del Disagiato
Qualche sera fa un amico mi ha telefonato e mi ha chiesto se mi
andava di andare fuori a cena, che aveva delle cose da raccontarmi. “Scegli tu dove andare, per
favore”, mi ha detto l’amico. E così io ho scelto di andare dove vado di solito e
cioè in un ristorante a due passi da
casa mia, dove si mangia bene, si spende poco e che è gestito da
un signore molto simpatico, che ormai conosco da tanto tempo. Insomma, io e
l’amico l’altra sera siamo andati a mangiare in questo posto, sistemati accanto a un tavolo occupato da una coppia di omosessuali. Come faccio a sapere
che erano omosessuali? A un certo punto uno dei due è si è alzato dalla sua sedia e ha baciato il suo compagno.
E questo bacio l’ho notato io, l’ha notato il mio amico,
l’hanno notato altri clienti che stavano vicino a noi e poi l’ha notato il
signore simpatico e cordiale che gestisce il ristorante. Vedendo il bacio, il
signore ha fatto una faccia un po’ scandalizzata, ha lasciato
il piatto che aveva in mano su un tavolo e poi, incamminandosi verso le cucine,
ha detto non proprio a bassa voce questa cosa: “Vabbè tutto, però così no….”. Magari la mia sarà un’affermazione un po’ banalotta, ma le
parole, le espressioni, le frasi, sono anche contenitori, recipienti per concetti, pensieri, e sentimenti. Cosa ci mettete dentro
la frase “va bene tutto, però così no…?” detta da un signore che ha quasi settant'anni? Io ci metto un chiaro segno di tolleranza. Va bene che ci siano
gli omosessuali, ma che gli omosessuali si bacino in pubblico, beh, no, questo
non mi sta bene. “Va bene tutto” è
tolleranza e “però così no…” è qualcosa di diverso dall'intolleranza, secondo
me. Oppure è intolleranza ma non intolleranza cattiva e immutabile.
E poi, se è per questo, neppure la tolleranza è una cosa bella, che la
tolleranza richiede pazienza senza alcuna comprensione dei fatti e la pazienza
così fatta, cioè capricciosa, non è trasferibile, comunicabile. E poi, più che
altro, si spegne come un fiammifero al vento.
Questa scenetta che vi ho raccontato mi è ritornata in mente
quando ieri ho letto quello che ha affermato Ivan Scalfarotto a proposito dei
matrimoni gay e dei progressi che si stanno facendo in altre parti del mondo. "L’Italia", dice Scalfarotto, "deve darsi una mossa e uscire dal
medioevo in cui ci troviamo, con Obama e dopo le elezioni di Hollande siamo a
due presidenti che in una settimana si sono chiaramente schierati a favore del
matrimonio dei gay”. È vero, l’Italia, per colpa di certi retaggi culturali, di una classe dirigente all'antica e
per colpa di una pigrizia mentale che tocca anche chi di mestiere non fa il politico, deve darsi una mossa, uscire dal medioevo.
E
allora, ripensando al signore del ristorante, mi domando: davvero finché c’è lui
e ci sono le persone come lui l’Italia non uscirà dal medioevo e gli omosessuali
italiani non potranno mai avere gli stessi diritti delle coppie eterosessuali?
Davvero l’Italia è un paese così brutto e incivile? Siamo nell’oscurità? Mio padre una volta ha detto, testuale, che
due uomini che si sposano non li capisce e che non riesce neppure a immaginarli.
“Che schifo”, ha detto a tavola, davanti a me e a mio fratello, ragazzi
proiettati nel futuro, con una mentalità a 360 gradi ma indignati, tristi, di
avere un padre così poco moderno e aperto. E quella volta, ricordo, litigammo.
Ma quella volta, a tavola, eravamo dentro un pezzettino
della frase di transizione. Avete presente la battuta di Nanni Moretti che dice
che lui vorrebbe vivere, sapendo che non ce la farà mai, anche solo un pezzetto
della fase di transizione, quella che porta al cambiamento, al vero progresso,
alla rivincita? Ecco io, mio fratello e mio padre eravamo seduti comodi in quel
pezzetto della fase di transizione; e penso anche che siamo sempre in una fase di
transizione. Insomma, io due omosessuali che si sposano li concepisco. E li concepisce anche mio fratello. Mio padre e il ristoratore no. Perché? Perché trent'anni fa erano impegnati in un’altra fase di transizione, erano
impegnati a uscire da un altro medioevo.
In un racconto di Leonardo Sciascia che si intitola
Reversibilità, c’è don Luigi M., medico e benestante di Racalmuto, che deve
abbandonare casa e moglie perché con un calcio ha ucciso un mezzadro. Non
voleva ucciderlo ma lo ha ucciso. La legge, più o meno un secolo fa, con i
galantuomini era “più docile, più timida, ma un morto è un morto”. E quindi don
Luigi M. scappa per paura dell’arresto, della prigione e della vergogna. In
paese se ne parla e i notabili, perplessi, commentano il fatto, quando a un
certo punto il vecchio don Ottavio di Castro, presidente del sodalizio e decano
della nobiltà locale, accoratamente pronunciò una frase rimasta famosa e oggi
usata come ironico proverbio: “Che tempi! Un galantuomo non può più dare un
calcio a un contadino”. Tutti approvarono: il mondo se ne andava a sfascio, che
tempi!
