Non c'è nemmeno la malinconia dell'addio, guarda. Non c'è quel senso del tempo trascorso e destinato a non ritornare più, anni della nostra vita che se ne sono andati, non c'è quel sapore di amara dolcezza che ogni commiato porta inevitabilmente con sé. C'è solo un rassegnato sospiro di sollievo, invece. E non è per i neutrini del tunnel inesistente e nemmeno per quel Fogazzaro, peraltro così veniale, che è servito solo al mio quarto d'ora di celebrità sotto falso nome. Non è questo.
È piuttosto il casino, e lo dico volontariamente con parola triviale. Il casino che hai fatto ogni volta, in ogni occasione, per ogni presunta novità che introducevi, fosse stata essa il voto in condotta che faceva media o la necessità di tutte le sufficienze per essere ammessi all'Esame o l'obbligatorietà dei test Invalsi. Mai niente di chiaro, mai un decreto che fosse immediatamente comprensibile: solo comunicati deliranti dei funzionari del tuo ministero, e poi tue interviste che negavano quei comunicati, e poi nuovi comunicati che negavano le interviste. E ancora circolari in ritardo, dichiarazioni enfatiche sul merito e il rigore, mentre nella sostanza noi restavamo semplicemente a combattere con la cronica mancanza di fondi, con i tagli a tutto e dappertutto e con gli alunni e le famiglie degli alunni sempre più disorientati.
Non ce lo siamo mai meritati un datore di lavoro come te, davvero.
Perché, con tutti i nostri limiti ed errori, comunque abbiamo sempre cercato di proseguire il nostro lavoro, anche quando non si capiva affatto in quale direzione stesse andando. E mentre tu snocciolavi dati Ocse e improbabili numeri di bidelli e carabinieri nelle interviste, vantandoti di percentuali che non avevano nulla a che fare con il tuo operato, noi adottavamo libri di testo rispettando limiti di spesa che il tuo ministero, la settimana dopo, avrebbe cambiato, senza dircelo. E ci chiedevamo come fosse possibile far ripetere l'anno a persone il cui indirizzo di studi era stato nel frattempo cancellato dalla tua riforma, e dal tuo ministero non arrivava nessun chiarimento, solo parole gonfie di meriti improponibili e qualche povero slogan sulla nuova scuola del rigore.
È un addio senza malinconia, quindi, senza rimpianti, senza nemmeno il sorriso di chi, nel complesso, sa che si lavorava tutti insieme nella stessa direzione, anche se litigando. Ne ho avuti di colleghi con cui è andata così: e però il giorno della loro pensione il regalo era autentico, il commiato era comunque commosso; ci eravamo odiati, ma sapevamo che non c'era niente di personale, era solo lavoro. Alla fine la malinconia prendeva comunque il sopravvento, perché, litigando, eravamo insieme invecchiati.
Con te no, mi dispiace. Con te c'è la sensazione di essere stati soltanto e sempre presi in giro, mentre parlavi di meritocrazia, proprio tu, con il tuo curriculum, con la tua incompetenza che faceva ridere, se non avessimo avuto nel frattempo troppi motivi per piangere.
Lo scrivo quindi, questo inutile post, senza alcuna acrimonia, senza nemmeno un'ombra di odio. Ecco, è anche questo il punto: non ti sei meritata nemmeno il nostro odio, soltanto qualche risata mal trattenuta. Ed è davvero molto poco, gentile ministro Gelmini.
ecco io non avrei saputo scriverlo così...ma è quello che volevo scrivere anche io.
RispondiEliminaIl mio forse sì. Io sono un elefante. E se c'è una cosa che non sopporto, che mi fa veramente uscire dai gangheri è subire vessazioni da chi non si rende conto di quel che sta facendo, anche mentre tutti glielo urlano nelle orecchie. Preferisco essere tormentato da un malvagio, almeno se ne rende conto.
RispondiEliminaPtuì.
U.
Odio no, però ... si può chiedere mai più Gelmini?
RispondiEliminaMai più Gelmini è naturalmente sottinteso...
RispondiEliminaE di Profumo all'Istruzione, che ne dice, caro Scorfano?
RispondiEliminaPer ora dico: vedremo. Ma se non altro è uno che ha studiato davvero e che sa come funziona il sistema della scuola italiana.
RispondiEliminaSe penso che quando ero al liceo la Falcucci mi sembrava il diavolo in persona... che ingenuo ero. E' proprio vero che quando si arriva al piano terra si può iniziare a scavare. E abbiamo fatto un bel buco, da allora.
RispondiEliminaIl nuovo arrivato sarà difficile che faccia peggio della Gelimini. Dovrebbe impegnarsi molto (a scavare).
ilcomizietto
Da questo punto di vista, il nuovo arrivato è senz'altro un uomo molto fortunato...
RispondiEliminano, l'odio no... non merita nemmeno la fatica che si fa ad odiare. ma un mucchio di parolacce quelle sì. le penso solo, non mi permetto di dirle a casa tua. ma sono sicura che le oensiaamo in tanti.
RispondiEliminale "pensiamo" in tanti, ovviamente ... (sorry, settimana pesante, e siamo solo a mercoledì...)
RispondiEliminaUn bel mucchio di parolacce a sfondo sessuale?
RispondiEliminaNon tanto l'odio quanto il diprezzo da parte mia.
RispondiEliminaparolacce in libertà, lo sfondo a scelta. :-))
RispondiEliminama figurete, pensa a quante ne avrà sentite prima del consiglio dei ministri. ci vorrebbe un bel contrappasso, tipo un gran numero di studenti e insegnanti piantati sotto casa sua a declamare la sua riforma dall'art. 1 all'85 notte e giorno in loop...
RispondiEliminaLa mia impressione è che Profumo sia stato pensato più per l'università che per la scuola.
RispondiEliminaVedremo, appunto.
Uqbal
PS Alessandro, sì, sì disprezzo, quella è la parola!!
Obiettivamente sì, Profumo è un "esperto" di Università e Ricerca; di Istruzione credo ne sappia non molto. Più della disprezzabile (d'accordo anch'io sulla parola) Mariastella, in ogni caso.
RispondiEliminaBeh...francamente io non le ho dedicato tutto questo spazio, altrimenti sarei stata molto molto molto cattiva.
RispondiEliminaComplimenti perchè è davvero un articolo bello, chiaro, semplice. Condiviso da me come da molti.
prof, io il post lo avrei intitolato "manco li cani"
RispondiElimina