mercoledì 9 maggio 2012

Il signore del negozio

del Disagiato


Vi chiedo, per favore, di avere un po’ di comprensione, di fare un po’ di calcoli e di provare a capire questa cosa: ho trentadue anni e non ho figli. Nessuna ansia, sia chiaro, ma il tempo stringe, mi viene da dire. Se in questo blog scrivo di bambini è perché i bambini incominciano ad essere i figli dei miei coetanei, dei miei ex compagni di classe, dei miei ex compagni di squadra, dei miei amici di quartiere, degli amici degli amici, delle mie ex ragazze, delle ex ragazze dei miei amici, dei miei nemici e dei miei conoscenti. Insomma, tutta gente che ha la mia età, più o meno, e che ora spinge con faccia stanca ma soddisfatta un passeggino o che tiene chiusa nella propria mano una morbida manina. Questo per giustificare la mia indisciplinata (e ultimamente insistente) curiosità verso i bambini, i genitori e l’educazione; una curiosità che spesso si trasforma in commento tecnico da bar, in giudizio facile, superficiale e assolutamente discutibile: quel gol l’avrebbe fatto anche mio nonno, si dice davanti a un gol sbagliato.

Scrivo di bambini perché tutti quei piccoli Marco, Sara, Alessio, Kevin, Maddalena, Sofia, Federico e Mirko entrano in libreria; e scrivo perché i responsabili di questi bambini hanno più o meno la mia età e più o meno il mio quoziente intellettivo. Ma scrivo soprattutto per capire. Ad esempio: come fate, voi mamme e papà, a sopportare tutto il giorno un bambino che urla? O forse urla solamente in libreria? Come riuscite a gestire il movimento anarchico dei pennarelli in mano ai vostri figli? Le pareti di casa vostra come stanno? Ecco, io cerco di moltiplicare il tempo che questi bambini stanno con me per cento, mille, un milione di volte. E ne esce, probabilmente, la vostra vita da genitore. Ci si abitua, forse. Non ci si fa più caso, magari. Oppure ci si fa caso e non ci abitua ma i figli danno così tanta felicità che non posso nemmeno immaginare. Già, non posso nemmeno immaginare.

Ma i bambini sono bambini e cioè esserini piccoli, capricciosi, maleducati, ineducati, puzzolenti, eccessivamente profumati, agitati, miopi (nel senso che sentono la forza del presente e pochissimo quella del futuro), vulnerabili e tante altre cose che attendono di essere moderate, regolamentate, calibrate, disciplinate e normalizzate. I bambini sono esseri umani difettosi che hanno bisogno di continua manutenzione e assistenza per diventare uomini o donne in grado di non commettere gravi errori o fatali colpi di testa. Insomma, sono bambini, e molte delle cose che fanno non le sopporto ma le capisco (ma come fate a sopportare le urla di vostro figlio?). 

E invece non capisco voi, mamme e papà, tante di quelle volte che le mie dita non bastano per contarle. Non capisco quando parcheggiate in negozio i vostri bambini e voi ve ne andate da Zara a comprarvi i pantaloni o le magliette, non capisco perché vi fate i tatuaggi (sì, lo so, questo non c'entra), non capisco quando all’amica che incontrate in un angolo della libreria dite questa cosa: “mio figlio non è intelligente come tuo figlio”. E non capisco quando dite che vostro figlio è molto intelligente, più intelligente della norma (smettetela per favore di usare la parola “norma”; siete brutti e stucchevoli quando la pronunciate). 

E poi non capisco quando voi (sì, sì, proprio voi) fate cadere una pila di libri e poi mi dite “scusi, ma mio figlio ha fatto un pasticcio”. E poi vorrei tanto chiedervi una cosa che ho qui sulla punta della lingua da quando faccio il commesso in una libreria di un centro commerciale e questa cosa è: perché quando vostro figlio sta mettendo in disordine tutta quanta la libreria voi, guardandomi, gli dite “guarda che il signore si arrabbia e poi ti sgrida” o “guarda che il signore ti dà gli sculaccioni”? Dai, forza, ditemi perché dovete fare di me un’autorità che non sono, un mostro che non sono (e se lo sono non lo sono con i vostri figli). Sia chiaro, io non sopporto i vostri figli, non sopporto quando spalmano libri e pastelli sul pavimento, non sopporto quando urlano, quando puzzano, quando fanno i capricci e quando mollano cazzotti agli altri bambini. Non li sopporto ma li rispetto. Sono bambini, appunto. Ma voi? 

