Oggi pubblico un post che sta tra il dialogo e l’intervista. A regalarmi un po’ del suo tempo prezioso è Elena, che con contratto part time lavora, come me, in una libreria di un centro commerciale di Brescia. Lei ha trent’anni, cinque passati tra gli scaffali, e prima di intraprendere questo mestiere studiava per laurearsi in Ingegneria.
D Così sei passata dalle aule universitarie a una libreria.
E La verità è che ero arrivata in quella fase degli studi in cui ti rimangono pochi esami ma tosti, e a furia di ripeterli l’entusiasmo cala e inizi a guardarti intorno. Ecco, i miei programmi hanno iniziato a saltare alla settima bocciatura di fila in Scienze delle costruzioni, un vero scoglio, perché mi preclude la possibilità di dare gli altri due esami che ancora mi mancano. Allora ho cominciato a subire le pressioni della vita reale (allora vivevo con mio fratello e uno stipendio vero ci avrebbe fatto comodo) e le mie priorità hanno iniziato a cambiare. Insomma, pian piano l’università non è più stata il centro del mio mondo. Certo, allora non avrei mai pensato che trovando un lavoro i miei studi avrebbero subito una battuta d’arresto sempre più definitiva, però mi ha anche permesso di raggiungere traguardi a cui non sarei mai arrivata rimanendo una studentessa. Ti starai chiedendo: perché non mi sono guardata intorno nell’ambiente in cui vertevano i miei studi? Beh, io non ho fatto Geometri, alle superiori. Vengo dal liceo e quindi mi mancavano alcune basi pratiche per poter entrare in uno studio e poi pensavo di fare qualcosa di semplice che non mi distraesse troppo dal mio obiettivo: laurearmi. Ma sappiamo entrambi com’è andata.
D Un lavoro, questo, che ti è capitato tra i tanti curriculum che avevi presentato o era da tempo che speravi di lavorare in una libreria.
E Non ho mai pensato di lavorare, né ho mai cercato un lavoro, a dire il vero. Ero in quella fase che ti dicevo prima. Mi capitava spesso, in quel periodo, di entrare nella libreria dove ora lavoro, perché abitavo a due passi dal centro commerciale. Io adoro i libri. Non solo leggerli, mi piacciono proprio come sono fatti e tutto il resto. Comunque un giorno passo davanti alla vetrina e vedo che cercano personale, così sono tornata subito a casa, ho rispolverato la lezione sul curriculum vitae fatta al liceo e due ore dopo l’ho consegnato alla cassa del negozio senza tante aspettative e speranze. Così, di getto, come spesso mi capita di fare le cose. Di solito quelle più importanti.
Due giorni dopo mi hanno chiamata per una prova. Sono stata fortunata, anzi parecchio, e ti racconto il perché. In verità, alla fine della settimana di prova avevano scelto un’altra ragazza che era “in esame” con me. Dopo un paio di settimane però mi hanno richiamata perché nel frattempo si era liberato il posto del part-time e da lì è iniziata la mia avventura. Quello che non credevo, allora, era che questo mestiere mi sarebbe piaciuto così tanto da non volerlo più cambiare.
D Ricordo che in uno dei miei primi giorni di lavoro in libreria un cliente venne da me e mi disse: ”Mi serve un libro di astronomia perché quando guardo il cielo voglio capire le stelle”. Quel cliente era un signore anziano, me lo ricordo bene, e ti giuro che mentre mi faceva quella domanda guardava in alto, il soffitto, come fosse un cielo. Ecco, non mi dimenticherò mai quella richiesta per l’ingenuità con la quale io la ascoltavo. Quella domanda mi aveva fatto sentire utile e importante. Poi con il tempo o con la fatica accumulata, o chissà cos’altro, non mi sono più sentito così. E addirittura non so riconoscere le richieste buone da quelle cattive. Anzi, una richiesta può essere buona o cattiva? Anche tu hai incominciato con un entusiasmo che poi si è ridimensionato?
