venerdì 3 febbraio 2012

un profumo

di lo Scorfano


Mentre in seconda sto leggendo una poesia di Montale, durante l'ora di italiano, un ragazzo alza la mano. E mi chiede una cosa che mi fa pensare che io abbia letto la poesia con un non so che di eccessivo, forse un'inflessione nella voce, forse uno strano trasporto che loro hanno notato. Eppure la poesia I limoni, che è sull'antologia e che sto leggendo, a me non piace nemmeno tanto, o almeno non come altre di quel poeta. Ma evidentemente ci dev'essere qualcosa che si rivela nonostante tutto, anche quando uno pensa di stare lavorando e basta, nel suo monotono posso fisso di sempre.

E insomma, il ragazzo alza la mano, io mi fermo un po' contrariato e lui mi dice: «Mi scusi , prof. Posso farle una domanda personale?» «No» gli dico io «non ora che stiamo leggendo la poesia...» Ma lui insiste: «Ma la domanda è personale ma riguarda anche la poesia, è tutt'e due le cose...» «Va bene, allora, fai questa domanda, se è pertinente...» (e devo aggiungere, tra parentesi: ai ragazzi di seconda piace, ultimamente, farmi le domande personali, non so perché; forse hanno scoperto che esisto, che sono vivo, una persona; forse hanno soltanto un po' più di confidenza, può darsi; comunque le domande personali sono diventate la loro specialità, da qualche settimana). E quindi arriva la domanda personale: «Ma lei, prof, non sente mai la mancanza di casa sua?»


«Casa mia» è, nelle menti giovani (e un po' paesane) di questi miei alunni, la Liguria. Probabilmente perché ho detto loro che sono cresciuto lì, a Savona; e probabilmente perché ancora fanno fatica a mettere a fuoco l'idea di «andarsene», trasferirsi lontano dai luoghi in cui loro, adesso, stanno crescendo. E aveva ragione lui, il mi alunno: la domanda c'entra anche con la poesia, in effetti: perché io leggendola e commentandola ho parlato molto, ovviamente, di limoni e di Liguria. E forse ne ho parlato in modo che a loro (o anche solo a lui) è parso di sentire qualcosa, un accento, magari un'ombra di nostalgia, non so. E allora rispondo.

«No» dico «non mi manca. E non ci penso quasi mai, onestamente. All'inizio, magari, a diciannove anni, mi mancava un po'. Ero abituato a vivere con la mia famiglia e non è stato facile cambiare abitudine, trovarsi da solo; e poi avevo anche la ragazza, giù in Liguria, e anche allontanarsi da lei è stato complicato; e alcuni amici, naturalmente, con cui avevo diviso quegli anni così importanti. Ma poi la vita si costruisce altrove, si riempie piano piano di altre facce, altri amici, altre abitudini. E quindi no: non mi manca quella che tu chiami "casa mia" e che non è più casa mia, da tanto tempo».

Poi mi fermo e loro mi sembrano tutto sommato soddisfatti della risposta. Non dicono niente, non aggiungono altro, non mi sembra che ci sia qualcosa di non detto che aleggi da nessuna parte. E quindi sto quasi per riprendere a leggere il testo di Montale sui limoni, quando mi viene in mente una cosa, ed è davvero una cosa che non ho mai dimenticato, anche se magari mi sono dimenticato che me la ricordo, anche se forse è una cosa un po' strana da dire adesso, ai ragazzi di questa seconda che conoscono solo l'odore del lago e dei vigneti di Franciacorta. E però gliela dico lo stesso, per vedere la faccia che faranno. E dico: «Però, sì. Una cosa c'è, che mi manca. Ed è il profumo del vento che c'è in Liguria. Quello, se ci penso, mi è sempre mancato».

E poi li guardo. E poi, d'improvviso (d'improvviso davvero, perché non si pensa mai a tutto contemporaneamente) d'improvviso mi viene in mente Federico, che è un ragazzo di questa classe ed è di Genova, perché è nato a Genova da genitori genovesi e parla ancora con un po' di inflessione dialettale di quel luogo, anche se da dieci anni si è trasferito qui con la famiglia e ha cambiato definitivamente casa anche lui, come me.

E allora guardo lui, perché non lo avevo mai fatto prima durante la mia risposta. E lui è lì che sorride, anche se non mi ha chiesto niente, con un sorriso strano, con un sorriso che ha solo lui e che non può avere nessun altro di loro. Perché, me ne rendo conto, è lui l'unico che in quel momento può davvero capire cosa sia il profumo di quel vento, quello che, ancora oggi, dopo venticinque anni, mi manca di «casa mia».

17 commenti:

  1. Che meraviglia. Che meraviglia il racconto e che meraviglia quell'attimo di condivisione segreta e complice che, di tanto in tanto, contro ogni regola e abitudine, unisce professore e alunno. Io momenti così me li ricordo, ancora - o meglio, me li hai fatti ricordare tu ora - , però dalla parte del banco, e non della cattedra. Però è bello sapere che anche chi sta dietro la cattedra se ne accorge. Grazie Scorfano, avevo proprio bisogno di questo sorriso mattutino.

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    1. Dietro la cattedra ci si accorge di così tante cose... ;)

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  2. Questa cosa del vento ligure non mi ricordo se l'avevi già accennata, Scorfano.

