martedì 15 maggio 2012

I grandi

del Disagiato                                                                        

E posso diventare anch'io come i grandi che non si interessano più che di  cifre.
(da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry)


Il libro Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry è un libro per bambini, come ben sapete. Parla di un aviatore che precipita nel deserto e che nel deserto incontra un bambino che poi si scoprirà essere abitante e principe di un pianeta lontano. Il bambino chiede all’aviatore di disegnarli una pecora. Una pecora? E perché dovrei disegnarti una pecora? Così poi la pecora mangia l’erbaccia che rischia di ricoprire il mio pianeta, gli risponde. E così l’aviatore disegna una pecora. Il bambino, sul suo pianeta, ha un grande amico, che è un fiore. A un certo punto, il piccolo principe dice del suo amico: “Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare!”

Ecco, questo breve monologo sta a pagina 45 della mia edizione; edizione con illustrazioni molto infantili dell’autore. Qualche giorno fa una signora mi ha chiesto se potevo darle una mano. “Devo fare un regalo a una persona”, mi ha detto la signora. E una volta saputo che il regalo era per una “donna, buona lettrice”, ho tirato giù dagli scaffali qualche titolo più o meno interessante. “Mmmm, non so”, mi ha detto la cliente disorientata. E poi ha aggiunto sorridente: “Ma Il piccolo principe l’avete?”. “Sì, c'è, però Il piccolo principe è un libro per bambini”. 


E mentre le dicevo questa cosa io sapevo che lei sapeva: che sapeva che Il piccolo principe è un libro per bambini ma che Il piccolo principe è un libro per bambini ma anche per adulti, che le parole semplici servono più delle parole complicate, che la storia del bambino e dell’aviatore è un po’ la storia di tutti noi, che la malinconia del piccolo protagonista è un po’ la malinconia di tutti noi, che l’avidità dell’uomo d’affari che nel romanzo conta le stelle è un po’ l’avidità di tutti noi e che l’infelicità che sta nelle parole infelici dei personaggi di questo libro per bambini, ma non proprio per bambini, è l’infelicità di tutti noi. Quando le ho messo il libro in mano, la signora è andata immediatamente a pagina 45 e mi ha indicato il brano che vi ho scritto prima: “Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicare…” E mentre, imbarazzato, leggevo, lei mi guardava come per dire: vedi, quello che stai leggendo è un po’ la storia di tutti noi.

Una volta terminata quella lettura improvvisata, ho simulato della timidezza, ho mosso la testa, ho sussurrato parole che al mondo non esistono e ho pensato, ancora, che Il piccolo principe è un libro per bambini. E che questa cosa dei fiori che sono contradditori e che questa cosa della tenerezza dietro le piccole astuzie sono tutte bugie, deviazioni su false piste. I bambini hanno bisogno, forse, di piccole ingenuità ma gli adulti no. Gli adulti hanno bisogno di parole adulte, di libri adulti, di discorsi adulti, di film adulti e se non ne hanno bisogno, beh, allora c’è qualcosa che non va. Si può essere infantili, non lo nego. L’amore è una cosa infantile, credo, ma anche questa mi sembra una bugia.

Io me ne sono stato zitto, però. Sono andato alla cassa, ho preso una banconota, ho restituito qualche moneta, ho salutato e poi sono tornato a fare quello che stavo facendo, dimenticando immediatamente la faccenda. E mentre lavoravo pensavo ai numeri, alle cifre: al mio stipendio, alle bollette da pagare, alla spesa da fare all’Esselunga, alla benzina che mi sarebbe servita per andare all’Esselunga, al prezzo di un biglietto aereo per l’estate, ai chilometri da percorrere per arrivare a casa e al numero di anni che mi mancano. Pensavo a queste cose, come tutti, come fanno, noiosamente, le persone grandi.


18 commenti:

  1. Risposte
    1. mah, sai: questo tipo di libri contiene quello che il lettore vuole cercare. Se lo leggi da adulto ci trovi cose diverse di quelle che trovi se lo leggi da bambino. Però siamo sempre lì: se uno non vuole trovarci nulla, non lo troverà. Cambia qualcosa? Io per esempio a differenza tua non amo la poesia. Ma viviamo entrambi, no?

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    2. Be', sì, bene o male viviamo comunque...

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  2. "Gli adulti hanno bisogno di parole adulte, di libri adulti, di discorsi adulti, di film adulti [...]"

    Prova a guardare "Koda Fratello Orso", poi ne riparliamo... Ho visto nonni e genitori piangere, guardando quel film (che ci tengo a sottolineare, è CHIARAMENTE da bambini!)

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  3. L'ho letto qualche mese fa, per la prima volta.
    Devo ammettere che, a tratti, mi ha fatto sorridere, ma pensare che sia un po' la storia di tutti noi, bè, è un'esagerazione.
    "Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole." Signora cara, a volte ci vogliono le parole e devono essere quelle giuste, e possono seguire o precedere i fatti, non importa, ciò che importa è che ci siano.
    E vogliamo dirla tutta? Prima o poi, i fiori appassiscono e muoiono.
    Sennò restiamo pure fermi a pagina 45 e non se ne parli più. E alle bollette e a tutto il resto ci pensi pure il piccolo principe, che noi saremo troppo impegnati a farci illuminare dai fiori. Finché durano, naturalmente.

