mercoledì 19 ottobre 2011

La gente comune

del Disagiato

Da quando è accaduto quello che è accaduto a Roma sono stato in libreria a lavorare per ben tre volte. Nel valzer quotidiano dei nostri turni lavorativi ho incontrato tutti i miei colleghi e ho incontrato nello stesso ballo quotidiano commessi e commesse, conoscenti, clienti e gente di passaggio che in questi anni mi hanno fatto inconsapevolmente compagnia. In tutte queste ore passate nel centro commerciale con tutte queste persone non ho mai parlato dei ragazzi che hanno lanciato pietre, della manifestazione pacifica, dei motivi della manifestazione (di questo se ne è parlato pochissimo anche da altre parti, a dire il vero), delle reazioni politiche e di tutto il resto. Abbiamo parlato di altro, come è giusto che accada in un posto in cui ci si incontra per lavorare e mettersi in tasca i soldi per l’affitto. Però, se proprio devo fare il precisino, con una mia collega ho parlato dello scadente palinsesto televisivo della Rai, della cattiva gestione del nostro tempo libero (“dormo troppo, dormo troppo”, mi ha detto una mia collega) e poi abbiamo parlato anche del video porno di Belen Rodriguez. Ecco, sì, abbiamo parlato di cose che non hanno un peso notevole nell’economia della giornata e mai, dico mai, abbiamo sfiorato l’argomento di Roma.

Perché mai avremmo dovuto farlo? Avremmo dovuto farlo perché quello che è accaduto a Roma sono cose che ci riguardano. Vi sembra banale? A me no. Invece di questo argomento me ne sono occupato solo sopra una tastiera, davanti a uno schermo, con gente che neanche conosco. Allora mi viene da pensare che l’angolino in cui mi sono rifugiato sia un po’ arido, povero di idee. Possibile che tra librai e non solo non si sia mai discusso di gente che lancia sassi? Possibile che non si riesca a fare politica spicciola anche solo per tre secondi consecutivi? Perché mi sono ritrovato a parlare di programmi televisivi e non della manifestazione?


La mia impressione è che quanto accaduto a Roma, e quanto accadrà nei prossimi giorni o mesi, non interessi a molti di noi. Stavo per dire che non interessa “alla gente comune”, ma poi ho pensato che è un’espressione orrenda, quella. Non se ne parla semplicemente perché il lancio di sassi, le macchine incendiate, gli arresti e la manifestazione pacifica sono solo incidenti di percorso, aberrazioni del quotidiano che non raggiungono l’attenzione della gente comune (ma non avevo detto che era una fesseria questa espressione?). 

Insomma, la differenza che c’è tra il clima dei blog e il clima che si respira tra i miei colleghi, o i miei conoscenti, mi impressiona. Da una parte se ne discute e dall’altra neppure si sfiora l’argomento. Da una parte si cercano dei colpevoli, dall’altra si pontifica sul video porno di Belen. “Se tu fossi laureato frequenteresti gente che discute e argomenta”, mi dico da solo. “Sei tu che hai scelto di lavorare fuori dal gruppetto degli intellettuali. Il centro commerciale non è il massimo per avere una buona visione delle cose del mondo”. Mi dico queste cose per educazione, per esaurire le ipotesi.

Però sono dell'idea che la maggior parte delle persone non abbia un parere su quello che è successo a Roma. Rimango anche dell’idea che la qualità dei programmi televisivi o la rateizzazione della tassa sui rifiuti siano, magari giustamente, le importanti preoccupazioni di noi che viviamo in un centro commerciale. E a dire il vero siamo in tanti e siamo intelligenti (qualcuno intelligentissimo) e siamo spigliati. Però, nonostante questo, di certe cose non se parla. Mentre altrove si accendono dibattiti, la gente comune (io e i miei colleghi siamo gente comune) parla di Belen. A proposito, ma in questo benedetto video si vede tutto tutto di Belen? Ma quella è Belen?  


12 commenti:

  1. Questa cosa della "classe sociale" dei laureati e dell'importanza dello studio, te la porti dietro da tanto come una sorta di macigno o sbaglio? ;^)

    Io frequento un ambiente di laureati e non abbiamo ancora parlato né dei fatti di Roma né di Belen.

    Il primo forse perché fa paura proprio a noi che ci viviamo, oppure perché non è la prima manifestazione qui e non è neanche l'unica a degenerare. Era tutto previsto, insomma.

    D'altro canto, personalmente ho letto dell'argomento sui siti di informazione e sui blog, come fai notare tu, perché mi incuriosivano i vari punti di vista, le analisi differenti.

    Questo forse perché la rete sociale dei blog è diversa da quella delle persone che frequenti(amo) ogni giorno. I blogger, credo, hanno sempre voglia di scrivere per definizione, ma anche di leggere e confrontare i pensieri propri con quelli altrui, e questo li porta a sviscerare una questione, esaminarla per quanto possibile.

    Per quanto riguarda il video di Belen, sinceramente non me ne fregava proprio un ca..o :^)

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  2. Io non parlo con i miei colleghi di certe cose semplicemente perché le poche volte che l'ho fatto m'è venuta l'acidità di stomaco per le banalità che ho sentito. Sono molto cauto nel parlare di fatti socio/politici. Forse sbaglio, perché è proprio in certi ambienti che bisognerebbe portare qualche idea meno idiota della media, però sono già estremista perché segnalo all'ATM i ritardi dell'autobus e non ho voglia di peggiorare la situazione.

