Mi ferma Claudia, qualche tempo fa, e ha lo sguardo serio. Claudia è una mia alunna ma non aspetta che io arrivi nella sua classe per parlarmi: sa quale tragitto faccio (hanno imparato alla svelta i miei nuovi percorsi, da quando non fumo più), sa a quale angolo può attendermi, sicura che mi vedrà e potrà fermarmi. Quindi mi ferma e mi dice: «Le devo parlare, prof». Io le sorrido e mi guardo intorno, perché siamo in mezzo a un corridoio e il suo sguardo mi dice che la cosa potrebbe essere molto personale e delicata e forse quello non è il momento né il posto giusto. Ma leggo anche l'urgenza nel suo modo di fare e allora mi fermo lì, dove lei ha deciso. Mi dice:
«Le dico subito che per oggi non ho studiato niente, prof. Però lei faccia come vuole, se vuole interrogarmi e darmi 4, non c'è problema, lo faccia pure, non è per questo che le sto parlando. Volevo dirle che a casa mia le cose vanno male. I miei genitori, soprattutto mia madre... insomma, io vedo che soffre e che sta male. E non so mi pare che sia successo che... [e questo non ve lo racconto, se non vi offendete] E insomma, io non sto più tranquilla e non riesco più a studiare. È per quello che sono impreparata, prof. Volevo dirle questo.»
Io resto un attimo fermo e dispiaciuto. Poi le dico: «Mi dispiace molto, Claudia. Spero passi tutto, magari è solo una crisi temporanea, forse stai esagerando, forse ti stai preoccupando troppo... Comunque, per oggi non c'è problema, stai tranquilla. Anzi, dimmi pure, ogni volta che a casa succede qualcosa che ti toglie la tranquillità, raccontami tutto quello che hai voglia di raccontarmi, io sono disponibile, ogni volta che hai bisogno... Però tieni anche conto che è quasi maggio e che nella mia materia tu hai 5, a essere generosi: tienine conto e fai in modo di trovare un po' di tempo anche per lei, la mia materia. Fai in modo o di recuperare qualcosa, almeno un po'. Comunque oggi non ti interrogo, stai tranquilla.» Claudia sorride e torna in classe; io tiro un respiro forte (queste cose mi fanno venire voglia di fumare... no: tutto mi fa venire voglia di fumare) e poi la seguo, ed entro in classe anch'io».
E questo era a metà aprile, più o meno. E poi Claudia non mi ha detto più niente. È stata assente qualche volta, ma non mi ha più parlato. Quando l'ho interrogata, pochi giorni fa, era preparata male. Le ho detto che l'avrei risentita, di studiare.
Poi, dopo qualche giorno, ci sono i consigli di classe. E inevitabilmente si arriva alla classe di Claudia e si arriva anche a dover parlare dei ragazzi che sono in difficoltà e su cui dobbiamo focalizzare la nostra attenzione, perché c'è in ballo la promozione. Viene fuori anche il nome di Claudia, che ha tante insufficienze. Io lascio parlare i miei colleghi e mi rendo conto che la situazione è grave; e mi rendo anche conto che Claudia non ha detto niente di quello che io so (su sua madre e la sua fatica) a nessuno dei miei colleghi.
E allora provo a spendere qualche parola nei suoi confronti. E dico: «Credo che sia per lei un brutto periodo. Credo abbia grossi problemi, in casa. Credo che sia per questo che sta studiando così poco. Credo che dovremmo tenerne conto». Gli sguardi dei miei colleghi si incupiscono e si fanno preoccupati. Molti di loro sospirano: è difficile dare i 4 quando sai che un ragazzo sta soffrendo. Vedo che in molti stanno pensando a cosa magari le hanno detto, in questi giorni, se sono stati forse troppo duri senza sapere che.
Ma vedo anche lo sguardo del mio collega di scienze, che è diverso. Ed è infatti lui, che parla; e guardando me, dice: «Però, scusatemi, io non voglio mettere in dubbio niente, ci mancherebbe. Però, ecco... Io vedo la sua bacheca di Facebook molto spesso, perché è venuta lei a chiedere l'amicizia a me, qualche tempo fa. E insomma: non si parla altro che di feste e di bevute e di uscite fino a tarda notte e di assenze strategiche e di bugie ai genitori e di casini vari eccetera... Tutte cose di questo tenore. Per cui mi chiedo: Ma siamo proprio sicuri che ci siano questi problemi in casa? e che non siano come il nonno di Pierino, morto una ventina di volte perché Pierino non venisse interrogato?»
