giovedì 13 ottobre 2011

il rigore e le bocciature

di lo Scorfano

Non mi convincono del tutto i vari commenti che, in questi giorni, ho letto a proposito dei dati e delle percentuali sulle bocciature e le promozioni, finalmente pubblicati dal ministero. Non mi convince innanzitutto la sottintesa (per tutti) pretesa che la scuola sia un corpo rapido e duttile, e che quindi bastino pochi e veloci ritocchi per cambiarla in profondità. In realtà, è precisamente il contrario: la scuola è un corpo elefantiaco e conservatore, che tende all'immobilismo, che prima di cambiare, in qualsiasi direzione, oppone resistenze fortissime e spesso ostinatamente cieche.

Poi, in secondo luogo, non mi convince questa idea che un cambiamento in direzione del rigore e della severità debba provocare necessariamente più bocciature (ed è questo, a ben vedere, l'errore del ministro Gelmini, replicato in questi giorni anche dai suoi detrattori: quello di avere associato il rigore e la severità con il numero dei respinti, vanamente vantandosene all'inizio del suo mandato).
  In realtà, anche in questo caso, le cose possono andare in modo ben diverso. E starei per dire che, se una riforma è davvero severa e rigorosa, essendo contemporaneamente giusta, finirà per produrre più promozioni e meno bocciature, nel medio e lungo termine (nel breve termine, come è ovvio, non produrrà nulla di seriamente valutabile).

Provo a spiegarmi, se ci riesco. La scuola è fatta da una parte da dirigenti e insegnanti, dall'altra dagli studenti. I primi sono perlopiù vecchi e irrigiditi nelle loro convinzioni: non sarà una nuova regola a mutare repentinamente il loro atteggiamento nei confronti del lavoro che stanno facendo, o degli alunni che hanno davanti ogni mattina; troppe incrostazioni e troppi errori consolidati, ci vorrà molto tempo. I secondi, invece, gli studenti, sono per definizione giovani e molto malleabili: anche un piccolo cambiamento, in una o nell'altra direzione, provocherà in loro reazioni quasi immediate molto visibili e mutamenti più che percettibili.

L'esempio più lampante che si possa portare è quello relativo ai cosiddetti esami di settembre, aboliti nel 1994-95 (ministro D'Onofrio, primo governo Berlusconi), e poi ripristinati (seppure con la dicitura di "esami di recupero del debito formativo" o "sospensione del giudizio") nel 2007-08, dal ministro Fioroni (ultimo governo Prodi). Dopo tredici anni di lassismo imperante, in cui un ragazzo poteva tranquillamente prendere la maturità scientifica avendo avuto per cinque anni consecutivi 4 in matematica e/o in italiano, i ragazzi iscritti in prima nel 2007 si trovarono di fronte all'idea nuova che a settembre si doveva per forza recuperare; altrimenti si era bocciati. Non era un cambiamento da poco, né per gli studenti né per noi insegnanti.

E infatti, questo lo notammo più o meno tutti, i primini di quell'anno 2007-08 vissero l'eventualità del debito scolastico molto più ansiosamente rispetto ai loro colleghi più grandi; i quali, memori del passato, continuavano a fregarsene (e furono anche bocciati, urlando di dolore). Poi questi primini sono cresciuti: sono andati in seconda (quasi tutti), poi in terza e poi in quarta, proprio nell'anno 2010-11: lo stesso anno per cui l'altroieri il ministero ha pubblicato i numeri e le percentuali dei respinti. L'anno in cui, infatti, sono diminuite sensibilmente le bocciature. E non mi pare affatto che sia un caso, onestamente; anzi, mi pare quasi logico che sia andata così: perché ormai tutti gli studenti (quelli di quinta non contano: loro hanno avuto l'esame) erano abituati al nuovo sistema.

Lo ripeto, perché ne sono assolutamente convinto: una regola rigorosa e severa (a meno che non sia un bluff, come quella sul voto in condotta) non produce maggiori bocciature ma, al contrario, nel lungo termine, quando sia stata assimilata, maggiori promozioni. Così come la politica rigidamente repressiva a proposito dell'eccesso di velocità sulle strade, attuata dai francesi all'inizio del decennio, non ha prodotto maggiori multe, se non nei primi dodici mesi di applicazione, ma piuttosto un numero di multe di molto inferiore, e quindi un maggior rispetto dei limiti di velocità (e quindi il mio grande piacere di guidare in Francia, tra parentesi).

I ragazzi si adeguano subito, perché sono giovani e capiscono in fretta quello che si vuole da loro. I ragazzi sono abituati a capire ogni benedetta mattina: sanno cosa vuole l'insegnante che hanno di fronte e cercano di fare quello che lui vuole; se hanno di fronte qualcuno che pretende poco, fanno poco; se invece hanno di fronte chi pretende molto, in genere, quasi tutti, fanno molto. Se hanno un esame a settembre in cui possono venire bocciati studiano di più; se non hanno nessun esame e nessuna possibilità di essere bocciati, studiano di meno.

Ecco perché, forse, abbiamo trascurato di dire quale sia il dato più significativo che emerge dai numeri appena pubblicati dal ministero dell'istruzione: non il fallimento del ministro Gelmini (che si misura in ben altri campi; e che nessuno di noi avrebbe voluto veder gridare al successo, nel caso in cui le bocciature fossero aumentate); ma il successo della misura assunta dal ministro Fioroni tre anni fa: la quale ha determinato il primo anno un aumento secco dei bocciati (dal 14.2 al 15,5 %), ma poi una graduale e costante diminuzione (prima 15,2, poi 15,0 %) fino al dato di quest'anno, quello in cui i primini del 2007 sono arrivati in quarta, non per caso (13,2 % di bocciati).

