Non so quanto ve ne può fregare ma la libreria per la quale lavoro io non sta funzionando molto. “Non è più come una volta”, ci diciamo con occhi malinconici tra commessi. La crisi? Dai, facciamo che è la crisi. In realtà non è solo la libreria a non funzionare molto ma tutto il centro commerciale che ospita la libreria, il negozio di scarpe, il bar, il ristorante, la parafarmacia e il calzolaio. “Congiunture economiche strane”, dicono i più esperti, i commessi laureati. Così in questi ultimi due anni, perché è da due anni che le cose non vanno per il verso giusto, i direttori che si sono succeduti, i vertici dell’azienda che manda avanti il centro commerciale, hanno cercato soluzioni, rimedi, venti a favore. Allora si sono inventati le notti bianche, cioè tenere il centro commerciale aperto fino a mezzanotte con qualche comico di Zelig come ospite. Ma senza grandi risultati. Hanno invitato prima qualche calciatore del Brescia calcio, poi un paio di calciatori, poi tre. Ma senza grandi risultati; il centro commerciale ha continuato a tenere la sua marcia lenta e claudicante. Poi si è visto su un palco qualche ballerino, acrobata, pagliaccio, trapezista e, insoma, fanomeni da baraccone per intrattenere e richiamare gente. Che la gente, se rimane, poi ha il tempo di guardare le vetrine e di comprarsi un paio di ciabatte e un libro di Faletti. Ma nulla, neppure i ballerini e pagliacci sono stati capaci.
Da poco, però, il centro commerciale ha un nuovo direttore che a me è stato antipatico da subito. Già, perché il nuovo direttore indossa cravatte orrende, fa il galletto con tutte le commesse e entra nella nostra libreria solo per guardare i libri pornografici, quelli che hanno le donne con le gambe spalancate. Allora io lo guardo e penso: “Dimmi tu dove siamo arrivati”. Però il direttore che mi sta antipatico si è dato un po’ da fare e di sabato o di domenica ha deciso di invitare sul palcoscenico belle ragazze, bianche, gialle, mulatte, ex veline, donne immagine e, insomma, la gente rimane nel centro commerciale più del solito, i ragazzi mangiono e bevono, i papà spingono i passeggini guardando il palcoscenico e le mogli si rifugiano nei negozio di scarpe o di vestiti. E nella libreria. Non si fanno grandi affari, però insomma, qualche libro in più lo si vende e l'umore si alza un po'. “La fica”, dicono i più esperti, i commessi laureati.
se mi posso permettere, anche la "fica", a suo modo, è una congiuntura
RispondiEliminaSpesso non economica, però.
RispondiEliminatira più un pelo di fica che un carro di buoi.
RispondiEliminadetto questo, è vero: nella mia città sono scomparse quasi tutte le piccole librerie che ancora c'erano fino a pochi anni fa. resistono quelle specializzate in qualcosa: in libri di scuola, in pubblicazioni per bambini in età prescolare, in "io sono la libreria di sinistra della città".
Hai saputo raccontare il tutto in maniera efficace e divertente.
RispondiEliminaQuella è una cosa che tira sempre.
RispondiEliminaCirca vent'anni fa c'era una collega di scuola Infanzia, che anzichè rientrare a casa per cambiarsi andava direttamente a lavoro (che era parecchio distante da casa sua), vestita come la sera prima per la discoteca. Ovviamente non era vestita da educanda, ad un certo punto ci accorgemmo che il trend era cambiato e che a portare i bambini a scuola arrivavano una marea di babbi. E si trattenevano pure a fare due chiacchere!
Bel pezzo, complimenti!
RispondiEliminaMah!, Sempre un po' a disagio, non ti riconosco piu'! Cosi' volgare!
RispondiEliminaSempre stato uomo vile e volgare, io.
RispondiElimina@Tizyana e Rossorosso
RispondiEliminaGrazie per il giudizio, che io prendo come un bel complimento.