La casa editrice Piemme ha una collana religiosa che non è proprio religiosa ma qualcosa di diverso. Spirituale, diciamo. Esistenziale. Di conversione (se mai esiste tale genere). Uno di questi libri, che appartengono a questa collana della Piemme che non so esattamente catalogare, è quello scritto da Paolo Brosio un paio di anni fa e che si intitola A un passo dal baratro. Perché Medjugorie ha cambiato la mia vita. Quando l’ho estratto da uno scatolone mi sono un po’ stupito, perché sapendo chi è Paolo Brosio e collegando la sua faccia ai servizi giornalistici ai tempi di tangentopoli, quando il telegiornale di Emilio Fede non era ancora la porcata che è adesso, mi sono chiesto cosa c’entrasse un luogo di culto con lui. Cosa mai unisse la fede, la Vergine, Gesù e la praghiera a Paolo Brosio.
Così è successo che a forza di minuti liberi in libreria e a forza di una curiosità di bassissimo livello (la curiosità di un bravo librario è bene che sia anche così) ho letto buona parte del libro. Lo riassumo in pochissime parole: dopo una vita di divertimento, dopo aver aperto un locale con Briatore e dopo aver frequentato il mondo dello spettacolo (scusate l’espressione), Paolo Brosio si ritrova triste, anzi tristissimo. Così scopre la fede che lo fa riemergere, che, appunto, arresta la sua esistenza a un passo dal baratro. Ecco, lui descrive con una prosa molto elementare la sua vita: momenti belli, momenti bruttissimi, momenti belli (grazie alla fede).
Ho cominciato a tener d’occhio questa collana quando non tanto tempo dopo ho tolto da uno scatolone un libro del calciatore Nicola Legrottaglie, dal titolo Ho fatto una promessa. Perché la fede ha cambiato la mia vita. Allora mi sono un po’ stupito e mi sono chiesto cosa mai c’entrasse la fede, e la voglia di raccontarla soprattutto, con un calciatore così famoso. E allora la famosa curiosità di basso livello mi ha spinto, una pagina ogni tanto e disordinatamente, a leggere quasi tutto il libro: dopo un vita di divertimento, dopo fama, belle donne e tanti soldi, Nicola si ritrova triste, anzi, tristissimo. Così scopre la fede e anche quando gli capita di segnare un gol, da difensore che è e di testa, corre lontano dai compagni guardando il cielo e scoprendo una maglietta con la scritta "Io appartengo a Gesù".
Legrottaglie e Brosio hanno poi pubblicato altri libri che approfondiscono la loro fede religiosa, il loro passato e il loro presente. Si è aggiunto a loro, poi, il famoso e televisivo psicologo Alessandro Meluzzi, quello che frequenta, se non sbaglio, gli studi televisivi di Vespa e quelli di Barbara D’Urso per parlare del Grande Fratello. Il libro si chiama così: I’infinito mi ha cercato. Da Marx a Gesù, una vita in cammino. Non fatevi ingannare, perché qui Marx c’entra poco. Meluzzi dopo una vita un po’ così così, tra studi televisivi e politica e impegni mondani, si ritrova triste, anzi tristissimo. Così scopre la fede religiosa che per un marxista come lui è una specie di epifania universale.
E a questo punto, io che non sono credente, mi sono guardato un po’ indietro e ho visto la mia di vita, che è così fatta: momenti normali, momenti malinconici, momenti normali (inframmezzati da sporadici momenti di felicità). Il risultato è che va bene così, che sono contento e che a me, nonostante la mia predisposizione ai larghi orizzonti, non è mai capitato di incontrare Gesù o la Vergine. Non ho mai sentito, insomma, le necessità interiori dei credenti. Ho pensato, fino a ieri, questa cosa che suona assai presuontuosa: Gesù e la fede va bene per chi non basta a se stesso. Per chi ha bisogno di un appiglio. Tutto qua, visto che non sono stato in grado di pensare a qualcos’altro di intelligente e approfondito.
Ieri, però, ho tolto da una scatola un libro di Luca di Tolve che si chiama Ero gay. A Medjugorje ho trovato me stesso. Ho pensato all’omosessualità come colpa, come malattia. Ho pensato alla religione come appiglio. Però mi mancava un tassello, una parola, e cioè “divertimento”. Allora ho spulciato un po’ il libro e ho scoperto che dietro questa orrenda equazione omosessualità uguale malattia ci sta quello che cercavo: dopo aver vinto il concorso di Mister Gay, l’autore prende a frequentare locali, eventi mondani, feste e persone famose, fino a scoprirsi triste, anzi tristissimo. Così si avvicina alla fede e all’eterosessualità. Guarisce, dice lui.
