venerdì 4 maggio 2012

cose che no, in nessun modo

di lo Scorfano


Voi riuscite sul serio a pensare che non mi sia mai successo? Davvero, voi potete credere che io non ne abbia mai avuto la voglia o la tentazione o addirittura il mezzo progetto? Be', vi sbagliate. Io ho spesso la voglia di prendere a pugni e di spaccare la faccia a qualcuno dei miei alunni, da sempre. 

Non a tutti, ci mancherebbe, e non tutti i giorni, ovviamente (a volte ci sono pure mattine che funzionano, figuratevi). Ma è normale che accada però: «normale», cioè nella norma, non eccezionale. Mi succede insomma, diciamo almeno un paio di volte al mese, che qualche ragazzo mi risponda in modo strafottente, o che sia maleducato con me, o prepotente con qualche altro suo compagno. E mi succede anche di essere stressato: magari perché sono stanco, magari perché sto cercando di smettere di fumare, magari perché ho litigato con la mia compagna o con il preside appena prima di entrare in classe. E, se sono stanco e qualche ragazzetto maleducato mi risponde in modo strafottente solo perché magari io gli ho chiesto di sedersi al suo posto, per favore; ecco, in quel caso (nel caso in cui lui si giri e mi dica, a mezza bocca, «ma non mi rompere le palle», come mi è successo) a me viene voglia di spaccargli la faccia. Di attaccarlo al muro con una mano che lo prenda al collo e lo faccia diventare paonazzo per l'apnea. Di sbatterlo a terra e prenderlo a calci. E poi, in aggiunta, di deriderlo davanti a tutti gli altri, mentre lui cerca invano di rialzarsi.


Però, è ovvio, non lo faccio: mai, nemmeno una volta. E però, e io credo che sia altrettanto ovvio, se lo facessi, anche solo una volta, verrei licenziato (le «percosse agli studenti» sono, da contratto, una delle poche ragioni a cui non si sfugge). E voi sareste sollevati del fatto che io sono stato licenziato: perché avete dei figli nella scuola dove io insegno e se volete dargli ogni tanto qualche sberla per qualche ragione, gliela date voi; non avete certo bisogno che gliela dia io.

Dunque (mutatis mutandis, come si suol dire tra di noi) ha fatto bene la Fiorentina a licenziare Delio Rossi. Ha fatto benissimo: non si prende a pugni nessuno, è facile. Prendere a pugni qualcuno è sbagliato, è facilissimo. Non c'è nessun onore, non c'è nessun motivo plausibile, non c'è nessuna buona ragione educativa. Ha fatto bene la Fiorentina come farebbe bene lo Stato, che mi paga, a licenziare me, se picchiassi i miei alunni.

[Mi direte che io ho a che fare con dei minori, quindi il caso è diverso: quindi vi pare che se picchiassi un diciottenne di una quinta, avrei fatto bene? (e sono anche abbastanza grosso da poterlo fare, fidatevi). Mi direte che nel caso calcistico sia tratta di professionisti, noi siamo soltanto insegnante e alunno: un attimo, io non sono un professionista secondo voi? Sì che lo sono. Sono esattamente come Delio Rossi, in questo senso. Il fatto che io sia pagato infinitamente di meno di lui (pur essendo per me un bel problema, naturalmente) non credo abbia a che fare con le botte che posso o non posso dare, no? Voi che ne dite?]

Poi, me lo immagino, come in ognuna delle cose umane, ci saranno anche tantissimi però da dire e da ripetere. E il primo però, naturalmente, è che il ragazzo-calciatore preso a sberle è probabilmente un cretino, per esempio. Non dubito, per dirla tutta, che Adem Liajic sia un imbecille che si è comportato da maleducato e strafottente; uno a cui dovrebbe essere impedito di giocare a pallone per un bel po', visto che di gente come lui non abbiamo affatto bisogno; uno che si è comportato, nell'ultimo anno, da tutto tranne che da professionista (e a Firenze lo sanno tutti benissimo... o almeno lo sanno quelli che frequentano i locali notturni). Prendendo così in giro non solo Delio Rossi, ma anche tutti i tifosi che ogni domenica hanno pagato il biglietto per andare a vedere la sua partita allo stadio. E che (ne sono sicuro) lo avrebbero volentieri accompagnato gentilmente in mezzo al campo e costretto a togliersi la maglietta che indegnamente indossava (non sono un amante del politicamente corretto, insomma: non è questo il punto).