    Per i giovani in ascolto: questo si chiama conformismo. Ed è una bestiaccia.
    ilcomizietto

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  3. SpeaKerMuto
    Vedo che c'è una grandissima differenza tra classi sociali e culturali. Una differenza sicuramente alimentata da una serie di complessi personali ma che però, indiscutibilmente, vedo sottolineata all'interno del centro commerciale.

    Sono d'accordo con te sul fatto che chi frequenta la rete con serietà e giudizio appartiene a una nuova classe sociale o culturale.

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  4. permesso..
    non essersi laureato è un costruttivo problema di coscienza se pesa il fatto di non avere terminato qualcosa che si è iniziato, altrimenti è uno dei tanti fantasmi. In nessun caso lo reputo una discriminante, nell'ambito di uno scambio di opinioni.
    Il termine "gente comune" è un postribolo sempre aperto e invitante, il cui velo è talmente sottile che a fatica si capisce se si è dentro o fuori. Si sposa a "senso comune", ed il prodotto di tale amplesso è l'opinione pubblica.
    L'opinione pubblica è acqua distillata,
    l'opinione personale è acqua di fonte.
    I fatti di Roma ("definizione comune") sono un interessante argomento di riflessione.
    Rappresentano in maniera esplicita la triade tesi-antitesi-sintesi ben nota a chi di mestiere distilla acqua.
    In questo blog c'è tanta acqua pura.
    grazie.

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  5. quando mazzini e co. cospiravano per l'unità d'italia, la cosa non rientrava tra gli argomenti di discussione della gente al mercato.
    se consola, ad ogni modo, molti a torino, parigi e vienna non capirono la portata dei segnali.
    ora: non so sino a che punto il paragone regga, ma
    la distrazione e la disinformazione (intesa come impossibilità ad essere informati) attraversano tutte le epoche e le "classi" sociali.

    ad ogni modo, una provocazione:
    http://riccardo.cefala.net/2011/10/io-amo-i-black-bloc/

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  6. vocedi1
    Grazie a te per il complimento e soprattutto per la tua opinione.

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  7. bute
    Anche la rivoluzione russa fu fatta da borghesi e intellettuali anche se le lamentele, penso, erano comuni a quelle del popolo.

    Grazie per il link che ho letto e che ho trovato bello anche se scritto di pancia (e magari è interessante proprio per questo).

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  8. Forse parlare di Belen è un po' come parlare del tempo. Un argomento innocuo, da poter tirar fuori con chiunque.
    Forse, e dico forse, siamo talmente divisi, schierati su fronti opposti, che stiamo subendo una retorica incattivita che non è dialogo ma scontro.
    Insomma, per non stare a litigarci addosso (e rovinarci la giornata), meglio parlare di Belem, valà

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  9. Io ho parlato dei fatti di sabato per due motivi. Il primo è che sono a Roma. Il secondo è che ho partecipato. Ed essere a Roma, dove è avvenuto il tutto, e partecipare sono due condizioni per cui qualunque interlocutore con cui ti rapporti chiede informazioni, opinioni, semplici testimonianze.
    Oppure chiamano considerazioni, magari altrettanto banali di quelle che si possono fare altrove, ma enfatizzate dall'idea che potevi esserci tu, i tuoi figli, la tua auto, la tua vetrina, a piazza san giovanni.
    Però c'è una enorme mancanza di interesse per tutto quello che accade fuori dai confini di casa tua, al di fuori della rete. E l'ho visto a Milano in occasione delle elezioni di Pisapia. Anche lì. Io sentivo molto la campagna elettorale che andava avanti con un tam tam abbastanza forte. I miei colleghi, quando se ne sono interessati, lo hanno fatto come per parlare di qualcosa di esotico, interessante visto da lontano ma non così importante da fermarsi sul serio per formulare riflessioni sul futuro e le ripercussioni. Ha aiutato molto, in quel caso, anche l'essere una città dove non c'erano elezioni.
    Non riesco a trarne conclusioni, in effetti, per questa cosa. Tantomeno sul perché per altra roba invece ci siano colleghi preparati a dismisura.
    A dire il vero ho anche smesso di preoccuparmene da un po'. Putroppo. Mi piacerebbe, ogni tanto, scambiare qualche parola più interessante, con i miei colleghi che non stanno tutto il giorno su internet. Farebbe un gran bene a tutti. Credo.

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  10. Mi scuso per l'italiano pessimo uscito nel commento precedente.

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  11. Hai concluso splendidamente: anche io vorrei scambiare qualche parola più interessante nel mondo reale anziché in rete. Farebbe bene al corpo oltre che alla mente.

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  12. Io personalmente ne ho parlato (a casa, perché al lavoro in questi giorni non riesco a sostenere nemmeno una conversazione sul tempo), però il tutto si è risolto in qualcosa del tipo: "hai visto a Roma?" "sì." "già." "(silenzio)" "(silenzio)".
    Forse è perché sappiamo che, a parlarne, finiremmo per dire banalità, per parlare per sentito dire, per parlare di cose che facciamo fatica a comprendere in tutte le loro sfaccettature, figurati se riusciamo a esprimere a parole il grumo di rabbia e fastidio e impotenza e sconforto. Ma non lo chiamerei disinteresse.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)