lunedì 28 novembre 2011

Davanti a una zuppa rumena

del Disagiato

Un paio di settimane fa sono andato a cena a casa di mio fratello e di Angela, la sua compagna. Angela, che è rumena (vive in Italia da dieci anni), ha preparato una squisita zuppa rumena, che è una piatto, mi ha detto lei, che ha un’antica tradizione e che è fatto essenzialmente di carne (ma non tutti mettono la carne) e verdure. Ci siamo seduti a tavola, alla domanda “allora, cosa ci racconti?” io ho risposto “il solito tran tran” e poi, sinceramente non so come, ci siamo messi a parlare di politica. Forse siamo arrivati lì, a quel discorso, quando io ho parlato di crisi economica (“in negozio non ci sono più i guadagni di una volta”, devo aver detto) e di tasse. Ecco, deve essere dopo certe affermazioni che ci siamo messi a parlare di politica e di modi di stare al mondo. 

Allora Angela, a un certo punto della conversazione, mi ha detto che in Romania, in questi anni, non si sta affatto bene. “Se qui c’è crisi economica, là da me si sta peggio”, mi ha detto. E dopo questa affermazione io ho detto una di quelle cose che adesso, mentre scrivo, mi sembra davvero banale e che si dicono forse solo davanti a una ragazza rumena che ha appena preparato una zuppa rumena e cioè ho detto: “Beh, però meglio di una volta, immagino”. “Con una volta intendi dire quando c’era Ceausescu?”, mi ha chiesto. “Beh, sì, intendevo dire questo”, ho risposto.


Angela, riempiendosi il cucchiaio di zuppa, ha fatto una faccia un po’ contrariata, la faccia di chi vorrebbe dire una cosa ma poi non la dice per non innervosirsi o per non rovinare la cena a nessuno con discorsi forse troppo impegnativi o, diciamo, pesanti. Sta di fatto che poi quella cosa me l’ha detta. “Guarda che quando c’era Ceausescu….”, ha incominciato a dirmi, “I treni arrivavano puntuali”, ho terminato io. E Angela mi ha sorriso, visto che è una ragazza che accetta con leggerezza le provocazioni. “No, i treni magari non arrivavano puntuali, però c’era disciplina”. 

E questa cosa della disciplina mi ha fatto mettere il cucchiaio nel piatto e rizzare la schiena. “Cioè, cosa intendi per disciplina?”, ho chiesto, e lei mi ha raccontato che in Romania da quando non c’è più Ceausescu i ragazzi, ragazzi anche giovanissimi, si ubriacano tutte le sere, che circola moltissima droga, che l’autorità dei genitori si è indebolita molto, che le scuole sono “nel caos” e che, insomma, “tutti sono alla sbando”. “La dittatura non era una bella cosa”, ha proseguito, “però c’era più ordine”. Angela mi ha poi detto che il dittatore e sua moglie non dovevano morire in quel modo e che il processo a Ceausescu era tutta una finzione. “Sono morti come cani”, ha detto con occhi tristi Angela. E vi giuro che quelli erano occhi tristi, credetemi.

E io, davanti a quella buonissima zuppa, ho ripensato a una cosa che ogni volta che la rivedo mi fa pietà e cioè alla faccia di Ceausescu quando il popolo, sotto la terrazza del palazzo presidenziale dove lui doveva parlare, lo fischia. Ecco, lo so che è sbagliato ma quella faccia mi fa venir voglia di pensare che il cattivo non era lui ma il popolo. E ad Angela ho raccontato di quella faccia e di quella strana pietà e allora anche lei (lei che in Romania è nata e cresciuta) ogni volta che ricorda quel momento dei fischi prova la stessa cosa. “Lui era un dittatore, però amava il suo popolo”. Ecco, un dittatore che amava il suo popolo, mi ha detto Angela. “Lui era un uomo che alla ricchezza personale non ha mai unito la cultura. È questo che l’ha fregato”, ha aggiunto Angela per poi dirmi che una volta nel suo paese c'era poco ma per tutti, che non c’erano così tanti alcolizzati e drogati. E che c’era rispetto. E che c’era ordine. E che non c'era così tanta droga. E che non c’era così tanta prostituzione. Non come adesso.






