Forse siamo come automobili in corsa. Forse, come automobili in corsa, a volte acceleriamo a volte rallentiamo, a volte addirittura freniamo e forse non ce ne rendiamo nemmeno bene conto. E non sappiamo il perché. È la corsa, a volte lenta a volte velocissima, a dettare i suoi ritmi, i nostri ritmi, i suoi ritmi, il nostro viaggiare in una direzione che, forse, non abbiamo nemmeno mai scelto. O che abbiamo scelto forse troppo tempo fa per ricordarci le ragioni per cui, forse, quella volta, l'abbiamo scelta.
Forse siamo come auto in corsa su una strada che non sappiamo dove ci porta; ma sappiamo che su quella strada incontriamo altri come noi, che forse sono auto in corsa come noi. Alcune viaggiano nella nostra stessa direzione, le salutiamo, un cenno della mano può bastare, un sorriso. Altre invece vanno in tutt'altri luoghi, lontano da noi, non ci salutiamo. E con alcune il viaggio si fa proprio insieme. In colonna, in riga, la stessa strada, la stessa aria sulla faccia, per pochi chilometri, o per lunghi tratti, senza perdersi mai di vista, come se fosse mano nella mano. Senza sapere dove andiamo.
Finché, forse, chissà perché, chissà se c'era davvero una ragione o se invece è stato solo un caso, un singhiozzo, un colpo di tosse inaspettato, una contrazione muscolare incontrollata, finché un giorno qualcuno accelera. O siamo noi che rallentiamo, forse, non si sa. O forse è lui che frena e noi che proseguiamo, inseguendo chissà cosa, forse un traguardo che forse non c'è. Certamente non c'è. E ci perdiamo, quindi, perdiamo la mano di chi viaggiava con noi.
Forse siamo auto in corsa che ogni tanto perdono i compagni di strada, ne trovano altri, cambiano velocità e si perdono di vista, cambiano sguardi a cui appoggiarsi. Lasciamo indietro altri come noi, sulla nostra stessa strada, e non li rivedremo mai più. O forse, a volte, sono loro a lasciare indietro noi, non è importante questo, forse non è importante, forse. Ma certamente (forse) non li rivedremo più: oppure li rivedremo, ma non sarà più come prima. Troppa strada ci ha diviso forse per troppo tempo, troppi altri incontri, altri saluti, altri pensieri che non sono più quelli di quando la strada era la stessa e pensavamo che sarebbe stata la stessa per sempre. Ma certamente nessuna strada è per sempre.
Oppure, forse, è questo che volevo scrivere oggi, oppure siamo in corsa ma non siamo auto. E ci incontriamo davvero, più stretti, molto di più che se fossimo davvero un'auto. Ci tocchiamo con le mani e ci baciamo con la bocca, ci aiutiamo a riprendere la strada quando uno, per caso, è inciampato, scherziamo mentre lo tiriamo su, lo aiutiamo, lasciamo che sia lui a scherzare quando tira su noi. Siamo amici, amanti, mogli, mariti, fratelli, sorelle, colleghi, studenti di, insegnanti di, siamo compagni di viaggio che fanno la stessa strada per averla scelta, chissà per quale impossibile ragione, tanto tempo fa. E però, anche se non siamo auto in corsa, anche se siamo amici, forse ci perderemo, un giorno. Ed è questo che volevo scrivere oggi: che ci perdiamo. Che acceleriamo, rallentiamo, freniamo, che non ci fermiamo più a tirare su l'altro quando cade; o forse, a volte, è lui che non si è fermato a raccogliere noi, che eravamo caduti. Succede.
E succede che forse si è fermato qualcun altro, al posto nostro, ad aiutare il nostro compagno di strada, mentre noi abbiamo accelerato, per arrivare chissà dove. E forse è normale che sia così, forse è giusto, forse non ci si deve fare caso. Ma certamente qualcuno di quelli con cui abbiamo fatto la strada lo perdiamo, giorno dopo giorno. A volte invece d'improvviso. E oggi volevo scrivere che ho trovato, per caso, sul web, l'indirizzo mail di un amico, uno che non vedo da anni, uno con cui avevo fatto così tanta strada insieme tanto tempo fa. E ho pensato: ora gli scrivo, ora lo saluto, ora gli dico che quella volta sono caduto ma ho trovato chi mi ha aiutato a rimettermi in piedi, anche se lui non c'era più, anche se lui non si era fermato.