Non è solo questo, lo so; ci sono anche altre variabili e senz'altro ci sarà lo zampino del caso, in questo calo così secco. Ma c'è, ne sono certo, anche il dato per cui i ragazzi hanno studiato di più; e hanno studiato di più perché alcune regole, nel tempo, hanno agito; e quindi, visto che hanno studiato di più, sono stati anche promossi di più. Il che, diciamolo forte, è un gran bene per tutti.

10 commenti:

  1. È un'analisi lucida e molto valida, come sempre del resto.
    Io mi ricordo i debiti formativi a scuola, era scandaloso: si passava a oltranza con debiti perpetui in qualche materia, magari anche chiave: ho avuto compagni che sono passati con il debito in matematica, fisica e italiano. Allo scientifico.

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  2. Tu, Mr. Tambourine, ti ricordi quello che è stata la realtà delle cose per molto tempo, dal giugno 1995 al giugno 2008 (sai quanti miei studenti mi guardavano ridendo, quando io dicevo loro che gli avrei dato un 4 di latino in pagella?).
    Poi la riforma Fioroni ha cambiato le cose (oggi chi ha un debito studia; oppure perde l'anno, a settembre, che è peggio che a giugno). E gli effetti della riforma hanno cominciato a farsi sentire, anche in positivo: e i ragazzi studiano un poco di più, e vengono promossi.

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  3. Molto d'accordo con te (fra l'altro non riesco a comprendere come, valutando i dati, si possano tranquillamente sovrapporre i concetti di rigidità/selettività/bocciatura).
    Una scuola migliore è una scuola che aiuta ad assumersi le proprie responsabilità, perché indica con più chiarezza la distinzione tra accettabile/non accettabile, e contemporaneamente fornisce strumenti adeguati per conseguire quel che è meglio (di altro).

    Fra l'altro il tuo post ha anche il pregio di ricordare che buon insegnante è soprattutto chi riconosce l'attitudine naturale degli studenti ad apprendere e migliorarsi (se no, perché insegnare...?)

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  4. Diciamo che questa analisi (che mi ha fatto venire le lacrime di commozione ogni volta che dicevi "i primini del 2007/2008", che poi sarebbe l'Onda, per me...) funzionerebbe. Uso il condizionale però perché mi sembra non tenga conto di un dato oggettivo e difficilmente misurabile: la profondissima diversità di atteggiamento, rispetto ai debiti, di ogni CdC. Nella nostra stessa scuola (che non fa statistica nemmeno lei), per esempio, il debito può essere una cosa serie o una burletta a seconda dei consigli, equamente a metà. Ma sicuramente prevale, purtroppo, la seconda. Siamo sicuri che non sia una cosa che vale per molti altri istituti? (non lo dico per polemica, sia chiaro, ma proprio per aggiungere al dibattito una questione!)

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  5. @'povna
    Io sono sicuro che è come tu scrivi, dappertutto (nella tua, nella mia, in ogni scuola): però la differenza si misura con l'ante-2007, quando nessuno poteva bocciare chi non studiava, nemmeno la metà dei consigli di classe. Ecco perché tendo a pensare che questa vecchia novità del 2007 abbia agito.

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  6. Sai che non ci avevo pensato. Hai la tua ragione! ;-)
    Ma infatti, consapevole che il superlativo relativo è poca cosa, Fioroni è stato il miglior ministro da parecchi anni, Berlinguer incluso - e dirlo mi costa tanto, eh... L'unica cosa che mi dispiace è che, andandosene a metà, ha lasciato quel clamoroso ibrido che è l'innalzamento (sacrosanto) dell'obbligo che non corrisponde a un titolo, rendendo nei fatti quell'obbligo poco più che una propaganda sulla carta, perché di fronte a chi vorrebbe andare a lavorare subito, la scuola possiede veramente (se non l'obbligo appunto a scaldare il banco - e rovinare una classe) pochissimi sistemi di persuasione. Ma mi rendo conto che questo è OT, per cui mi cheto!

    ps. OT per OT, ho scritto anche il post-prova che mi ero ripromessa sulla cerimonia di ieri (if you wish, here: http://nemoinslumberland.splinder.com/post/25660060/maledetti-stakeholders).

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  7. Io sarei meno entusiasta di Fioroni, pero' il ragionamento dello Scorfano e' correttissimo. E' un'ottima lettura dei dati.

    Che pero' mi conferma in una mia radicata convinzione: il motore primo del successo scolastico in Italia e' l'ansia.

    Studi se hai paura, questo e' il senso.

    Uqbal

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  8. @Uqbal: io non sono entusiasta di Fioroni (come ho detto il superlativo relativo è poca cosa). Dire che è il miglior ministro tra parecchi, senza scala di valutazione, non è dire granché...! ;-)

    sulla paura non so. Io credo che si possa anche dire (all'inglese), che studi se ha un senso, non so se mi spiego...)

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  9. 'Povna, sì che ti spieghi e sono d'accordo con te.

    Però l'apparato scolastico italiano non lo sa.

    Uqbal

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)