giovedì 10 marzo 2011

La musica che ci gira intorno

di Sempre un po' a disagio

L’altro ieri è morto Mike Starr che è stato, per chi non lo sapesse, il fondatore e primo bassista (se ne andò presto) della band statunitense Alice in Chains, che nacque sul finire degli anni ottanta e che insieme ad altri gruppi, oggi un po’ più noti al grande pubblico, riuscirono a dare significato e popolarità alla parola grunge. Gli altri gruppi erano, per citarne qualcuno, i Nirvana, i Soundgarden e i Mudhoney e quasi tutti non si spinsero oltre la metà degli anni novanta. I più famosi comunque furono i Nirvana ed è assai difficile che qualcuno di voi non conosca un loro album o la bella faccia angelica di Kurt Cobain. Sta di fatto che il grunge ribaltò alcune regole care al rock e fece di questa musica non tanto un genere musicale ma un modo precario di stare al mondo.

Io, lo ammetto, quest'ultima espressione ho esitato ad utilizzarla per il semplice motivo che "modo di stare al mondo” vuol dire tutto e niente. Anche il punk fu un modo precario di stare al mondo, penserà qualcuno. Vero. E lo furono sicuramente, a loro modo, tanti altri movimenti o generi musicali. Poi, sia chiaro, che se questa cosa di dividere la musica in generi e categorie vi dà fastidio, sappiate che sto dalla vostra parte, che pure a me dà fastidio e che non lo considero un bel modo di valutare la storia della musica. Però non fa nulla, facciamolo lo stesso, che appiccicando qualche etichetta ci è più facile il cammino. 


Il grunge ebbe questa cosa di stornare e stonare i suoni, di rallentare il vigore dell’heavy metal o dell’hard rock, ebbe la capacità di prendere i classici suoni rock e di modificarli senza grandi teorie. I nemici di questo genere musicale dicono che erano, e rimangono, canzoni che funzionavano su pochi accordi e su ripetitive strofe, ritornello, strofe e ritornello. Cosa non falsa, certo, però ebbero il merito di dare spigolature a questi accordi e di renderli meno orecchiabili e fruibili. Il grunge è questo e non per nulla a quei tempi o si stava con i Guns N’Roses o si stava con i Nirvana, che erano meno virili, più depressi sul palco e, appunto, meno lineari nel suono e nella condotta della canzone.

Dopo pochi anni qualcuno di loro è morto per droga, qualcuno si è suicidato, qualcuno ha cambiato genere musicale e, insomma, il grunge è finito lasciando in eredità questa cosa della non armonia e coerenza delle loro canzoni. Quando cominciai a suonare la chitarra, subito dopo la scomparsa di questi gruppi, io e un altro paio di amici tentammo di copiare il grunge, senza però riuscirci. Lo scarso succeso derivava dal fatto che ci veniva di fare altro, un qualcosa di ancora meno levigato, più aperto e imperfetto. Ma ci riusciva male questa cosa, anche perché non capivamo bene quali fossero le nostre intenzioni (e anche perché suonavamo così così).

Le scoprimmo più tardi, queste intenzioni, quando io la chitarra l’avevo già dimenticata e quando gli amici li avevo già persi di vista. I Sigur Ros. Avete presente quel gruppo islandese che fa musica strana, con urletti, strumentazione classica e aperture e chiusure spiazzanti? Ecco, questo è il post rock. Quando ho ascoltati i Sigur Ros ho capito che noi imitatori del grunge in realtà volevamo fare quello. Avevamo avuto la giusta intuizione o trovata ma, come dice Gipi, le idee, le intuizioni, l’essere acuti, nell’arte non contano un cazzo. Sono, appunto, solo una trovata, un'idea furbina, una figata. I Sigur Ros invece l’hanno fatto benissimo questa cosa di cambiare ancora una volta i suoni del rock e di dare disomogeneità ad una canzone e, porcocane, fanno piangere da quanto sono bravi.

Tutta la musica che sta in questo lungo e noioso post, il grunge, il post rock e via dicendo, la potete vedere anche a Barcellona. Andate davanti alla Sagrada Familia e lì vedrete il grunge. O un bel disco dei Sigur Ros. C’è la disomogeneità. Per non parlare della grù perenne che sta dietro la cattedrale, come a dire che tutto è in cantiere, che ogni elemento deve ancora trovare un abbraccio o una collocazione. Ma anche la letteratura ha una cosa così: Gadda. In Gadda ci sono tanti stili che però non si incastrano mai perfettamente e che certe volte fanno male, scheggiano la pazienza e la lucidità, a causa del garbuglio o groviglio o gomitolo (lo dice Calvino, non io).

Ecco, tutte queste parole non per fare una presuntuosa lezione di musica contemporanea ma per dire che se oggi c'è qualcuno che ha la pazienza di prendere dei suoni e di sistemarli su uno spartito in maniera originale o se, semplicemente, qualcuno ha una capacità critica verso le semplici canzonette da bar, un poco lo si deve anche a Mike Starr, che l'altro giorno è stato trovato cadavere in casa sua.


4 commenti:

  1. per me Starr è solo Ringo, nemmeno Zak ;-)

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  2. ho visto sia gli Alice in Chains (originali) che i Sigur Ros dal vivo, in epoche così distanti da riuscire a fatica a mettere entrambi i nomi in unico campo testo. I primi devastato dal pogo altrui, i secondi con mia figlia che si formava nella pancia di mia moglie. Bello anche quanto hai scritto su Gadda, in questo post "rock".

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)