E Ti sembrerà strano ma credo che il mio entusiasmo sia aumentato, in questi anni. Il mestiere di libraio mi piace sempre di più, anche se a volte la parte conclusiva, ovvero “vendere”, è più frustrante che altro. Prendi per esempio quei clienti che vogliono un libro (o che lo pretendono, a volte) di cui però non sanno nulla: né titolo, né autore ma neanche di cosa parla o la copertina, niente. Ecco che allora tu devi affinare la tecnica e tirar fuori tutto quello che hai immagazzinato col tempo e …buona fortuna. Credo che alla fine il bello di questo lavoro è che essendo a contatto con la gente non ti annoi mai, però devi anche iniziare il turno di lavoro sapendo che di sicuro prima della fine della giornata almeno un cliente ti avrà fatto perdere la pazienza. Questo mi ricorda un piccolo aneddoto di qualche tempo fa, forse il natale scorso.
Una cliente cerca un libro fantasy per sua figlia, ovviamente il titolo che mi dà non esiste quindi cerco di risalire a quale sia il libro che sta cercando. Dopo una lunga ricerca non ne eravamo venute a capo, così lei mi guarda spazientita e pronuncia la fatidica frase: “Aspetti, adesso chiamo mia figlia, così mi faccio dare il titolo esatto”. Farlo prima, no? Comunque lei chiama e mi passa al telefono la figlia e in due minuti la madre esce dal negozio con il libro nella borsa. Un mio collega mi guarda e sorridendo mi dice: “Che pazienza che hai avuto. Vedrai che tra qualche mese di questa pazienza non ne avrai più”. Ecco, dopo quattro anni invece quella pazienza non mi è ancora passata e credo che l’entusiasmo stia tutto lì.
D Una volta una mia conoscente mi ha fatto notare che una libreria che sta in un centro commerciale non è come una libreria libera dalle logiche di un centro commerciale. La stessa cosa la pensano altri miei conoscenti e, se devo essere sincero (forse perché mi hanno convinto), pure io penso che in un centro commerciale ci si senta più commessi che librai. Sembra che manchi la lentezza necessaria per guardare o sapere quello che si vende. Ma magari ormai è così anche nella librerie più piccole e defilate.
E A questo proposito mi viene in mente il libro di Buzzi Un altro bestseller e siamo rovinati che racconta le disavventure di un librario che mi hanno fatto tanto ridere. Da lì mi sono posta pure io la domanda: libraia o commessa? Io credo che siamo più commessi proprio perché lavoriamo in una libreria che è troppo commerciale. Mi spiego. Lavoriamo secondo me in un negozio che vende libri e non in una libreria. Da noi il cliente vuole entrare con il carrello, cerca il libro pubblicizzato in tv e nient’altro. A volte ti chiedono cose che difficilmente puoi trovare in una libreria, però, siccome sei in un grande centro commerciale, secondo i clienti le tieni: copertine lucide per quaderni, flauti, cotton fioc, scotch. Il tutto secondo i ritmi, e qui ti devo dare ragione, di un centro commerciale: tutto e subito.
Sono pochi quelli che entrano e girano in cerca di un libro o solo per il gusto di farlo e di conseguenza tu che lavori, e hai comunque delle consegne da rispettare, ti trovi a fare tutto di corsa, perdendo spesso di vista l’oggetto che invece dovresti studiare e conoscere meglio: il libro. Ecco, per ricollegarmi un attimo anche alla domanda di prima, in questi anni ho cominciato a sentirmi sempre più commessa che libraia e questo un po’ mi avvilisce ma mi stimola anche ad andare avanti per imparare meglio questo mestiere. E poi chissà…..
Sono pochi quelli che entrano e girano in cerca di un libro o solo per il gusto di farlo e di conseguenza tu che lavori, e hai comunque delle consegne da rispettare, ti trovi a fare tutto di corsa, perdendo spesso di vista l’oggetto che invece dovresti studiare e conoscere meglio: il libro. Ecco, per ricollegarmi un attimo anche alla domanda di prima, in questi anni ho cominciato a sentirmi sempre più commessa che libraia e questo un po’ mi avvilisce ma mi stimola anche ad andare avanti per imparare meglio questo mestiere. E poi chissà…..
D Non è elegante parlare di soldi, ma farlo mi serve per aprire un certo discorso. Insomma, la mia libreria non guadagna più come una volta. I clienti sono diminuiti e i clienti che sono rimasti non acquistano più tanti libri. Colpa della crisi economica, è vero. Ma non solo, secondo me. Gli acquisti fatti in rete e gli ebook stanno influendo non poco. Perdona l’ovvietà, ma penso alla fine che hanno fatto i negozi di cd. E i cd, anche. Cambierà non solo il modo di vendere i libri, ma anche il modo di intendere i libri. Non so se mi spiego.
