martedì 4 ottobre 2011

La palla

del Disagiato



Questo disegno l’ho trovato in libreria, nella stanzetta dei bambini. L’ho trovato per terra, macchiato da un’impronta di scarpa. Mancava pochissimo all’orario di chiusura, un orario in cui i commessi sono fragili, e sarà per questa vulnerabilità che quando ho guardato il disegno io ci ho visto un portiere battuto guardare la palla entrare in rete. Allora mi è venuto un brivido e ho spalancato gli occhi. Poi sono andato dalla mia collega e le ho detto: “Un bambino ha disegnato un portiere che guarda la palla entrare in rete. Non lo trovi meraviglioso?”. E allora la mia collega ha preso in mano il foglio, l’ha fissato e poi ha sorriso. “Perché sorridi?”, le ho chiesto. “Sorrido perché tu sei tutto matto”, mi ha risposto mentre si avviava a chiudere il negozio. “Perché? Non è un portiere che guarda la palla entrare in rete?”. E allora lei mi ha spiegato che no, che quello è o un attaccante che ha tirato la palla o un portiere che deve prenderla, la palla, e che quel bambino, non conoscendo ancora la prospettiva e la misura delle cose, ha fatto le righe della porta davanti e non dietro. Io ho guardato la mia collega, ho ripreso il foglio, l'ho piegato e me lo sono messo in tasca.


Dopo aver abbassato la saracinesca della libreria la mia collega ha raggiunto il suo ragazzo che stava lì fuori da qualche minuto. “Ciao”, mi hanno detto entrambi e poi sono andati per la loro strada, si sono fermati per abbracciarsi e poi, in mezzo a un corridoio deserto di un centro commerciale, alle dieci di sera circa, si sono baciati. Io li ho guardati da distante e ho pensato che erano belli. Molto belli. “L’amore”, mi sono detto. Sono salito in macchina, ho fatto il mio pezzo di tangenziale, sono arrivato a casa, ho dato da mangiare ai gatti, ho bevuto un succo e infine mi sono messo davanti alla finestra, a guardare il quartiere sprofondare nella notte. Stanco. Stanco come dopo sette ore di libreria. 

E ho ripensato ai libri venduti, alle parole dette, ai passi, alle cose. E ho pensato alla mia collega ferma nel mezzo del corridoio che baciava il suo ragazzo. Poi ho girato la testa e ho guardato la mia casa vuota e silenziosa. Allora ho tirato fuori dalla tasca il disegno e me lo sono messo ancora davanti agli occhi. E, ancora, ho visto un portiere battuto, che guarda la palla andare in rete. Sorridente. Come a dire: “Non è importante quello che mi sta accadendo”. Credimi, non è importante.

10 commenti:

  1. La versione della tua collega non regge.

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  2. Io questa cosa me la stampo. Non ce l'avevo dentro da non saperla dire, non ce l'avevo proprio, mi sa, e invece vorrei averla. Grazie.

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  3. Stare davanti alle finestre guardando i quartieri che sprofondano nella notte ha pur sempre i suoi risvolti positivi.

    Il bel disegno del bambino che sorride alla palla entro la rete e le varie possibili visuali del pensiero del bambino che lo ha disegnato mi hanno fatto venire in mente la parte del "Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupery, quella che raccontava de:

    "Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava".

    http://digilander.libero.it/Gretablu/il_piccolo_principe/pp01.html

    Il disegno che gli adulti riconoscevano subito come un cappello a larghe falde era invece ben altra cosa.

    Non voglio rovinare la sorpresa per gli amici che ancora non conoscessero il brano in questione.

    Bello comunque il disegno della rete della porta di calcio e del pallone insaccato.

    L'autore che lo ha disegnato deve avere avuto davvero un pensiero ispirato, filosofico e teologico.

    Un pensiero sorridente!

    Marco

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  4. Post troppo bello perchè l'orma di una scarpa lo rovini.
    ohana

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  5. Grazie ohana (l'orma l'ho cancellata con il taglio della mano.

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  6. Hai visto il pallone entrare in rete... il tuo DNA da attaccante non ti ha ancora abbandonato vero?
    Mi hai portato indietro di 22-23 anni per qualche minuto... Grazie...

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  7. Già allora non ero l'attaccante di una volta, figurati adesso. Ciao Ivan ;)

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  8. Non hai pensato che forse è la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto? Da quello che uno ci vede forse si può capire quale è il suo stato d'animo, portiere battuto o attaccante vincente?.

    Ciao.

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  9. Direi che c'entra molto con la storia del bicchiere. Lo ammetto.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)