del Disagiato
To bite off more than one can chew è un’espressione che in inglese sta più o meno per “riempirsi la bocca più di quanto si sia in grado di masticare”. Mettere troppa carne al fuoco, insomma. Ecco, tra poco mi riempirò la bocca e farò, davanti a voi, molta fatica a masticare. Non conosco nei dettagli la storia di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito, non conosco per niente gli atti processuali e dell’ultima sentenza, quella che ha definitivamente scarcerato i due ragazzi, ho visto in televisione solo le parti più spettacolari, dolorose e commoventi. Cosa posso dire, conoscendo così poco? Posso solo dire che la spettacolarizzazione, questa come tante altre, di un fatto di cronaca secondo me non ha in sé nulla di negativo. È giusto che circolino pettegolezzi, è giusto che qualcuno vada in uno studio televisivo ed è giusto che chi conosce i protagonisti della brutta vicenda parli, racconti e aggiunga qualcosa. È giusto, insomma, che la gente sappia. Sono scandali e gli scandali fanno questa brutta fine qui, vanno sulla bocca di tutti, si deformano, si dimezzano, poi si ingigantiscono e le parole dei giornali si aggiungono alle parole dette in televisione. “Che gli scandali avvengano”, dice Gesù, secondo una bella traduzione (anche se contestabile) di Luca Canali, nel Vangelo di San Matteo (18,7).
To bite off more than one can chew è un’espressione che in inglese sta più o meno per “riempirsi la bocca più di quanto si sia in grado di masticare”. Mettere troppa carne al fuoco, insomma. Ecco, tra poco mi riempirò la bocca e farò, davanti a voi, molta fatica a masticare. Non conosco nei dettagli la storia di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito, non conosco per niente gli atti processuali e dell’ultima sentenza, quella che ha definitivamente scarcerato i due ragazzi, ho visto in televisione solo le parti più spettacolari, dolorose e commoventi. Cosa posso dire, conoscendo così poco? Posso solo dire che la spettacolarizzazione, questa come tante altre, di un fatto di cronaca secondo me non ha in sé nulla di negativo. È giusto che circolino pettegolezzi, è giusto che qualcuno vada in uno studio televisivo ed è giusto che chi conosce i protagonisti della brutta vicenda parli, racconti e aggiunga qualcosa. È giusto, insomma, che la gente sappia. Sono scandali e gli scandali fanno questa brutta fine qui, vanno sulla bocca di tutti, si deformano, si dimezzano, poi si ingigantiscono e le parole dei giornali si aggiungono alle parole dette in televisione. “Che gli scandali avvengano”, dice Gesù, secondo una bella traduzione (anche se contestabile) di Luca Canali, nel Vangelo di San Matteo (18,7).
Ecco, lo so, mi sto riempiendo la bocca e la masticazione comincia a impigliarsi, però mi sembra buona cosa sottolineare che gli scandali, se avvenuti e conosciuti, ci danno la possibilità di mettere in controluce gli errori umani (spesso tremendi, ammettiamolo), di raccontarci il percorso che hanno condotto alcuni individui a sbagliare e, infine, la possibilità di ricapitolarci, di rimetterci in piedi e di non ripetere il gesto dell’assassino. Ecco, a questo dovrebbe servire la cronaca e cioè ad amplificare gli scandali, a renderli noti e utili. Perché un giorno potrei essere io, l’assassino. Perché un giorno potrebbe accadere a me o a te o a lui. Chissà.
La spettacolarizzazione ha una sua fettina di ragione ma ha pure la sua fettina di torto. Quale? Il torto, il danno, sta nell'offuscare la cronaca, i fatti, le origini e le conseguenze del dramma. Se la spettacolarizzazione arriva ad alti livelli si finisce per dimenticare la cosa che più ci dovrebbe interessare e cioè quello che sta attorno a un fatto di cronaca. In queste settimane ho letto gli articoli di Stefano Nazzi, che sono in verità uno schierarsi dalla parte di. Nazzi sostiene da tempo (e ci tiene a ribadirlo) che Amanda e Raffaele sono innocenti. Bene. Questo è il suo lavoro e non vedo cos’altro dovrebbe fare. Quando però tutti si schierano e raccontano solo ed esclusivamente le ragioni e le dinamiche interne al delitto, ecco che si accende il dibattito e poi, di conseguenza, lo spettacolo, fino ai plastici di Vespa. E allora lo scandalo non serve più. E allora io ne so quanto prima sui viaggi di studio, sull'Erasmus, i giovani stranieri che vengono in Italia a studiare, a fumare erba e a divertirsi (cose che, se non sbaglio, hanno fatto Amanda e altri coinvolti).
