venerdì 24 febbraio 2012

il vocìo

di lo Scorfano


«Ma che cosa stiamo qui a scrivere?», mi chiedo a volte. E lo chiedo a me stesso, com'è ovvio e com'è giusto, ma anche a molti di quelli che poi vado a leggere, sui loro blog, sui social di nicchia così come su quelli di moda, che ne parlano tutti i giornali. E avrei voglia di chiederlo davvero, non solo a me, ma anche a loro, e con una certa stizza: «Ma che cosa abbiamo di così urgente e imperdibile da scrivere, eh? Ma vi sembra che ci sia qualcosa di imperdibile in quello che scriviamo, eh? Ma vi sembra il caso che continuiamo a farlo, eh?» Non c'è nulla, in realtà, nulla di imperdibile e nemmeno di urgente. Solo qualche battuta, mica altro; solo qualche storia destinata a perdersi in un passare rapido di giorno, alla svelta.

E allora cosa lo scriviamo da fare ? E allora perché non facciamo dell'altro, magari qualcosa di più bello o di più utile? Ecco, sì: a volte ho voglia di dirlo chiaramente a tutti quelli che ogni tanto vengono qui a leggere: «Non venite, datemi retta. Leggete qualcos'altro, qualcun altro. Leggete Sciascia, per esempio; rileggete Manzoni; oppure prendete in mano la Recherche di Proust e dedicatevi a quella, che è molto meglio che perdere il vostro tempo qui; che tanto queste sono solo chiacchiere, futili e passeggere».


Insomma, ogni tanto mi verrebbe davvero da sbraitare contro questo continuo parlarsi addosso del web, dei social, di me e dei miei amici. Perché, ogni tanto, penso che tutto questo vocìo non possa essere indifferente, e finirà per essere dannoso, per toglierci tempo e silenzio, e quindi riflessione e quindi anche forza critica e lucidità e intelligenza.

Ma poi mi pento di averlo pensato; e mi pento di essere così inutilmente severo, quasi subito, con me e con gli altri.

Mi dico, dopo cinque minuti, che è inutile dare spazio a quel po' di nervoso che il vociare del web 2.0 suscita e alimenta; e mi dico, e so che ho ragione, che è più superficiale la polemica contro il vociare del web di quanto non lo sia il vociare stesso del web. Perché è così: perché non siamo qui a costruire verità intramontabili o sistemi filosofici inattaccabili, non siamo qui a raccontarci di vite indimenticabili e irripetibili; non siamo qui a comprendere e studiare il mondo, la politica, la società, gli uomini, i vizi, il valore, la virtù e la conoscenza; non siamo qui a comprendere un bel nulla (anche se c'è chi si atteggia un casino, eh...) e non abbiamo nulla di imperdibile da scrivere; ma scriviamo di quel poco che possiamo, ridiamo un po', troviamo ogni tanto una battuta che funziona.

E siamo qui, alla fine dei conti, soltanto a farci un po' di compagnia, nient'altro. Perché la strada è lunga ed è in salita e quattro chiacchiere, leggere come le foglie 2.0, aiutano a sentire di meno la fatica. E la compagnia, la vostra, mette un po' di allegria nei passi stanchi, nei miei, e fa venire voglia di proseguire, anche domani. È tutto qui insomma: è che abbiamo bisogno, semplicemente, di un po' di compagnia.

12 commenti:

  1. Che scriviamo a fare? Basterebbe smettere e ce ne accorgeremmo: le giornate sembrerebbero meno sensate, secondo me.

    Bisogno di compagnia e di dare un senso a quello che abbiamo in testa, memorie della giornata o di anni passati, pensieri vari, sentimenti chiarissimi o da chiarire a noi stessi o da condividere perché sì e non possiamo tenerli dentro...

    Guai a voi se smetteste di scrivere, Scorfano e Disagiato!

    RispondiElimina
  2. è vero, davide, per compagnia.
    non dimentichiamo mai che siamo come i nostri cani: animali di gruppo che vivono isolati in cubetti di cemento.
    non ci basta.

    RispondiElimina
  3. Farsi compagnia... sì, vero. Forse perché la compagnia del nostro privato quotidiano (famiglia, lavoro, amici) non è il teatro adatto per mettere in scena certi nostri pensieri?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche per quello, probabilmente. E anche perché non se ne ha mai abbastanza, probabilmente.

      Elimina
  4. Quest'ultima di Luca mi pare colga nel segno. A volte siamo costretti a frequentare persone e compagnie alle quali le sciocchezze sparate sui nostri blog sembrerebbero perlomeno strambe, quando non del tutto malsane. E allora le affidiamo all'etere e a chi, stavolta per scelta, le vorrà leggere.

    RispondiElimina
  5. pensa che io scriverei anche di più

    RispondiElimina
  6. scrivere...magari lo facessi agevolmente. Ogni parola è un masso piazzato davanti al pensiero che è sempre più in là e alla fine gliela lasci qualche parola perchè lui, il pensiero, tuo o di qualcun altro, possa giocare a superarle :)

    RispondiElimina
  7. io l'ho sempre detto: scrivo perché mi piace scrivere :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me invece, molte volte, costa sinceramente fatica. Però so, per esperienza, che se smettessi mi mancherebbe troppo la compagnia. E allora faccio lo sforzo, anche quando avrei voglia di fare tutt'altro.

      Elimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)