E Io non sarei così pessimista. Credo che le ragioni del calo di cui parli, che per la cronaca penso si registri un po’ in tutte le librerie, siano molteplici: la crisi economica prima di tutto. Ma ha solo evidenziato, o accentuato se preferisci, un processo che a mio avviso è il vero responsabile della “crisi del libro”. Il libro sta diventando sempre più un oggetto, un oggetto che fa moda, tra l’altro. È di moda fare un po’ l’intellettuale con il libro in borsa e così ti ritrovi ad avere fra le novità l’ultimo libro di un autore famoso a 25 €. Ecco, 25 € per un libro. Questo è il vero problema. Se poi pensi che solo il 40 % della popolazione italiana legge, fai presto a capire perché i libri sentono la crisi. Poi, guarda, io non credo che il libro farà la fine del cd o delle videocassette. Come fai a sostituire un libro? Il piacere di averlo in mano, l’odore della carta, il sottolineare le parti che più ti entusiasmano. L’unica ragione per cui sono nati gli ebook, a mio parere, è che i libri occupano spazio. Una volta finito di leggerli devi avere una libreria dove riporli, e poi devi spolverarli. E quando li porti in valigia, pesano…
D Quindi anche tu sei una grande sostenitrice dell’odore della carta. Ma l’odore della carta, in effetti, non può competere con la praticità e la comodità di un ebook.
E Personalmente non li comprerei mai, anche perché mi viene spesso l’emicrania a leggere da un monitor. Però sinceramente non mi sento di bocciarla come idea. Pensa a una persona che per vari motivi viaggia molto. I libri in valigia sono un peso e poi occupano spazio. Altro esempio per cui sono molto utili è che puoi ingrandire le pagine, per cui sono ideali per tutti quei lettori che hanno problemi di vista. E non pensiamo solo agli anziani, ci sono anche molti bambini con occhiali spessissimi o persone che alla mia età sono quasi delle talpe. ll mercato tiene scarsamente conto di questa fascia di clienti, sbagliando.
Di contro l’ebook necessita di un supporto elettronico per essere letto. Supporto che come tale può rompersi (un libro no) ma soprattutto può scaricarsi: immaginati spaparanzato al mare che ti leggi un libro in totale relax, sei a un punto cruciale (io poi sono un’appassionata di gialli, quindi….) e sul più bello quello si spegne. Noooooooo. Un libro non si spegne mai, non teme la sabbia e non deve essere aggiornato o sostituito dopo un anno perché nel frattempo la tecnologia ha fatto passi avanti e tu hai in mano un carro armato non compatibile con i nuovissimi file in commercio.
D Scusa se insisto con questo discorso, ma la mia impressione è che non ci sia nessun modo per competere con il mercato emergente degli ebook. Io sto solo aspettando di affondare insieme al negozio, così come sono affondati i negozi di dischi insieme a quelli che ci lavoravano. Tu magari hai in mente qualche ricetta. E magari sei anche un po’ più ottimista.
E Si, sono molto più ottimista di te. Non solo perché ho grandi aspettative per questo mestiere ma anche perché in Italia, ma anzi no, restiamo a Brescia nel nostro piccolo, sai quante librerie ci sono? 33, a cui vanno aggiunte le zone libro all’interno dei supermercati e dei centri commerciali. Più tutte le librerie che stanno in provincia. E questo vale per tutte le città di Italia. Eppure, dati alla mano, solo il 40% della popolazione legge almeno un libro all’anno. Questo cosa ti dice? Che il libro non segue le logiche di mercato. Grazie al cielo, aggiungerei.
D La tanto discussa legge Levi è nata soprattutto per difendere i più deboli. Ovvio che se la tua libreria si accosta al supermercato che sta a cento metri, voi che ci lavorate siete i deboli e se invece si accosta alla libreria di quartiere, voi siete i forti. Secondo te questa legge sta facendo il suo dovere?