13 commenti:

  1. Mi piacciono questi post perché se ne fregano del buonismo.

    Io in Romania ci sono stato tre volte (a fare volontariato, cosa pensate, maiali?!) e ho concluso che, come per qualsiasi altra dittatura mai esistita al mondo, c'è sempre chi in qualche modo non la condanna del tutto. E per me questo è un principio sacrosanto, non perché ci sia sempre qualche aspetto positivo in ognuna di esse, ma perché non sopporto che il giudizio della gente su un sistema politico debba essere inevitabilmente influenzato dalla valutazione storica dello stesso.

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  2. ma perché c'è la foto di berlusconino?

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  3. Provare pietà anche per chi non se la meriterebbe è quello che ci rende umani.
    Marco

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  4. Un dittatore è qualcuno che ti toglie la libertà, ma anche la responsabilità, perché pensa lui a tutto.
    E allora magari ci sono rinunce che possono sembrare accettabili, di fronte alla comodità di non dover pensare troppo, di non dover impegnarsi troppo. E se la dittatura cade non è facile responsabilizzare una società intera. E da lì il rimpianto.
    Non so se mi sono spiegata.

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  5. penso che si tratta della banale constatazione per cui anziché credere agli occhi e alle orecchie di chi viveva in Romania abbiano creduto alla propaganda u$a, come sempre. e che dittatura e democrazia sono etichette troppo semplici per descrivere realtà troppo complesse.

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  6. Ho vissuto parecchi anni in Cecoslovacchia al tempo del "socialismo reale" e ci sono poi tornato dopo la caduta del Muro: sono convinto che il passaggio da un sistema economico all'altro (il capitalismo) non abbia avuto altra conseguenza che quella di conservare i peggiori vizi e difetti del precedente sistema, assumendone degli altri ugualmente perniciosi. Quelle cose che ti ha detto la tua amica rumena me le hanno dette decine di persone a Praga nel 1994 (e scommetto che se ci tornassi ora me ne direbbero anche di peggiori).
    E come ben saprai, la situazione socio-economica della Cechia e della Slovacchia era ed è ben lontana da quella della Romania...

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  7. butebute
    Voglio dire che quando si è in mezzo alla tempesta qualsiasi porto è buono. A noi, che non abbiamo vissuto una dura dittatura, può accadere di desiderare ancora Berlusconi. Magari non Silvio, ma suo figlio.

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  8. Disagiato, ma secondo te veramente Berlusconi può incarnare un "porto"? non dico per chi lo ha osannato e per chi gli ha creduto sempre e comunque, qualsiasi cosa promettesse, dal milione di posti di lavoro alla nipote di Mubarak, ma a livello generale, di una possibile memoria condivisa, secondo te il "quando c'era lui" per B. in cosa consisterà? cosa ci ricorderemo di buono? che amava il suo popolo? Boh. Io non credo che il mio giudizio sarà pietoso (non il giudizio sull'uomo, sulla persona, ma il giudizio sul politico e su cosa ha lasciato a questo Paese). E, sinceramente, spero di cuore che il periodo da giudicare si fermi a novembre 2011.

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  9. maria, secondo te Ceausescu incarnava un porto? E scusami se ti rispondo con una domanda.

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  10. Non devi scusarti, ho capito la risposta :-)

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  11. In 20 anni dopo la II guerra monduiale, la Germania che ha vissuto forse la peggior dittatura degli ultimi 5 secoli, è riuscita a sollevardi e diventare un motore economico e sociale per l'europa degli anni 60. I balcani al contrario sono rimasti in un limbo da cui non oenso che ne usciranno mai.

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  12. voltare pagina viene facile solo coi libri, ma anche lì quello che viene poi dipende e porta con sè quanto scritto prima.
    Quando tutto si trasforma un po' tutto è in "Liquidazione", rende bene l'idea Kertész Imre.

    Non sono mai stata in Romania, ma ho visto Paradà di Marco Pontecorvo, ambientato negli anni dopo Ceausescu: storie vere di bambini di strada e corruzione dilagante.
    Il finale è positivo, forse utopico, a superare quel senso di impotenza e stagnazione che caratterizza i Paesi dell'est che hanno conosciuto una dittatura.

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  13. Ceausescu probabilmente il suo popolo lo conosceve. Berlusconi...mah

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)