Allora mi sono chiesto perché mai tutta questa fede estrema arrivi dopo aver frequentato studi televisivi e le feste e le persone che contano e la gloria e i soldi, come fosse un risarcimento, una riparazione interiore. E mi sono risposto (magari stoltamente) che forse Gesù sta tra le telecamere e la Barbara d’Urso, tra le truccatrici e gli studi eleganti di Mediaset o le discoteche milanesi. Ho pensato che non è la depressione a portare un appiglio come la fede, ma la televisione stessa e gli ingranaggi per noi silenziosi che la muovono e rendono viva e che questi ingranaggi li costruiamo noi ogni giorno, nelle scuole, nelle librerie, in casa, dal panettiere. E che questi meccanismi, ho pensato ancora, sono l’origine della depressione, del vuoto, del senso di colpa, e noi, ogni santo giorno, siamo spettatori e artefici di queste linee di confine che stanno tra lo spettacolo e la tristezza, tra la tranquillità e l'euforia. Consapevoli o inconsapevoli.
da credente dico "boh". Se questi signori stanno meglio così, buon per loro!
RispondiElimina(non sono mai stato molto convinto del concetto di proselitismo, evidentemente sono un pessimo credente)
((no, a Medjugorie non ho nessuna intenzione di andarci))
Condivido con te il "boh".
RispondiEliminaE' il successo che porta alla depressione, a mio parere. Perché si raggiunge quella che si riteneva essere la felicità e si scopre che non lo è affatto. E allora sono guai.
RispondiEliminaCiao
Gianni
Liberi di redimersi, per carita', ma l'ultimo libro che ci hai sottoposto:"Ero gay" e' da mettere nel settore Fantasy.
RispondiEliminaSeconte te', in tutto questo movimento pro-fede, centrano le "piccole cose"?
Contano sempre le piccole cose, secondo me. La fede non si riassume certo in un post di basso livello come questo o in un un articoletto di giornale, però mi andava di sottolineare una dimensione comune a questi personaggi che hanno incontrato in modo altisonante e sopra le righe dio e la religione: il divertimento. Gente che si divertiva molto (apparentemente).
RispondiEliminaPoniamo che questi convertiti d' eccellenza non siano indotti a queste loro pubbliche esternazioni di salvifici approdi interiori (che dovrebbero -invece-, riguardare esclusivamente il loro rapporto personale con il loro Dio trovato o ritrovato), da crassi desideri venali (un po' di pubblicità non guasta mai ed il mezzo o il contenuto sono solo strumentali): in questo caso, a mio parere, il fenomeno è antropologico e culturale, nonché piuttosto generale ed ordinario.
RispondiEliminaNoi umani moderni siamo lacerati dal desiderio, ed il desiderio appagato ci induce alla noia, cioè a quanto di peggio possa provare un' anima: ecco l' ansia della nuova ricerca. Giacché i beni terreni perdono presto il loro smagliante richiamo, si ricorre alla trascendenza, alla religione spicciola, alla metafisica.
Voglio anch' io sperare (pur nella mia condizione di atea), che la Fede (integralmente vissuta da chi la possiede) sia altro e ben di più.
Ma sottolineo il "poniamo" iniziale...
Sono sicuro che la fede, cosa che mi è distante, è qualcosa di più. Più che cosa non lo so dire, ma di più.
RispondiEliminami dispiace per tutti quelli che criticano la conversione degli altri e normal la conversione significa il cambiamento della vita se loro non hanno trovato felicità nel mondo e suoi vanità e giusto che oggi siano felice in Dio c'e la pace e serenità che mai il mondo ti possa dare solo DIO. auguro che vi possa capitare un giorno! nessuno può combatere la fede anche satana e stato vinto da gesù.medjugorje e un luogo sacro li c'è Dio non criticate questo luogo nessuno vi ha obligato di andare li. grazie!
RispondiEliminaNon sto criticando la conversione e mi dispiace se ho ferito la sua sensiblità. Ho solo valutato gli schizofrenici meccanismi che portano a una fede che prima non solo non c'era, ma pareva impossibile. Nessuna critica.
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