L'altro giorno, mentre facevo lezione in quarta, sono stato interrotto da un alunno, per non ricordo più quale ragione. E, di nuovo non so come, è venuto fuori un discorso che con loro non avevo mai fatto, perché, in quanto classe alta (cioè ragazzi grandi, tutti vicini al diciottesimo compleanno), non ne sono interessati. E il discorso riguarda il corso di educazione sessuale che si svolge nelle classi più basse e che durerà complessivamente 6 ore.
Alcuni ragazzi di quarta mi hanno subito detto di averlo seguito anche loro, quando erano più piccoli. Benché, a dire il vero, molti altri avessero la memoria molto annebbiata e sostenessero di non ricordarsi niente. Alla fine abbiamo raggiunto un compromesso, che a me pareva accettabile (per farli smettere di discutere a vuoto): avevano seguito anche loro qualcosa del genere, ma forse non era proprio lo stesso corso. Sta di fatto che mi hanno detto che non si trattava esattamente di un corso di educazione sessuale, ma più che altro di un discorso sull'affettività. Non è che si spiegassero troppo bene nel complesso; e le idee parevano molto confuse.
A un certo punto uno di loro ha detto: «Ma sì, io mi ricordo che una signora [la psicologa, evidentemente] ha scritto la parola "amore" sulla lavagna e noi dovevamo dire tutto quello che ci veniva in mente e lei scriveva quello che dicevamo noi attorno a quella parola....» Io ho detto che è un procedimento che si chiama brainstorming, che è una tecnica normale. Loro hanno riso alla parola «brainstorming» e alla sua traduzione letterale (c'è sempre qualcuno che fa la battuta giusta in questa classe, ve l'ho già detto). Poi hanno tirato fuori alcuni altri ricordi (sembrava si parlasse della preistoria, però, non di due anni prima) finché, finalmente, è intervenuta Marianna che, con il suo solido spirito lombardo e pragmatico, ben poco incline ai fronzoli e ai facili sentimentalismi, ha detto:
«Che poi, prof, capiamoci: basterebbero venti minuti, mica 6 ore. Basterebbe che qualcuno venisse a dare delle informazioni banali, a dire ai ragazzini: esistono i preservativi, che vi tengono al riparo da alcune malattie; ed esiste la pillola anticoncezionale: per prenderla dovete fare così, dovete andare dal ginecologo, e punto. Non è che ci vogliano grandi discorsi, nel complesso». Io ho sorriso: non ero proprio del tutto d'accordo (però un po' sì), ma ho sorriso. E poi ho aggiunto (hanno quasi diciotto anni, ci mancherebbe): «E magari che esiste anche la pillola del giorno dopo, in casi estremi. E poi anche la possibilità di non fare niente, di fermarsi prima, la castità... anche quella è una scelta, no?» (ma qui hanno riso in tanti, quei tanti per cui, obiettivamente, non è una scelta...). E poi, memore del corso di educazione sessuale frequentato con massimo profitto due anni prima, è intervenuta una voce maschile e mi ha urlato, quasi indignata: «A proposito, prof: ma perché in Italia l'aborto è illegale?»
Ecco, appunto: a proposito.
Marianna è un individuo alfa.
RispondiEliminaL'educazione sessuale andrebbe fatta ai genitori, anche. Forse però io la penso così perché provengo dal profondo sud e difficilmente una madre fa prescrivere la pillola anticoncezionale alla figlia (minorenne, ma anche no), perché sarebbe come ammettere che fa "certe cose".
Ooooops!! Sento ravvivarsi fortemente i miei pochi residui geni meridionali...!
RispondiEliminae tu che hai risposto alla voce maschile?
RispondiEliminaHo risposto che è legale da più di 30 anni, naturalmente. E ho provato a spiegare quattro cose facili facili: che non è una pratica contraccettiva, che esiste l'obiezione di coscienza, che esiste un limite di 11 settimane... Le basi elementari, insomma.
EliminaChe poi credo che bisognerebbe farli alle medie, i corsi, non ai quindicenni e oltre...
Elimina(sottinteso: quello che avrebbero dovuto spiegare due anni fa al corso di educazione sessuale, giusto?)
Elimina(a mio parere, sì)
EliminaMi permetto di ricordarvi che l'educazione sessuale nelle scuole superiori è "patrocinata" dalle case farmaceutiche che producono i preservativi. Due anni fa nella classe di mia figlia, che frequentava il terzo liceo, si sono presentati anche medici dell'ASL di zona per invitare i giovani a visitare gli ambulatori dove si poteva abortire e hanno ben tenuto a precisare che potevano fare l'aborto senza l'autorizzazione dei genitori.
