po' "
RispondiEliminaIl punto è che i nativi digitali sono nativi solo in altri Paesi, non certo qui da noi dove abbiamo ancora il digital-divide. Ergo qui c'è ben poco da essere nativi.
RispondiEliminaPerò siamo nativi del bunga-bunga.
Io sono in difficoltà con Beccaria (dovrei fare un ripassino che l'ultima volta che ne ho sentito parlare è stato tempi fa), con Ibracosisovic (non seguo il calcio) e non saprei proprio dirti cosa sia uno smartcoso, per il semplice fatto che ho deciso che non lo voglio sapere.
RispondiEliminaPer il resto i tuoi alunni sono da educare molto velocemente.
ilcomizietto
Credo che sphera abbia avanzato spiegazioni piuttosto accettabili. Spesso dimentichiamo che da studenti non eravamo poi così informati come siamo oggi, da adulti; e ciò che oggi ci appare imprescindibile un tempo ci sarebbe apparso una noia imposta da altri. Detto questo, non mi meravigliano le tue scoperte sui "nativi digitali" che esistono forse solo nella mente di giornalisti e sociologi, anche loro "adulti avanzati" e lontano da un vero contatto con i ragazzi delle scuole. Riscontro lo stesso deficit da te rilevato in classe con i miei studenti e devo confessare che trovo anche gusto a rivelare loro la realtà nuda e cruda, nonché le magagne, di ciò che a loro pare essere un bel giochino innocuo, scevro da obblighi conoscitivi: la navigazione in rete. Ho fatto una lezione su Facebook, sulla sua nascita, sui suoi attuali usi e consumi, sui retroscena di cui dobbiamo essere consapevoli tutti noi che lo usiamo. Per la verità, la lezione e la discussione hanno provocato interesse, sgomento, scoperta e voglia di saperne di più. Un seme piantato prima o poi darà qualche frutto.
RispondiEliminaE comunque (aggiungo, da calciofila convinta, grazie al cielo) il pallone batte tutto e tutti. E meno male.
RispondiEliminaLeggo i vostri commenti e mi divido un po' tra le posizioni di sphera (e temporalia2) e di Marco: nel senso che anch'io che credo che il concetto stesso di "nativi" implichi una specie di inconsapevolezza. Ma poi mi guardo in giro e (da calciofilo convinto anch'io, come la 'povna) mi pare di vedere che sia sempre e soltanto la televisione (di cui il calcio è un prodotto, visto che non è più uno sport) a costituire il loro unico e monolitico orizzonte.
RispondiEliminaSì Facebook è il Web per i ragazzi. Prima lo era MSN. Windows è il computer. Se hanno una email non è mai gmail.
RispondiEliminaPoi ci sono gli adulti che proprio non usano il computer; quelli che cercano il numero di telefono sulle Pagine Bianche (quelle di carta) e se le procurano per tutte le province che servono (da noi Cuneo).
I ragazzi non hanno lo smartphone phygo ma mandano messaggini continuamente.
Un po' li invidio.
La situazione che descrivi fu la vera doccia gelata che mi lasciò attonita 5 anni fa quando iniziai ad insegnare. Credevo che avrei potuto usare la tecnologia con loro come ormai facevo da anni in maniera diretta: non toccavo una penna dall'ultimo anno di liceo. Invece no. La quarta che ho quest'anno riesce abbastanza bene dopo una terza dove ho speso ingenti risorse in tempo e fatica di alfabetizzazione informatica: non erano in grado di mandarmi una mail con una relazione allegata. E nota che la mia scuola dispone di rete d'istituto e fornisce una casella ed un account ad ogni studente e docente. Dopo un primo smarrimento sono giunta alla conclusione che i ragazzi ripropongono anche in questo caso le stratificazioni sociali della famiglia: se in casa c'è uso abituale del pc come normale strumento per ogni cosa allora anche i ragazzi lo useranno così. Ma dobbiamo essere coscienti che l'accesso alle tecnologie è molto più un cerchio élitario chiuso. Secondo me non ce ne rendiamo conto abbastanza.
RispondiEliminaLa tua generazione non è la prima che usa l'automobile come strumento. Per favore, puoi dirmi se sai dove sono le candele della tua auto? Ogni quanto controlli la pressione degli pneumatici? Ti capita spesso di controllare se il filtro dell'aria sia da cambiare e se le lampadine sono tutte a posto?
RispondiEliminaPenso che questa sia la differenza tra "nativi" e pionieri: per la maggior parte dei primi la "nuova" (che tale non è più) tecnologia è solo uno strumento e restano in pochi a saperla usare più approfonditamente (meccanici ed ingegneri meccanici per le auto, tecnici informatici o ingegneri informatici per l'informatica). D'altronde non potrebbe essere altrimenti, con la democratizzazione dello strumento, altrimenti saremmo 5 miliardi di meccanici ed uno o due miliardi di informatici. Magari a qualcuno piace anche fare altro :D
La cosa incredibile (e magari è solo una combinazione) è che tutte le cose che hai scritto a proposito dell'automobile io le faccio normalmente. E so bene dove sono le candele, anche. Ma ripeto: forse è solo un caso...
RispondiEliminaio un paio di anni fa ho aperto un blog didattico (ah, già, lo sai, ti avevo mandato l'indirizzo, mi pare), ma poi è rimasto lì, perché mi sono scontrata sia con i ragazzi che con le famiglie perché usarlo costava tempo e fatico - famiglie le quali, però, non si curano se il proprio figlioletto dodicenne si iscrive a Fb dichiarando il falso, ovvero di avere almeno 16anni.
RispondiEliminae che veramente c'era da credere a Negroponte?
RispondiEliminanon mi calza il paragone con l'auto: non lo so dove siano le candele e demando ad altri la cura del livello dell'olio. ma cosa nascondano sintassi e parole, di quello ero curiosa, già al liceo. Non mi piaceva chiamare sachertorte una crostatina del mulino bianco. ecco.
Sono l'anonimo delle automobili e mi fa piacere sapere che ti piace interessarti di tante cose, meccanica inclusa.
RispondiEliminaNon so se siamo in pochi o in tanti a non considerare quello che non sappiamo come qualcosa di inutile, forse il tuo punto di vista è maggiormente privilegiato per poter "guardare intorno" e farsi un'opinione.
Saluti