Sempre Obafemi, il ragazzo italiano ma africano, arrivò un giorno in classe, l’anno scorso, tutto contento perché sarebbe tornato in Nigeria. Erano tre anni che non vedeva la città dov’era nato e i suoi nonni, che ancora stavano là: sarebbe partito per Natale. Tutti, io e i suoi compagni, fummo contenti per lui.
Poi, però, mentre gli altri ragazzi gli chiedevano «Portami questo… portami quest’altro…» mi feci assalire da un dubbio. Li fermai e chiesi loro come si immaginavano il paese in cui Obafemi viveva. Be’, fu incredibile: tutti, sebbene esitando, parlarono di capanne, tende, terra, savana e fuoco per tenere lontane le bestie feroci. Il più ingenuo nominò ovviamente i leoni…
A quel punto io chiesi a Obafemi di dire la verità: e a lui toccò parlare di traffico, di città caotiche, di caldo e di gelato che si scioglieva in un attimo. Gli altri si stupirono molto che anche in Nigeria ci fosse il gelato. Poi Obafemi, lettore accanito, aggiunse con quel pizzico di ironia che me lo rendeva tanto caro quanto insopportabile: «I leoni, io, non li ho mai visti… A parte quelli di cui racconta Wilbur Smith».
Ma fu umorismo sprecato, perché nessuno degli altri sapeva chi era Wilbur Smith.
Interessante la visione dei ragazzi in stile Salgari dell'Africa di oggi.
RispondiEliminaLa bulimia di libri, però, è inquietante sullo stile della bulimia da tv.
Però citare Maria de Filippi fa meno radical-chic.
variabile
io adoro Obafemi
RispondiEliminaSarebbe interessante fare la stessa domanda ai genitori dei tuoi ragazzi :-)
RispondiEliminaE vabbeh...se i nostri studenti sapessero già tutto, noi saremmo disoccupati (e forse lo saremo lo stesso...).
RispondiEliminaSe lo Scorfano non interviene non è perchè vi odia o perchè vi reputa gente antipatica, ma per via di un breve viaggetto che ce lo rende latitante e assente. Tornerà.
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