RispondiEliminaAvevo raccontato una cosa del genere sul mio vecchio blog, non so se ti ricordi. Qui: http://scorfano.wordpress.com/2009/03/30/di-profilattici-di-pillole-e-di-un-poster/
Elimina@ LGO In molte scuole medie, in terza solitamntente, viene proposto un corso chiamato educazione all'affettività ( ma alcuni alunni dichiarano di averne già seguito uno alle elementari), per quanto spesso non ci siano i fondi o la volontà di chiamare esperti esterni, per cui pare scontato ai più che spetti inderogabilmente all'insegnante di Scienze e di Lettere.
RispondiEliminaChi insegna la prima disciplina per lo più accetta di buon grado e se la cava proponendo lo studio degli apparati genitali, per altro già previsto dal programma di quell'anno.
Il resto tocca all'insegnante di Lettere.
Il resto solitamente è semplice e banale e non presenta perplessità di sorta, né nei contenuti né nelle modalità di presentazione per tutti coloro che non se ne devono occupare.
Magari l'alunno aveva appena guardato "Il segreto di Vera Drake", e non l'ha capito.
RispondiEliminaSei molto ottimista sulla cultura cinematografica dei miei alunni, Ste... ;)
EliminaNon so. Ma davvero l'educazione sessuale dovrebbe limitarsi a spiegare le modalità d'uso degli anticoncezionali? E anche se fosse così cosa c'entrano degli insegnanti con questo? Io non direi mai a un alunno che esistono metodi infallibili, soprattutto il preservativo come prevenzione sicura... conosco dei ragazzi figli di amiche mie che sono nati in seguiti alla rottura del preservativo. Non vorrei avere la responsabilità di spiegare questo, ecco.
RispondiEliminaMi sembra più utile un discorso sull'affettività (e anche più consono alle finalità educative della scuola).
Poi, sarò bigotta, ma dare per scontato che prima di un'età matura, almeno vent'anni, si abbiano rapporti sessuali non mi pare così ovvio. Insomma, se ne può anche fare a meno, in attesa di un po' di sale in zucca.
Che se ne possa fare a meno, sono convinto anch'io (che se ne faccia davvero a meno, però, è altro discorso). Io, più in generale, non so dirti. Ma nel complesso credo che la scuola dovrebbe evitare questi discorsi, per il semplice fatto che i discorsi sul sesso andrebbero, secondo me, fatti ai singoli non ai gruppi; perché dentro ai gruppi ci stanno singoli molto diversi tra loro.
EliminaTutto sommato sono d'accordo. E aggiungerei che, se le famiglie servono ancora a qualcosa, questo qualcosa dovrebbe essere l'educazione sentimentale e sessuale.
EliminaChe ogni famiglia ha ben il diritto di gestire come gli pare senza intromissione da parte degli estranei che siamo noi insegnanti.
Certo, poi esisterebbero delle basilari nozioni scientifiche e di diritto che NON possono essere censurate. La chiusa del tuo post è agghiacciante perché quasi non mi sorprende...
Uqbal
Da noi si inizia alle medie, dalla prima, con il corso di affettività. Per semplificare: in prima si toccano i temi della preadolescenza, il corpo che cambia, come loro si vedono etc; in seconda la sfera del rapporto con i genitori e con i coetanei; in terza il rapporto con i coetanei del sesso opposto e la sessualità.
RispondiEliminaFinora era un progetto svolto in parte da noi insegnante, in parte da esperti (medici e psicologi dell'Asl); la bella novità di questo anno scolastico infame è che non ci sono fondi per pagare gli esperti, perciò tutto ricade solo sulle spalle dei poveri insegnanti di Lettere (tra cui io) e Scienze.
Per Palmy: se si facesse il corso a 18-20 anni, il rischio è che spiegherebbero loro qualcosa a noi...
Ero in seconda superiore quando Bozzolino (manco il cognome mi ricordo!), la mia profe d'italiano, a seguito dell'approvazione della 194 ne porto il testo in classe. Lo leggemmo tutti insieme, lei ce lo spiegò e rispose a diverse domande e mani alzate.
RispondiEliminaE' che allora non fui così in grado di apprezzare quanto Bozzolino fosse avanti.
Io penso che a scuola si debba fare, eccome, e che si debba fare secondo progetti come quello descritto dalla Bionda (insegnanti che collaborano, ma esperti esterni che arrivino, e parlino loro, con la competenza e il ruolo che gli insegnanti non possono avere), con una gradualità che arrivi alla sessualità partendo dall'affettività.
RispondiEliminaL'Aied normalmente offre corsi di questo tipo di qualità eccelsa, e addirittura con percorsi che partono dalle elementari e fino alle superiori!
ps. Ho letto il tuo post di allora, ma non so se sono d'accordo. Perché a me pare che il dato rilevante siano le obiezioni di coscienza, e so, positivamente, che delle volte si usano certi manifesti non per fare pubblicità, ma perché come tu dici sono ben fatti, e i poveri, e sempre più scarsi volontari che vanno a fare educazione all'affettività e sessuale nelle scuole li portano perché non ne hanno altri, e sono gratis, e magari vanno prendendo pochissimo, e lo stato (che fa ordini del giorno su Eluana, e tutte cose) non manda i suoi, di poster, che sicuramente sarebbero meglio. E alla fine, a forza di staccare dalle scuole i poster perché sono réclame, abbiamo cittadini (e cittadinE) troppo spesso private di un diritto (sancito dalla 194); abbiamo giovani convinti (e non sbagliamo più di tanto), che in Italia l'aborto sia illegale.