Io mi irrigidisco. Gli dico: «Io ti riferisco quello che Claudia mi ha detto, non posso essere sicuro. Però me lo ha detto». Lui tace ma ha l'aria di chi dubita. Poi la storia andrà avanti e Claudia, da me chiamata, confesserà di avermi mentito e di essersi inventata tutto e mi chiederà «scusi, scusi, scusi», «mi dspiace, dispiace, dispiace», con l'aria così contrita che a me non verrà nemmeno più in mente di arrabbiarmi (con tutte le volte che ridiamo di Pierino e di suo nonno...).
Ma un'altra cosa non mi tolgo dalla testa. E riguarda la bacheca di Facebook (il «diario» come si chiama ora): non mi tolgo dalla testa l'ingenuità di Claudia che prima chiede l'amicizia ai prof e poi ci scrive sopra qualsiasi cosa, tutto quello che le viene in mente e che potrà, in qualunque modo e in qualunque momento, essere usato contro di lei. E mi dico che non si può essere così ingenui, non è possibile, è una cosa da pazzi analfabeti, e che dobbiamo insegnarglielo in qualche modo, che non si può essere così ingenui.
E allora fermo la mia collega di storia, ieri mattina, e racconto a lei quello che ho appena raccontato anche a voi. E le dico anche questa cosa dell'ingenuità. E lei mi dice: «Non sono ingenui, secondo me. Sei tu quello ingenuo... È che a loro non importa nulla di quello che tu pensi o che noi tutti pensiamo di loro. È questo il punto: non è ingenuità, è solo disinteresse.» E io rimango di nuovo senza fiato. E l'unica cosa che riesco a pensare, mentre mi chiedo chi ha ragione e chi invece ha torto e mentre – bestemmiando la voglia di fumare che non mi lascia in pace da quasi 80 giorni – mi trascino sulle scale verso la prossima aula in cui dovrò spiegare bene cosa sia stato il Feudalesimo, è che per fortuna è maggio. E tra un po' sarà passato anche quest'anno.
Che dire, Scorfano? Siamo stati ragazzi anche noi. Capiranno. Impareranno. Ma è meglio rimanere fregati da una bugia che non avere ascoltato. Ti stimo.
RispondiEliminaTi segnalo un typo, qui "È che non a loro non importa nulla di quello che tu pensi o che noi tutti pensiamo di loro"
RispondiEliminaScusate, mi intrometto e ringrazio per la segnalazione: ho corretto.
EliminaGrazie a entrambi ;)
Elimina"È che a loro non importa nulla di quello che tu pensi o che noi tutti pensiamo di loro. È questo il punto: non è ingenuità, è solo disinteresse."
RispondiEliminaLa tua collega di storia, secondo me, ha centrato il punto. Sinceramente mi preoccuperei non tanto del disinteresse, ma dell'abilità nel mentire.
mi sa che la tua collega di storia abbia ragione... ma io mi preoccuperei della tua inabilità nel vedere le bugie.
EliminaAnche io credo che il punto sia più sulla menzogna che sul resto. Perché aspettare fuori, e tutto quanto, non è come dire entrando in classe: "Mi scuso professore mi è morta la nonna".
RispondiEliminaAspettare solo te e giocare sulla confidenza, non dire niente a nessun altro, vuol dire altro. (E secondo me il dubbio ce l'hai pure tu, perché, se fosse solo la nonna di Pierino, ci avresti raccontato la cosa personale - stilisticamente non avrebbe senso, altrimenti, proteggere la nonna di Pierino).
Per esempio anche che invece qualcosa di grave è successo; e lei esce lo stesso molto e troppo per non pensare; e che l'ha detto solo a te. E poi ha rimangiato tutto perché era troppo avertelo detto.
A me l'anno scorso è capitato: tema, confessione, ritrattazione e poi scoperta che il tema diceva la pura verità. I meccanismi di confidenza degli adolescenti sono bizzarri. E non sempre lineari.
(Su FB, mi conferma nella risposta che do loro sempre: "Non vi do l'amicizia finché siete miei alunni non per proteggere la mia privacy, ma la vostra".)