Ma poi non gli ho scritto: perché non è il caso, forse. Perché le strade si dividono ed è, forse, giusto che sia così. Si accelera, si rallenta, si perde di vista il profilo di qualcuno nello specchietto retrovisore, qualcuno che è caduto e qualcun altro, uno sconosciuto, chissà chi è, che si è fermato ad aiutarlo, uno che faceva la stessa strada. Non siamo stati noi, quel giorno, ad aspettare. Ma forse, certamente, un giorno chiederemo aiuto e ci sarà qualcun altro anche per noi. Non quel mio amico di tanto tempo fa, però. Lui è su un'altra strada, adesso, lui certamente non sarà mai più sulla mia strada, forse.
Siamo auto in corsa verso chissà dove, forse. Non sappiamo nulla, certamente. Sappiamo che ci sono compagni di viaggio, altri in corsa come noi. Sappiamo che li abbiamo amati, sappiamo che alcuni li amiamo ancora, speriamo che alcuni li ameremo e staranno con noi fino alla fine della corsa, ma non sappiamo nemmeno quale sia davvero questa fine. Certamente c'è un muro, a un certo punto. Ma cosa sia quel muro, perché ci sia, se ci sia qualcosa dietro, al di là del muro, questo non lo sappiamo, al di là.
Siamo auto in corsa, forse, che un giorno finiranno la loro corsa sbattendo contro un muro, certamente. Non abbiamo altre certezze se non questa, certamente. La certezza di un muro alla fine della strada. Ma non basta, non basta la certezza che un giorno andremo a sbattere senza aver mai capito perché, non basta a togliere la bellezza della corsa e degli incontri e dei compagni di viaggio che sorridono e che aspettano. E della mano che si rivolge a noi, che ci rimette in piedi e ci aiuta a ripartire. Di nuovo, anche oggi, di corsa, certamente.
Forse le auto sono come uomini in corsa
RispondiEliminavariabile
Mi ricorda il tuo (bellissimo) post sulla riga nera. E, in fondo, tanta solitudine come lì.
RispondiEliminaWe are spirits in a material world
RispondiEliminahttp://youtu.be/hqyGiPxrTqc
Bellissima prosa, prof. Io vivo con il terrore di essere investito da una di quelle automobili lì.
RispondiElimina@Speaker
RispondiEliminaLO ricordava anche a me, mentre lo scrivevo.
@plus1
RispondiEliminaCe ne sono alcune che arrivano fortissimo, in direzione contraria.
Automobili in corsa oppure scialuppe e barchette e canotti lungo un fiume, condotti avanti da una corrente che tende verso la foce, verso il mare aperto.
RispondiEliminaA noi tutti la libertà di scegliere il movimento e gli spostamenti da una parte e dall'altra del fiume, ma sempre dentro il fiume staremo e sempre verso una parte, spinti dalla corrente, saremo spinti e dovremo andare.
Dove il perchè del muro, della barriera della morte? Dove il perchè delle stagioni, del loro alternarsi? Dove il perchè del sorgere del sole e del suo tramonto?
Un lungo cammino, una inarrestabile evoluzione, un apprendimento continuo, uno scoprire graduale ed individuale che come esseri umani siamo tutti parte di un unico organismo vivente, cellula con cellula, organo con organo.
A tutti ed ognuno è donata la libertà di sentire, capire, conoscere, amare. Ad ognuno è data la facoltà dell'omissione del lavoro e della ricerca.
Ad ognuno è data la facoltà in potenza della creazione ex novo. Ad ognuno la libertà di camminare o correre o dormire.
Marcolino
io non riesco: perdo il controllo dell'auto, spesso. spesso non accetto quel perdersi.
RispondiEliminae forse, certamente, tutto per la paura di quel muro.
ma oggi questo post è un manna dal cielo, anzi dalla strada
Io, nella corsa, ho perso parecchia gente per strada. Non so più se loro sono avanti o dietro, chi non ha aspettato chi, chi ha rallentato e chi ha accelerato. Magari qualcuno si è solo fermato a fare benzina. Basta perdersi di vista un attimo e poi è facile non ritroversi più, in mezzo a tutte le altre automobili.
RispondiEliminaMa il bello è la corsa, l'andare avanti, il trovare nuovi compagni di viaggio, mentre alcuni hanno avuto quasi per caso lo stesso passo e ce li ritroviamo sempre accanto. E ogni tanto ritroviamo qualcuno avevamo perso per strada. Magari ci fermiamo allo stesso autogrill. E' raro, ma capita.
E qualcuno che ci viaggiava accanto ha trovato il muro e si è fermato.
Ma è comunque un bel viaggio, fino a che non troviamo il muro. Ma chissà, è inutile pensarci.
(bellissimo post, commuovente. Grazie, come al solito!)
Agota