A volte è giusto che qualcuno, quando hai vent'anni, ti prenda e ti metta di fronte alle tue responsabilità; perché è così che tutto sommato si cresce e si impara a stare al mondo. E a volte è giusto che questo accada anche quando di anni ne hai quindici o sedici: e che ti sgridi e ti punisca e ti dia un brutto voto e che magari te lo dia anche a brutto muso. 

Ma in nessun caso è possibile che questo accada tramite le botte o i pugni in faccia, né a scuola né altrove: è così semplice che mi sembra strano dirlo (e però voglio dirlo, perché c'è stato a che chi ha sostenuto il contrario; anche tra i miei studenti, figuratevi). Se vi pare il contrario, dovreste accettare il fatto che io meni i miei alunni quando a me sembra il caso di farlo. Tenetene conto, prima che vi scappi una valutazione avventata di troppo su un allenatore qualunque. E prima che i vostri figli diventino miei alunni, naturalmente.

23 commenti:

  1. Hai detto tutto alla fine. Non si ha il diritto il diritto di prendere a pugni nessuno, mai, per nessun motivo. A maggiore ragione se sei allenatore.
    E, no, te lo devo confessare: di dare sgridate magari apocalittiche sì, ma francamente a me la voglia di pestare chicchessia, fosse anche il mio gatto, non è proprio mai venuta nella vita.
    Al massimo, per sfogarmi, prendo a calci la sedia, come ricordava Hercule Poirot.

    (E comunque fatevene tutti una ragione: quest'anno lo scudetto lo vince il Verona di Bagnoli...)

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  2. Concordo con te. L'unica scusante che posso dare a Delio Rossi è su quello che gli è stato detto. Perchè per reagire così (mi sembra una persona molto più tranquilla di gente come Mourinho o Cosmi, per dire due nomi "piccanti") deve aver sentito cose veramente offensive. Se così fosse solo su una cosa ha sbagliato: a sfogarsi davanti alle telecamere. Fosse successo negli spogliatoi tutto questo polverone non sarebbe successo in maniera così clamorosa.

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    1. A me Delio Rossi sta davvero molto simpatico. E umanamente lo capiosco (nel senso che capisco la tentazione, come ho scritto). Però il nostro mestiere è trattenerci, tutto qui.

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  3. Si il tuo sillogismo finale è implacabile e ricaccia in gola l'urletto di soddisfazione che molti, me compreso, hanno fatto quando Rossi si è avventato sul giocatore. Io ci ho visto un lampo di verità in un mondo ipocrita come il calcio. Insomma due uomini se le sono date e avrebbero continuato a darsele di santa ragione, perché oggi, e sottolineo oggi, parlare non serve più a niente. Non servono le lacrime della Fornero, le dichiarazioni dei politici, dei banchieri, degli allenatori, dei presidenti, dei reprobi e dei rei confessi. Viviamo purtroppo in un tempo in cui le parole, intese anche come medium che le veicola, ti fottono, lasciandoti un senso di amaro in bocca, di irrisolto. La parola, cioè, ha assunto un tale peso da valere a prescindere da ciò che per averla pronunciata dovrai o sarai chiamato a fare. Basta dirlo. La dichiarazione ha il potere di oscurare, anzi di annullare, il fatto. Come se il fatto divenisse a quel punto superfluo, addirittura retorico. La manata in faccia di Rossi è una bella metafora del tempo che viviamo, ci (mi) ricorda che in tante situazioni non ci si può accontentare delle parole. Purtroppo

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    1. Non so. Forse per defomrazione professionale io continuo a difendere le parole. E quindi non so...