Anch'io sono perplesso proprio sui meccanismi della confidenza. E' su quello (e poi anche su FB) che non riesco a darmi una spiegazione. (Però è vero che in certe cose io sia molto ingenuo, purtroppo).
EliminaMa perché, perché, mi chiedo, le genti si ostinano a usare font che richiedono l'orrendo cleartype per essere letti?
RispondiEliminaPer spriggiuseria, forse... ;)
Eliminanon lo so, davvero, sono perplessa.
RispondiEliminacredo che ci sia un po' di ragione (un bel po') in quello che dice la tua collega di storia, che sostanzialmente non gliene freghi nulla (è quello che penso di molti mei alunni, e credo c'entri molto l'educazione ricevuta - io, anche solo per timore della scenata che mi sarebbe toccata a casa, non mi srei mai permessa certe cose) e che i loro meccanismi di confidenza siano complessi, anzi, contorti, nel senso che magari davvero c'è un problema in famiglia, ma poi gli adolescenti cambiano nel giro di 5 minuti e tirano fuori un'altra magagna bel diversa (è capitato anche a me: mail con richiesta di soccorso, ok, va bene, parliamone, poi mutismo e ripresa dei soliti comportamenti).
è così. a volte ci coinvolgono in modi anche bislacchi o contorti. Ci usano, ingenuamente o meno, ci chiedono aiuto tutto in uno "gnommero". Non siamo preparati sempre a questo. A me aiutò un pochino al formazione quindicinale con una psicologa davvero in gamba
EliminaAnzitutto, complimenti per gli 80 giorni!
RispondiEliminaSecondo, credo che la cosa migliore nell'interesse di Claudia in questo momento sia fargliela pagare. Non in modo meschino, si intende, basterà evitare sconti ai 4 che si e' sudata. E' importante capisca che la stupidita' e la slealtà si pagano. Adesso le costano un votaccio, in futuro potrebbero costarle un posto di lavoro o peggio.
Monica
Scusate...ma io credo che questo comportamento senz'altro irritante, sia comunque una richiesta di aiuto...
RispondiEliminaIo penso che un po' c'entri anche il fatto che Facebook collassa tutti i tuoi mondi in un unico spazio senza filtro.
RispondiEliminaCi sono i colleghi, gli ex compagni, gli amici di infanzia, i familiari... normalmente con un amico fai commenti sulle tette di una velina che non faresti sguaiatamente davanti a tua moglie (non tanto per ipocrisia quanto per rispetto) e certamente non davanti a tua madre. E allo stesso modo non tutti gli aspetti della tua vita privata o i tuoi aneddoti di infanzia vorresti condivisi coi tuoi capi al lavoro.
Nel caso della tua allieva voleva fare la figa con gli amici e ha chiesto l'amicizia al prof perché in bacheca ci deve essere un sacco di gente e comunque lui è uno che conosci e magari in quel momento non hai pensato che avresti un giorno potuto dire qualcosa di compromettente.
Un amico mi diceva, con la propria madre fra gli amici, di aver inoltrato per poi vergognarsi come un ladro uno di quei banner (scemi e inutili) per legalizzare la mariuana. Magari nemmeno a 40 anni ti va di dire a tua madre che ti fai le canne.
Sì, su Facebook temo che anche noi adulti non siamo molto più sgamati di loro. A volte ci dimentichiamo chi sta dall'altra parte, a volte non ce ne rendiamo conto. Però gli aneddoti di figuracce sono sempre più frequenti, il che mi insospettisce parecchio.
Eliminasecondo me non c'e' ancora consapevolezza che FB concede ai tuoi pensieri di essere sempre disponibili per chiunque voglia leggerli. Cosa che prima di FB non era così. Un blogpost è una cosa che, mediamente, prima di scrivere ci pensi un po'. Le comunità con i forum o i newsgroup sono piccole elites dove raramente il tuo vicino di casa o il tuo amico delle elementari vengono a vedere cosa scrivi e ancor più raramente ti firmi nome e cognome per finire sui motori di ricerca con un nome riconoscibile per i curiosi. Invece su FB sei tu, la vita è la tua, tutti vedono chi sei, cosa fai, di chi sei amico. Per esempio mia moglie si è trovata, tramite me, ad essere amica su FB di gran parte di quei ragazzi che a Genoa-Siena ringhiavano sulle grate di Marassi. :)
EliminaComprendo bene la situazione. Nella classe di mia figlia (1^liceo scientifico), alcune ragazze hanno pubblicato su facebook delle foto in cui prendevano palesemente in giro una delle professoresse. Ovviamente una delle ragazze aveva tra gli amici quella stessa prof. Putiferio.