E Per quello che vedo io non è cambiato tantissimo, se non che le case editrici fanno campagne promozionali a raffica per aggirare l’ostacolo. Credo che dovresti porre questa domanda a una libreria indipendente e poi valutare. Devo anche ammettere che sicuramente conosco solo una piccola parte della legge quindi non saprei dirti se qualcosa è cambiato magari alla fonte della distribuzione o cose simili. Io so che è un provvedimento che da molto tempo sia l’Associazione Italiana Librai che l’Associazione Italiana Editori chiedevano, quindi credo che a qualcosa serva, anche se noi non ce ne accorgiamo.
D Lavorando in libreria ho notato negli esseri umani tante stranezze, che poi magari stranezze non sono. Per dirne una: ho notato che i clienti non finiscono le frasi che hanno cominciato. “Mi servirebbe un libro leggero ma anche un po’….”. E poi ho notato che la gente ha voglia di parlare. Inizialmente entrano in negozio con la corazza, ma poi basta una scintilla e finisce che ti raccontano anche fatti intimi e personali.
E No, la prima cosa che ho notato è che la maggior parte della gente che vuole un libro in realtà non sa cosa vuole. Noi non siamo solo librai, siamo anche psicologi, indagatori dell’inconscio. O investigatori, se preferisci. A volte mi ritrovo a fare il terzo grado a un cliente in modo più o meno garbato a seconda del turno lavorativo in cui sono, o se sono in periodo natalizio. Se poi il libro non è per loro ma è un regalo, beh, aiuto! E poi sì, parlano. Soprattutto se sono uomini anziani. Se poi fai l’errore di rispondergli interessato sei finito: dopo 5 minuti cominci a guardarti intorno in cerca di un cliente che vi interrompa reclamando il suo turno.
Una cosa meno piacevole che ho notato è che ci sono un sacco di maleducati. Attenzione, non parlo di cafoni, che anche quelli ci sono, ma proprio di persone che non conoscono le basi delle buone maniere. Quante persone ti salutano prima di sbatterti il loro foglietto scritto con calligrafia improbabile sotto il naso? Quanti ti salutano dopo aver pagato, e tu sei lì come un automa a dire: “Arrivederci signora e grazie”, e sempre sorridente. Ma quelli che proprio mi fanno ribollire il sangue sono quelli che parlano al cellulare mentre stanno pagando il loro libro. Li strozzerei. E’ totale menefreghismo verso chi ti sta servendo.
Una cosa meno piacevole che ho notato è che ci sono un sacco di maleducati. Attenzione, non parlo di cafoni, che anche quelli ci sono, ma proprio di persone che non conoscono le basi delle buone maniere. Quante persone ti salutano prima di sbatterti il loro foglietto scritto con calligrafia improbabile sotto il naso? Quanti ti salutano dopo aver pagato, e tu sei lì come un automa a dire: “Arrivederci signora e grazie”, e sempre sorridente. Ma quelli che proprio mi fanno ribollire il sangue sono quelli che parlano al cellulare mentre stanno pagando il loro libro. Li strozzerei. E’ totale menefreghismo verso chi ti sta servendo.
D Mi hai detto che hai un contratto part time. Posso fare il cafone e chiederti quanto guadagni?
E Se ci basiamo solo sul mio contratto prendo abbastanza bene (più di 600 € al mese per 20 ore la settimana) ma non illuderti, la realtà è che vengo sfruttata molto di più di quanto preveda il mio contratto e chiunque abbia mai lavorato in una libreria lo sa (se poi sei in periodo natalizio sai quando inizi ma non quando finisci). Oppure che sei assunta come libraia però fai anche da magazziniere, cassiere, donna delle pulizie, ufficio reclami, ah e poi sì, dovresti anche riordinare la libreria, sistemare i libri appena arrivati e servire il cliente. Quindi secondo te mi piace questo lavoro? Si. Non so perché, ma mi piace tanto. Ti dirò di più, mi piace così tanto che sto seriamente valutando la possibilità di fare di questo lavoro il mestiere di una vita. Ma non posso rivelarti altro.
D Un aneddoto divertente me lo racconti?
E Un aneddoto divertente? Così su due piedi mi vengono in mente un paio di episodi simpatici. Uno è successo giusto l’altro giorno e potremmo annotarlo nella rubrica “Piccoli criminali che crescono” Mentre sistemo i libri suona l’antitaccheggio posto all’uscita del negozio, così mi giro per controllare, ma non vedo nulla. Subito dopo risuona e allora metto giù la mia pila di libri e vado a controllare. C’era un bimbo con una striscia di adesivi antitaccheggio, presa chissà dove, ben stretta in mano, che mi guardava un po’ contrariato.
