giovedì 3 marzo 2011

La Chiesa, il risorgimento e noi

di Sempre un po' a disagio

Siccome avevo, e insisto ad avere, gravi lacune sul Risorgimento e siccome tra non molto si festeggiano i 150 anni dell'unità d'Italia ho avuto la malsana idea di leggermi un libro di Emilio Gentile e più precisamente Italiani senza padri. In queste pagine Gentile, intervistato dalla giornalista di Repubblica Simonetta Fiori, cerca di trovare i motivi che hanno portato me, e non solo, ad avere, appunto, gravi lacune in fatto di cose risorgimentali. Come può un italiano, si chiede il libro, avere un cattivo rapporto con il movimento che diede origine allo Stato italiano? Quando ieri in libreria è arrivata la circolare che ci informava che il 17 marzo il centro commerciale sarebbe rimasto chiuso, un cliente presente in quel momento, e attirato dallo stupore di noi commessi, si è chiesto il perché di questo giorno di chiusura. Non sapeva che il 17 marzo si sarebbero tenuti così alti festeggiamenti. Succede la stessa cosa in Francia e negli Stati Uniti in prossimità del 14 luglio o del 4 luglio?


La parola che ho utilizzato prima, e cioè “malsana”, deriva dal fatto che lo studioso getta una luce inquietante su eventi storici che per me erano già definiti e giudicati. Gentile infatti sottolinea che non solo il fascismo ha  allontanato i cittadini da certi sentimenti patriottici, ma anche la resistenza. Anche il periodo appena dopo la costituente ha diviso gli italiani, per dirne un’altra. E anche Togliatti. Io ero dell’idea che le polemiche sui prossimi festeggiamenti non avessero radici tanto profonde ma fossero legate a questioni attuali e a recente perdita di memoria. Ma evidentemente mi sbagliavo, visto che Emilio Gentile trova divisioni e lacerazioni nazionali già a partire dai primissimi giorni dell’unità d’Italia. 


C’è però un’affermazione che non riesco a digerire. Quando Simonetta Fiori afferma che l’attuale egemonia esercitata dal Vaticano ci mette fuori da una tradizione risorgimentale, Gentile prosegue:
Oggi tutti i partiti politici - tranne i radicali e altre minoranze di politici non credenti o di credenti in altre religioni - tendono a riconoscere pubblicamente alla Chiesa cattolica un primato morale e pedagogico nei confronti della collettività che si chiama Stato Italiano. E questo non ha niente a che veder con una tradizione che era laica ma non antireligiosa, che è stata anticlericale perché ostile al potere temporale della Chiesa ma non anticattolica. (…) Nel discorso politico ormai predomina un costante riferimento alla cattolicità come elemento fondamentale dell’identità italiana. Un ossequio che potrebbe essere letto anche come un’offesa alla stessa fede cattolica che non può essere ridotta a un mero fattore di identità nazionale. Così come il crocefisso esposto nelle aule non può essere ridotto a un mero suppellettile scolastica. E povera è una nazione che non riconosca un proprio patrimonio di valori, ideali e comportamenti etici condiviso da tutti i cittadini indipendentemente dalla loro fede religiosa.
Io questo primato della Chiesa non l’ho mai visto né tra i politici né tra i cittadini e sarà perché sono cieco. Non penso che il festeggiamento di un evento laico sia stato frenato da fenomeni religiosi, così come, detto prosaicamente, non ritengo che la religione abbia un solo grammo di peso su decisioni individuali o collettive. Quello che voglio dire, e sto facendo parecchia fatica a farmi intendere, è che il mondo (qualsasi cosa contenga questa parola) a me pare vada in direzione contraria a quella della Chiesa. 

Si fanno guerre (l’Italia ha appoggiato gli Stati Uniti non tanto tempo fa), si fa l’amore prima del matrimonio e gli omosessuali non mi sembra abbiano vita difficile. Sto sfiorando il discorso da bar, perdonatemi, ma i miei occhi vedono una società assolutamente incapace di curare il sacro. Non penso che una tradizione laica come quella risorgimentale abbia minimamente trovato questo tipo di ostacolo. Quanti di voi pensano che la propria vita sarebbe non dico migliore ma diversa senza l’ingerenza del Papa o della chiesa? Io no. Mi ricordo dell’esistenza del papa perché di domenica mattina, in pigiama e con gli occhi ancora nel sonno, mi appare sullo schermo, affacciato ad una finestra e con una folla non sempre oceanica davanti a lui. O perché in libreria ci sta qualche libro o calendario religioso.