RispondiEliminaNon si rendono conto, non si rendono proprio conto.
Forse però la gente era così stupida (o ingenua) anche ai nostri tempi, ma non c'erano mezzi tecnologici così alla portata di tutti, sui quali mettersi in ridicolo.
Quello che temo veramente è che voi, nel timore che Claudia abbia davvero qualche problema familiare, siate troppo clementi.
Guido
Vuoi usare un salvacondotto? Ai miei tempi, avevo a disposizione 3 salvacondotto a quadrimestre, usati i quali non c'era nonno morto che tenesse.
RispondiEliminaComunque di fronte alla bugia, la mia tentazione è di compensare riconoscendo la verità. E la verità è che: "Le dico subito che per oggi non ho studiato niente, prof." OK, Impreparata. Si metta a verbale.
Io credo che l'ingenuità e la cattiva fede possano convivere. Sono gli imbrogliucci di gattini ciechi che non sanno quello che fanno. Sarebbe da guardare con occhio tenero se non fosse che poi quell'attitudine si irrobustisce e diviene esistenziale.
RispondiEliminaDi fatto la scuola è ancora una corte. Noi siamo i potenti, loro i cortigiani: conta il protocollo, non i fatti. E quando ad essere potenti saranno loro, cercheranno cortigiani. Noi, intanto, proprio per tale protocollo, dobbiamo rispettare un dettagliato minuetto stabilito a priori, cadenzato e calibrato da fuori, e questo ci rende manipolabili.
A Claudia dovrai mettere 4, perché, Scorfano, tu non puoi presentare un registro in cui dici "Non ho messo voti perché non so se mentiva oppure no". Poi ti sentirai in colpa per quel 4 (anche perché, giustamente, lei potrebbe aver detto la verità) e cercherai di farla recuperare. E lei potrebbe recuperare oppure no, ma quel che avete da dirvi sarà solo quali passa di danza avete intenzione di fare.
Spero di aver diffuso buon umore a piene mani...
Uqbal
Se posso, Bestiario mi ha appena offerto un esempio di quel che vado dicendo...
EliminaMi scuso in anticipo, ultimamente sto commentando parecchio qui. Però è rincuorante e stimola anche la mente sapere che esiste chi ancora dà uno sguardo alla realtà con occhio oggettivo e discreto, ragionandoci.
RispondiEliminaSu FB non è così, invece. Facebook è un ricettacolo nauseante di ipocrisie e schizofrenie, e visto da una prospettiva esterna, come immagino sia la tua, lo è ancora di più.
Se Claudia assume questo atteggiamento è perché, forse, sente il bisogno di un sostegno da parte degli amici, e senza Facebook e i suoi deliri virtuali sarebbe semplicemente un fantasma ai loro occhi anche nella realtà (ci sono passata anch’io). Avrà effettivamente un problema, se inizialmente ti è sembrata sincera, ma si starà stupidamente barricando dietro lo schermo di un PC. Ciò non toglie che è necessario metterla di fronte alle sue responsabilità, e i 4 penso siano un buon deterrente a riguardo.
Non ti scusare mica... Ché anzi, io leggo i commenti di tutti e ne traggo sempre qualche spunto per capire un po' meglio quiello che non capisco (o che capisco male, va'...).
EliminaMagari non rispondo sempre perché ho già detto nel post quello che pensavo e mi pare inutile ripetermi. Ma ci sono sempre, qui a leggere, e con interesse.
Io invece mi chiedo se sia giusto raccogliere sempre le confidenze dei nostri alunni. Dopo aver partecipato alla formazione dello sportello d'ascolto, ho cominciato a credere che i ragazzi debbano avere l'opportunità di uno spazio apposito, di non "appostarsi" nei corridoi. L'esperienza del CIC mi ha modificato. Mi ha fatto anche male (bugie e mezze verità dette per stupire comprese). Ho smesso. Ma quando sento aria di confidenza pesante li dirotto sugli altri colleghi in formazione.