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    2. Dillo a me, che il brocardo che ancora vado ripetendo è "ne cives ad arma ruant", con cui si giustifica la tutela di alcuni diritti reali e si giustifica, in qualche modo, la nascita del diritto, e quindi della parola, come sistema di soluzione dei conflitti. Abbasso le botte, lo dico chiaro. Sottolineo ancora una volta, però, il senso di stanchezza e di sfiducia che l'ipertrofia delle parole ormai induce in molti. La parola è una promessa

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  4. Parlando da perfetto ignorante (so a malapena che cosa è successo, ma non ho letto nulla dei retroscena) io penso che Delio Rossi abbia sbagliato, ma lo capisco. Mi sa che sia una cosa molto cattolica (non di quelle che si leggono sui giornali, claro).
    Aggiungo che trovo corretto che la Federcalcio l'abbia squalificato (anche se tre mesi a maggio è una pena simbolica), meno corretto il licenziamento... a meno che non si dica che ha fatto abbassare il valore di mercato del giocatore di cui manco mi ricordo il nome.

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    1. Capirlo, naturalmente, lo capisco benissimo anch'io (eper quello ho parlato di mie tentazioni. quanto al licenziamento, un allenatore è anche la faccia mediatica di una società. Il danno non è tecnico, in questo caso, ma mediatico: ed è un danno molto ingente, secondo me. Ecco perché ritengo il licenziamento inevitabile.

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    2. Non ci giurerei che il danno mediatico sia stato ingente. La gente in genere, e i tifosi in particolare, sono piuttosto particolari: se il calciatore era un idolo della folla, probabilmente hai ragione, ma mi è parso di sentire tanti che hanno addirittura apprezzato il fatto che Rossi sia venuto alle mani :-)

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    3. Senza giurarci nemmeno io, però la Fiorentina (stoltamente, ma questa è una mia idea) sta da anni facendo una campagna mediatica intensa sul fair play, la correttezza, i valori della sportività eccetera... Ecco, in questo senso era difficile tenere Delio Rossi, secondo me.

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    4. Questo io non lo so. Però se effettivamente stanno facendo questo tipo di campagna mediatica e non hanno immediatamente messo fuori rosa Adem Liajic allora non sono stolti, ma imbecilli.
      (poi magari l'han fatto, non sono andato a leggere cosa sta succedendo).

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    5. (sì, lo hanno fatto subito. Ljajic, quel pirla, non giocherà mai più con la squadra)

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  5. "Non si ha il diritto il diritto di prendere a pugni nessuno, mai, per nessun motivo. A maggiore ragione se sei allenatore."

    Ho letto da qualche parte su internet che un giocatore di rugby, intervistato da una radio, ha detto "Se questa vicenda fosse accaduta su un campo di rugby il giocatore oltre che prenderle dall'allenatore le avrebbe prese da tutta la panchina."

    Delio Rossi ha perso il posto di lavoro (per carità, non penso che gli manchino i soldi per arrivare alla fine del mese) ed è stato esposto alla gogna pubblica come se fosse un criminale. Episodi del genere accadono spesso e volentieri nel mondo del calcio (es: Ferguson vs. Beckham). Purtroppo per Delio Rossi, ha preso a sberle il giocatore in diretta tv e non negli spogliatoi, come avrebbe dovuto fare.

    E se io fossi tornato a casa con un occhio nero dopo aver detto "ma non mi rompere le palle" ad un professore, sono sicuro che i miei genitori sarebbero andati dal professore in questione a stringergli la mano.

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    1. Sull'ultima cosa che dici, io non sono per niente sicuro. (non sui tuoi genitori, che non li conosco, figuriamoci).

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    2. Ho visto una bella vignetta un po' di tempo fa su Facebook. Si voleva mettere in risalto la differenza fra la scuola di un po' di anni fa e la scuola di oggi. In entrambe le vignette comparivano un ragazzo, i suoi genitori, ed un professore seduto dietro ad una cattedra.

      In entrambe le vignette si capiva che il ragazzo aveva "cannato" un compito. Nella prima vignetta (scuola di un po' di tempo fa) i genitori insultavano lui, nella seconda insultavano il professore.

      Un brutto voto in un compito ed una sberla non sono la stessa cosa, ovviamente. Il principio però è lo stesso.