Ecco, questa cosa dell’ingerenza della Chiesa mi sembra una palla che ci stiamo raccontando da tanto tempo. Come fosse una scusa o una facile scappatoia. Un paraocchi che ci dà il lusso di non cercare altre motivazioni ai nostri malesseri, se mai ne abbiamo, e alle nostre amnesie storiche.


13 commenti:

  1. L'Italia è un Paese conservatore, nel senso che tende a conservare lo stato di cose, sia nei fatti che nelle retoriche.

    Anche le retoriche "contro" sono conservatrici. Si rifanno a situazioni socio-economiche che non esistono più da 40 anni. È vero che la Chiesa in Italia aveva un grosso potere sulle vite degli individui, ma oggi non è più così.

    Esistono organizzazioni "cattoliche" con entrature e potere economico e politico, su questo non ci piove. Ma la Chiesa, il vescovo, il prete non hanno alcun controllo sulle vite della gente. Non più.

    Ma noi italiani siamo fatti così, per insultarci ci diamo del fascista/comunista, per lamentarci diciamo che la Chiesa controlla cosa facciamo a letto. Intanto il mondo cambia e noi non capiamo come mai l'Italia da Paese industrializzato e economicamente rilevante sta scivolando verso il basso.

    (ah già, scusate, è colpa di Berlusconi, dimenticavo)

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  2. Quello che tiene in buona salute il mio dubbio su quanto dico è che a pensare che la Chiesa abbia molto potere sono gli amici che, in qualche modo, mi somigliano. Allora mi chiedo se sono io insensibile o cieco. Proprio non riesco a vederla da nessuna parte questa ingerenza. Sono un italiano atipico? Non penso.

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  3. "La causa principale dei problemi è che al mondo d'oggi gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi." (Bertrand Russell)

    "L'Italia è l'antica terra del Dubbio. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano." (Massimo D'Azeglio)

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  4. Tengo per Russell in questo momento.

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  5. Sì anch'io faccio sempre così :-)

    Però se scegli la seconda metti insieme l'avere dubbi e l'essere un italiano tipico. Potrebbe tornare utile in futuro...

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  6. In riferimento alle ultime quattro righe:
    "come fosse una scusa o una facile scappatoia.."fino a "non cercare alre motivazioni ai nostri malesseri": questa e' la definizione dell'essere religioso.
    Nella mia famiglia la vita sarebbe stata diversa senza l'ingerenza del Papa. La mia educazione e, quindi, il mio modo di approcciarmi e reagire alle situazioni della vita, sarebbero state diverse senza la Chiesa. Quel senso di colpa e di vergogna che accompagna il credente verso la punizione dei peccati...

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  7. Quindi tu avevi il Papa che veniva a casa a impararti le cose?

    Beato te, a me nemmeno il parroco mi si filava...

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  8. @Ste
    Ti capisco perchè mia madre si lamenta delle stesse cose. Sua madre, mia nonna, era una nazista cattolica, pace all'anima sua, e ti puoi immaginare come ha reagito a separazioni e ad altri incidenti che sono capitati a sua figlia. Però. Però mi pare che queste reazioni fossero dettate da ignoranza e che se mia nonna avesse seguito letteralmente i testi sacri e la parola di Gesù sarebbe stata capace di perdonae e via dicendo.

    Mio nonno era un comunista, ateo e pagava la tessera di partito ai suoi colleghi di lavoro. Ma era uguale uguale a alla cattolica sfrenata di sua moglie. Insomma, non voglio assolutamente mettere becco nelle tue personalissime questioni famigliari, ma nel caso di mia madre e della sua famiglia si trattava di superstizioni facilissime da abbattere.

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  9. l'Italia aveva già una festa, leggi qui http://coserosse.net/c/?p=19266

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  10. Forse ho letto male io o tra le righe sta scritto qualcos'altro, ma il 25 aprile è la festa della liberazione, che è un'altra cosa.

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  11. Ai miei tempi, quando si portavano i pantaloni corti e i contratti si chiudevano con le strette di mano, c'era il 20 settembre per festeggiare l'unità d'Italia.

    Sapete, tipo quel giorno quando si sono ripresi la capitale d'Italia.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)