Il mondo se ne va a sfascio, avrà pensato il signore del
ristorante davanti a un bacio tra maschio e maschio e che tempi! avrà detto
nella sua testa medioevale mio padre, a tavola, pensando a questa cosa di due froci
che si sposano. E a essere disperati per un mondo che va a pezzi sono in tanti
e non solo uomini di settant’anni. Il nostro paese, quindi, è un paese
medioevale? È così brutta l’Italia se accostata agli Stati Uniti e alla
Francia? Secondo me no. Il nostro paese è un paese che sta cambiando per il semplice
fatto che ci sono tante persone come Scalfarotto.
Io non riesco a non muovere un muscolo della faccia pensando
a due uomini che si sposano o a due donne che si sposano. E non riesco a non
sgranare gli occhi pensando a un bambino cresciuto da due uomini o da due
donne. Che tempi! mi viene da dire. Ma ritiro subito, con ansia, quello che ho
appena scritto perché mi sento in difetto e perché concepisco una coppia di omosessuali che si sposano. Faccio fatica ma lo concepisco e questo, penso, è tanto. Tra qualche anno, anno più anno
meno, questo post sarà, forse, un documento storico, un raccontino simile a
quello di Sciascia, dove un signore, indignato, dice: Un galantuomo non può più
dare un calcio a un contadino. Che tempi! E gli omosessuali si potranno sposare e nel frattempo qualcuno dirà che l’Italia deve darsi una mossa e uscire dal medioevo perché non è possibile che
Ma infatti il problema non è provare "certi" stati d'animo o elaborare "certi" pensieri. L'importante è mediare tutto con l'intelligenza e tenerseli per sé.
RispondiEliminaQuando ho letto "una mentalità a 360 gradi" ho vacillato. ( http://ilcomizietto.wordpress.com/2011/01/19/idiosincrasie-1/ ) Pensavo di cancellarti dai preferiti. :-) Poi ho fatto un bel respiro e ho continuato...
RispondiEliminaPoi succede che si conoscono le persone da vicino e quello che sembrava strano o schifoso (orrore!) non lo è affatto. Alla terza coppia di omosessuali che si bacerà nel locale il ristoratore non dirà più nulla.
ilcomizietto
Proprio ieri ho rivisto su sky "Philadelphia" e mi è sembrato orribile quell'odio, che ancora oggi in molti hanno, quei pregiudizi. Il film bellissimo comunque.
RispondiEliminaC'è la ragione che dice una cosa e c'è quell'altro di cui siamo anche fatti che ne dice un'altra. E quell'altro di cui siamo anche fatti è sempre un passo indietro.
RispondiEliminaBellissimo commento Alberto.
EliminaPurtroppo conosco molte persone della mia età (sono coetaneo del Disagiato) che provano schifo assoluto per i gay. Ovviamente solo i maschi.
RispondiEliminaNon usciremo così facilmente dal medioevo su questo ;-).
Tommaso
beati loro. io sono sola come un cane lascerò tutto al gatto. :-)
RispondiEliminaLasciami il gatto ;)
RispondiEliminaho un figlio gay. beh, non è proprio mio figlio nel senso che l'ho messo al mondo io, ma è un amico dei miei figli da così tanto tempo e in modo così intimo che praticamente è come se fosse mio figlio. lui non ha poi un gran rapporto con i suoi, così mi ha adottata. ha detto a noi, e non ai suoi, che lui è gay. ma lo sapevamo già. certe cose dei figli si capiscono al volo. non nascondo che non riesco a pensare con totale serenità al sesso tra gay, anche se due adulti consenzienti possono fare quello che vogliono. non nascondo che certe sue battute mi imbarazzano un poco. ma gli voglio un bene dell'anima e desidero per lui quello che desidero per i miei figli: che sia felice. l'amore ti fa accettare certe cose, anche se ti sembrano un po' "strane". ma io sono vecchia e magari i miei imbarazzi sono retaggio della mia educazione cattolica e un po' bigotta... mi fa piacere che i miei figli invece non abbiano nessun turbamento, la cosa per loro è assolutamente naturale. speriamo in un mondo migliore...
RispondiEliminaStavo scrivendo un articolo su questo argomento, e mi era venuta in mente la citazione di Sciascia, così ho cercato su Internet e ho trovato questo articolo, che usa la stessa frase nello stesso contesto.
RispondiEliminaSono contenta di non essere la sola ad averci pensato. (comunque, cambierò citazione, per non far nemmeno nascere il sospetto che io possa aver "rubato" l'associazione di idee :) )
Marianna, le pagine di Sciascia non sono mie. L'aneddoto secondo me è molto efficace e sarebbe bello che lo citassi anche tu. Quale sospetto? ;)
RispondiElimina