giovedì 13 ottobre 2011

Dispiace anche a me

del Disagiato

Ieri ha telefonato il titolare della libreria e solo perché in quel momento la responsabile non c'era ha detto a me che le cose non stanno andando bene. Anzi, stanno andando proprio male. “Ho guardato le cifre e le cifre non tornano”, mi ha detto con una brutta voce. Poi mi ha domandato: “Ma secondo te cosa sta capitando? È la libreria o tutto il centro commerciale che è in crisi?”. E allora, allarmato, ho cercato una risposta, un “secondo me” molto improvvisato e così gli ho detto che siamo penalizzati dal centro commerciale che sta in città, che chi deve pranzare e farsi due passi non viene più da noi ma da loro e che poi la crisi, questa dannata crisi, è una brutta bestia per tutto e per tutti. Ho detto banalità, parole lente e interrotte, dette con il tono di chi vorrebbe dire di più ma che non è capace di dire di più. Mentre parlavo guardavo la libreria vuota e ascoltavo il respiro del titolare. “Non c’è gente”, dicevo io, e lui allora cominciava un’altra frase tragica che poi finiva con un altro “non c’è gente”.

Poi siamo rimasti in silenzio per qualche secondo. E in quei pochi secondi, in fretta, ho fatto un pensiero ancora più banale delle parole appena dette: ho pensato al suo BMW nero. Ma non solo. Ho pensato anche al suo Mercedes grigio e poi alla casa in Umbria acquistata da non molto. Ho pensato all’altra sua libreria e alla sua passione per il footing a Central Park. Ho pensato queste cose di fretta, in pochissimi secondi, mentre entrambi, forse per la prima volta, eravamo blindati dalla stessa angoscia, toccati dallo stesso sottile fastidio. 


“Io chiamo il direttore del centro commerciale e ci parlo. Non si può continuare così”, mi ha detto. E io, chissà perché, ho fatto una risatina nervosa prima di dirgli che sì, che non si può continuare così, che il suo dispiacere è uguale al mio e che speriamo le cose si sistemino presto. Poi ci siamo detti ancora due o tre volte che “non c’è gente” e infine, forse per la prima volta, ci siamo salutati in modo un pochino affettuoso e complice. E questa complicità mi è rimasta addosso anche quando sono uscito dalla libreria e anche quando sono salito in macchina e poi sono andato a fare la spesa e poi sono entrato in casa.

Ma la complicità è evaporata pian piano. Si è dissolta con i gesti quotidiani, cucinando, pulendo piatti, ascoltando un disco, raccogliendo la cacca dalla cassettina dei gatti, guardando un monitor, mangiandomi le unghie. Se n’è andata lentamente, fino a sparire del tutto nel momento in cui mi sono seduto per scrivere quello che sto scrivendo ora. E allora, adesso, come uno stupido patentato, mentre schiaccio i tasti e un po’ di capelli mi cadono sulla tastiera, se penso alle cifre che non tornano, al “non si può continuare così e al “non c’è gente”, riaffiora un Bmw nero. E un Mercedes grigio. E poi una corsa a Central Park. E anche una casa in Umbria. Ecco, silenziosamente, per chissà quale cattiva educazione, vengono a galla queste figure. Pian piano. Con discrezione.

10 commenti:

  1. carino , c'è un ma , tutte quelle belle cose le ha comprate con un bel leasing o finanziamento , se la libreria non crea reddito sarà difficile pagare le rate e si creeranno un sacco di problemi .
    Quindi addio casa in Umbria, addio automobili , addio footing, librerie , e , alla fine , anche il tuo stipendio.
    Ha solo molto da perdere più di te, ecco tutto.

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  2. carino, dai che finalmente schiodi!

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  3. C'è una sola risposta: decrescita felice.

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  4. Se ti può consolare:
    http://www.corriere.it/cultura/11_ottobre_13/francoforte-libri-grecia_9f0d270e-f5a0-11e0-9479-439a0eb41067.shtml

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Sollecita Fabio Volo e Dan Brown, se esce un altro libro loro risalgono le vendite.

    Comunque il tuo capo m'ha ricordato quelli che ho avuto io. Li fanno con lo stampo: cercano la solidarietà, ti danno la pacca sulla spalla, un assegno di "Bravo", ti chiedono di credere nell'azienda e di lavorare per contribuire a costruire qualcosa per il futuro.

    Ma resta sempre un gap tra loro con case, negozi, SUV e Smart, moto, barca a vela. E me con l'affitto e un'auto usata di dieci anni prima.

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  7. Sempre piacevole leggere. Tizy

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)