sabato 19 marzo 2011

la parabola delle rane bollite

di lo Scorfano
Oggi ho sentito alla radio un non so chi che raccontava «la parabola della rana bollita»: magari tutti sapete da sempre di cosa si tratta e state già sbuffando. Io invece non sapevo niente e la parabola mi ha sorpreso e lasciato interdetto; e sono anche andato sul web a cercare delle conferme sulla sua veridicità, prima di rifletterci davvero e di cominciare a crederci. E tuttora non so se la parabola della rana bollita abbia una sua qualche pertinenza scientifica o se invece sia come il paradosso del calabrone, una storiella per allocchi senza alcun fondamento razionale.

In ogni caso, la parabola della rana bollita dice questo: dice che se voi mettete una rana nell’acqua molto calda, la rana spiccherà un balzo rapidissimo per cercare di scappare via; e probabilmente ce la farà. Se invece la mettete in una pentola con acqua a temperatura ambiente, e poi appoggiate la pentola su una fonte di calore media e costante, che scaldi piano piano l’acqua, la rana non scapperà via. Anzi, mentre la temperatura salirà dai 20 ai 27 gradi centigradi, essa rana sguazzerà sempre più beatamente nella sua acqua sempre più piacevolmente tiepida. Poi lentamente la temperatura dell’acqua salirà ancora e la rana si intorpidirà, perderà forza e non sarà più in grado di saltare. E bollirà dolcemente senza nemmeno rendersene conto (forse): e sarà arrivata a essere la rana irrimediabilmente bollita che dà il titolo alla parabola stessa.
Io non so se tutto questo sia vero.       
                Non so se una rana sia in grado sul serio di schizzare via dall’acqua bollente o anche solo molto calda. In questo momento non mi interessa nemmeno saperlo, vi dico la verità. Quello che mi angoscia di questa storia è che io non credo affatto che la storia voglia insegnarci che dobbiamo usare una fonte di calore costante, per bollire le rane; o che le rane sono le nostre vittime e che stiamo distruggendo un qualsiasi ecosistema del nostro pianeta; o che l’acqua bollente, tutto sommato, fa male ed è meglio non infilarci un dito dentro. La parabola, temo, ci dice che tutti siamo rane; o almeno che lo siamo in tanti e che forse siamo tutti dentro una pentola.

Rane malferme e indebolite che probabilmente dovrebbero saltare via ma non sanno né da dove né perché. E nemmeno sanno in quale direzione saltare. Rane che per ora stanno ancora bene, meglio di come siano mai state prima nella loro storia di esseri viventi: acqua a ventisette gradi centigradi, tepore stordente, nessuna fatica, mortalità infantile ai minimi di sempre, piccoli viaggi, televisione sempre accesa, informazioni tutte disponibili, connessioni wireless. Ma ci dice anche che questo è uno stare bene pericoloso, da acqua riscaldata artificialmente: e se il calore aumenta, allora c’è da qualche parte una fonte di calore; e se c’è da qualche parte una fonte di calore, allora da qualche altra parte c’è qualcuno con un accendino; un qualcuno che ci sta bollendo, che ci vuole bollire, che ci vuole impedire di scappare.

E forse questi sono gli ultimi istanti che abbiamo per scappare via. Forse, se non lo facciamo ora, dopo non potremo farlo mai più. Forse c’è qualcuno che ride, mentre noi felicemente ci godiamo il nostro calduccio di questi anni bolliti e non ci rendiamo conto che è un calduccio assassino. A meno che, e mi sento male a scriverlo, a mano che, e non vorrei mai dirlo, né di me né di nessuno di voi, a meno che, adesso lo dico, non siamo già tutti completamente bolliti, senza saperlo: e di scappare non se ne può più nemmeno parlare.

*   *   *

O forse, niente di tutto questo, perché a dire il vero noi non siamo rane.

E allora c’è solo che oggi è scoppiata di botto la primavera, e il sole scalda le strade, e i gatti si muovono da un’aiuola all’altra con passo attento e pigro, i ragni trottano, le papere nuotano, e l’aria tiepida ha un profumo meraviglioso che non mi ricordavo nemmeno più che potesse avere. E le rane bollono altrove, chissà dove.

12 commenti:

  1. Perchè mi viene in mente la Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono ?

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  2. in maniera sibillina cerco di dire che mi sembra che tu stesso abbia scritto la risposta alle tue questioni

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  3. Il nuovo titolo del blog: Piovono rane... bollite.

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  4. P.s. Mi fa piacere pensare che, per una volta, anche i ragni che trottano non ti facciano così paura :P

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  5. È all'incirca dal V secolo a.C. che una parte della civiltà occidentale è convinta di aver raggiunto un benessere tale da averne corrotto la capacità di stare al mondo.

    Si continua a pensarla così. E forse non è un male, perché vuol dire che siamo sempre coscienti dei nostri limiti.

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  6. (Detto tra parentesi, i ragni continuano a terrorizzarmi parecchio e a essere sempre presenti; "i ragni trottano" è solo una criptocitazione da una poesia sulla primavera di Franco Fortini, che non potevo proprio non citare...)

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  7. (ma smettila, che sei grande e grosso! E poi i ragni sono simpatici! :P)

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  8. RadioRaiTre, figurati un po' il declino ... ;)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)