Sei anni fa andai a trovare la mia ragazza in Scozia per un paio di settimane. Era lì per il progetto Erasmus. Ecco, volevo dire che mi sono divertito molto in quelle settimane, però lì, in quelle stanze che mi ospitavano, ho visto con i miei occhi ragazzi americani, norvegesi e anche italiani finire in ospedale per eccesso di alcool o droga. Sono ragazzate, può capitare a tutti, direte voi. Vabbè, può capitare a tutti (a me non è mai capitato) però vi assicuro che quelli quasi ci lasciavano le penne e se non finivano all’ospedale si prendevano a botte. Cose che ho visto con i miei occhi, ripeto.
Perché queste cose a me non sono mai capitate mentre ad altri ragazzi sì? Perché chi va all’estero per motivi didattici deve finire all’ospedale? Può capitare che qualcuno, durante questi viaggi di studio, muoia? Mi feci queste domande un po’ banalotte (anche se, lo ammetto, a quei tempi ero blindato soprattutto dalla gelosia). Però, nonostante quello che è accaduto a Perugia, io ne so quanto prima. Sapete perché? Perché la spettacolarizzazione (non solo televisiva) ha coperto lo scandalo, la cronaca, i motivi della tragedia e i suoi contorni. Molto, nella vicenda di Perugia, ha smesso di interessarmi, moltissimo di ciò che dovrebbe apprtenere alla cronaca si è sbiadito, ha perso sostanza. E se le ragioni di un delitto, i moventi, non appretengono alla cronaca, a chi allora devono appartenere? A cosa dobbiamo affidarci perchè i delitti oltre che consumarsi vengano anche tradotti e analizzati?
Perché queste cose a me non sono mai capitate mentre ad altri ragazzi sì? Perché chi va all’estero per motivi didattici deve finire all’ospedale? Può capitare che qualcuno, durante questi viaggi di studio, muoia? Mi feci queste domande un po’ banalotte (anche se, lo ammetto, a quei tempi ero blindato soprattutto dalla gelosia). Però, nonostante quello che è accaduto a Perugia, io ne so quanto prima. Sapete perché? Perché la spettacolarizzazione (non solo televisiva) ha coperto lo scandalo, la cronaca, i motivi della tragedia e i suoi contorni. Molto, nella vicenda di Perugia, ha smesso di interessarmi, moltissimo di ciò che dovrebbe apprtenere alla cronaca si è sbiadito, ha perso sostanza. E se le ragioni di un delitto, i moventi, non appretengono alla cronaca, a chi allora devono appartenere? A cosa dobbiamo affidarci perchè i delitti oltre che consumarsi vengano anche tradotti e analizzati?
To bite off more than one can chew. Mastico, che è meglio.
"Perché queste cose a me non sono mai capitate mentre ad altri ragazzi sì?"
RispondiEliminaQuesta è una buona domanda. Perché c'è gente che si sfonda di alcol e droga anche quando deve guidare mentre io mi limito a un paio di bicchieri di birra?
Perché, come già dissi all'epoca della morte della Winehouse, a volte dentro la nostra testa c'è qualcosa che non va; qualcosa che può portare a irresponsabilità e autodistruzione.
È una domanda che secondo me, al di là delle nostre risposte personali e al di là delle parrocchie, spesso si prede per strada.
RispondiEliminaFra le molte cose (destabilizzanti) lette e sentite in questi giorni, a me questo ha confortato un po'(e riprende anche alcune idee di questo tuo post):
RispondiEliminahttp://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/10/4/SENTENZA-MEREDITH-La-strana-giustizia-e-quella-seconda-possibilita-di-Amanda-e-Raffaele/211472/
Grazie per la segnalazione. Tra l'altro sono d'accordo con te, l'articolo lo trovo confortante.
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