di lo Scorfano

Ma prima di tutto l'errore: Ridolfi riporta che la Mastrocola, in un capitolo del suo libro che prende il titolo dal canto VIII del Paradiso di Dante (protagonista: Carlo Martello) si lamenta della «impossibilità pratica di proporre la grande letteratura ai suoi studenti, distratti da un’esistenza consumistica e incapaci di concentrazione perché troppo abituati agli schermi digitali e al multitasking». E a tal proposito egli propone alla collega vanamente lamentosa un «percorso» didattico efficace, che possa risolverne le ambasce e i problemi. Che è questo percorso:
Apra il giornale, o l’iPad, come meglio crede. Riprenda una qualsiasi notizia che in questi tempi tristi – in cui gli adulti danno tutto men che il buon esempio – si leggono sulle signorine prezzolate a fini di compagnia non platonica con i potenti di turno. Accompagni la riflessione sulla professione delle stesse con l’ascolto della celeberrima “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, scritta nel 1963 da Fabrizio De Andrè e Paolo Villaggio. A quel punto, si riporti all’immenso magistero dantesco. Da Ruby Rubacuori al Paradiso, via Faber. Ci si può arrivare. Provi. Si accorgerà, forse, di aver risvegliato attenzione e partecipazione dei “sonnambuli”.
A parte il fatto che non si vede quale nesso ci sia tra il lamento della Mastrocola («schermi digitali e multitasking») e l’attualità dei quotidiani e di Ruby Rubacuori; a parte il fatto che la Mastrocola non si lamenta di alunni disattenti (anzi: ne sottolinea spesso proprio la partecipazione), ma della loro totale mancanza (secondo lei) di amore per lo studio; a parte la personalissima (mia) opinione che dei quattordicenni sani dovrebbero trovare piuttosto «noioso» anche l’ascolto di De André; a parte tutto questo, l’errore è un altro, ed è ben più grave.
Ed è l’errore di confondere il Carlo Martello di De André e Villaggio, quello che vinse la battaglia di Poitiers nel 732 d.C. (scontro decisivo per le sorti della Cristianità in Europa, e quindi per l’Europa stessa, a ben vedere: non proprio una data qualunque, insomma), con il Carlo Martello protagonista del canto di Dante (morto nel 1295, a soli 24 anni), figura di assai scarso rilievo nella storia europea (e che Dante cita solo perché lo incontrò di persona, a Firenze); 550 anni di differenza, insomma: una voragine.
E questa è quindi la misera fine che, tra un articolo di giornale (o di iPad, come credete meglio) e una riflessione sul mestiere più antico del mondo, fa l’«immenso magistero dantesco» secondo Ridolfi; quello a cui si voleva giungere attraverso la piccola Ruby Rubacuori (che roba, signor Ridolfi...)
E qui ci sta anche un gran bel punto, secondo me, pesante e non trascurabile, che finisce per dirla lunga sul dibattito attorno alla scuola dei nostri tempi: il quale è circondato da un lato dalla Mastrocola con il suo ritratto anacronistico di una scuola che non c’è più e che credo non ci sia nemmeno mai stata (è abbastanza chiaro che questo post non parla del libro della Mastrocola, vero?; non occorre che io lo sottolinei, vero?); dall’altro, però, da Carlo Ridolfi e dalla sua didattica innovativa, che appiccica testi uno all'altro senza troppo costrutto e che si sbaglia solo di mezzo millennio quando deve impostare un bell’esempio di lezione in grado di risvegliare «attenzione e partecipazione» degli studenti. E che dimostra una tale approssimazione nella sua personale preparazione storico-letteraria da fare impallidire i miei peggiori studenti.
Quanto agli studenti di Ridolfi, se ne ha, ci si augura con il cuore che dormano davvero durante certi percorsi danteschi; perché l’alternativa è quella di ascoltare con partecipato e commosso entusiasmo degli enormi strafalcioni.
Provo a ipotizzare una genesi del lapsus: era l'Ugolino della Commedia, a esser citato da De André in quella canzone, con "più del onor (dolor) poté il digiuno".
RispondiEliminaMagari non l'ha riascoltato, non ha riletto il canto, e ha associato personaggio della Commedia, al titolo della canzone.
Insomma, soltanto un'attenuante.
Ah, non c'entra la reincarnazione?
RispondiEliminaE' un'attenuante possibile, non lo nego (anche se io non rispetto le tue idee e non ci credo, ehm...).
RispondiEliminaPerò, anche data l'attenuante, resta proprio quell'approssimazione (nell'informarsi, nel (ri)leggere il canto di Dante o nel riascoltare la canzone di De André), che fa la differenza tra una buona lezione e una lezione inutile. L'efficacia deve stare nella precisione dei riferimenti e degli agganci storico culturali, a mio parere. Ed è quella che spesso manca a chi, come in questo caso Ridolfi, inventa un po' in fretta percorsi alternativi.
Altrimenti è solo fumo: e poi i ragazzi se ne accorgono (perché se ne accorgono, stanne certo) e non ti ascoltano più.
@.mau.
RispondiEliminaNo, non c'entra: altrimenti ci saremmo collegati alle unghie reincarnite. :P
ah, ma che bellezza, che precisione, che innovazione didattica!
RispondiEliminaquesti (anche se abbuonassimo il grossolano errore cronologico) sono i tipici percorsi "fuffa" che, personalmente, casso con decisione anche agli studenti di III media che preparano l'esame.
però, in fondo, ci è andata bene: Ridolfi avrebbe potuto proporre un collegamento tra Villaggio (autore della canzone, Fantozzi (suo celeberimo alter ego) e 'l secretario fiorentino...
Vabbe' ha preso quel che a Bari si chiama un priqueco...capita...
RispondiElimina