RispondiEliminaRiformulo meglio. Secondo me l'educazione sessuale dovrebbe essere appannaggio delle famiglie. Però un aiuto alle famiglie, soprattutto quelle scombinate o inesistenti, andrebbe dato (va mo' a definire scombinate, ma vabbè...).
EliminaPo' una famiglia può anche essere contraria al profilattico, ma non può pretendere che a scuola si faccia finta che non esiste.
Uqbal
Marianna for president :)
RispondiEliminaPer chiarire: io non dicevo che si può fare a meno del corso prima dei 20 anni... anche se continuo a pensare che da insegnante non sarei in grado di fare un discorso veramente scientifico e da mamma non vorrei che a mia figlia queste cose le propinassero in modo approssimativo a scuola. Dicevo che non sarebbe un dramma procrastinare i rapporti sessuali a un'età matura, in grado di coglierne tutta la profondità e le eventuali conseguenze. Esperienze sessuali precoci non devono essere date per scontate. Da genitore la penso così.
RispondiElimina"non sarebbe un dramma procrastinare i rapporti sessuali a un'età matura, in grado di coglierne tutta la profondità e le eventuali conseguenze"
EliminaPerò questa è la visione di una persona matura. Non possiamo essere sicuri che gli adolescenti la vedano allo stesso modo. Il sesso è un mondo che affascina i ragazzini, non possiamo fingere di dimenticarlo. A questo aggiungiamo che "farlo" (espressione orribile lo so) è per molti un vanto. Spesso le ragazzine più avvenenti sono in competizione tra loro per chi lo fa per prima o per chi ha il ragazzo più grande; taciamo dei ragazzini. Purtroppo questo prescinde dal fatto di avere un rapporto serio con la persona giusta (giusta per quel momento, almeno). Allora forse, invece di predicare l'astinenza per attendere l'età matura (che sarebbe una decisione matura, quindi un po' un controsenso), forse sarebbe il caso di considerare un'adeguata istruzione.
Sulla scia di Palmy e SpeakerMuto: anche nella mia scuola, alcuni anni fa, è stato proposto questo corso (non mi ricordo quale associazione lo tenesse). Io ho assistito alla prima lezione. Quando ho saputo che si sarebbe svolto in una mia ora, ero decisamente perplessa (da buona prof di Lettere...). Però l'impostazione (che è partita esattamente dall'educazione "affettiva", ma mettendo sul piatto anche le altri componenti) ha sciolto alcune mie perplessità. Presentazione affettiva "matura" messa sul piatto da persone "mature".
RispondiEliminaCertamente i ragazzi hanno loro dinamiche e ragionamenti che non sono i nostri; ma a scuola mi sembra che, se qualcosa di interessante si debba/possa insegnare, è esattamente che non esistono solo certi stereotipi o cliché. Offrire informazioni e possibilità quindi mi sembra un buon punto di partenza.
Ché poi quel che la vita ha da insegnare non si impari solo a scuola, va da sé...
Da genitore non mi vorrei arrendere all'andazzo delle cose. Proporrò da adulta a mia figlia un criterio che poi potrà non seguire, ci mancherebbe. Ma una proposta adulta non è un controsenso, è una possibilità educativa. Altrimenti l'educazione cos'è? Non vorrei limitare la mia azione ad arginare le eventuali conseguenze igienico-sanitarie di comportamenti inadeguati, vorrei far balenare nella vita di mia figlia un percorso umano e affettivo adeguato.
RispondiEliminaCapisco le tue intenzioni e sono sostanzialmente d'accordo.
Eliminaio ricordo, millemila anni fa, un ottimo corso di educazione sessuale tenuto da psicologa e ostetrica della ASL in una mia IIImedia: i ragazzi avevano mille domande e dubbi, tanto che richiesero un incontro aggiuntivo.
RispondiEliminaAssolutamente a proposito, credo, visto che poi si scoprì che nella scuola c'erano ragazzine di II media che si davano concretamente mooolto da fare.
io ho dovuto -haud mollia iussa- organizzarlo un corso come dice e come lo chiede Marianna.
RispondiEliminame la sono dovuta vedere con alcuni colleghi (una che urlava in collegio docenti "io come mamma non sono d'accordo", del resto da collegio docenti a collegio mamme il passo è breve), poi con alcuni colleghi (che entravano in aula magna malgrado li si fosse pregati di lasciare i ragazzi soli e liberi di chiedere al ginecologo) e con alcuni ragazzi maschi (sì, interessante ma in fondo tutte cose da donne...e questa è la cosa che ovviamente mi ha fatto più male)