Ma voi perché dovete dire arrabbiati che “se non la smetti il signore del negozio poi si arrabbia?”. Di cosa avete pura? Temete i ricatti morali? Temete che un giorno non perdoneranno? Io, fossi in voi, direi: “smettila di fare casino altrimenti mi arrabbio”. Ma non mi arrabbierei mai, io. Sarei sempre uomo e padre tranquillo, insegnerei le cose giuste al momento giusto, con mano ferma, senza alcuna esitazione, prendendomi tutte le responsabilità, con calma tibetana e con pazienza infinita. Non farei come fate voi, la palla non la spedirei mai sopra la traversa.

12 commenti:

  1. Parole sacrosante! Bravo bravo bravo...!
    Io di figli ne ho tre, ti posso dire che in generale i figli degli altri (come diceva la mia nonna che ha avuto 8 bambini) sono sempre "sopportati".
    Ieri una mamma mi ha detto che l'anno scorso suo figlio è stato bocciato in terza media perchè era troppo intelligente per buttarsi via passando al liceo...
    Senza parole.
    Una cosa non capisco: perchè il libraio non dice a quelle mamme che lui no, lui non li sgrida i bambini degli altri, lui vende libri.

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  2. Una volta il libraio rispondeva simpaticamente che lui no, non sgridava i bambini. Adesso il libraio, per noia e stanchezza, finge di non sentire e tira dritto.

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  3. Toh, guarda: giorni fa su questa cosa dello scaricabarile ci avevo fatto un post anche io.

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  4. non ti fotografo le pareti di casa mia.
    Lo scaricabarile serve per avere un attimo di fiato.

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  5. Caro Disagiato, ti capisco. Certi genitori non li sopporto e di solito crescono figli insopportabili.

    E' vero che i figli sono capaci di farti arrabbiare più di ogni altro al mondo (hanno un sesto senso apposito) e a volte vorresti cucinarli con le patate nel forno, ma questo accade raramente perché li ami senza condizioni. E allora l'arrabbiatura ti passa subito, dei muri di casa ti interessa poco (brontoli il minimo sindacale) e appena ti sorridono o ti si addormentano in braccio ti dimentichi tutta la fatica che hai fatto fino a quel giorno.

    Quando si diventa nonni la cosa peggiora: non avendo nessuna responsabilità diretta si diventa accondiscendenti oltre ogni limite. :-)

    Un ultima cosa: se e quando deciderai di avere un figlio, di tutto quello che hai visto e sentito dei figli altrui non ricorderai nulla. Capita sempre così, altrimenti ci saremmo estinti da tempo. :-)
    ilcomizietto

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  6. Perché noi genitori siamo esseri piccoli, capricciosi, maleducati, ineducati, puzzolenti, eccessivamente profumati, agitati, miopi (nel senso che adesso temiamo la forza del presente e quindi esorcizziamo quella del futuro), vulnerabili e tante altre cose che attendono di essere moderate, regolamentate, calibrate, disciplinate e normalizzate.

    Ma ci provasse un commesso di centro commerciale ad alzare la voce in quell'ora di disgraziata libertà che ci siamo scelta, e noi zitti subiremo. Naturalmente la versione dei fatti che daremo sarà molto diversa. Su facebook urleremo, faremmo capricci, linguacce e minacce. E diremo che il cliente ha sempre ragione, e che chi si crede di essere il commesso? Non sa che è con i nostri soldi che è profumatamente pagato? Perché noi genitori siamo esseri piccoli, capricciosi, maleducati, ineducati...

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  7. Le pareti di casa mia stanno abbastanza bene, grazie. Per i pennarelli avevamo enormi rotoli di carta (ora vanno bene anche normali fogli A4), e per correre e urlare si va al parco, non in libreria :-)

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  8. Io la porta nella biblioteca comunale di Collegno. Lì c'è una apposita stanza con libri per loro e cuscini/tappeti/sedie/tavoli fatti apposta. E' semplicemente grandisosa.
    Al chiasso ci si abitua dopo la prima settimana insonne :)

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  9. Beh, io trovo più insopportabili gli adulti maleducati che i bambini maleducati, anche perché i secondi diventano così imparando dai primi e mai viceversa. E poi un bambino ha il tempo di rifarsi, con gli anni: è una cellula staminale totipotente, potrebbe in futuro diventare qualsiasi cosa (voi avreste sculacciato il piccolo Albert sapendo che venti anni dopo sarebbe diventato Einstein?). L'adulto no, e forse sta qui la differenza.

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  10. Sono d'accordo con Gaddo.
    Ti va di passare da me?

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)