Vicino a casa a mia c’è una scuola elementare. Sta proprio in fondo alla strada e se esco in balcone, sporgendomi un pochino, posso anche vederla. Verso mezzogiorno e qualche minuto sento la campanella della scuola elementare che dice a tutti i bambini e a tutte le maestre che le lezioni sono finite. A volte non la sento, la campanella, ma a volte sì, e oltre al suono metallico e prolungato sento anche le urla di gioia dei bambini, il rumore delle sedie, dei piedi agitati e delle voci degli adulti. Io sono alla scrivania a scrivere o a leggere e poi, a un certo punto, suona la campanella. E allora mi blocco, alzo un pochino lo testa e ascolto le urla di tutti quei bambini contenti di andarsene a casa.
Non serve neanche allungare l’orecchio, da quanto è forte la loro allegria. Non so perché ma solamente ieri, poco prima di pranzare, ho sentito i bambini dopo la campanella e mi sono detto una cosa semplice semplice: che bello. Tutto qua. Che bello avere una campanella che ti dice che è finita, che si può andare. Non fraintendete, non sto dicendo che è bello essere piccoli. Anzi. Anzi, a me sinceramente va bene essere adulto. Da piccoli si soffriva di più. Sto soltanto dicendo che è bello avere una campanella che stabilisce un prima e un dopo. E molto probabilmente il dopo è meglio del prima. Si sa che dopo ci saranno un parco, un pallone e altre declinazioni della tregua. Adesso, invece, è tutto un piano sequenza tremendo e faticoso.
Adesso, non so come dire, non si stacca mai. O forse sono io che sono fatto così, che non riesco a uscire totalmente dalla classe e dalla scuola. No, proprio non riesco. Me ne rimango lì a pensare sempre alle stesse due o tre cose, impalato a spiarmi e a spiarvi, a guardare quello che fate, a quello che scrivete, a quello che leggete, a quello che commentate. Quando esco di casa è come se fossi a casa. Quindi: che bello. Che bello avere una campanella e poi urlare e uscire dalle stanze e chi si è visto si è visto.
Adesso, non so come dire, non si stacca mai. O forse sono io che sono fatto così, che non riesco a uscire totalmente dalla classe e dalla scuola. No, proprio non riesco. Me ne rimango lì a pensare sempre alle stesse due o tre cose, impalato a spiarmi e a spiarvi, a guardare quello che fate, a quello che scrivete, a quello che leggete, a quello che commentate. Quando esco di casa è come se fossi a casa. Quindi: che bello. Che bello avere una campanella e poi urlare e uscire dalle stanze e chi si è visto si è visto.
Ci abbiamo provato, ma niente da fare. Sono ancora qua. Adesso è come prima. Niente è cambiato.
Inizialmente ho pensato che ti servisse una campanella per il lavoro ( che in fondo è la scuola per i bambini), ma poi ho capito che ti serve una campanella per la mente, per le tue abitudini, per il quotidiano, e che bello che tu ci abbia pensato: la voglio anche io! Dai, inventala tu la formula giusta, che ci sai fare.
RispondiEliminaEh, io mica la so la formula. E forse la formula fa parte del problema ;)
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RispondiEliminaDRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN
RispondiEliminaForza tutti fuori, si va in piazza, ci si siede a un tavolino fuori del bar, si prende un caffè macchiato con una spruzzata di cacao, si guardano le belle figliole passare e diamo loro i voti, come ai bei tempi.