RispondiEliminaIo credo che non si debba mai cercare la confidenza degli alunni. Ma penso che rifiutare l'ascolto, quando te lo chiedono loro (semplicemente quello, a volte), sia peggio. Poi si può rimanere un po' incastrati, come un po' è successo a me; ma badate bene: i voti sono un'altra cosa e quelli non cambiano mica.
Eliminano no, sapevo di esulare un po' dall'interezza del post, mi interessa molto la parte del rapporto alunni/noi e gli eventuali limiti. Mi interessa perché mi crea dubbi e perplessità, non perché abbia verità da vendere. Guai. Mi è capitato di rimanere incastrata, pure a me, e l'incastro coinvolse le famiglie. I colleghi che cercano a TUTTI I COSTI la confidenza degli alunni? A volte partecipo a consigli di classe fatti solo di quelle. Immaginati i "poverinopoverina" e via col sei. E io che Ribollo gialla.
EliminaE questa cosa che racconti dei CdC è una di quelle strane verità che fuori della scuola nessuno riesce a immaginarsi. Nemmeno io sopporto quando capita così.
EliminaSecondo me è giusto raccogliere le confidenze degli alunni (parlo da ex studente che non ha mai confidato niente a nessun professore perchè, fortunatamente, non ho mai avuto problemi in famiglia) perchè comunque il professore può essere visto come figura di riferimento...
EliminaE se fossi un professore non cercherei la confidenza a tutti i costi, ma sarei sempre pronto ad ascoltare. Non si sa mai che per 10 ragazzi che raccontano frottole per evitare un 4 ce ne sia uno che ha veramente problemi in casa, che potrebbero essere molto più seri di quanto racconta.
a me non è mai venuto in mente di confidarmi con un professore, nemmeno mentre mio padre stava morendo.
EliminaAlla maggior parte degli studenti non viene nemmeno in mente, in effetti.
EliminaA qualcuno invece succede, non so perché. Forse per maggiore loro vulnerabilità forse per altre ragioni che io non so identificare. In questi casi io faccio l'orecchio che ascolta. Non so fare altro, non voglio fare altro, avrei paura a fare qualsiasi altra cosa, perché potrei molto facilmente sbagliare. Ma l'ascolto mi pare importante (a me, ovviamente).
Mmh... Chissà. Anch'io credo di esserci pur cascata. Ma sempre più spesso, dai miei alunni, vengono fuori storie di situazioni familiari disastrose. Voti belli o brutti, poco cambia. Anzi, chi me le racconta spesso non mi chiede nessuno sconto e ne parla a fatica, con occhi impauriti. Sarà che insegno in un liceo delle scienze umane (dove già immaginavo si raccogliessero molti casi umani...).
RispondiEliminaPoi son d'accordo: gli studenti ci provano; si costruiscono la loro maschera fb; non pensano agli esiti delle notizie che seminano qua e là... Però i brutti voti con cui sto avendo a che fare in questo mio maggio, hanno alle spalle situazioni gravi (appurate) direi al 90% (per stare in linea col tuo post sulla psicologia fragile...).
Per questo dico che, nel dubbio, meglio ascoltarli (ché c'è sempre da imparare).
Al solito quando parli dei tuoi studenti non riesco a scollarmi dallo schermo e ascoltarti.
RispondiEliminaIo ho voluto appositamente evitare "l'amicizia" su facebook con i miei figli perchè credo che ne chiederei dopo poco il "disconoscimento della maternità" perchè mi basta dare una sbirciata alle pagine che lasciano aperte sul pc per non riuscire a trattenermi ed andare a dirgli se non gli pare il caso di smetterla di "commentare" tutto sulla bacheca loro e altrui, che un pò di riservatezza è sana, che essere liberi non significa mettere in piazza qualunque cosa perchè tutto-è-ammissibile. Questo è un punto dolente però, loro sono abituati a condividere qualunque cosa senza però condividere davvero...è una condivisione virtuale che li porta a non dare nenche piu' importanza a quello che comunicano, l'importante è stare-lì, dire ciò che ti passa dalla testa, senza pensarci troppo. Ecco, secondo me non si tratta neanche di non dare importanza al nostro giudizio ma di non dare importanza a se stessi, alla propria intimità, al saper proteggersi dall'iper-comunicare che poi s-vuota.
