Venerdì, in tutta Italia, ci sono state le manifestazioni di protesta degli studenti delle scuole superiori. Io me ne sono accorto perché, arrivando a scuola alle 8, ho visto, ferma davanti al cancello dell'istituto, Barbara, una mia ex alunna, che non doveva affatto essere lì.
Barbara, infatti, è stata bocciata l'anno scorso, alla fine della terza, e ha cambiato scuola, perché non poteva fare altrimenti: è andata in città (noi, qui sul lago, chiamiamo Brescia «la città», siate comprensivi) e quindi non la sia vede più, nemmeno nei corridoi durante l'intervallo. Quando l'ho notata, davanti al cancello, lei mi ha sorriso da lontano e io ho capito che stava un po' aspettando anche me. Mi sono avvicinato, l'ho salutata e le ho chiesto: «Cosa ci fai qui?»
E lei mi ha detto: «C'è lo sciopero, prof, nella mia scuola. Allora ne ho approfittato per venire qui a salutare» (a dire il vero lo sciopero c'era per tutti, non solo nella sua scuola: ma, lo ripeto,qui siamo in paese, la scuola di Barbara è in «città», i chilometri sono soltanto 25, ma le cose cambiano più di quello che potreste immaginare: nessun alunno in sciopero, tra quelli del mio istituto).
Allora ho chiesto a Barbara alcune altre cose (sui suoi nuovi insegnanti, sulla sua estate, eccetera) e poi l'ho invitata a salire in quarta con me, dove avrebbe potuto salutare tutti i suoi compagni di scuola dell'anno scorso, e vederli di nuovo in classe, come quando erano in terza. Barbara è salita, al secondo piano. Quando è arrivata sono stati baci e abbracci, e anche qualche sguardo un po' commosso. Poi Barbara ci ha detto: «Ora devo andare... C'è il treno per Brescia tra una decina di minuti». Io sono rimasto sorpreso perché credevo di avere capito un'altra cosa (che lei approfittasse dello sciopero e della manifestazione per fare vacanza; questo avevo capito). E quindi ho detto a Barbara: «Ah! Vai alla manifestazione,allora?» Lei mi ha sorriso candidamente e mi ha detto: «No, no. Vado in città a fare un po' di shopping con le mie amiche». Io sono rimasto zitto.
I miei alunni che ormai (purtroppo per me) mi conoscono bene, mi guardavano un po' preoccupati e un po' curiosi di quello che avrei potuto dire («Non si fa sciopero per fare vacanza!»; «Si va alle manifestazioni, se ci credete... altrimenti si sta in classe a studiare, che è il vostro dovere!»; «Lo sciopero è una cosa troppo importante perché voi lo trattiate così!»: sono queste le cose con cui, ovviamente, li tormento tutti i giorni). Ma non ho detto niente, perché Barbara non è più una mia alunna e ho pensato che, forse, non era il caso. Poi, dopo che Barbara ha salutato tutti i ragazzi di quarta, sono uscito fuori dalla porta dell'aula con lei e le ho detto: «Sei sicura che non vuoi stare qui? Non è che hai molto da fare, in centro a Brescia...» E lei allora mi ha detto: «No, non è per il giro, prof. È che abbiamo una compagna di scuola disabile, quest'anno, e io e la mia amica le abbiamo promesso che oggi, visto che c'era lo sciopero, l'avremmo portata a fare un giro in centro con noi, tutta la mattina. E lei era tutta contenta. Devo proprio andare, prof, ci rimarrebbe malissimo...»
E io allora sono rimasto lì, ancora più zitto. E ho pensato che... Boh, non lo so, quello che ho pensato. Forse che era un peccato non avere più questa ragazza così affettuosa e perbene in classe; o forse che le manifestazioni sono una gran bella cosa, ma portare in giro la tua compagna di scuola disabile, appena ne hai l'occasione, lo è ancora di più. Anche se, in effetti...
Anche se in effetti niente. Esistono gesti che si riscattano da soli, e ti definiscono per quello che, in fondo a te stesso, sei. E poi esistono le manifestazioni di protesta, dopo.
È che a furia di esser lì sempre a valutare quanto sono impegnati, quanto sono attenti, quanto sono educati, mammamia quanto sono pigri, quanto sono disordinati, quanto sono inconcludenti questi ragazzi, a volte ci dientichiamo che sono anche, semplicemente, buoni.
RispondiEliminail guaio (nostro, mica tuo) di partire sempre a giudicare.
RispondiElimina@sphera: infatti.
RispondiElimina@.mau.
RispondiEliminaVero.
Ancora più vero a scuola, dove per mestiere sono in parte tenuto a giudicare, e quindi finisce che lo faccio troppo spesso, in contesti in cui è stupido o dannoso.
Per i tuoi studenti l'esempio della Barbara di venerdì credo sia migliore di qualsiasi Barbara in sciopero, se fossero tutti come lei non ci sarebbe bisogno di nessuna protesta.
RispondiEliminauna bella storia. punto.
RispondiEliminaCon le storie che girano ultimamente, una bella storia è già qualcosa... ;)
RispondiElimina:^)
RispondiEliminainfatti! il punto non era denigrativo, tutt'altro!
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