Un appunto, a mia memoria personale: un appunto, per dire che l'indignazione dei perfidi blogh per la carriera universitaria brillante e rapidissima (anche se alquanto opaca, a dire il vero) della figlia del ministro Fornero è un'indignazione del tutto fuori luogo e fuori tema.
Non perché parli il brillante curriculum, come dice lei, la figlia del ministro (i curriculum si costruiscono in tanti modi, come le carriere). Ma perché i privilegi hanno da essere sempre e necessariamente privilegi veri, non fasulli. E dunque, condizione necessaria perché il privilegiato sia davvero tale, è che egli (ella) non sappia di esserlo, sia convinto di non esserlo, e che si senta bravo e meritevole assai, e che quindi possa anche andare in giro a discorrere sulla necessità della meritocrazia e dell'eliminazione dei privilegi. Altrimenti, ci capiamo, crollerebbe il sistema.
L'articolo del Corriere è un coacervo di inesattezze (chi lavora in università non può non sapere che ciò che c'è scritto è banalmente impossibile).
RispondiEliminaLa carriera della figlia della Fornero non così impressionante (come non lo è il suo curriculum).
Complimenti per la misura e la lucidità dell'analisi.
RispondiElimina( Tra l'altro pochi anni fa avevo sentito l'intervento di una sociologa, casualmente dell'università di Torino, che sottolineava che l'elemento che contava maggiormente nel trovare un lavoro in tempi brevi e consono ai propri studi era la rete sociale della famiglia di appartenenza)
Noi siamo il paese delle reti sociali. Nel bene (per chi la sfrutta) e nel male.
EliminaPsiche
EliminaIn questa vicenda a me pare che disdicevole non sia la figlia, che a differenza ad esempio di Renzo Bossi sembra avere i titoli per stare dove sta e verosimilmente ha fatto quello che qualunque ragazzo in gamba avrebbe fatto, utilizzando al meglio il proprio talento e le possibilità che il contesto le offriva, ma la madre - e gli altri ministri che hanno pontificato con saccenti esternazioni. Uno potrebbe pensare che avrebbero bisogno che Massimo Catalano ("Quelli dellea notte", di arboriana memoria) spieghi loro che "è meglio avere un posto fisso che essere precari", o che "se hai figli piccoli è meglio avere i nonni vicini che averli lontani" ecc. ecc.... ma poi si scopre appunto che loro lo sanno benissimo, e la vicenda di Silvia lo mostra chiaramente.
Quindi - e qui sta l'aspetto disdicevole - si deve concludere che per quei nostri ministri i princìpi enunciati hanno un gran valore... ma solo se riguardano i figli degli altri!
dal 72 al 92 ho lavorato in 4 ditte private, entrandovi sempre su "segnalazione". Devo dire che tutte sono state felici di avermi alle dipendenze, data la qualità del mio lavoro. Quindi è vero che la rete sociale aiuta, ma dovrebbe fare incontrare le persone giuste per la mansione, non raccomandati incapaci
RispondiEliminaE perché sarebbe opaca, di grazia?
RispondiEliminaLa grazia, quando insegni nella medesima università di mamma e babbo, c'entra poco.
RispondiEliminaO magari è anche che, essendo di Torino, dopo esser stata a Chieti e avendo un ottimo curriculum, non le è stato difficilissimo ritornare nella sua città.
EliminaU.
Il paradosso dell'autoillusione di essere bravi mi ha dato qualche difficoltà ma, ok, l'ho capito, però rimango comunque perplesso e mi sembra che si sia scelto un esempio sbagliato.
RispondiEliminaLa storia professionale di questa studiosa è varia e passa per istituzioni al di fuori della portata della madre (ché ad Harvard, se non altro, sono abituati a ben altre raccomandazioni...), e le pubblicazioni di alto impatto non te le regala nessuno.
Se proprio la vogliamo buttare sul filosofico, dobbiamo ritornare al nostro solito (solito perché ancora non affrontato seriamente) discorso dell pari opportunità di partenza. Questa studiosa ha messo a frutto le opportunità offertele dalla famiglia (cultura in casa, reddito, sicuramente la mentalità).
Altri si sarebbero seduti in qualche consiglio di amministrazione, in qualche ufficio polveroso e si sarebbero gloriati di questo.
Ma sarà che in Italia forse c'è anche una certa invidia sociale mal gestita? Se ad un operaio prude che il figlio non abbia tutte le possibilità della Fornero jr. sarebbe il caso che chiedesse le condizioni per innalzare lo stato del figlio, non la depressione dei figli degli altri.
Uqbal
Uqbal
sono perfettamente d'accordo con te. Il privilegio della Deaglio è evidente dal momento che ha potuto usufruire di tutti i mezzi possibili per fare al meglio il suo lavoro. Dopodiché, è anche vero che ci sono tante persone forse anche più brave che non hanno la possibilità di esprimere il loro talento e la loro ambizione perché non ne hanno i mezzi.
EliminaE' questo che va rimosso ed è questo lo spirito dell'articolo 3 della nostra Costituzione. Se si riuscisse in qualche modo a rendere effettiva la parità di condizioni di partenza, probabilmente la figlia di un ministro che a 37 anni è professore associato dopo anni di ricerca anche nelle migliori università del mondo, probabilmente farebbe meno rabbia.
E poi, come diceva qualcuno poco sopra, fin'ora eravamo abituati al Trota che ha rifatto il 5° anno delle superiori per 3 volte, mica a ricercatori di Harvard...
(nessuna mia intenzione di paragonare lei al Trota, ovviamente; siamo ben lontani, ci mancherebbe ancora.)
EliminaGiaime
Elimina"Dopodiché, è anche vero che ci sono tante persone forse anche più brave che non hanno la possibilità di esprimere il loro talento e la loro ambizione perché non ne hanno i mezzi."
Verissimo. Il punto è che questo passaggio, che condivido, nel ragionare di molti diventa: "Davanti a tante persone che avrebbero avuto altrettante capacità, ma non i mezzi, la Deaglio dovrebbe, per senso di giustizia, anche lei andare in un call-center".
E invece manco per niente. In un modo o nell'altro, lei è adatta alla posizione che ricopre, e non è colpa sua se l'Italia è ancora un paese classista.
Uqbal
non è la stessa università: è un medico. con un curriculum accademico invidiabile. non è martone, tanto per essere espliciti
RispondiEliminaConcordo con quanto detto da Psiche. E aggiungo che non è la sola. Almeno lei ha un curriculum di tutto rispetto e, magari, oltre alla "buona sorte" che le ha permesso di far tutto quel che ha fatto,un cervello suo,che funziona. Nell'università dove studio io di figli di papà ce ne sono più di uno e,devo dire, non possono vantare lo stesso curriculum nè le stesse competenze. Io, da misera sfigata come tantissimi altri,non posso contare su niente al di fuori della mia testa.Altre "fortune"non ne ho.E direi,neppure un futuro.Psiche ha ragione, non è in discussione il curriculum della figlia o la meritocrazia, ma l'incoerenza di chi predica bene e razzola male. E ha l'ardire,anche, di giudicare e sentenziare.
RispondiEliminaNon posso che condividere appieno il pensiero di Uqbal: questa volta, l'esempio, è proprio sbagliato (tra l'altro, anche la foto del post avrebbe potuto essere diversa).
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