      Al giorno d'oggi i genitori tendono a difendere a spron battuto i propri figli, per cui se effettivamente un ragazzo tornasse a casa con un occhio nero (dopo aver detto "non mi rompere le palle" ad un prof), denuncerebbero il professore che l'ha picchiato. Io non auspico che un trattamento del genere (mi riferisco alla sberla) diventi "normale", ci mancherebbe. Ma penso che se altri genitori oltre ai miei dessero un secondo round di sberle al maleducato in questione, forse i ragazzini imparerebbero a comportarsi come si deve. E, una volta adulti, ringrazierebbero chi li ha trattati in questo modo.

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  6. Nulla da obbiettare, il gesto è stato intollerabile e giustamente il tecnico è stato licenziato, sarebbe stato uno scandalo il contrario.
    Estrapolando, però, l'episodio dal contesto calcistico, non posso che riflettere sul fatto che viviamo in un mondo dove la parola (detta o scritta) sta sempre più perdendo di qualsivoglia valore, il principio, di per sè giusto ed auspicabile, che ognuno abbia diritto a dire la propria, sta creando un fiume immane di parole in cui tutto si perde e si diluisce, la libertà di espressione, che dovrebbe essere il fondamento della democrazia, la sta, a mio parere, soffocando.
    La parola non è più comunicazione, spiegazione di un fatto, di una realtà, ma è diventata essa stessa "fatto" verso cui la realtà si deve piegare e subordinare.
    In quest'ottica il gesto del tecnico, pur rimanendo esecrabile, lo vedo come un rimettere i fatti davanti alle parole, i doveri davanti ai diritti, in un mondo che giustifica a parole tutto e il contrario di tutto, una sorta di azione nichilista che squarcia la fittizia morale delle parole.
    In questo senso trovo insensato dire che se lo avesse fatto nello spogliatoio sarebbe stato accettabile, esempio superbo di come la morale la si possa rigirare a piacimento, sintomo di una mentalità diffusa in Italia, che sei ladro solo se vieni scoperto, subordinando l'azione sbagliata in sè, al fatto che altri ne siano a conoscenza.

    Alfredo

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    1. A proposito delle tue ultime righe, Alfredo: sì, anch'io lo trovo insensato (e parecchio ipocrita, tra l'altro)...

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    2. Sono l'anonimo del commento precedente. Mi sembra chiaro che non volessi dire che il gesto in quanto tale sarebbe stato in qualche modo "diverso" se fosse accaduto negli spogliatoi. Però, per l'appunto, Ferguson ha tirato uno scarpino in faccia a Beckham e non è stato esonerato. Nel caso in cui Delio Rossi avesse picchiato il giocatore negli spogliatoi non avrebbe perso il suo posto di lavoro, tutto qui.

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  7. Sottoscrivo tutto, come insegnante e come tifoso viola. Leggendo sui siti specializzati, scopro che circa metà dei tifosi giudica eccessivo l'esonero di Delio Rossi. Mi sembra preoccupante, anche se forse è solo l'irrazionalità del tifo.

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  8. Io scasso il cazzo al mondo a dire che gli studenti devono essere capiti e che siamo noi a dover trovare le strade giuste. E lo credo veramente...però oggi, proprio mentre si fa questa discussione, vengo da una giornata in cui pensavo veramente che rischiavo di sbroccare.

    Un giorno di questi, altro che ceffoni...mi ritrovate in cronaca nera!

    Inutile dire che condivido l'approccio del post, cmq...

    @Quasiaoccidente

    Il fatto è che io non riesco a capire quel "solo".

    Uqbal

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    1. Sono giorni che capitano, non darci troppo peso. Già da domani riprenderai il lavoro come prima. Quando capita, lo so, bisogna trattenersi...

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  9. Il mio primo pensiero, davanti alle immagini della tv, è stato: ma come può un adulto fatto e finito, un uomo di quell'età ed esperienza, cedere alle provocazioni di un ragazzetto? Leggendoti ho riflettuto sul fatto che proprio i ragazzetti, in quanto tali, spesso hanno un'arroganza e una maleducazione tale da strapparti le sberle dalle mani. Il rispondere con altri toni e altri mezzi è quello che ci si aspetta da un adulto, anche e soprattutto quando non è per niente facile.

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    1. Mi pare che la tua sintesi possa essere il perfetto suggello a questo post...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)