Un altro aneddoto. Un giorno stavo facendo cassa e un ragazzo sui 17 anni viene con un libro economico di Terry Brooks, gli faccio lo scontrino (9 € mi pare), lui apre il portafoglio e svuota moneta sul bancone. Poi ne tira fuori altra dalle tasche, poi fa due conti veloce e dice: “No, non ci arrivo”. Prende e se ne va. Io e la mia collega siamo riamaste lì, io con lo scontrino in mano e lei con il libro nel sacchetto. Mah, che gente strana.
Bellissima intervista, Disagiato.
RispondiEliminaLa cosa strana è che io ho alcune impressioni diverse, quando entro in libreria: cioè mi sembra che chi gira tra gli scaffali spesso sappia bene cosa vuole, cerchi libri particolari e non l'ultimo di Volo, per citare il solito. Evidentemente è un'impressione errata.
Farei sempre volentieri quattro chiacchiere con cassieri/e, ma spesso sono presi da ritmi molto frenetici. Il peggior cassiere che ho trovato ha criticato un libro che ha preso la cliente davanti a me, ed era un testo che avevo comprato io quattro anni prima.
Per quanto riguarda il business, io prendo ad esempio il videonoleggio sotto casa mia (ebbene sì, oltre a scaricare - di rado - mi piace andare al videonoleggio): ormai non noleggia solamente ma vende film, merchandising, magliette e portachiavi con immagini per appassionati di manga (Lupin, Yattaman, Daitan 3), modellini fantasy ecc. Forse anche le librerie subiranno una trasformazione analoga? Non so, però se non ricordo male, Disagiato, tu dicesti che andare in libreria era anche una scusa per uscire. Ecco, spero che in effetti i lettori abbiano anche questo buon senso; pure quelli indaffarati con i figli: li portino fuori a prendere un po' d'aria e luce naturale.
Infine una domanda per la simpatica Elena: come mai avevi scelto studi ingegneristici, vista la passione per la lett(erat)ura? Scelta dettata dalle possibilità di lavoro o imposta dai genitori? Lo chiedo perché io appartengo alla seconda categoria. Comunque se ti trovi con il tuo nuovo lavoro sei una persona molto fortunata e ti invidio.
Un abbraccio e tenete duro. Perdonatemi il lungo commento.
Per fare più incasso le librerie stanno aggiungendo sugli caffali materiali che poco o nulla c'entrano con i libri. Così fa la mia libreria e così fa una Feltrinelli. Anzi, la Feltrinelli si sta accorpando con Ricordi. Questo strano avvicinamento dei prodotti da un punto di vista culturale non è molto interessante ma è l'unico modo per fare cassa.
EliminaLavorare nel campo dell'Ingegneria è sempre stato un mio pallino mentre la lettura era più un hobby..ti dirò le materie umanistiche non sono mai state il mio forte!
EliminaPensa un po', finita la scuola media mi consigliarono un indirizzo scientifico per lo stesso motivo!
EliminaBella intervista, riscontro e condivido gran parte degli avvenimenti citati, ma sopratutto il "tutto e subito" del cliente.
RispondiEliminaIeri stavo facendo delle fotocopie, è entrata una signora impellicciata, l'ho salutata ed ho continuato a fotocopiare, la cliente attende tre secondi, mi guarda spazientita, esce senza salutare. (non lavoro in un centro commerciale)
L'entusiasmo di Elena è bello, o forse è davvero questione di pazienza? Per quanto riguarda le statistiche e le regole del mercato l'errore fatto è che se il 40% degli italiani legge i libri, il restante li compra soltanto. I libri che vendo sono per il 50% regali, ecco che allora è possibile dire che il libro è per il 40% libro e per il 50% oggetto.
(non lavoro più in un centro commerciale)
Una gran bella intervista, domande e risposte intelligenti. Il problema-eBook è sempre più attuale. Io non ero convinto quando ne ho pubblicato uno, ma vedo che il mercato si sta espandendo. E il problema della batteria è molto relativo: quella del Kindle dura anni (per modo di dire, eh).
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