martedì 15 marzo 2011

bidelli, carabinieri e numeri

di lo Scorfano

Prima che passi definitivamente in giudicato e venga poi citato come indiscutibile verità dall’alto dei cieli rivelata, urge una piccola precisazione sul numero dei bidelli nella scuola pubblica italiana e sul gelminiano paragone con il numero dei carabinieri (più bidelli che carabinieri, dice il ministro; ed è cosa grave, secondo lei). Urge, secondo me, perché anche nei migliori interventi a proposito dell’intervista dell’altra sera da Fabio Fazio (così come nei più scontati) non ne ho trovato traccia alcuna.

Dunque, la precisazione che urge: i carabinieri in servizio in Italia sono circa 118.000, dislocati su circa 4.600 caserme presenti sul territorio. I bidelli, invece, non sono affatto «quasi duecentomila». I dati del Ministero (quello governato e diretto dalla Gelmini medesima) parlano di 167.000 addetti: che è una cifra cospicua, ma che io stenterei a definire «quasi duecentomila». Ma, in ogni caso, attenzione: addetti non significa bidelli, perché la dicitura «addetti» comprende anche i tecnici di laboratorio, il personale di segreteria, gli impiegati e finanche i dirigenti dei servizi dell’amministrazione scolastica: tutto il personale «non docente», insomma. Ma una segretaria o un tecnico di laboratorio non sono bidelli, ovviamente.

I quali bidelli (collaboratori scolastici, si dice) sono in realtà 112.000, vale a dire un poco di meno dei carabinieri (meno, meno...).          
             E cioè, visto che le scuole censite sul territorio sono quasi 45.000, circa 2,5 bidelli per scuola (e non 2,2 per "classe", come dicono certi settimanali indipendenti).

Ma è un confronto davvero pregnante, questo tra bidelli e carabinieri? No, è un confronto ridicolo. È come paragonare il numero di fagioli con quello delle forchette che tenete in casa; come se vi dicessi che voi siete senz’altro persone un po’ sporche perché in casa vostra ci sono più libri che rotoli di carta igienica. Un dato inutile, tutto sommato.

Ed è, tra l’altro, un dato che il ministro Gelmini cita continuamente, anche nelle audizioni alla Camera dei deputati (accadde nel 2009). E sapete da dove viene questo dato? Viene nientemeno che dal libro di Giovanni Floris (sì, lui, quello di Ballarò), La fabbrica degli ignoranti, anch’esso presentato nella trasmissione di Fabio Fazio qualche anno fa, e anche quella volta sottolineando  con indignato stupore quello stesso dato (fasullo). Poi tale numero è passato al libro del mitico Mario Giordano, 5 in condotta, e da lì, penso io, alla Gelmini. E dall’altroieri è passato indenne da lei a tutto il pubblico di Raitre, che magari d’ora in avanti citerà un dato sbagliato con l’aria di saperla lunga.

È inevitabile? No, non del tutto. Perché i dati e i numeri che vi ho noiosamente sottoposto io sono dati e numeri pubblici: sono stati pubblicati dal Ministero stesso (quello governato e diretto dalla medesima Gelmini) nel rendiconto La scuola statale: sintesi dei dati. Anno scolastico 2008/2009, e poi ripresi e stupendamente analizzati da Girolamo De Michele nel suo bel libro La scuola è di tutti, alle pagine 189-195. E da lì, infatti, li ho presi anch’io, saccheggiando una piccola parte della sua analisi.

Insomma, niente di misterioso o di arcanamente segreto. Insomma, basta saper leggere. Insomma, gentile ministro Gelmini.

6 commenti:

  1. Grazie.
    Sono le mezze verità quelle che fanno la differenza nei dibattiti televisivi: un po' di slogan, una mezza verità, e si finisce per sembrare credibili.

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  2. Non sarebbe male nemmeno dire che Fazio, il Fabio Fazio, dovrebbe smetterla di far da megafono alle bugie dei suoi ospiti, incapace com'è a controbattere quando servirebbe. La vanità del giovanotto l'ha reso arrogante e ciò mortifica spesso la verità. Dovrebbe studiare un po' di più, la sera, a casa.

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  3. Pensa che l'altra sera io l'ho trovato più pronto e combattivo del solito: e mi era sembrato che gliene facesse passare poche (rispetto al solito).

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  4. noisette, il tuo dato è - diciamo - inesatto. lo stato spende per le non statali cifre che vanno dai 580 ai 900 Euro per alunno, per le statali tali cifre variano da 5800 a 8000. Anche aggiungendo i soldi che regione lombardia dà a chi manda suo figlio alle paritarie (900 Euro) il costo della collettività (stato+regione) arriva a 1800 Euro per le paritarie contro gli 8000 per le statali.
    E abbiamo preso la regione che dà più di tutte...

    Ci possono essere molti motivi per non dare i soldi alle paritarie. Tra questi non c'è quello economico.

    Per chi fosse interessato a un po' di numeri e a qualche riflessione critica: http://qdrmagazine.it/2011/2/14/01_scuola.aspx

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  5. Scuola e sanità, la soluzione (utopica) vede lo Stato dettare le regole, farle rispettare, e delegare ad altri, enti terzi, la gestione del sitema. Aziende vere, non-profit, che facciano a gara con lo Stato nella produzione di qualità.
    Il commento può nascere solo, ovviamente, dopo una ubriacante serata di calcio stellare....

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  6. http://demata.wordpress.com/2011/07/12/tagli-ai-bidelli-il-bagno-di-sangue-della-scuola-italiana/

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)