Quando sento di questi episodi penso che forse si dovrebbe insegnare ai ragazzi che sì, noi insegnanti siamo sempre pronti ad ascoltarli, ma che dovrebbero anche evitare di prendere i loro problemi (poi, ovviamente, c'è problema e problema...) come uno scudo per proteggersi da compiti e interrogazioni che dovrebbero aiutarli nella loro formazione. Insomma, l'adolescenza è un'età difficilissima, e si sa che possono anche crearsi situazioni molto gravi (e non solo in quell'età), ma forse sarebbe anche giusto trasmettere, per quanto possibile, ai ragazzi l'idea che loro sono i primi responsabili della loro formazione, e che devono averne cura.
RispondiEliminaPoi, quando poi sento di ragazzine come Claudia, penso che la falsità andrebbe comunque punita, e severamente, perché dire "il gatto mi ha mangiato i compiti" e dire "la mia mamma sta male" non sono bugie che stanno sullo stesso piano. E quando poi fai fessa una persona che non solo vuole insegnarti qualcosa, ma anche è disposto ad ascoltarti, non te la puoi cavare con gli occhi bassi e tante scuse.
IpaziaS
E' una situazione che mi tocca da vicino.
RispondiEliminaHo letto con interesse questo post e quello della fragilita' emotiva.
Ho frequentato un liceo, in una classe molto competitiva. Quando ci ripenso penso fossimo una specie di esperimento: a parte un paio di casi di studenti svogliati che alla maturita' hanno preso sotto il settanta, tutti hanno presodall'85 in su, compagni chiamati dalla Normale, borse di studio come se piovesse... insomma: un bell'ambientino.
Eravamo quattordici ragazze, in quarta circa dieci soffrivano di disturbi alimentari. Una di loro aveva anche perso il ciclo per quasi un anno. I professori ci volevano bene (nel senso che ci rispettavano e certamente non incentivavano la competizione), tra noi compagni non c'erano liti... eppure. Al compito di latino la mia compagna di banco ebbe un collasso. Alla fine del quadrimestre io sistematicamente saltavo il ciclo, all'intervallo c'era chi si dava coraggio facendo l'elenco di quello che aveva mangiato nell'ultima settimana (poco, almeno la meta' era anoressica).
Nessuno si e' mai spinto a parlarne con i professori. Era sentito come un fatto privato, e la "media" era un affare cosi' grosso che non si voleva metterlo a repentaglio con "confessioni" che potessero risultare alla lunga controproducenti. La professoressa di latino, coordinatrice, un giorno si mise a disposizione ed io le dissi quanto mi sentissi stressata, etc. Lei mi fece coraggio, la cosa si fermo' li'. Avevo la media del nove nelle sue materie, non mi sarebbe mai venuto in mente di parlarle perche' mi usasse compassione. volevo solo sfogarmi, anche perche' mi sembrava che le mie compagne (tutte sulla stessa barca) avrebbero potuto darmi poco conforto.
Tutto questo amarcord per dire che determinati stress, ansie, fragilita' "emotive" c'erano anche prima di Facebook. Forse l'avere un profilo accessibile le rende solo piu' visibili, camuffate da bevute e feste. Siamo tutti persone, siamo tutti passati dalla scuola. Io l'ho finita nove anni fa, eppure non mi sembra che la situazione in classe sia cambiata. Nel caso di Claudia, come in quei casi della mia classe, credo il metro sia stata la conoscenza. Quanto conosci Claudia? Quando interviene in classe, o scrive, che tipo di persona sembra? Se hai dato retta a quello che ti ha confidato quel giorno, vuol dire che la tua conoscenza di lei come persona ti ha portato a fare la considerazione che non volesse solo pararsi da un 4. La confidenza degli alunni non va cercata, sono d'accordo, ma spesso quando la danno non e' solo per proteggere i voti e la pagella, magari e' solo uno sfogo, va raccolto come tale. Poi i voti sono un altro discorso.
Mi scuso per il commento lungo.
Grazie per il tuo commento. La tua storia mi sembra quasi estrema, ti dico la verità. Nel senso che sono poche, a mio parere, le classi come la tua, in cui la competizione per il voto a scuola è portata fino a questo limite. Però, alla fine, le conclusioni a cui giungi sono le stesse a cui, tutto sommato, sono giunto io: il che mi rincuora, perché evidentemente non sono conclusioni così peregrine... ;)
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