Il mio doppio aspetta che sia un giorno di novembre, alle otto del mattino. Oppure un giorno di maggio alle 12, quando il caldo è soffocante e pare che non potrà mai finire. O invece non aspetta per niente, non bussa, non avverte, si presenta semplicemente così, ospite non invitato e sgradito, e parla. E mi sussurra cose all'orecchio, e io muovo le mani, per allontanarlo, ma lui non se ne va, non è una mosca. È il mio doppio, ed è molto peggio di una mosca.
Il mio doppio mi dice che non è vero. Che quello che penso e che scrivo di pensare non è per niente vero. Non fare finta, mi dice il mio doppio. Io sono il tuo doppio e ti conosco troppo bene: non puoi fare finta con me. Il mio doppio mi prende magari una mattina mentre sto leggendo il primo canto dell'Orlando furioso di Ariosto, mentre sto cercando di fare in modo che qualcosa si capisca, che si sentano l'ironia e la bellezza di quel poeta lontano che amo tantissimo... Ma forse io sono stanco, forse le cicatrici si fanno sentire, forse non so cosa, il mio doppio mi dice, all'improvviso: è inutile. Lo sai, non fare finta: è tutto inutile.
E sei inutile tu, mi dice il mio doppio.
E peggio ancora, mi dice il mio doppio: e tu sai benissimo di esserlo, inutile. Forse perché c'è un alunno che sbadiglia, nel secondo banco, senza nemmeno mettersi la mano davanti alla bocca. Forse perché ce n'è un altro che continua a guardare l'orologio, può darsi. Sono tanti i dettagli, i piccoli varchi che permettono al mio doppio di arrivare e guadagnare voce. E di dirmi: non è vero, lascia stare, non serve a niente.
E io allora, in quei momenti, rimango lì, a cercare di leggere Ariosto pensando che Ariosto non serva a niente, e che il mio leggerlo non serva a niente, che sia tutto inutile e inservibile, che era meglio scappare un giorno su una nave per chissà dove e non pensarci più.
Ma non si scappa sulle navi, mi dice il mio doppio. E ride mentre io sono ancora lì, alle prese con le ottave di Ariosto e gli sguardi assonnati dei ragazzi di quarta, una mattina di novembre alle otto del mattino. Lì che sgomito, perché nessuno si accorga che il mio doppio mi sta tormentando, mi sta dicendo che sono uno scemo, un cretino, un buono a nulla, un inutile avanzo di una giovinezza che è stata la mia, troppi anni fa. E che loro, i ragazzi lì davanti a me, saranno come me, tra pochi anni: avanzi della loro giovinezza che io sto, in questo momento, guardando.
Il mio doppio mi parla male dei miei alunni, mi dice di loro cose irriferibili. Io resisto, nel frattempo. Cerco sempre di non dargli ragione e a volte ci riesco. A volte. Poi guardo il ragazzo che guarda di nuovo l'orologio e vorrei guardarlo anch'io, quell'orologio, per sapere quanto manca, quanto ancora devo resistere, tra quanto finalmente potrò chiudere queste cazzo di ottave di Ariosto e andare a fumarmi una sigaretta, sotto la pioggia, fuori da quest'aula. Ma il mio doppio sa sempre che manca ancora molto: è per quello che arriva, perché sa il momento giusto.
E non c'è mica un lieto fine, in questa storia; nessuna possibile epifania, nemmeno una sorpresa. C'è solo che poi, a un certo punto, l'ora finisce davvero, il libro si chiude, la sigaretta sotto la pioggia me la fumo davvero. Da solo in un angolo. Senza pensare, perché non so cosa pensare. Il mio doppio se n'è andato, senza farsi notare, così come era arrivato. So che tornerà, so che non posso farci niente. So bene che è il mio doppio, non è esattamente me: ma cosa sia esattamente me, è naturale, ho smesso di saperlo molto tempo prima che lui arrivasse, e me lo chiedesse a tradimento.
Post suggestivo, l'ho condiviso, mi piace :)
RispondiEliminaBuon fine settimana!
se un giorno, in gita (non scolastica, peccarità) a Roma, uno dei tuoi alunni si trovasse a passare vicino Piazza Navona, e trovasse il Masso di Orlando che la tradizione attribuisce al Paladino, io sono proprio sicura che ricorderebbe le tue lezioni sull'Ariosto. non tutto si perde, comunque la pensi il Doppio.
RispondiEliminap.s. che bello il tuo post, profumato e un po' amaro come il primo caffè del mattino.
amo le storie senza lieto fine
RispondiEliminapotevi sempre fumarti il tuo d'oppio per anestetizzare il tuo doppio.
Il mio doppio adesso mi sa che lo mando a fare la spesa.
meraviglia di post, anche perchè mi ha fatto scoprire "se vi sembra poco" che, non so come, mi era sfuggito. Capisco che, in un momento diverso, la chiarezza e la inoppugnabilità dei quattro punti per cui la letteratura serve possa trasformarsi in dubbio angosciante. Ma questo contrasto fa parte del gioco e dell'insondabilità, almeno per ora, dell'animo umano. Ed è una delle colonne portanti della bellezza dei tuoi scritti.
RispondiEliminaGrazie a Vic, a Stefania, a Hombre e ad aaqui. Il mio dioppio, francamente, ogni tanto lo manderei da qualche altra parte, dove troverebbe tanta gente ;)
RispondiEliminaCaro Scorfano, il suo doppio la illumina; e lei, stavolta, è... un vero doppiere!
RispondiEliminaA prestito da E.M. (in omaggio anche alla tua Liguria...)
RispondiEliminaForse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
(Eugenio ha scelto così; ma tu mi sembra abbia scelto diversamente) (per fortuna)
permesso..
RispondiEliminal'essere consapevole dell'esistenza del "doppio"
è una prova tangibile dell'esistenza, cio' che distingue chi è vivo da chi crede di esserlo.
Per anni si convive con lui, si puo' anche morire in sua compagnia. Il suo essere doppio è un'impostura, è il padrone sbagliato delle nostre scelte, il condizionatore abusivo dei nostri stati d'animo, il riflesso ingannevole che ci porta a credere di essere lui. La scelta dei sinonimi è ampia: avversario, sfidante, drago, divisore eccetera. Pare che alcuni cavalieri abbiano la meglio su di lui, e che lo riportino alla condizione di servitore, e in quel caso il "doppio" si rivela addirittura utile. Ma quanti di noi, dopo aver letto il Manuale del guerriero della luce (faccio un esempio "laico", ma di manuali è piena la storia)
prendono la spada anzichè desiderare di farlo?
Lui, il doppio, non riposa mai e non ha mai nulla di piu' urgente da fare, per combatterlo bisogna quantomeno avere la sua determinazione... e le sigarette in un angolo sono immediatamente piu' gratificanti.
Post splendido, complimenti.
@vocedi1
RispondiEliminaAvanti... (e grazie del complimento al post).
E grazie anche di tutto il commento. Per prima cosa vedo di eliminare le sigarette (in un angolo, ma non solo). Poi vedrò anche tutto il resto... ;)
Post molto bello, non puoi immaginare quanto lo condivida.
RispondiEliminaIo ho almeno due doppi. Uno mi parla, ma a volte sono io che mi rivolgo a lui, così sta tranquillo.
L'altro ha aperto un blog. Ogni tanto scrive lui, ogni tanto io.
Sul doppio che scrive un blog, io e il Disagiato potremmo in effetti dire la stessa cosa...
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