Oggi, quando sono entrato nella classe dei miei loquacissimi quindicenni (quelli dell'ortografia), si è alzata una mano e una voce mi ha chiesto: «Mi scusi, prof: cos'è esattamente un "governo tecnico"?». Io sono rimasto un attimo perplesso: dovevo spiegare il cursus honorum, in realtà. Poi ho visto che tutti erano attenti alla domanda e alla risposta; e ho pensato che sono anche il loro insegnante di storia (e geografia ed educazione civica) e allora ho provato a spiegare, come potevo.
Ho detto che è un governo il cui presidente e i cui ministri non sono uomini politici eletti tramite elezioni, ma sono esperti del settore di cui si occuperanno; è questo che significa l'aggettivo "tecnico". Però ho anche subito aggiunto che saranno i politici, in Parlamento, a dare fiducia a questo governo e quindi a permettergli di governare. E che quindi la politica c'entra sempre.
E uno ha detto: «E se i politici non gli danno quella fiducia?»
«Allora il governo cade», ho detto io. E un altro: «Ma non potremmo lasciarlo in pace, il governo tecnico, e toglierci dai piedi tutti i politici? A che cosa ci servono quelli?» e gli altri hanno annuito, con un grugnito o con la testa, quasi tutti. E io mi sono ritrovato a spiegare a cosa servono «i politici» (parola che loro pronunciano con un tono sempre un po' dispregiativo, o se non altro perplesso, non me lo invento) e il Parlamento e perché quella (e non altra) è la democrazia.
E intanto pensavo che i quindicenni, oggi, ritengono che sarebbe meglio «toglierci dai piedi i politici» e che anche questo è il frutto di questi ultimi anni di gestione avvelenata del paese e di sfacciata incompetenza al potere. E avrei voluto che ci fosse il professor Mario Monti, in quel preciso momento, in classe, a rendersi conto che è anche questo che dobbiamo ricostruire, in questo nostro paese. Perché è vero che sono quindicenni, e quindi sono facilissima preda della demagogia, del qualunquismo, dei luoghi comuni e del conformismo, è normale. Ed è anche vero che poi cresceranno. Però io, alla loro età, non pesavo ai politici in questi termini, neanche lontanamente; e quindi qualcosa, nel frattempo, è avvenuto. E a questo qualcosa, secondo me, è saggio pensare di porre, al più presto, rimedio.
Ho il sospetto (la speranza?) che il professor Monti Mario questa cosa la sappia.
RispondiEliminaHo anch'io la medesima speranza.
RispondiEliminaAnche se, confesso, oggi ho sentito, a pranzo, gli interventi di alcuni parlamentari pro o contro la fiducia al nuovo governo e mi sarei messo le mani nei capelli (li avessi ancora) per la bassa qualità di certi personaggi.
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RispondiEliminaa parte il paradosso di sentire inneggiare dalla (pseudo)sinistra a un governo di centrodestra ancorché serio, non è che mi stupisca che un parlamento nominato abbia una simile qualità tra i suoi rappresentanti. Perlomeno i populisti qualcosa la debbono saper fare, se vogliono accattivarsi l'elettorato: faranno cose pessime, ma le devono fare.
RispondiEliminanon intendo giudicare la situazione attuale, ma penso che finchè prevarrà l'idea che esista una sola cosa giusta da fare e tutte le altre sono sbagliate e quindi portano alla rovina, sarà logico che qualcuno consideri inutili se non dannosi i politici e fors'anche tutta la polica
RispondiEliminaDavvero interessante. Soprattutto per come un fenomeno di ampia scala sia colto nelle reazioni di una classe di quindicenni. Mi permetto di mettere sul tavolo un'altra questione. Mi fa molto riflettere che l'ondata populista dell'anti-politica si sia così rafforzata con l'ondata populista del berlusconismo.
RispondiEliminaDirei che lo stesso Berlusconi quando è sceso nell'agone non si è presentato come politico ma come tecnico (l'imprenditore di successo prestato allo stato per ottenere in quest'ultimo lo stesso risultato avuto nelle proprie aziende).
RispondiEliminaA quel punto l'anti-politica e il berlusconismo sono coerenti nella stessa persona.
Scorfano
RispondiEliminaI nostri quindicenni sono nati nel 1996 e hanno imparato a leggere nel 2002. Hanno conosciuto solo QUESTI politici (e non è che io ne abbia conosciuti molti altri, considerando che ho 33 anni, la mia età della ragione coincide grosso modo con Berlusconi...).
Il mio ricordo del pentapartito è questo: mi faceva un po' pena e mi dispiaceva per i suoi membri, perché quando chiesi a mia madre cosa fosse il pentapartito, mi rispose "un gruppo di pezzenti".
U.
Anch'io diciottenne sto cercando di capire a cosa servano i politici. E non ce l'ho ancora fatta.
RispondiEliminaSo di per certo che questi non servono a una mazza. Oggi, mezzo malato, ho passato la mia mattinata e il mio pranzo a vedere tutta la diretta dal Parlamento. Che interventi demenziali, inutili, ripetitivi. Ciliegina poi la rivisitazione fatta per l'occasione da Lehner di un brano di Shakespeare. Mi sentivo insultato io, non so cosa abbia potuto pensare Monti, che reputo persona non stupida e preparata. Che tristezza! Ma poi si vede che loro sono i primi a rompersi le palle con questi discorsi. Parla uno, circodanto dai 4-5 attenti del proprio partito, mentre il resto dell'aula si fa gli affaracci propri. E viceversa. Mi sento disarmato, anche se vorrei infilarli tutti in un cassonetto.
@nick e S.
RispondiEliminaAnch'io metto in correlazione la presenza di Berlusconi con l'ondata di antipolitica. E' anche per quello che spero ce ne possiamo liberare (di entrambi)
@Uqbal
RispondiEliminaSono date su cui ho già riflettuto in altri post, come ti ricorderai. E' infatti un argomento che mi sta molto a cuore, in questo momento.
@Alessandro
RispondiEliminaLo capisco; ma è la nostra rappresentanza.
@lo scorfano
RispondiEliminaObiettivamente è così :( . Potremmo definirlo come il grosso limite della democrazia questo?
La democrazia è un sistema convenzionale, niente di più. Ha dei limiti, ovviamente. Però, come ho già scritto altrove, io preferisco avere comunque un po' di voce in capitolo, se non altro. Anche perché, lo so, non sarò mai parte di un'oligarchia: in tal caso, mi andrebbe meglio l'oligarchia. ;)
RispondiElimina@
RispondiEliminaConcordo, però la prospettiva mi lascia ancora l'amaro in bocca. Speriamo si riesca a trovare preso un'alternativa.
il problema è che crediamo che basti un'etichetta per garantire un contenuto. "Governo tecnico" può voler dire tutto e niente, anche perché la tecnica può essere tranquillamente piegata allo sfruttamento e al peggioramento della qualità di vita dei sottoposti. un buon economista magari sa come riempire una cassaforte, ma il succo sta "a vantaggio di chi" e dubito che Monti, come i vecchi politici lavori a vantaggio nostro. piuttosto a vantaggio come tutti dei poteri forti: grande finanza internazionale e squali alla Goldman Sachs.
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