domenica 27 marzo 2011

La calma delle tegole

di Sempre un po' a disagio

Abito all’ultimo piano di una palazzina costruita alla fine degli anni settanta e tante volte ho pensato di chiamare qualcuno di voi per mostrargli i tetti e le tegole che si possono vedere dalla finestra della sala o addirittura, se vi va di prendere una boccata d’aria o anche solo di fumare una sigaretta, dal balcone lungo e stretto. Tetti che sembrano essere lì vicino a parlare con un cielo di Lombardia che non sempre è terso e sereno ma che, insomma, dovreste vedere che belle che sono le tegole, le luci delle case di sera, i comignoli che fumano e i profili degli innamorati che fanno l’amore nella casa qui di fronte o in quella là in fondo. Non sono uno spione, cosa credete, è solo che io, tornato dalla libreria, ho questa cosa di uscire in balcone e godermi il mio ultimo piano e le tegole della casa di fronte che quasi quasi, con un colpo di reni, potrei toccare con le mie dita sporche di libri e anni che passano.

Già, le tegole della casa di fronte. Che belle. Rosse. Ben allineate. In questi quattro anni le ho contate, smussate con lo sguardo, spostate con il pensiero e già che ci sono ve la dico tutta e cioè quelle tegole stanno sempre nella mia coda dell’occhio, anche quando sono voltato e sto bevendo un bicchiere di acqua, anche quando sto guardando un film stravaccato in poltrona o leggendo una cifra di una bolletta arrivata poco prima. D’estate, quando il cielo è pulito, verso le otto e trenta, succede anche che il sole cadendo dietro le montagne getta una secchiata di rosso che va a dorare le colline e a incendiare il tetto rosso della casa di fronte e allora io esco in balcone e penso che se tutto quello che ho sofferto e subito e gli amori e gli addìì e le carte sbagliate e le cose messe di traverso a sbarrare la strada, ecco, se tutto questo è per poter posare nel piatto una posata che stava in mano e un tovagliolo che stava disteso sulle gambe e alzarmi da tavola per uscire in balcone a vedere quel tetto incendiato, allora dico che ne è valsa la pena. Che è stata buona condotta, giusto allineamento delle cose. Vi ho pensato molto quando capitava nelle ore quiete della sera questo incendio estivo. 


Da ieri, però, su questo tetto che potrei toccare con uno sputo, ci stanno operai specializzati in impianto e posa di pannelli fotovoltaici. Io e il gatto abbiamo osservato, scostando un poco la tenda e senza farci notare, la loro perizia, il loro equilibrio come se nulla fosse, le sigarette fumate con lunghe sorsate e gettate di sotto. Abbiamo guardato con occhi stretti quelle tegole scomparire pian piano, sempre di più, sostituite come una seconda pelle spuntata così, senza motivo e avviso. E allora il tetto di fronte, le tegole che ogni sera, di ritorno dalla libreria, mi hanno fatto tanta compagnia, sono scomparse. Sono morte. Soffocate. Da ieri. No, da l’altro ieri. Anzi, non ho mica capito quando esattamente se ne sono andate, perché io sono andato a lavorare e poi, una volta tornato a casa, sono andato in balcone e le tegole erano coperte da quelle cose orrende e ondulate.

L’energia imprigionata, dicono dei pannelli che hanno coperto le tegole. Dispositivo in grado di convertire l'energia solare direttamente in energia elettrica mediante effetto fotovoltaico ed è impiegato come generatore di corrente in un impianto fotovoltaico. Per non inquinare, immagino. Per risollevare la questione ambientale. Sarà pure per rispettare l’ambiente, che mi hanno tolto la promessa di un tetto incendiato dal sole e la vista di tegole che, senza esagerare, mi hanno fatto compagnia in questi quattro anni. E io, per riaverle, sarei pure disposto a un poco più di inquinamento. Magari ancora un anno o due. Giusto il tempo di far scadere il contratto d’affitto o di farmi sfrattare. Il tempo di cambiare casa, vita, scarpe e, come prima o poi capita a tutti, pezzi di cielo.

3 commenti:

  1. Adesso, pero', se ti metti sul balcone dopo pranzo puoi farti le lampade, gratis.

    RispondiElimina
  2. Faccio l'offesa per tutta la settimana, te lo meriti.

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)