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  4. Come hai ragione, forse il desiderio di tornare bambini che alcui adulti hanno porta alla lettura di favole e storie e fantasy. Non riuscire a gestire la propria vita, il dolore, porta alla ricerca di sogni infantili, delle "piccole cose" per essere felici, ma non funziona. Io dico che non può funzionare: per comprendere il dolore, le persone, la vita, bisogna parlare la stessa lingua, usare la stessa grammatica, leggere libri intelligenti, da adulti, guarare film e non cartoni animati, perchè Bambi è molto commovente, ma non ti mostra i meccanismi umani nel superare un lutto, tanto per dire. Poi sbaglio, è molto facile sbagliare.

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  5. il piccolo principe è un libro per piccoli grandi, dove un piccolo grande è la migliore release di un adulto.

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  6. Con la mia bimba noi lo vediamo anche a cartone animato, veramente ben fatto. Se interessa è la mattina di sabato alle 9 su Raidue.

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  7. Beh...Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.
    Questa frase, tratta proprio dal libro, credo sia vero. Certo che bisogna crescere, certo che bisogna pensare alle bollette, all'Imu, al lavoro, però ci sono delle verità essenziali che scopri da bambino e poi puoi solo riscoprirle ancora.
    E che vogliamo buttar via Pascoli e la sua teoria del fanciullino?
    http://labiondaprof.wordpress.com/2012/04/20/il-piccolo-principe/

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  8. Non per dar contro a te ;) (e poi magari sbaglio) ma penso che quella frase, frase che inizialmente volevo mettere nel post, sia prepotente e saccente. Mi chiedo come fa a sapere Saint-Exupéry di quello che ricordano gli altri. Lui si ricorda di essere stato bambino mentre la maggior parte delle persone no. Tu dimmi.

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  9. Scusami, devo aver sbagliato un paio di congiuntivi...

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  10. Ho letto proprio ieri: "La mente non deve essere tenuta sempre nel medesimo stato di sforzo,ma deve essere fatta riposare con occupazioni divertenti.Socrate non arrossiva di giocare con dei bambini..." e ancora:"Bisogna essere indulgenti con l'animo e dargli ogni tanto un riposo,che serva da alimento e da forza."(Seneca.De tranquillitate animi).Non si può pensare sempre e solo alle bollette e all'IMU! E per poterle meglio affrontare,forse bisogna anche leggere "Il piccolo principe" e guardare i cartoni animati

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  11. De "Il piccolo principe", mi rimane dentro l`immagine del disegno del cappello e dell`elefante. Mi serve a ricordare che la mia visione del mondo non è l`unica e forse non è neanche la migliore.

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  12. Io l'ho fatto rileggere a una mia prima liceo, l'anno scorso. Me l'aveva consigliato una prof, che mi aveva avvertito: farne l'analisi coi ragazzi vuol dire accorgersi di quante poche cose sanno vedere, anche con un libro così semplice.
    Alcuni aspetti di questo libro penso siano più da bambini, ma altri no. La frase di pag.45 anche a me piace molto: dice, in fondo, che noi siamo più (e meglio) anche delle bugie che a volte diciamo. E che il solo fatto di esserci, per un altro, può essere molto...
    Poi i fiori appassiscono, le stagioni passano (e infatti, come letto alle elementari, mi è sempre rimasta impressa la trasfigurazione di Consuelo nella rosa; malinconicissima, come talvolta la vita...)

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  13. Ero rimasta indietro nella lettura delle vostre belle righe e questo articolo è di una tale bellezza che devo dirtelo. La bellezza di certi incontri, semplici come le parole del Piccolo Principe..
    Sorrido.

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  14. L'ho letto da grande e, sebbene sia un eterno romantico, sentirlo SEMPRE celebrato come una rarissima perla di saggezza m'infastidisce profondamente.
    Come lo lessi, lo cancellai dalla memoria. M'è rimasto solo il ricordo d'un velo di tristezza.
    Non la sopporto, la tristezza.
    Invece adoro la malinconia.
    La prima potrà anche sembrare che 'tiri' in alto, ma poi finisci al massimo per sprofondare in un senso del magico del quale ti senti partecipe solo a parole (come in Chiesa, più o meno).
    Con la seconda, invece, puoi planare nei paesaggi più infimi dell'anima, ma brilla SEMPRE di luce interna, del tuo coraggio di vivere e soffrire per farti largo verso la luce.
    Con lei puoi avventurarti ovunque. Avrai sempre un passaggio per il paradiso.
    Mio sentire, ovviamente.

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  15. Forse, in fondo, vale quanto si dice un po' per tutti i libri: è questione di momento.
    Si vede che il mio, di momenti, per il Piccolo Principe non è mai venuto.
    L'esperienza insegna che si può scorgere quasi tutto in qualsiasi cosa. Lo dice anche la fisica, mica noccioline... Basta leggersi qualcosa sulla teoria dell'universo olografico di David Bohm.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)