    Sai, neanche a me manca la mia terra in quanto tale, probabilmente perché dopo un po' di tempo si recide un legame che prima si credeva indissolubile. Forse però non mi sento a casa da nessuna parte.

    Poi, non lo so, ultimamente quello che scrivi mi piace parecchio e non sono sicuro dipenda da te. Il tuo rapporto con gli alunni è invidiabile, sia che ci si metta nei tuoi panni che in quelli loro.

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  3. ... il monotono posto fisso di sempre...

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    1. So che volevi essere ironica, ma il mio posto fisso non può essere monotono, in realtà. Le facce davanti cambiano sempre, quasi tutti gli anni. La monotonia è un'altra cosa ;)

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  4. io sono abbarbicato ai miei luoghi natii con tutto il mio vigore, questi luoghi mi abitano e se cambiassi casa, lo farei per restare in zona.
    E se c'è una cosa che stona,nella casa dove abito è proprio il vento, che non amo. Sto su uno scollino esposto a tramontana, e quando soffia è una punizione dura mettere il capo fuori di casa. Inoltre il profumo di quel vento, quando va bene, sa di autostrada, dell'A1, laggiù sotto.
    Ma, pensandoci, fossi andato a stare a Milano, come poteva essere, forse sì, avrei nostalgia di queste raffiche.
    (p.s. stamani sono terrificanti)

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  5. Sarà che penso di aver intuito lo sguardo d'intesa che c'è stato tra i due, ma a me sono venuti i brividi... Stupendo!

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  6. Ho provato a ricordarlo ma, chissà perché, a me non manca nemmeno quello.

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  7. ecco finalmente un blog dove si parla anche di buoni sentimenti, pur senza scadere nella banalità
    io Sper...erei di trovarne sempre di più di questi blog e sempre di meno di quegli altri
    grazie da Speranza

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  8. I profumi, lo sanno tutti, sono quelle sensazioni che più richiamano memorie. E' che io, che sono ligure e abito a Milano, queste memorie me le vivo in continuazione, andando spessissimo "laggiù".

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    1. Insomma, una petite madeleine di noi liguri espatriati...

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  9. Io,invece, sento nostalgia dei miei luoghi. E' strano. Doppiamente. Perchè anni fa amavo gironzolare, mi bastava portarmi dietro il cuscino ed era fatta. E perchè ho traslocato tante volte,quindi dovrei averci fatto l'abitudine. Invece no. Ora ho decretato qual è la mia casa, cioè quella dove ho vissuto,diciamo,di più. Quella che si son fatti con sacrifici i miei genitori. Quella che penso potrò chiamare casa mia per lungo,lunghissimo tempo.Visto che non avendo un posto monotono,non potrò mai comprarmene una mia. Però ecco, io ho i luoghi nel cuore. Ogni angolino del mio paese è intriso di ricordi e mi manca. L'odore della mia casa mi manca molto. E per anni,come ancor oggi, ho sentito la nostalgia dell'odore di umido e freddo tipico dell'angolino di Germania in cui sono nata e vissuta. E' un odore strano,diverso da quello che posso annusare qui. Quando son riuscita a "riassaporarlo" è stato bello. E' stato come tornare alla mia casa, alla mia infanzia. Ecco,dicono che quando si diventa vecchi, ci si lega fortemente ai propri spazi, al proprio paese. Cavoli, sto invecchiando..

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  10. Sono curioso di sapere perché non ti piace tanto "I limoni". Per la programmaticità, o proprio a livello tecnico/poetico? Non contesto (credo di pensarla allo stesso modo, però ho anche sempre creduto di sbagliare io, perché invece Montale mi piace molto, come immagino piaccia a te), chiedo con curiosità partecipe.

    Però penso anche che "Mi manca il profumo del vento che c'è in Liguria" è un verso che ci starebbe benissimo, nei Limoni.

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    1. Poco di più che gusto personale, intendiamoci.
      Però, quando Montale parlò delle Occasioni, la sua seconda raccolta (e per me la più bella), disse che la poesia degli Ossi di seppia gli pareva troppo "spiattellata". Ecco, io credo che quel giudizio, in gran parte ingeneroso (come da perfetto stile montaliano), si addica perfettamente alla poesia I limoni, che non lascia davvero nulla al non detto, che (nonostante alcuni versi molto belli) "spiattella" i suoi contenuti quasi come se fosse un piccolo trattato di poetica, ribadendoli fino all'eccesso.
      In questo senso, io trovo che molte altre poesie montaliane abbiano una potenza di sintesi assolutamente bruciante e molto più efficace.

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  11. Il profumo della Sardegna... quanto mi manca. Una miscela di erbe e piantine della macchia mediterranea che riconoscerei anche se mi ci portassero a occhi bendati senza farmi sapere dove sono.

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  12. Che bel post, grazie! Anche a me manca quel vento, e mi manca il cielo terso che la Liguria sa regalare. Ma soprattutto, mi manca il mare che spunta sempre dopo ogni galleria, e che un tempo mi sembrava così scontato mentre ora pagherei per vederlo più spesso.

    E' buffo: mi arrabbio quando, dopo sei anni all'estero con la mia microfamiglia, qualcuno dei vecchi amici genovesi mi chiede quando torno "a casa". Un po' mi rattrista capire che per loro "casa" non può essere che quella. Eppure, anche se non lo ammetterei mai in pubblico, io lo so che Genova sarà sempre un po' parte di casa mia.

    Monica

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)