martedì 29 maggio 2012

Solo dopo aver vissuto


del Disagiato

Ci sono libri che qualcuno ti dice che non puoi leggere se prima non vedi o se prima non provi. Mi capita spesso, in libreria, di sentire dalla bocca di un cliente un consiglio, un’indicazione: “Leggi questo libro” ma leggilo, aggiunge lui o lei, dopo aver visto, sentito, vissuto, provato, goduto questo o quello. “Prima di leggere questo libro di Orhan Pamuk su Istanbul dovresti vedere Istanbul. Prima è lettura inutile, che non fa presa: prima Istanbul e poi un libro su Istanbul, prima l’esperienza del volo e poi un libro sul volo. Ci si sente un poco stranieri o esclusi, dopo un consiglio così. Il fatto è che per anni ho creduto che la lettura fosse già viaggio, costruzione, somma di esperienze, apertura mentale (espressione che non digerisco ma che ho utilizzato tante volte) e per anni, quindi, ho creduto che per mezzo della lettura e del libro tutto fosse possibile, tutto fosse respirabile e afferrabile: con la lettura ci è concesso di capire e soprattutto di evadere, mi dicevo o mi dicevano.

Anni fa lessi i versi del poeta andaluso Antonio Machado e ricordo ancora l'ingenuo fastidio che mi dava l’abbondanza di colori e sfumature: 

Sempre più scura è la sera; / e la strada che serpeggia / e biancheggia debolmente, / si fa oscura e scompare.

Verso un tramonto radioso /andava il sole d’estate, / era, tra nubi di fuoco, come tromba gigante, / dietro quei pioppi verdi là lungo i margini del fiume.

La strada in ombra. Le alte case nascondono / il sole che muore; echi di luce sui balconi.

Vetrate s’illuminano / da balconi e finestre, / con riflessi morenti / come ossa bianchicce / e teschi evanescenti.

In quasi tutte le poesie di Machado le cose, le strette vie e i cieli hanno una tonalità, un colore. Ecco, solo dopo aver visto Siviglia e le altre città andaluse compresi i colori (gli aggettivi di Machado e poi i riverberi e i bagliori) ma soprattutto il loro ruolo: l’Andalusia è fatta di colori che in Lombardia non esistono e che solo lì, sotto il cielo immenso del sud, si possono vedere e che solo dopo essere stati lì “i riflessi morenti” o gli “echi di luce” diventano comprensibili e poetici. È bene, secondo me, prima vedere l’Andalusia e poi leggere le poesie di Machado. La letteratura è, sempre secondo me, simulazione, falsificazione o riproduzione della nostra vita, che viene prima di tutto. La letteratura è una bugia che solo noi, con un po’ di fatica e di esperienza, possiamo riempire di verità. Senza di noi la letteratura non serve a niente, senza di noi, ripeto, la poesia è consolatoria bugia.


3 commenti:

  1. Sai che questa è la spiegazione che mi do per due cose:
    1) da bambino non mi piaceva leggere
    2) non capire la poesia: per me dice troppo senza spiegarlo, a differenza della prosa, per cui non la comprendo

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  2. Non so cosa sia la letteratura, rispetto alla realtà. So che la realtà è necessità, la letteratura un bisogno.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)